Lucrezio, De rerum natura: Libro 06 Parte 02, pag 2

Lucrezio, De rerum natura: Libro 06 Parte 02

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 06 Parte 02

Mobilitas autem fit fulminis et gravis ictus et celeri ferme percurrunt fulmina lapsu, nubibus ipsa quod omnino prius incita se vis colligit et magnum conamen sumit eundi, inde ubi non potuit nubes capere inpetis auctum, exprimitur vis atque ideo volat impete miro, ut validis quae de tormentis missa feruntur

Adde quod e parvis et levibus est elementis, nec facilest tali naturae obsistere quicquam; inter enim fugit ac penetrat per rara viarum, non igitur multis offensibus in remorando haesitat, hanc ob rem celeri volat impete labens

Deinde, quod omnino natura pondera deorsum omnia nituntur, cum plagast addita vero, mobilitas duplicatur et impetus ille gravescit, ut vehementius et citius quae cumque morantur obvia discutiat plagis itinerque sequatur
Ma rapido è il moto del fulmine e violento il suo colpo, e con celere caduta comunemente i fulmini compiono la loro corsa, perché nelle nuvole in genere già prima la loro forza da sé si muove e si raccoglie e fa un grande sforzo per partire, e poi, quando la nuvola non può più contenere l'impeto crescente, la forza si sprigiona e quindi vola con impeto mirabile, come i proiettili che corrono lanciati da macchine possenti

Aggiungi che è fatto di elementi piccoli e lisci, né è facile che alcunché resista a tale natura: fugge infatti frammezzo e penetra per gl'interstizi dei pori; non s'indugia, dunque, e non s'arresta per molti impedimenti: perciò con celere impeto scivola e vola

Inoltre, poiché in generale tutti i corpi pesanti tendono per natura verso il basso, se poi s'aggiunge un urto, la velocità si raddoppia e quell'impeto diventa più violento, sì che più veemente e più rapido disperde coi suoi colpi ogni ostacolo che lo rallenta, e prosegue il suo viaggio
Denique quod longo venit impete, sumere debet mobilitatem etiam atque etiam, quae crescit eundo et validas auget viris et roborat ictum

nam facit ut quae sint illius semina cumque e regione locum quasi in unum cuncta ferantur, omnia coniciens in eum volventia cursum

Forsitan ex ipso veniens trahat aere quaedam corpora, quae plagis incendunt mobilitatem

incolumisque venit per res atque integra transit multa, foraminibus liquidus quia transviat ignis

multaque perfringit, cum corpora fulminis ipsa corporibus rerum inciderunt, qua texta tenentur

dissoluit porro facile aes aurumque repente conferve facit, e parvis quia facta minute corporibus vis est et levibus ex elementis, quae facile insinuantur et insinuata repente dissoluont nodos omnis et vincla relaxant
Infine, poiché viene con lungo slancio, deve acquistare una velocità via via maggiore, che cresce con l'andare e aumenta le forze possenti e fa più forte il colpo

Infatti essa fa sì che tutti i semi del fulmine si muovano in linea retta, quasi verso un luogo solo, tutti spingendoli, mentre volano, nella medesima corsa

Forse anche, mentre viene, il fulmine trascina dall'aria stessa certi corpi che con gli urti ne accendono il rapido moto

E attraversa cose senza danneggiarle e molti oggetti trapassa lasciandoli interi, perché il liquido fuoco trascorre per i pori

E molte cose il fulmine trafigge, quando i suoi stessi atomi son piombati sugli atomi delle cose, ove fanno un tessuto compatto

Discioglie inoltre facilmente il bronzo e in un istante fonde l'oro, perché la sua forza è fatta d'una sottile distribuzione di corpi piccoli e di elementi lisci, che facilmente s'insinuano e, insinuatisi, in un istante disciolgono tutti i nodi e allentano i legami
Autumnoque magis stellis fulgentibus alta concutitur caeli domus undique totaque tellus, et cum tempora se veris florentia pandunt

frigore enim desunt ignes ventique calore deficiunt neque sunt tam denso corpore nubes

interutrasque igitur cum caeli tempora constant, tum variae causae concurrunt fulminis omnes

nam fretus ipse anni permiscet frigus [ad] aestum quorum utrumque opus est fabricanda ad fulmina nubi, ut discordia [sit] rerum magnoque tumultu ignibus et ventis furibundus fluctuet aer

prima caloris enim pars est postrema rigoris; tempus id est vernum; quare pugnare necessest dissimilis [res] inter se turbareque mixtas

et calor extremus primo cum frigore mixtus volvitur, autumni quod fertur nomine tempus, hic quoque confligunt hiemes aestatibus acres
E soprattutto d'autunno è scossa da ogni parte la dimora del cielo trapunta di stelle fulgenti e con essa tutta la terra; parimenti quando si apre la fiorita stagione di primavera

Nella stagione fredda, infatti, mancano i fuochi, e nella calda vengon meno i venti, né le nuvole hanno corpo tanto denso

Quando, dunque, le stagioni del cielo stanno in mezzo fra quelle due, allora tutte concorrono le varie cause del fulmine

Giacché appunto la stagione di transizione frammischia freddo e caldo, entrambi necessari alla nuvola per fabbricare i fulmini, sì che v'è discordia fra gli elementi, e l'aria, furibonda per fuochi e per venti, fluttua con grande tumulto

La prima parte del caldo è infatti l'ultima del gelo, e questo è il tempo primaverile; quindi devono combattere gli elementi dissimili fra loro e mischiati agitarsi

Anche l'estremo calore scorre mischiato col primo freddo, e questa è la stagione chiamata autunno; anche qui gli inverni pungenti sono in conflitto con le estati

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Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 05 Parte 05

propterea [freta] sunt haec anni nominitanda, nec mirumst, in eo si tempore plurima fiunt fulmina tempestasque cietur turbida caelo, ancipiti quoniam bello turbatur utrimque, hinc flammis, illinc ventis umoreque mixto

Hoc est igniferi naturam fulminis ipsam perspicere et qua vi faciat rem quamque videre

non Tyrrhena retro volventem carmina frustra indicia occultae divum perquirere mentis, unde volans ignis pervenerit aut in utram se verterit hinc partim, quo pacto per loca saepta insinuarit, et hinc dominatus ut extulerit se, quidve nocere queat de caelo fulminis ictus
Perciò questi si devono chiamare punti critici dell'anno, né è strano se in quel tempo si producono moltissimi fulmini e una tempesta torbida infuria nel cielo, poiché si fa scompiglio con incerta guerra da entrambi i lati, di qui con le fiamme, di lì coi venti e l'acqua frammista

Questo è discernere bene la vera natura dell'igneo fulmine e vedere con quale forza esso produca ogni suo effetto

Ciò non s'ottiene col ripercorrere invano le formule tirrene e con l'indagarvi segni dell'occulto volere degli dèi, cercando di dove sia giunta la fiamma volante o in che parte si sia di qui volta, in che modo sia entrata in luoghi chiusi e come, dopo aver spadroneggiato, se ne sia uscita, o che danno possa fare il colpo del fulmine dal cielo
quod si Iuppiter atque alii fulgentia divi terrifico quatiunt sonitu caelestia templa et iaciunt ignem quo cuiquest cumque voluntas, cur quibus incautum scelus aversabile cumquest non faciunt icti flammas ut fulguris halent pectore perfixo, documen mortalibus acre

et potius nulla sibi turpi conscius in re volvitur in flammis innoxius inque peditur turbine caelesti subito correptus et igni

cur etiam loca sola petunt frustraque laborant

an tum bracchia consuescunt firmantque lacertos

in terraque patris cur telum perpetiuntur optundi

cur ipse sinit neque parcit in hostis

denique cur numquam caelo iacit undique puro Iuppiter in terras fulmen sonitusque profundit

an simul ac nubes successere, ipse in eas tum descendit, prope ut hinc teli determinet ictus

in mare qua porro mittit ratione
Ma, se sono Giove e gli altri dèi che scuotono con terrificante fragore le fulgenti volte celesti e scagliano il fuoco dovunque ognuno d'essi voglia, perché non fanno che quanti non aborrirono da un detestabile delitto siano colpiti ed esalino le fiamme della folgore dal petto trafitto, acerbo monito ai mortali

Perché, per contro, colui cui la coscienza non rinfaccia nulla di disonesto, è avvolto nelle fiamme, innocente, ed è stretto, subitamente afferrato dal turbine celeste e dal fuoco

Perché colpiscono anche luoghi solitari e s'affaticano invano

Forse allora esercitano le braccia e rinsaldano i muscoli

Perché sopportano che il dardo del padre si spunti al suolo

Perché egli stesso permette ciò e non lo riserva per i nemici

E poi, perché, quando il cielo è da ogni parte puro, Giove non scaglia mai il fulmine sulla terra, né sparge i tuoni

Forse, appena le nuvole gli si son messe di sotto, allora egli stesso vi discende, per dirigere di lì, da vicino, i colpi del dardo

E a che scopo poi lo lancia nel mare

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quid undas arguit et liquidam molem camposque natantis

praeterea si vult caveamus fulminis ictum, cur dubitat facere ut possimus cernere missum

si nec opinantis autem volt opprimere igni, cur tonat ex illa parte, ut vitare queamus, cur tenebras ante et fremitus et murmura concit

et simul in multas partis qui credere possis mittere

an hoc ausis numquam contendere factum, ut fierent ictus uno sub tempore plures

at saepest numero factum fierique necessest, ut pluere in multis regionibus et cadere imbris, fulmina sic uno fieri sub tempore multa

postremo cur sancta deum delubra suasque discutit infesto praeclaras fulmine sedes et bene facta deum frangit simulacra suisque demit imaginibus violento volnere honorem

altaque cur plerumque petit loca plurimaque eius montibus in summis vestigia cernimus ignis

Che cosa rimprovera alle onde e alla liquida massa e alle distese fluttuanti

E, se vuole che ci guardiamo dal colpo del fulmine, perché esita a far sì che ne possiamo discernere il lancio

Se invece vuole abbatterci col fuoco quando non l'aspettiamo, perché tuona da quella parte, sì che possiamo evitarlo; perché solleva prima tenebre e fremiti e rimbombi

E come potresti credere che lanci fulmini simultanei in molte direzioni

Forse oseresti sostenere che non sia mai avvenuto questo, che più colpi scoppiassero ad un tempo

Ma spesso è avvenuto, ed è necessario che avvenga, che, come piove in molte regioni e cadono acquazzoni, così i fulmini scoppino numerosi ad un tempo

Infine, perché col fulmine esiziale abbatte i sacri templi degli dèi e le proprie splendide sedi e infrange le ben foggiate statue degli dèi e toglie alle proprie immagini con violenta ferita la bellezza

E perché per lo più colpisce i luoghi elevati e sulle cime dei monti vediamo le più frequenti tracce del suo fuoco

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