Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 21 - 33, pag 4

Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 21 - 33

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 21 - 33

Anicius praetor eo tempore Apolloniae auditis, quae in Illyrico gererentur, praemissisque ad Appium litteris, ut se ad Genusum opperiretur, triduo et ipse in castra venit et ad ea, quae habebat, auxilia Parthinorum iuventute duobus milibus peditum et equitibus ducentis--peditibus Epicadus, equitibus Algalsus praeerat--parabat ducere in Illyricum, maxime ut Bassanitas solveret obsidione

Tenuit impetum eius fama lemborum vastantium maritimam oram

Octoginta erant lembi, auctore Pantaucho missi a Gentio ad Dyrrachinorum et Apolloniatium agros populandos

Tum classis ad * * * * * to eo tradiderunt se

[31] Deinceps et urbes regionis eius idem faciebant, adiuvante inclinationem animorum clementia omnis et iustitia praetoris Romani
Il pretore Anicio in quel tempo ad Apollonia, informato dei fatti di Illiria, fattosi precedere da una lettera ad Appio con l'ingiunzione di attenderlo presso il Genuso, di lì a tre giorni giunse anche lui al campo e il suo contingente di ausiliari con duemila fanti e duecento cavalieri della gioventù Partini-dei primi era comandante Epicado, degli altri Algalso - si preparava a portarsi nell'Illirico col compito principale di liberare dall'assedio i Bassaniti

Trattenne il suo ardore la voce che navi da guerra leggere devastavano la costa

Queste erano in numero di ottanta e per suggerimento di Pantauco erano state inviate da Genzio a depredare i territori di Durazzo e di Apollonia

Allora la flotta ***** si consegnarono

[31] Una dopo l'altra anche le città di quella regione facevano la stessa cosa, agevolando questa propensione degli animi la clemenza usata tutti dal pretore romano e la sua giustizia
Id Scodram inde ventum est, quod belli caput erat, non eo solum, quod Gentius eam sibi ceperat velut regni totius arcem, sed etiam quod Labeatium gentis munitissima longe est et difficilis aditu

Duo cingunt eam flumina, Clausal a latere urbis, quod in orientem patet, praefluens, Barbanna ab regione occidentis, ex Labeatide palude oriens

Hi duo amnes confluentes incidunt ~Oriundi flumini, quod ortum ex monte Scordo, multis et aliis auctum aquis, mari Hadriatico infertur

Mons Scordus, longe altissimus regionis eius, ab oriente Dardanicam subiectam habet, a meridie Macedoniam, ab occasu Illyricum
Si giunse così a Scodra, che era la principale posta della guerra, non soltanto perché Genzio se l'era scelta come roccaforte di tutto il regno, ma anche perché è la città più naturalmente difesa di tutto il territorio dei Labeati e di difficile accesso

La recingono due corsi d'acqua, il Clausal che la lambisce dal lato est e la Barbanna da ovest, che ha origine dal lago Labeatide

Questi due corsi d'acqua unendosi insieme affluiscono nel fiume Oriunde, che nasce dal monte Scordo, e accresciuto da molti altri torrenti, sfocia nel mare Adriatico

Il monte Scordo è di gran lunga il più elevato di quella regione, e ad est, sotto di esso si distende la Dardanica, a sud la Macedonia, ad ovest 1'Illirico
Quamquam munitum situ naturali oppidum erat gensque id tota Illyriorum et rex ipse tuebatur, tamen praetor Romanus, quia prima successerant prospere, fortunam totius rei principia secuturam esse ratus et repentinum valiturum terrorem, instructo exercitu ad moenia succedit

Quod si clausis portis muros portarumque turris dispositi armati defendissent, vano cum incepto moenibus pepulissent Romanos: nunc porta egressi proelium loco aequo maiore animo commiserunt quam sustinuerunt

Pulsi enim et fuga conglobati, cum ducenti amplius in ipsis faucibus portae cecidissent, tantum intulerunt terrorem, ut oratores extemplo ad praetorem mitteret Gentius Teuticum et Bellum, principes gentis, per quos indutias peteret, ut deliberare de statu rerum suarum posset
Per quanto naturalmente munitissima fosse quella città e tutta la popolazione illirica e il re in persona la difendessero, pure il pretore romano ritenendo, sulla base delle prime azioni ben riuscite, che la fortuna di tutta l'impresa avrebbe assecondato i suoi iniziali successi, e che l'improvviso terrore gli avrebbe dato efficace aiuto, con l'esercito ordinato a battaglia si accosta alle mura

Che se, sbarrate le porte, gli armati nemici dislocati in varie posizioni avessero difeso le mura e i torrioni delle porte, sarebbero riusciti a ricacciare i Romani dalle mura, rendendo vano il tentativo di assalirle: ora invece, usciti dalla porta, in luogo favorevole attaccarono battaglia con più coraggio di quanto non sapessero sostenerla

Respinti infatti e raccoltisi dalla fuga, dopo che più di duecento eran caduti proprio all'imboccatura della porta, provocarono così grande panico, che Genzio inviò subito al pretore come ambasciatori Teutico e Bello, i più eminenti cittadini, per chiedere una tregua che gli consentisse di prendere decisioni sulla sua situazione

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Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 15 - 30
Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 15 - 30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 15 - 30

Triduo in hoc dato, cum castra Romana quingentos ferme passus ab urbe abessent, navem conscendit et flumine Barbanna navigat in lacum Labeatum, velut secretum locum petens ad consultandium, sed, ut apparuit, falsa spe excitus Caravantium fratrem multis milibus armatorum actis ex ea regione, in quam missus erat, adventare

Qui postquam evanuit rumor, tertio post die navem eandem secundo amni Scodram demisit; praemissisque nuntiis, ut sibi appellandi praetoris potestas fieret, copia facta in castra venit

Et principium orationis ab accusatione stultitiae orsus suae, postremo ad preces lacrimasque effusus, genibus praetoris accidens in potestatem sese dedit

Primo bonum animum habere iussus, ad cenam etiam invitatus in urbem ad suos redit
Concessigli tre giorni a questo fine, per quanto il campo romano distasse soltanto circa cinquecento passi dalla città, s'imbarcò su una navicella e risalendo il corso del fiume Barbanna si portò al lago Labeatide, come in cerca di un luogo segreto per prender consiglio, ma come poi risultò spinto in realtà dalla vana speranza che il fratello Caravanzio, raccolte molte migliaia di armati da quella regione dov'era stato inviato, stesse arrivando

E quando questa voce svanì, dopo tre giorni si lasciò calare sulla stessa imbarcazione, seguendo la corrente del fiume, sino a Scodra; e facendosi precedere da messaggeri, che richiedessero a suo nome il permesso di abboccarsi con il pretore, ottenuto il colloquio, si recò nell'accampamento

E nell'esordio del suo discorso prendendo le mosse dal riconoscimento della sua avventatezza, alla fine lasciandosi andare alle preghiere e alle lacrime, gettandosi ai piedi del pretore si consegnò in suo potere

Dapprima esortato a farsi coraggio e poi invitato anche a cena, fece ritorno in città dai suoi
Et cum praetore eo die honorifice est epulatus, deinde in custodiam C Cassio tribuno militum traditus, vix gladiatorio accepto, decem talentis, ab rege rex, ut in eam fortunam recideret

[32] Anicius Scodra recepta nihil prius quam requisitos Petilium Perpennamque legatos ad se duci iussit

Quibus splendore suo restituto Perpennam extemplo mittit ad conprehendendos amicos cognatosque regis; qui Meteonem, Labeatium gentis urbem, profectus Etlevam uxorem cum filiis duobus, Scerdilaedo Pleuratoque, et Caravantium fratrem Scodram in castra adduxit

Anicius bello Illyrico intra triginta dies perfecto nuntium victoriae Perpennam Romam misit et post dies paucos Gentium regem ipsum cum parente, coniuge ac liberis ac fratre aliisque principibus Illyriorum hoc unum bellum prius perpetratum quam coeptum Romae auditum est
E col pretore quel giorno sedette a banchetto con ogni onore poi fu dato in custodia al tribuno dei soldati G Cassio, avendo accettato, lui re da un re, dieci talenti, ricompensa appena degna di un gladiatore, per vedersi ridotto a tal condizione

[32] Anicio, ricevuta la resa di Scodra, per prima cosa si fece condurre davanti, dopo averne mandato in cerca, i legati Petilio e Perpenna

E restituitili alla dignità del loro rango, subito invia Perpenna ad arrestare i confidenti e i parenti del re; questi direttosi a Meteone, una città dei Labeati, riporta negli accampamenti a Scodra la moglie Etleva con i due figli, Scerdiledo e Pleurato, e il fratello Caravanzio

Anicio, conclusa la guerra di Illiria nello spazio di trenta giorni, come messaggero di quella vittoria invia a Roma Perpenna e dopo pochi giorni il re Genzio con la madre, la moglie, i figli, il fratello e gli altri capi Illiri fu questa l'unica guerra, di cui a Roma si conobbe prima la fine che l'inizio

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Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 32 - 34
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 28; 32 - 34

Quibus diebus haec agebantur, Perseus quoque in magno terrore erat propter adventum simul Aemili novi consulis, quem cum ingentibus minis adventare audiebat, simul Octavi praetoris

Nec minus terroris a classe Romana et periculo maritumae orae habebat

Thessalonicae Eumenes et Athenagoras praeerant cum parvo praesidio duorum milium caetratorum

Eo et Androclen praefectum mittit iussum sub ipsis navalibus castra habere

Aenean mille equites Creon Antigonensis missi ad tutandam maritumam oram, ut, quocumque litore adplicuisse naves hostium audissent, extemplo ferrent agrestibus opem

Quinque milia Macedonum missa ad praesidium Pythoi et Petrae, quibus praepositi erant Histiaeus et Theogenes et Midon

His profectis ripam munire Elpei fluminis adgressus est, quia sicco alveo transiri poterat
In questo periodo di tempo anche Perseo viveva in preda a grave terrore per l'arrivo del nuovo console Emilio, che sapeva avvicinarsi lanciando forti minacce, e del pretore Ottavio

Né minor terrore gli provocava la flotta romana e i pericoli, cui erano esposte le coste

A Tessalonica eran di presidio Eumene ed Atenagora con piccola guarnigione di duemila armati di scudo leggero

Vi invia anche il prefetto Androcle con l'ordine di porre il campo proprio al di sotto dell'arsenale

Ad Enea furono mandati mille cavalieri al comando di Creonte di Antigonia con il compito di difender la costa, sicché, in qualunque punto di essa fossero informati che erano approdate le navi nemiche, subito recassero aiuto agli abitanti dei campi

Cinquemila Macedoni furono mandati a rafforzare i presidii di Pitoo e di Petra, posti sotto il comando di Istieo, Teogene e Midonte

Dopo la partenza di questi si dette a fortificare la riva del fiume Elpeo, che poteva attraversarsi essendo asciutto l'alveo
Huic ut omnis multitudo vacaret, feminae ex propinquis urbibus coactae cibaria in castra adferebant; miles iussus ex propinquis silvis benigne * * * *

[33] * * conferre, postremo sequi se utrarios ad mare, quod minus trecentos passus aberat, iussit et in litore alios alibi modicis intervallis fodere

Montes ingentis altitudinis spem faciebant, eo magis quia nullos apertos emergerent rivos, occultos contineri latices, quorum venae in mare permanantes undae miscerentur

Vix diducta summa harena erat, cum scaturriges turbidae primo et tenues emicare, dein liquidam multamque fundere aquam velut deum dono coeperunt

Aliquantum ea quoque res duci famae et auctoritatis apud milites adicit
Per attendere a questi (lavori con tutta la gente che aveva, raccolse donne dalle vicine città che portavano i viveri nell'accampamento; i soldati ebbero l'ordine dai boschi vicini copiosamente ***

[33] ** trasportare, infine comandò ai portatori d'acqua di seguirlo sino al mare, distante meno di trecento passi, e sulla spiaggia di far buche in punti diversi a brevi intervalli

Montagne di grande altezza davano speranza, tanto più che non mostravano allo scoperto alcun ruscello, di nascondere falde acquifere interne, le cui vene penetrando nel mare si mescolavano con le sue acque

Appena rimossa la superficie di sabbia, ecco zampillare polle dapprima torbide ed esigue, che poi, come per dono divino, cominciarono a versare acqua limpida e copiosa

Anche questo fatto contribuì non poco alla fama e al prestigio del comandante presso i soldati

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 26 - 30

Iussis deinde militibus expedire arma ipse cum tribunis primisque ordinibus ad contemplandos transitus descensus facilis armatis, qua in ulteriorem ripam minime inicus ascensus esset

His satis exploratis illa quoque primum, ut ordine ac sine tumultu omnia in agmine ad nutum imperiumque ducis fierent, providit: ubi omnibus simul pronuntiaretur, quid fieret, neque omnes exaudirent, incerto imperio accepto alios ab se adicientes plus eo, quod imperatum sit, alios minus facere; clamores deinde dissonos oriri omnibus locis, et prius hostes quam ipsos, quid paretur, scire
Dato poi l'ordine ai soldati di apprestare le armi, egli in persona con i tribuni e i centurioni dei primi manipoli per osservare i vari punti di passaggio, si presentava facile la discesa per uomini armati, dove meno disagevole il risalire sulla sponda dell'altra parte

Resosi abbastanza conto di ciò, anche altre ; per prima cosa provvide che nell'esercito in marcia tutto si svolgesse ordinatamente e senza confusione secondo la volontà e le disposizioni del comandante: quando a tutti insieme s'impartiscono prescrizioni e non tutti le percepiscono chiaramente, in conseguenza di quell'ordine inteso in maniera inesatta, alcuni, aggiungendovi qualcosa per proprio conto, fanno più di quanto è prescritto, altri meno; ne sorgono allora da tutte le parti grida discordanti e prima il nemico che i nostri vengono a sapere che cosa ci si dispone a fare
Placere igitur tribunum militum primo pilo legionis secretum edere imperium, illum et dein singulos proximo cuique in ordine centurioni dicere, quid opus facto sit, sive a primis signis ad novissimum agmen, sive ab extremis ad primos perferundum imperium sit

Vigiles etiam novo more scutum in vigiliam ferre vetuit: non enim in pugnam vigilem ire, ut armis utatur, sed ad vigilandum, ut, cum senserit hostium adventum, recipiat se excitetque ad arma alios

Scuto prae se erecto stare galeatos; deinde, ubi fessi sint, innixos pilo, capite super marginem scuti posito sopitos stare, ut fulgentibus armis procul conspici ab hoste possint, ipsi nihil provideant

Stationum quoque morem mutavit
Raccomandava perciò che un tribuno dei soldati comunicasse in segreto l'ordine al primo centurione del primo manipolo, questi e poi gli altri uno alla volta trasmettesse al centurione più vicino nella fila che cosa si dovesse fare, sia che occorresse far pervenire il comando dai manipoli di testa a quelli di retroguardia, sia da questi ultimi a quelli di avanguardia

Proibì inoltre con nuova disposizione alle sentinelle di portare lo scudo nei servizi di guardia notturni: la sentinella infatti non va in battaglia, sì da dover fare uso delle armi, ma va a montare la guardia; per cui, accortasi dell'avvicinarsi del nemico, si ritrae e dà l'allarme ai suoi commilitoni

Munite di elmo solevano stare in piedi con lo scudo tenuto in posizione verticale dinanzi a sé; poi, quand'erano stanche, appoggiatesi al giavellotto e adagiata la testa sopra il margine dello scudo, se ne restavano in una specie di dormiveglia, con la conseguenza di farsi vedere di lontano dal nemico per effetto del bagliore delle armi, ma senza veder coi loro occhi nulla avanti a sé

Modificò anche il regolamento degli avamposti

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Armati omnes, et frenatis equis equites, diem totum perstabant; id cum aestivis diebus urente adsiduo sole fieret, tot horarum aestu et languore ipsos equosque fessos integri saepe adorti hostes uel pauci plures vexabant

Itaque ex matutina statione ad meridiem decedi et in postmeridianam succedere alios iussit; ita numquam fatigatos recens hostis adgredi poterat
Dove tutti gli armati, e i cavalieri con i cavalli imbrigliati, rimanevano fermi sul posto l'intera giornata; verificandosi questo fatto nei giorni d'estate, sotto la continua vampa del sole, spesso nemici freschi assalendo uomini e cavalli estenuati dalla calura di tante ore e rilassati li mettevano in grave difficoltà anche se in pochi contro molti

Pertanto volle che dopo il servizio prestato nella mattina, a mezzogiorno fossero ritirati e per il turno pomeridiano altri dessero il cambio; così non più un nemico di fresche energie poteva assalirli affaticati

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