Lucrezio, De rerum natura: Libro 01 Parte 02, pag 3

Lucrezio, De rerum natura: Libro 01 Parte 02

Latino: dall'autore Lucrezio, opera De rerum natura parte Libro 01 Parte 02

sunt igitur solida pollentia simplicitate, quorum condenso magis omnia conciliatu artari possunt validasque ostendere viris Esistono dunque corpi possenti di solida semplicità, ed è per il più compatto aggregarsi di essi che tutte le cose possono farsi più salde e dimostrare valide forze
porro si nullast frangendis reddita finis corporibus, tamen ex aeterno tempore quaeque nunc etiam superare necessest corpora rebus, quae non dum clueant ullo temptata periclo Inoltre, se nessun limite è assegnato allo spezzarsi dei corpi, tuttavia è necessario che dall'eternità sopravanzino ancora, per ciascuna specie di cose, corpi che finora non siano stati assaliti da alcun pericolo
at quoniam fragili natura praedita constant, discrepat aeternum tempus potuisse manere innumerabilibus plagis vexata per aevom Ma, giacché sono dotati di natura fragile, con ciò non s'accorda che abbiano potuto continuare a sussistere in eterno, travagliati da innumerevoli colpi nel corso di tutte le età

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Denique iam quoniam generatim reddita finis crescendi rebus constat vitamque tenendi, et quid quaeque queant per foedera naturai, quid porro nequeant, sancitum quando quidem extat, nec commutatur quicquam, quin omnia constant usque adeo, variae volucres ut in ordine cunctae ostendant maculas generalis corpore inesse, inmutabilis materiae quoque corpus habere debent ni mirum Infine, poiché per le cose è secondo le specie fissato un termine di crescita e di conservazione della vita, e giacché risulta sancito da leggi di natura che cosa possa ognuna e che cosa non possa, né alcunché si muta, anzi tutto rimane così costante che i variopinti uccelli, di generazione in generazione, tutti mostrano presenti nel corpo i colori propri di ciascuna specie, evidentemente devono anche avere un corpo di materia immutabile
Tum porro quoniam est extremum quodque cacumen corporis illius, quod nostri cernere sensus iam nequeunt, id ni mirum sine partibus extat et minima constat natura nec fuit umquam per se secretum neque post hac esse valebit, alterius quoniamst ipsum pars primaque et una, inde aliae atque aliae similes ex ordine partes agmine condenso naturam corporis explent; quae quoniam per se nequeunt constare, necessest haerere unde queant nulla ratione revelli E ancora: poiché c'è una punta estrema, in ogni caso, di quel corpo che i nostri sensi non possono più discernere, essa evidentemente è senza parti e consta di natura minima, né esistette mai per sé separata, né tale potrà essere in futuro, poiché di un'altra cosa essa stessa è parte e prima e una; poi altre ed altre parti simili, susseguendo in ordine, in schiera compatta, completano la natura del corpo primo, e, poiché non possono esistere per sé, è necessario che aderiscano là donde non possono in alcun modo esser strappate via

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sunt igitur solida primordia simplicitate, quae minimis stipata cohaerent partibus arte non ex illorum conventu conciliata, sed magis aeterna pollentia simplicitate Sono dunque di solida semplicità i primi principi, essi che compatti di parti minime hanno stretta coesione, non aggregati per il concorso di quelle, ma piuttosto possenti di eterna semplicità
unde neque avelli quicquam neque deminui iam concedit natura reservans semina rebus Da essi la natura, riservando i semi alle cose, non concede che alcunché sia strappato via o venga ancora detratto

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Praeterea nisi erit minimum, parvissima quaeque corpora constabunt ex partibus infinitis, quippe ubi dimidiae partis pars semper habebit dimidiam partem nec res praefiniet ulla D'altronde, se non ci sarà un minimo, tutti i corpi più piccoli consteranno di parti infinite, giacché in tal caso la metà di una metà avrà sempre una propria metà, né alcuna cosa porrà un termine
ergo rerum inter summam minimamque quod escit, nil erit ut distet; nam quamvis funditus omnis summa sit infinita, tamen, parvissima quae sunt, ex infinitis constabunt partibus aeque E allora, che differenza ci sarà tra la somma delle cose e la cosa più piccola Non sarà possibile alcun divario: infatti, per quanto l'universo in tutto il suo insieme sia infinito, tuttavia le cose più piccole consteranno egualmente di parti infinite

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quod quoniam ratio reclamat vera negatque credere posse animum, victus fateare necessest esse ea quae nullis iam praedita partibus extent et minima constent natura Ma, poiché la verità protesta contro ciò e non ammette che l'animo possa credervi, è necessario che tu, vinto, riconosca che esistono quelle cose che non sono più costituite di parti e constano di natura minima

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