Orazio: vita e opere riassunto

Orazio: vita e opere riassunto

Orazio (65a.C.-8a.C.) nacque nel 65 a.C. a Venosa, una località situata al confine tra l'Apulia e la Lucania

... che divenne colonia romana al termine delle guerre sannitiche. Il padre era un liberto, esattore nelle aste pubbliche e proprietario di un podere nel territorio di Venosa, e fu sempre molto attento nel curare la formazione del figlio, infatti non solo né sorvegliò la moralità, cercando sempre di orientarlo verso i sani valori morali della tradizione romana, ma volle anche dare al figlio, nonostante le modeste origini della famiglia, l'educazione propria dei giovani rampolli di buona famiglia, e per questo non volle che frequentasse la scuola di paese del maestro Flavio, piuttosto preferì trasferirsi a Roma dove il figlio potè studiare presso una migliore scuola, quella del maestro Corbilio, che pur avendo un atteggiamento particolarmente rigido e severo, e talvolta giungendo ad essere persino manesco perché non si risparmiava di impiegare la sferza come strumento pedagogico, riuscì comunque a trasmettere ad Orazio una solida e completa preparazione culturale, che Orazio perfezionò successivamente compiendo un viaggio ad Atene, dove studiò i poeti epici, come Omero, i poeti lirici, come Saffo, Alceo e Pindaro, i poeti tragici, come Eschilo, Sofocle e Menandro, ma soprattutto si concetrò in modo particolare sugli studi filosofici frequentando l'Accademia platonica.

Proprio mentre Orazio era ad Atene, giunsero lì, in seguito all'assassinio di Cesare, Bruto e Cassio che cominciarono ad organizzare un esercito a sostegno della causa repubblicana e Orazio spinto in parte dalla presenza di molti giovani romani provenienti da famiglie senatorie legati alla tradizione repubblicana ed ostili alla dittatura cesariana, in parte dall'amore per la libertà suscitato in lui dagli studi filosofici, decise di aggregarsi anch'egli a questo esercito sostenendo la causa repubblicana e pare che proprio in questo frangente egli abbia avuto la possibilità di ricoprire la carica di tribuno militare. Tuttavia, con la sconfitta subita durante la battaglia di Filippi del 42 a.C. da Bruto e Cassio che si tolsero anche la vita, vennero meno in Orazio le speranze non solo di una restaurazione repubblicana, ma anche della possibilità di intraprendere una carriera militare pur non avendone i requisiti, poiché infatti per ricoprire la carica di tribuno militare che lui seppur per breve tempo aveva ricoperto era necessario appartenere al rango equestre.

Poco dopo la battaglia di Filippi, nel 41 a.C, Orazio ebbe la possibilità, mediante un'amnistia, di far ritorno a Roma, ma qui si venne a trovare in una condizione particolarmente difficile, poiché non solo era morto suo padre, ma gli erano anche stati confiscati i possedimenti paterni di Venosa, rientrati nei provvedimenti di confisca messi in atto da Ottaviano per assicurare la giusta ricompensa ai veterani che dovevano essere congedati, tuttavia riuscì a risollevarsi da questa difficile condizione grazie all'intervento di una personalità autorevole, probabilmente Asinio Pollione, che gli consentì di entrare nell'ufficio erario per assolvere all'incarico di scriba questorius ed è proprio in questo periodo che Orazio, che in realtà si era già cimentato precedentemente nella composizione di versi in greco, comincia a comporre versi, in particolare compone i Giambi, per dare sfogo all'angosciante delusione derivata dall'esperienza di Atene.

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Ma la svolta decisiva nella vita di Orazio è nel 37 a.C., quando Orazio, tramite Virgilio e Lucio Vario Rufo, ha modo di incontrare Mecenate, il quale pochi mesi dopo lo chiamò ad entrare a far parte del proprio circolo culturale filoaugusteo e tra i due si instaurò subito un legame di profonda amicizia, come emerge chiaramente dal modo con cui Orazio parla di Mecenate, apostrofandolo spesso come "il diletto cavaliere" o come "l'onore e il grande sostegno della mia vita", dimostrando non solo riconoscenza, ma anche stima e affetto sincero e disinteressato, e da parte lo stesso Mecenate pare avesse scritto di amare Orazio più della sua stessa vita e inoltre decise anche di fargli dono di un fondo in terra Sabina.

 

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