"Ma l’angelo custode volò via" di U.Saba

"Ma l’angelo custode volò via" di U.Saba

E tacque in cuore quell'intima voce

Tanto amavo una cosa quanto è ria A Ogni veleno cercavo che nuoce. B Scuri pensieri con malinconia A Mi dava l'ozio che a lascivia doce B Quando rinacqui un'altra era la mia A Anima, come un'altra era la mia voce. B Da fanciullo era nato il giovanetto C Ma triste ancora, ancora senza baldanza D Ed incerta ai suoi occhi era la meta E A sé e agli altri crudele, del suo letto C In un canto sedeva in una buia stanza D Come chi finge una pena secreta. E Umberto Saba Parafrasi L'angelo custode scomparve e io non sentii più la sua intima voce e allora mi accorsi che, forse, l'aver tanto desiderato qualcosa era una grave colpa e per questo cercavo qualsiasi cosa che mi facesse soffrire. Il desiderio di sesso che si creava in me nei periodi di noia faceva nascere nel mio cuore la malinconia e, dopo qualche tempo, diventai una persona diversa e anche la mia voce cambiò. Da bambino ero diventato adolescente, ma ero ancora triste e insicuro e non sapevo che cosa avrei fatto in futuro. Stavo da solo seduto in un angolo del mio letto in una stanza buia, come chi soffre per una pena che tiene nascosta agli altri. Ria: forma arcaica della parola rea o colpevole Lascivia: desiderio eccessivo di piaceri carnali. E' considerata tra i sette peccati capitali e Dante, a cui Saba s'ispira molto spesso, ne parla nella sua più famosa opera "La Divina Commedia" Secreta: forma arcaica della parola segreta. Quest'espressione accomuna la concezione dell'amore di Saba a quella di Petrarca. Infatti, anche Petrarca soffre, per amore, una pena solitaria e nascosta al mondo (v. "Solo e pensoso i più diserti campi")