Lucrezio, De rerum natura: Libro 04 Parte 01

Lucrezio, De rerum natura: Libro 04 Parte 01

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 04 Parte 01
Avia Pieridum peragro loca nullius ante trita solo

iuvat integros accedere fontis atque haurire, iuvatque novos decerpere flores insignemque meo capiti petere inde coronam, unde prius nulli velarint tempora musae; primum quod magnis doceo de rebus et artis religionum animum nodis exsolvere pergo, deinde quod obscura de re tam lucida pango carmina musaeo contingens cuncta lepore

dico igitur rerum effigias tenuisque figuras mittier ab rebus summo de cortice eorum

id licet hinc quamvis hebeti cognoscere corde
Percorro remote regioni delle Pieridi, ove nessuno prima impresse orma

Godo ad appressarmi alle fonti intatte e bere, e godo a cogliere nuovi fiori e comporre per il mio capo una corona gloriosa, di cui prima a nessuno le Muse abbiano velato le tempie; anzitutto perché grandi cose io insegno, e cerco di sciogliere l'animo dagli stretti nodi della superstizione; poi perché su oscura materia compongo versi tanto luminosi, tutto cospargendo col fascino delle Muse

Dico dunque che immagini delle cose e tenui figure sono emesse dalle cose e si staccano dalla loro superficie

Ciò si può conoscere di qui, anche con mente ottusa
Principio quoniam mittunt in rebus apertis corpora res multae, partim diffusa solute, robora ceu fumum mittunt ignesque vaporem, et partim contexta magis condensaque, ut olim cum teretis ponunt tunicas aestate cicadae, et vituli cum membranas de corpore summo nascentes mittunt, et item cum lubrica serpens exuit in spinis vestem; nam saepe videmus illorum spoliis vepres volitantibus auctas

quae quoniam fiunt, tenuis quoque debet imago ab rebus mitti summo de corpore rerum

nam cur illa cadant magis ab rebusque recedant quam quae tenvia sunt, hiscendist nulla potestas

praesertim cum sint in summis corpora rebus multa minuta, iaci quae possint ordine eodem quo fuerint et formai servare figuram, et multo citius, quanto minus indupediri pauca queunt et [quae] sunt prima fronte locata
Anzitutto, poiché molte tra le cose visibili emettono corpi, in parte liberamente diffusi come la legna emette fumo e il fuoco calore, e in parte più strettamente contesti e densi, come si vede talora, quando le cicale in estate depongono le fini tuniche, e quando i vitelli nascendo lasciano cadere membrane dalla superficie del corpo, e similmente quando la lubrica serpe lascia tra i pruni la veste: infatti spesso vediamo i pruneti coperti di svolazzanti spoglie di serpi

poiché tali cose accadono, una tenue immagine deve pure dalle cose essere emessa, staccarsi dalla superficie delle cose

Infatti, perché cadano e si scostino dalle cose quegli oggetti piuttosto che altri più sottili, non è possibile dire

tanto più che le cose hanno in superficie molti corpi minuti, tali che possono volarne via nello stesso ordine in cui erano, conservando la forma esteriore, tanto più velocemente, quanto meno possono essere impediti, pochi come sono, e collocati in prima linea
nam certe iacere ac largiri multa videmus, non solum ex alto penitusque, ut diximus ante, verum de summis ipsum quoque saepe colorem

et volgo faciunt id lutea russaque vela et ferrugina, cum magnis intenta theatris per malos volgata trabesque trementia flutant

namque ibi consessum caveai supter et omnem scaenai speciem patrum matrumque deorsum inficiunt coguntque suo fluitare colore

et quanto circum mage sunt inclusa theatri moenia, tam magis haec intus perfusa lepore omnia conrident correpta luce diei

ergo lintea de summo cum corpore fucum mittunt, effigias quoque debent mittere tenvis res quaeque, ex summo quoniam iaculantur utraque

sunt igitur iam formarum vestigia certa, quae volgo volitant subtili praedita filo nec singillatim possunt secreta videri
Giacché certo vediamo molte cose emettere particelle e spanderle in abbondanza, non solo dal profondo e dall'intimo, come abbiamo detto prima, ma anche dalla superficie: e ciò avviene spesso per il loro stesso colore

E generalmente fanno questo i velari gialli e rossi e color di ruggine, quando, tesi su grandi teatri, oscillano e fluttuano, spiegati ovunque tra pali e travi

ivi infatti colorano sotto di sé il pubblico delle gradinate e tutto lo sfoggio della scena e la splendida folla dei senatori , e li costringono a fluttuare nei loro colori

E quanto più sono chiuse, tutt'intorno, le pareti del teatro, tanto più ciò che è dentro, soffuso di grazia, ride tutto nella raccolta luce del giorno

Dunque, se le tele emettono dalla superficie il colore, ogni oggetto deve anche emettere immagini tenui, poiché in ambo i casi è dalla superficie che avviene il lancio

Ci sono dunque, senz'altro, sicure tracce di forme, che dovunque volteggiano fornite di un sottile tessuto, né si possono vedere separate ad una ad una

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Lucrezio, De rerum natura: Libro 03 Parte 02
Lucrezio, De rerum natura: Libro 03 Parte 02

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 03 Parte 02

Praeterea omnis odor fumus vapor atque aliae res consimiles ideo diffusae rebus abundant, ex alto quia dum veniunt extrinsecus ortae scinduntur per iter flexum, nec recta viarum ostia sunt, qua contendant exire coortae

at contra tenuis summi membrana coloris cum iacitur, nihil est quod eam discerpere possit, in promptu quoniam est in prima fronte locata

Postremo speculis in aqua splendoreque in omni quae cumque apparent nobis simulacra, necessest, quandoquidem simili specie sunt praedita rerum, exin imaginibus missis consistere eorum

[nam cur illa cadant magis ab rebusque recedant quam quae tenuia sunt, hiscendist nulla potestas
Inoltre, ogni odore, fumo, calore e altre cose consimili, perciò traboccano dalle cose, disperdendosi, perché, venendo dalle profondità, al cui interno son sorti, si scindono nel cammino sinuoso, né le vie hanno varchi diretti per cui possano affrettarsi a uscire insieme, dopo esser insieme sorti

Per contro, quando vien lanciata la tenue membrana d'un colore che si trova alla superficie, non c'è nulla che possa lacerarla, perché, collocata in prima linea, ha sgombro il cammino

Infine, tutti i simulacri che ci appaiono negli specchi, nell'acqua e in ogni superficie risplendente, giacché sono dotati di aspetto simile alle cose, devono consistere di immagini emesse da queste

Ci sono dunque tenui immagini delle forme, simili ad esse, che, sebbene nessuno le possa discernere ad una ad una
sunt igitur tenues formarum illis similesque effigiae, singillatim quas cernere nemo cum possit, tamen adsiduo crebroque repulsu reiectae reddunt speculorum ex aequore visum, nec ratione alia servari posse videntur, tanto opere ut similes reddantur cuique figurae

Nunc age, quam tenui natura constet imago percipe

et in primis, quoniam primordia tantum sunt infra nostros sensus tantoque minora quam quae primum oculi coeptant non posse tueri, nunc tamen id quoque uti confirmem, exordia rerum cunctarum quam sint subtilia percipe paucis

primum animalia sunt iam partim tantula, corum tertia pars nulla possit ratione videri

horum intestinum quodvis quale esse putandumst

quid cordis globus aut oculi quid membra quid artus

quantula sunt
tuttavia, rinviate indietro con assiduo e frequente riflesso, rimandano dal piano degli specchi la visione, e si vede che non possono altrimenti conservarsi, in modo che sian riflesse figure tanto simili a ciascun oggetto

E ora apprendi di che tenue natura consti l'immagine

E in primo luogo, considera quanto i primi principi sono al di sotto dei nostri sensi e quanto più piccoli delle cose che gli occhi primamente cominciano a non potere più scorgere Ora, tuttavia, affinché io ti confermi anche questo, apprendi in poche parole quanto siano sottili i principi di tutte le cose

Anzitutto, già ci sono alcuni animali talmente piccoli che una terza parte di loro non si può in alcun modo vedere

Un viscere qualunque di questi, come si deve credere che sia

E il globo del cuore o dell'occhio E le membra E gli arti

Quanto son piccini

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Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 05 Parte 05

quid praeterea primordia quaeque, unde anima atque animi constet natura necessumst, nonne vides quam sint subtilia quamque minuta

praeterea quaecumque suo de corpore odorem expirant acrem, panaces absinthia taetra habrotonique graves et tristia centaurea, quorum unum quidvis leviter si forte duobus

quin potius noscas rerum simulacra vagari multa modis multis, nulla vi cassaque sensu

Sed ne forte putes ea demum sola vagari, quae cumque ab rebus rerum simulacra recedunt, sunt etiam quae sponte sua gignuntur et ipsa constituuntur in hoc caelo, qui dicitur aer, quae multis formata modis sublime feruntur, ut nubes facile inter dum concrescere in alto cernimus et mundi speciem violare serenam aëra mulcentes motu; nam saepe Gigantum ora volare videntur et umbram ducere late
Che dire poi di ciascuno dei primi principi di cui deve constare la loro anima e la natura dell'animo Non vedi forse quanto siano sottili e quanto minuti

Inoltre, tutte le cose che emanano dal proprio corpo un odore acre, la panacea, il ripugnante assenzio e l'abrotono greve e l'amara centaurea: se per caso premi un poco tra due dita una qualunque di queste, un forte odore aderirà alle tue dita

e non riconoscere piuttosto che molti simulacri di cose vagano in molti modi, non dotati di forza propria e privi di sensibilità

Ma, affinché tu non creda, per caso, che vadano vagando solo quei simulacri che si distaccano dalle cose, e non altri, esistono anche quelli che si generano spontaneamente e si formano da soli in questa regione del cielo che si chiama aria, e foggiati in molti modi volano in alto, come talora vediamo le nuvole facilmente formarsi nell'alto del cielo e oscurare il sereno aspetto del firmamento, accarezzando l'aria col moto: ché spesso si vedono volare volti di Giganti e spander l'ombra per ampio spazio
inter dum magni montes avolsaque saxa montibus ante ire et solem succedere praeter, inde alios trahere atque inducere belua nimbos

nec speciem mutare suam liquentia cessant et cuiusque modi formarum vertere in oras

Nunc ea quam facili et celeri ratione genantur perpetuoque fluant ab rebus lapsaque cedano

semper enim summum quicquid de rebus abundat, quod iaculentur

et hoc alias cum pervenit in res, transit, ut in primis vestem; sed ubi aspera saxa aut in materiam ligni pervenit, ibi iam scinditur, ut nullum simulacrum reddere possit

at cum splendida quae constant opposta fuerunt densaque, ut in primis speculum est, nihil accidit horum

nam neque, uti vestem, possunt transire, neque autem scindi; quam meminit levor praestare salutem

qua propter fit ut hinc nobis simulacra redundent
talora grandi monti e macigni divelti dai monti avanzare e passar davanti al sole, poi una belva tirarsi dietro altri nembi e guidarli

E fondendosi non cessano di mutare il proprio aspetto e assumere contorni di forme d'ogni specie

Ora, in che facile e celere modo si generino quei simulacri, e di continuo fluiscano dalle cose e staccatisi s'allontanino

sempre infatti ciò che è all'estrema superficie trabocca dalle cose, sì che esse possono emetterlo

E quando ciò raggiunge altre cose, le attraversa, come fa soprattutto con la stoffa Ma, quando ha raggiunto aspre rocce o legname, lì sùbito si lacera, sì che non può rimandare alcun simulacro

Ma, quando fanno ostacolo oggetti risplendenti e densi, qual è soprattutto lo specchio, niente di simile accade

Infatti non può attraversarli, come la stoffa, né d'altra parte può lacerarsi: a conservarlo così illeso provvede la levigatezza

Perciò avviene che di lì tornino a noi riflessi i simulacri

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et quamvis subito quovis in tempore quamque rem contra speculum ponas, apparet imago; perpetuo fluere ut noscas e corpore summo texturas rerum tenuis tenuisque figuras

ergo multa brevi spatio simulacra genuntur, ut merito celer his rebus dicatur origo

et quasi multa brevi spatio summittere debet lumina sol, ut perpetuo sint omnia plena, sic ab rebus item simili ratione necessest temporis in puncto rerum simulacra ferantur multa modis multis in cunctas undique partis

quandoquidem speculum quo cumque obvertimus oris, res ibi respondent simili forma atque colore

Praeterea modo cum fuerit liquidissima caeli tempestas, perquam subito fit turbida foede, undique uti tenebras omnis Acherunta rearis liquisse et magnas caeli complesse cavernas
E per quanto subitamente, in qualsiasi momento, tu ponga una cosa qualunque contro uno specchio, appare l'immagine; sì che puoi conoscere che sempre fluiscono dalla superficie dei corpi tessuti tenui e tenui figure delle cose

Dunque, molti simulacri in breve tempo si generano, sì che a ragione può dirsi che per tali cose sia celere il nascere

E come il sole deve spandere in breve tempo molti raggi perché continuamente tutto ne sia pieno, così dalle cose, parimenti e per simile ragione, devono in un istante effondersi molti simulacri di cose, in molti modi, da ogni parte, in tutte le direzioni

giacché, ovunque volgiamo alle superfici delle cose lo specchio, le cose vi si riflettono con simile forma e colore

Inoltre, il cielo, anche se fu or ora in uno stato di estrema limpidezza, con la massima celerità diventa orridamente torbido, sì che potresti credere che da ogni parte le tenebre abbiano tutte lasciato l'Acheronte e abbiano riempito le grandi caverne del cielo
usque adeo taetra nimborum nocte coorta inpendent atrae Formidinis ora superne; quorum quantula pars sit imago dicere nemost qui possit neque eam rationem reddere dictis

Nunc age, quam celeri motu simulacra ferantur, et quae mobilitas ollis tranantibus auras reddita sit, longo spatio ut brevis hora teratur, in quem quaeque locum diverso numine tendunt, suavidicis potius quam multis versibus edam

parvus ut est cycni melior canor, ille gruum quam clamor in aetheriis dispersus nubibus austri

Principio persaepe levis res atque minutis corporibus factas celeris licet esse videre

in quo iam genere est solis lux et vapor eius, propterea quia sunt e primis facta minutis, quae quasi cuduntur perque aëris intervallum non dubitant transire sequenti concita plaga; suppeditatur enim confestim lumine lumen et quasi protelo stimulatur fulgere fulgur
a tal punto, sorta la tetra notte dei nembi, incombono dall'alto volti di cupa paura; e tuttavia, di questi quanto piccola parte sia l'immagine, non c'è alcuno che possa dirlo, né a parole renderne conto

E ora, con che celere moto procedano i simulacri e quale mobilità nell'attraversare a nuoto l'aria sia ad essi data, sì che in lungo tragitto si consuma breve tempo, quale che sia il luogo a cui ciascuno con diverso impulso tende, esporrò in versi soavi piuttosto che numerosi

così il breve canto del cigno è migliore di quel clamore delle gru disperso tra le eteree nubi dell'Austro

Anzitutto, molto spesso si può vedere che le cose leggere e fatte di corpi minuti sono celeri

Di tale specie sono, certo, la luce del sole e il suo calore perché sono fatti di elementi minuti, che vengono quasi battuti e non esitano ad attraversare l'aria interposta, incalzati dal colpo susseguente Sùbito infatti luce succede a luce e, come in serie ininterrotta, splendore è stimolato da splendore

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qua propter simulacra pari ratione necessest inmemorabile per spatium transcurrere posse temporis in puncto, primum quod parvola causa est procul a tergo quae provehat atque propellat, quod super est, ubi tam volucri levitate ferantur, deinde quod usque adeo textura praedita rara mittuntur, facile ut quasvis penetrare queant res et quasi permanare per aëris intervallum

Praeterea si quae penitus corpuscula rerum ex altoque foras mittuntur, solis uti lux ac vapor, haec puncto cernuntur lapsa diei per totum caeli spatium diffundere sese perque volare mare ac terras caelumque rigare

quid quae sunt igitur iam prima fronte parata, cum iaciuntur et emissum res nulla moratur

quone vides citius debere et longius ire multiplexque loci spatium transcurrere eodem tempore quo solis pervolgant lumina caelum
Perciò bisogna che i simulacri parimenti possano trascorrere in un istante attraverso uno spazio inimmaginabile, anzitutto perché c'è una piccola causa lontano, da tergo, che li sospinge e li caccia innanzi, quando, del resto, essi procedono con tanto alata levità; poi perché vengono emessi dotati di un tessuto così rado che posson penetrare facilmente in cose di qualunque tipo e, per così dire, infiltrarsi attraverso l'aria interposta

Inoltre, se quelle particelle che son mandate fuori dalle intime profondità delle cose, come la luce e il calore del sole, in un momento si vedono staccarsi e diffondersi per tutto lo spazio del cielo e volare su per il mare e le terre e inondare il cielo

che avverrà allora di quelle che son già pronte in prima linea, quando vengono lanciate via e nulla ne ritarda il dipartirsi

Non vedi quanto più presto e più lontano debbono andare, e correre attraverso una distesa di spazio molto più grande, nel tempo stesso in cui i raggi del sole si spandono per il cielo

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