Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 21 - 33, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 21 - 33

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 21 - 33

Gentius exigua parte pecuniae accepta cum adsidue Pantaucho ad lacessendos hostili facto Romanos stimularetur, M Perpennam et L Petilium legatos, qui tum forte ad eum venerant, in custodiam coniecit

Hoc audito Perseus contraxisse eum necessitatem ratus ad bellandum utique cum Romanis, ad revuocandum, qui pecuniam portabat, misit, velut nihil aliud agens, quam ut quanta maxima posset praeda ex se victo Romanis reservaretur

Et ab Eumene Herophon ignotis, quae occulte acta erant, redit

De captivis actum esse et ipsi evolgaverant et Eumenes consulem vitandae suspicionis causa certiorem fecit
Genzio, ricevuta quella piccola parte della somma dovutagli, continuamente stimolato Pantauco a provocare i Romani con un atto ostile, imprigionò i legati M Perpenna e L Petilio, che si trovavano casualmente presso di lui

A questa notizia Perseo, ritenendo che egli si fosse tirata addosso l'ineluttabilità di far guerra in ogni caso ai Romani, inviò un messaggero per richiamare indietro colui che sovrintendeva al trasporto della somma, quasi senza altro proposito che di riservare ai Romani il massimo possibile del bottino in conseguenza della propria sconfitta

Anche da Eumene fece ritorno Erofonte, senza che si sapesse l'argomento delle trattative segrete

Che si fosse discusso di prigionieri ed erano stati essi stessi a rivelarlo ed Eumene volle informarne il console al fine di evitare sospetti
[28] Perseus post reditum ab Eumene Herophontis spe deiectus Antenorem et Callippum praefectos classis cum quadraginta lembis--adiectae ad hunc numerum quinque pristes erant--Tenedum mittit, ut inde sparsas per Cycladas insulas naves, Macedoniam cum frumento petentes, tutarentur

Cassandreae deductae naves in portus primum, qui sub Atho monte sunt, de Tenedum placido mari cum traiecissent, stantis in portu Rhodias apertas naves Eudamumque, praefectum earum, inviolatos atque etiam benigne appellatos dimiserunt
[28] Perseo, dopo il ritorno di Erofonte da Eumene, abbandonata ogni speranza, invia a Tenedo Antenore e Callippo, comandanti della flotta, con quaranta navigli veloci - a questo contingente furono aggiunte cinque navi da guerra più grandi allo scopo di protegger di là le navi disperse fra le isole Cicladi, che facevano rotta per la Macedonia cariche di grano

Messe in mare a Cassandria le navi dapprima fecero scalo nei porti che si trovano sotto il monte Ato, poi di lì con tranquilla navigazione passarono a Tenedo e vi trovarono nel porto alla fonda navi non armate dei Rodii al comando di Eudamo, che rilasciarono senza danno dopo cordiali accoglienze
Cognito deinde in latere altero quinquaginta onerarias suarum stantibus in ostio portus Eumenis rostratis, quibus Damius praeerat, inclusas esse, circumuectus propere ac summotis terrore hostium navibus, onerarias datis, qui prosequerentur, decem lembis in Macedoniam mittit, ita ut in tutum prosecuti redirent Tenedum

Nono post die ad classem iam ad Sigeum stantem redierunt

Iinde Subota--insula est interiecta Elaeae et Chio--traiciunt

Forte postero die, quam Subota classis tenuit, quinque et triginta naves, quas hippagogus vocant, ab Elaea profectae cum equitibus Gallis equisque Phanas promunturium Chiorum petebant, unde transmittere in Macedoniam possent

Attalo ab Eumene mittebantur
Saputo poi che nell'altra parte dell'isola cinquanta navi da carico, a loro appartenenti, erano bloccate da vascelli di guerra di Eumene stazionanti all'imboccatura del porto sotto il comando di Damio, Antenore vi si portò celermente e sloggiati i vascelli, spargendo terrore come fanno i nemici, manda in Macedonia le navi da carico assegnando loro una scorta di dieci navi leggere, col compito di accompagnarle al sicuro e poi di far ritorno a Tenedo

Dopo nove giorni si ricongiunsero alla flotta che nel frattempo si trovava all'ancora al Sigeo

Di qui si trasferiscono a Subota, un'isola situata fra Elea e Chio

Per pura combinazione il giorno dopo che la flotta si ancorò a Subota, trentacinque navi, dette ippagoghe salpate da Elea con cavalieri Galli e cavalli veleggiavano verso Fane, promontorio di Chio, per poter proseguire di lì in Macedonia

Erano inviate ad Attalo da Eumene

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Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 15 - 30
Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 15 - 30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 15 - 30

Has naves per altum ferri cum ex specula signum datum Antenori esset, profectus ab Subotis inter Erythrarum promunturium Chiumque, qua artissimum fretum est, iis occurrit

Nihil minus credere praefecti Eumenis, quam Macedonum classem in illo vagari mari: nunc Romanos esse, nunc Attalum aut remissos aliquos ab Attalo ex castris Romanis Pergamum petere

Sed cum iam adpropinquantium forma lemborum haud dubia esset et concitatio remorum derectaeque in se prorae hostis adpropinquare aperuissent, tunc iniecta trepidatio est
Quando ad Anteriore fu dato il segnale dell'osservatorio che quelle navi facevano rotta per l'alto mare, salpato da Subota le affrontò tra il promontorio di Eritre e Chio, nel punto dove lo stretto di mare è più angusto

Tutto potevano aspettarsi i comandanti di Eumene, tranne che la flotta macedone incrociasse in quel mare: ora pensavano che si trattasse di Romani, ora di Attalo, oppure di contingenti rimandati da Attalo e provenienti dal campo romano con destinazione a Pergamo

Ma quando l'aspetto di quelle navi veloci che si avvicinavano non lasciò più incertezza e le rapide battute dei remi e il volgersi delle prue contro di loro fecero palese che di un attacco di legni nemici si trattava, allora si diffuse un tremendo panico
Cum resistendi spes nulla esset inhabilique navium genere et Gallis vix quietem ferentibus in mari, pars eorum, qui propiores continentis litori erant, in Erythraeam enarunt, pars velis datis ad Chium naves eiecere relictisque equis effusa fuga urbem petebant

Sed propius urbem lembi accessuque commodiore cum exposuissent armatos, partim in uia fugientes Gallos adepti Macedones ceciderunt, partim ante portam exclusos

Clauserant enim Chii portas ignari, qui fugerent aut sequerentur

Octingenti ferme Gallorum occisi, ducenti vivi capti; equi pars in mari fractis navibus absumpti, parti nervos succiderunt in litore Macedones
Non essendovi speranza alcuna di opporre resistenza sia per la poca manovrabilità di quel tipo di navi sia perché i Galli mal tolleravano persino una placida traversata, parte di quelli che si trovavano più vicini alla costa della terraferma si salvarono a nuoto nei dintorni di Eritre, parte a vele spiegate spinsero le navi a Chio e abbandonati i cavalli si dirigevano verso quella città fuggendo nella massima confusione

Ma le navi nemiche vicino ad essa e dove più facile è l'approdo avendo sbarcato uomini armati, avvenne che i Macedoni raggiunti i Galli, in parte li uccisero sulla strada mentre andavano fuggendo, in parte dinanzi alle porte che furono loro chiuse in faccia

Infatti dai Chii non resi conto chi fossero i fuggitivi o gli inseguitori

Furono uccisi circa ottocento dei Galli; duecento furono presi vivi; i cavalli in parte andarono perduti in mare essendosi fracassate le navi, a un'altra parte i Macedoni tagliarono i garetti sulla costa

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Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 01-10
Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 01-10

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 22; 01-10

Viginti eximiae equos formae cum captivis eosdem decem lembos, quos ante miserat, Antenor devehere Thessalonicam iussit et primo quoque tempore ad classem reverti; Phanis se eos expectaturum

Triduum ferme classis ad urbem

Phanas inde progressi sunt et spe celerius regressis decem lembis evecti Aegaeo mari Delum traiecerunt

[29] Dum haec geruntur, legati Romani, C Popilius et C Decimius et Cx Hostilius, a Chalcide profecti tribus quinqueremibus Delum cum venissent, lembos ibi Macedonum quadraginta et quinque regis Eumenis quinqueremis invenerunt

Sanctitas templi insulaeque inviolatos praestabat omnes

Itaque permixti Romanique et Macedones et Eumenis navales socii [et] in templo indutias religione loci praebente versabantur
Venti cavalli di eccezionale bellezza insieme coi prigionieri Antenore ordinò di trasportare in Tessaglia alle dieci navi veloci, che già prima vi aveva mandato di scorta, coll'intesa di far ritorno al più presto presso la flotta; le avrebbe aspettate a Fane

Quasi tre giorni la flotta presso la città di Chio

Poi mossero di lì a Fane e ritornate prima di quanto si aspettassero le dieci navi, traversato il mare Egeo, si trasferirono a Delo

[29] Intanto i legati Romani, G Popilio, G Decimio e G Ostilio salpati da Calcide su tre quinqueremi, giunti a Delo, vi trovarono quaranta navi leggere da guerra macedoni e cinque quinqueremi del re Eumene

La sacralità del tempio e dell'isola rendeva tutti inviolabili

E così, frammischiati i Romani, i Macedoni e i socii navali di Eumene si ritrovavano nel tempio, offrendo una specie di tregua la santità del luogo
Antenor, Persei praefectus, cum aliquas alto praeferri onerarias naves ex speculis significatum foret, parte lemborum ipse insequens, parte per Cyclades disposita, praeterquam si quae Macedoniam peterent, omnes aut supprimebat aut spoliabat naves

Quibus poterat Popilius aut Eumenis navibus succurrebat; sed vecti nocte binis aut ternis plerumque lembis Macedones fallebant

Per id fere tempus legati Macedones Illyriique simul Rhodum venerunt, quibus auctoritatem addidit non lemborum modo adventus passim per Cycladas atque Aegaeum vagantium mare, sed etiam coniunctio ipsa regum Persei Gentique et fama cum magno numero peditum equitumque venientium Gallorum
Antenore, comandante della flotta di Perseo, ogni volta che gli veniva segnalato dagli osservatori che qualche nave da carico passava al largo, con una parte della sua flottiglia veloce inseguendole personalmente o per mezzo del naviglio dislocato nelle Cicladi, tutte o le affondava o le depredava, ad eccezione di quelle che eventualmente facessero rotta verso la Macedonia

Popilio cercava di correre in aiuto con quante navi poteva, o di Eumene; ma salpando di notte con due o tre imbarcazioni veloci alla volta i Macedoni di solito riuscivano a passare inosservati

Circa nello stesso periodo di tempo, i legati Macedoni e Illiri giunsero insieme a Rodi e alla loro missione diede prestigio non solo la presenza delle navi veloci incrocianti in vari luoghi delle Cicladi e del mare Egeo , ma anche l'alleanza stessa dei re Perseo e Genzio, nonché la notizia dell'arrivo di fanti e cavalieri Galli in gran numero

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Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 32 - 34
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 28; 32 - 34

Et iam cum accessissent animi Dinoni ac Polyarato, qui Persei partium erant, non benigne modo responsum regibus est, palam pronuntiatum bello finem se auctoritate sua inposituros esse; itaque ipsi quoque reges aequos adhiberent animos ad pacem accipiendam

[30] Iam veris principium erat novique duces in provincias venerant, consul Aemilius in Macedoniam, Octavius Oreum ad classem, Anicius in Illyricum, cui bellandum adversus Gentium erat

Gentius> patre Pleurato, rege Illyriorum, et matre Eurydica genitus fratres duos, Platorem utroque parente, Caravantium matre eadem natum, habuit

Hoc propter ignobilitatem paternam minus suspecto Platorem occidit et duos amicos eius, Ettritum et Epicadum, impigros viros, quo tutius regnaret
E gli animi degli abitanti essendosi accostati a Dinone e Poliarato, del partito filomacedone, non solo furono date assicurazioni benevole ai re, ufficialmente si dichiarò che i Rodii, forti del loro prestigio, avrebbero imposto la fine della guerra; pertanto gli stessi re si disponessero favorevolmente ad accettare la pace

[30] Era ormai l'inizio della primavera e i nuovi comandanti avevano raggiunto le rispettive province, il console Emilio la Macedonia, Ottavio la flotta ad Oreo, Anicio l'Illirico: questi sostenere la guerra contro

Genzio era figlio di Pleurato, re degli Illiri, e di Euridice e aveva due fratelli, Platore, nato dai suoi stessi genitori, Caravanzio dalla stessa madre

Dandogli quest'ultimo minori sospetti per l'umile origine del padre, si disfece di Platore e di due suoi confidenti, Ettrito ed Epicado, uomini di grande attività, per regnar più al sicuro
Fama fuit Monuni, Dardanorum principis, filiam Etutam pacto fratri eum invidisse, tamquam his nuptiis adiungenti sibi Dardanorum gentem; et simillimum id vero fecit ducta ea virgo Platore interfecto

Gravis deinde dempto fratre metu popularibus esse coepit; et violentiam insitam ingenio intemperantia vini accendebat

Ceterum, sicut ante dictum est, ad Romanum incitatus bellum Lissum omnis copias contraxit

Quindecim milia armatorum fuerunt

Inde fratre in Caviorum gentem vi aut terrore subigendam cum mille peditibus et quinquaginta equitibus misso, ipse ad Bassaniam urbem quinque milia ab Lisso ducit

Socii erant Romanorum; itaque per praemissos nuntios prius temptati obsidionem pati quam dedere sese maluerunt
Corse voce che egli fosse invidioso del fratello, fidanzatosi con Etuta, figlia di Monuno, il capo dei Dardani, come se per mezzo di tal matrimonio volesse farsi alleata la popolazione dardana; e dettero grande verisimiglianza a questa supposizione le sue nozze con quella principessa, dopo l'uccisione di Platore

Poi, eliminato il timore che gli suscitava il fratello, prese a mostrarsi duro con i suoi sudditi; e la caratteristica violenza del suo carattere acuiva l'intemperanza nel bere

Ma, come già è stato detto, sospinto alla guerra contro i Romani, concentrò tutte le forze a Lisso

Erano in tutto quindicimila armati

Di lì inviò il fratello, alla testa di mille fanti e cinquecento cavalieri, tra la popolazione dei Cavi per sottometterla con le armi o le minacce, mentre egli da Lisso si spostò per cinque miglia verso la città di Bassania

Alleata dei Romani; perciò, i suoi abitanti, già prima sondati da messaggeri mandati avanti, preferirono sostenere l'assedio che arrendersi

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Caravantium in Caviis Durnium oppidum advenientem benigne accepit; Caravandis, altera urbs, exclusit; et agros eorum effuse vastaret, aliquot palati milites agrestium concursu interfecti sunt

Iam et Ap Claudius adsumptis ad eum exercitum, quem habebat, Bullinorum et Apolloniatium et Dyrrachinorum auxiliis profectus ex hibernis circa Genusum amnem castra habebat, audito foedere inter Persea et Gentium et legatorum violatorum iniuria accensus, bellum haud dubie adversus eum gesturus
Nella regione dei Cavi la città fortificata di Burnio accolse benevolmente l'arrivo di Caravanzio; Caravandi, un'altra città, invece lo respinse; e devastava ampiamente il suo territorio, un certo numero di suoi soldati sbandatisi furono uccisi da un attacco di contadini

Ormai anche Ap Claudio, aggiunti alle forze di cui disponeva gli ausiliari dei Bullini, degli Apolloniati e dei Dirrachini, si era mosso dal campo invernale e sostava presso il fiume Genuso, alla notizia dell'alleanza fra Perseo e Genzio e per lo sdegno delle offese recate ai legati romani, fatti oggetto di maltrattamenti, senza dubbio pronto a dare inizio alle ostilità contro Genzio

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