Lucrezio, De rerum natura: Libro 06 Parte 01

Lucrezio, De rerum natura: Libro 06 Parte 01

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 06 Parte 01
Primae frugiparos fetus mortalibus aegris dididerunt quondam praeclaro nomine Athenae et recreaverunt vitam legesque rogarunt Per prima Atene dal nome illustre dispensò un giorno i frutti delle messi ai mortali infelici e rinnovò la vita e istituì le leggi
et primae dederunt solacia dulcia vitae, cum genuere virum tali cum corde repertum, omnia veridico qui quondam ex ore profudit; cuius et extincti propter divina reperta divolgata vetus iam ad caelum gloria fertur e per prima dette le dolci consolazioni della vita, quando generò l'uomo dotato di tale mente, che un giorno rivelò con veridica bocca ogni cosa; sebbene egli sia morto, per le divine sue scoperte la sua gloria, divulgata in antico, ormai s'innalza al cielo
nam cum vidit hic ad victum quae flagitat usus omnia iam ferme mortalibus esse parata et, pro quam possent, vitam consistere tutam Difatti, quando egli vide che le cose richieste dal bisogno per il sostentamento erano già quasi tutte assicurate ai mortali e che, per quanto era possibile, la loro vita era salda e sicura

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divitiis homines et honore et laude potentis affluere atque bona gnatorum excellere fama, nec minus esse domi cuiquam tamen anxia cordi, atque animi ingratis vitam vexare sine ulla pausa atque infestis cogi saevire querellis, intellegit ibi vitium vas efficere ipsum omniaque illius vitio corrumpier intus, quae conlata foris et commoda cumque venirent che gli uomini potenti abbondavano di ricchezze e onore e fama, e s'ergevano orgogliosi per il buon nome dei figli, e tuttavia nessuno nell'intimità aveva meno inquieto il cuore, e, a dispetto dell'animo, affliggevano la propria vita senza alcuna tregua ed eran costretti a smaniare con penosi lamenti, comprese che lì il vaso stesso cagionava il male e che dal male d'esso eran corrotte nell'interno tutte le cose che giungevano raccolte di fuori, anche i beni
partim quod fluxum pertusumque esse videbat, ut nulla posset ratione explerier umquam, partim quod taetro quasi conspurcare sapore omnia cernebat, quae cumque receperat, intus in parte perché lo vedeva screpolato e forato, sì che non si poteva mai riempire in nessuna maniera; in parte perché scorgeva ch'esso al suo interno contaminava, per così dire, di un repellente sapore qualsiasi cosa avesse accolta

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veridicis igitur purgavit pectora dictis et finem statuit cuppedinis atque timoris exposuitque bonum summum, quo tendimus omnes, quid foret, atque viam monstravit, tramite parvo qua possemus ad id recto contendere cursu, quidve mali foret in rebus mortalibus passim, quod fieret naturali varieque volaret seu casu seu vi, quod sic natura parasset, et quibus e portis occurri cuique deceret Purificò, dunque, gli spiriti con veridici detti e stabilì il termine del desiderio e del timore, e rivelò quale sia il bene sommo a cui tendiamo tutti, e additò la via per la quale su breve sentiero possiamo ad esso puntare con diritto cammino, e quanto male sia diffuso nelle cose mortali, che sorge e variamente vola per naturale caso o forza, perché tale è l'assetto di natura, e da quali porte convenga far sortite per affrontare ogni male
et genus humanum frustra plerumque probavit volvere curarum tristis in pectore fluctus e provò che per lo più vanamente il genere umano agita nel petto amari flutti di affanni

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nam vel uti pueri trepidant atque omnia caecis in tenebris metuunt, sic nos in luce timemus inter dum, nihilo quae sunt metuenda magis quam quae pueri in tenebris pavitant finguntque futura Difatti, come i fanciulli trepidano e tutto temono nelle cieche tenebre, così noi nella luce talora abbiamo paura di cose che per nulla son da temere più di quelle che i fanciulli nelle tenebre paventano e immaginano prossime ad avvenire
hunc igitur terrorem animi tenebrasque necessest non radii solis nec lucida tela diei discutiant, sed naturae species ratioque Questo terrore dell'animo, dunque, e queste tenebre non li devono dissolvere i raggi del sole, né i lucidi dardi del giorno, ma l'aspetto e l'intima legge della natura

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quo magis inceptum pergam pertexere dictis Quindi viepiù seguiterò a tessere fino al fondo con le parole l'opera intrapresa

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