Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 21 - 33, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 21 - 33

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 21 - 33

Iam Prusiam Eumeni honore praeferri, iam Antiochum victorem ab Aegypto, praemio belli, arceri

Haec cogitantem prouidere iubebat, ut aut ad pacem secum faciendam conpelleret Romanos aut perseverantes in bello iniusto communes duceret omnium regum hostes

Ad Antiochum aperta mandata erant; ad Eumenen per speciem captivorum redimendorum missus legatus erat; vera occultiora quaedam agebantur, quae in praesentia invisum quidem et suspectum Romanis Eumenen falsis gravioribus proditor enim ac prope hostis habitus, dum inter se duo reges captantes fraude et avaritia certant

Cydas erat Cretensis, ex intimis Eumenis
Già Prusia veniva anteposto ad Eumene negli onori ; già Antioco, benché vincitore, era fatto allontanare dall'Egitto, ricompensa della sua guerra vittoriosa

Invitando ognuno a meditare su questi fatti lo esortava a fare in modo o di piegare i Romani a fare la pace con lui o, nel caso che questi si ostinassero in quella guerra ingiusta, a considerarli comuni nemici di tutte le monarchie

Ad Antioco queste sollecitazioni erano rivolte direttamente e in maniera palese, ad Eumene sotto il riparo di un intermediario che doveva trattare il riscatto di prigionieri; in effetti si facevano altre proposte anche più segrete, che ad Eumene, per il momento inviso e sospetto ai Romani, infondate più gravi; ché fu ritenuto traditore e per poco anche nemico, mentre i due re facevano a gara cercando di ingannarsi vicendevolmente per il gusto della frode e per l'avidità di denaro

Cida, nativo di Creta, era uno dei confidenti di Eumene
Hic prius ad Amphipolim cum Chimaro quodam populari suo, militante apud Persea, inde postea ad Demetriadem semel cum Menecrate quodam, iterum cum Antimacho, regiis ducibus, sub ipsis moenibus urbis conlocutus fuerat

Herophon quoque, qui tum missus est, duabus ad eundem Eumenen iam ante legationibus functus erat

Quae conloquia occulta et legationes infames quidem erant, sed, quid actum esset quidue inter reges convenisset, ignorabatur

Res autem ita sese habuit

[25] Eumenes neque fauit uictoriae Persei, neque bello eam iuuare animo habuit, non tam quia paternae inter eos inimicitiae erant, quam ipsorum odiis inter se accensae

Non ea regum aemulatio, ut aequo animo Persea tantas apisci opes tantamque gloriam, quanta Romanis victis eum manebat, Eumenes visurus fuerit
Costui prima si era abboccato presso Amfipoli con un tal Chimaro, suo connazionale che combatteva nell'esercito di Perseo, successivamente poi presso Demetriade, proprio sotto le mura della città, una volta con un certo Menecrate, una seconda con Antimaco, subalterni del re

Anche Erofonte, che allora fu inviato come legato, aveva già partecipato ad altre due missioni presso il medesimo Eumene

Questi segreti colloqui e queste missioni erano certo vergognose iniziative, ma quale ne fosse stato l'esito e quali gli accordi raggiunti, non si sapeva

Pure la realtà della situazione era questa

[25] Eumene né parteggiò per la vittoria di Perseo né mai ebbe intenzione di favorirla nel corso della guerra, non solo per l'esistenza di antichi rancori fra loro, sin dal tempo dei rispettivi padri, quanto per l'accendersi di reciproca avversione fra i due

La consueta rivalità fra re in questo caso non era tale da permettere ad Eumene di guardare a cuor leggero che Perseo acquistasse tanta potenza e così grande gloria, quale era quella che lo attendeva in caso di vittoria sui Romani
Cernebat et Persea iam inde ab initio belli omni modo spem pacis temptasse et in dies magis, quo propior admoveretur terror, nihil neque agere aliud neque cogitare; Romanos quoque, quia traheretur diutius spe ipsorum bellum, et ipsos duces et senatum, non abhorrere a finiendo tam incommodo ac difficili bello

Hac utriusque partis voluntate explorata, quod fieri etiam sua sponte taedio validioris, metu infirmioris credebat posse, in eo suam operam venditare conciliandae gratia pacis cupiit

Nam modo ne iuvaret bello Romanos terra marique, modo pacis patrandae cum Romanis paciscebatur mercedem: ne bello interesset, mille et quingenta

In utrumque non fidem modo se, sed obsides quoque dare paratum esse ostendebat
Del resto vedeva che Perseo sin già dall'inizio della guerra con ogni mezzo aveva inseguito speranze di pace e ogni giorno di più, quanto più si avvicinava la minaccia, niente altro faceva o pensava; anche i Romani, poiché la guerra andava in lungo più di quanto si aspettassero, e i comandanti stessi e il senato, non erano alieni dal por fine a una guerra così dura e dannosa

Preso atto di tali intenzioni delle due parti, in quella posta che riteneva potesse risolversi anche da sé per disgusto della parte più forte o per terrore di quella più debole, desiderò offrire i propri servizi a caro prezzo per restaurare la pace

Difatti mercanteggiava la sua ricompensa ora per non aiutare nella guerra i Romani per terra o per mare, ora per concludere la pace coi Romani: per non partecipare alla guerra, mille e cinquecento

Nell'un caso e nell'altro mostrava d'esser disposto a dare non solo garanzia, ma anche ostaggi

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Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 15 - 30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 15 - 30

Perseus ad rem inchoandam promptissimus erat cogente metu et de obsidibus accipiendis sine dilatione agebat, conveneratque, ut accepti Cretam mitterentur

Ubi ad pecuniae mentionem ventum erat, ibi haesitabat; et utique alteram [in] tanti nominis regibus turpem ac sordidam et danti et magis accipienti mercedem esse aiebat; in spem Romanae pacis non recusare inpensam, sed eam pecuniam perfecta re daturum, interea Samothracae in templo depositurum

Ea insula cum ipsius dicionis esset, videre Eumenes nihil interesse, an Pellae pecunia esset; id agere, ut partem aliquam praesentem ferret

Ita nequiquam inter se captati nihil praeter infamiam moverunt
Perseo era favorevolissimo sotto la spinta della paura a iniziare questa partita e trattava senza indugio degli ostaggi che doveva ricevere, anzi s'era accordato che appena nelle sue mani fossero inviati a Creta

Ma ogni volta che il discorso cadeva sulla ricompensa in denaro, il suo contegno si faceva esitante; e affermava che specialmente la seconda somma richiesta era vergognosa ed abietta per re di così grande prestigio, sia per colui che l'erogava sia, e più, per colui che l'accettava; ma in vista della speranza di far la pace coi Romani egli non rifiutava di affrontare la spesa, bensì avrebbe sborsato il denaro a fatti compiuti, frattanto avrebbe depositato la somma a Samotracia nel tempio

Poiché quest'isola faceva parte del suo dominio, Eumene vedeva bene che non faceva alcuna differenza che il denaro si trovasse o a Pella; ma agiva così per portarne via almeno una parte subito, in contanti

Così ingannandosi invano fra di loro, non ottennero altro che infamia
[26] Nec haec tantum Persei per auvritiam est dimissa res, cum pecunia soluta aut pacem habere per Eumenen, quae vel parte regni redimenda esset, aut deceptus protrahere inimicum mercede onustum et hostes merito ei Romanos posset facere; sed et ante Genti regis parata societas et tum Gallorum effusorum per Illyricum ingens oblatum avaritia dimissum est

Veniebant decem milia equitum, par numerus peditum et ipsorum iungentium cursum equis et in vicem prolapsorum equitum vacuos capientium ad pugnam equos

Hi pacti erant eques denos praesentes aureos, pedes quinos, mille dux eorum
[26] Né soltanto questa trattativa fu lasciata cadere dall'avarizia di Perseo, mentre con la somma pattuita o avrebbe potuto per mediazione di Eumene comprarsi la pace, che avrebbe dovuto riscattare persino con una parte del regno, o, ingannato, smascherare l'avversario col suo carico d'oro e rendergli giustamente nemici i Romani; ma sia i precedenti preparativi per l'alleanza col re Genzio, sia l'attuale offerta di un validissimo da parte dei Galli scorazzanti per l'Illirico, non ebbero seguito per la sua avidità di denaro

Si presentavano diecimila cavalieri, un egual numero di fanti, e questi capaci di correre con la stessa velocità dei cavalli e d'afferrar quelli scossi per guidarli in battaglia al posto dei cavalieri precipitati a terra

Costoro avevano pattuito, i cavalieri dieci filippi d'oro ciascuno in contanti, cinque i fanti e mille il comandante

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Livio, Ab urbe condita: Libro 36; 26 - 30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 26 - 30

Venientibus his Perseus ab Elpeo ex castris profectus obviam cum dimidia copiarum parte denuntiare per vicos urbesque, quae viae propinquae sunt, coepit, ut commeatus expedirent, frumenti, vini, pecorum ut copia esset

Ipse equos phalerasque et sagula donum principibus ferre et parvom auri, quod inter paucos divideret, multitudinem credens trahi spe posse

Ad Almanam urbem pervenit et in ripa fluminis Axi posuit castra

Circa Desudabam in Maedica exercitus Gallorum consederat, mercedem pactam opperiens

Eo mittit Antigonum, ex purpuratis unum, qui iuberet multitudinem Gallorum ad Bylazora--Paeoniae is locus est--castra movere, principes ad se venire frequentes

Septuaginta quinque milia ab Axio flumine et castris regis aberant
Al loro sopraggiungere Perseo facendosi incontro dall'accampamento dell'Elpeo insieme con la metà delle truppe, cominciò ad intimare per i villaggi e le città poste in vicinanza della strada, di apprestare il vettovagliamento, sicché trovassero abbondanza di frumento, di vino e di bestiame

Egli recava cavalli adorni di borchie e mantelli militari in dono ai comandanti e piccola quantità di oro, da distribuire tra pochi, credendo che quella gente così numerosa potesse essere guadagnata facendole solo intravvedere speranze

Giunse nei pressi della città di Almana e pose il campo sulla riva del fiume Assio

L'esercito dei Galli si era accampato vicino a Desudaba, nella regione dei Medi, in attesa del prezzo pattuito

Invia colà Antigono, uno degli uomini di corte, con l'ordine che quella moltitudine di Galli si spostasse a Bilazora - località della Peonia - e i capi si presentassero a lui in buon numero

Distavano ben settantacinque miglia dal fiume Assio e dal campo del re
Haec mandata ad eos cum pertulisset Antigonus adiecissetque, per quantam omnium praeparatam cura regis copiam ituri forent quibusque muneribus principes advenientes vestis, argenti equorumque excepturus rex esset, de his quidem se coram cognituros respondent, illud, quod praesens pepigissent, interrogant, ecquid aurum, quod in singulos pedites equitesque dividendum esset, secum aduexisset

Cum ad id nihil responderetur, Clondicus, regulus eorum, abi, renuntia ergo inquit regi, nisi aurum obsidesque accepissent, nusquam inde Gallos longius vestigium moturos
Antigono riferì ad essi questi ordini e aggiunse in mezzo a quale grande abbondanza di ogni risorsa predisposta dalla previdenza del re avrebbero marciato e all'arrivo dei capi con quali donativi di vesti, argento e cavalli egli li avrebbe accolti: ma essi rispondono che di ciò si sarebbero resi conto personalmente giunti che fossero in sua presenza, e intanto reclamano in contanti la pattuita mercede, chiedendogli se avesse portato con sé l'oro da distribuire a testa fra fanti e cavalieri

Non ricevendo risposta, Clondico, il loro capo, va' esclamò e riferisci al re che senza aver ricevuto prima oro ed ostaggi, in nessuna direzione i Galli avrebbero mosso un sol passo di lì

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 60 - 62

Haec relata regi cum esset, advocato consilio cum, quid omnes suasuri essent, appareret, ipse pecuniae quam regni melior custos institit de perfidia et feritate Gallorum disserere, multorum iam ante cladibus experta: periculosum esse tantam multitudinem in Macedoniam accipere, graviores eos socios habeant quam hostes Romanos

Quinque milia equitum satis esse, quibus et uti ad bellum possent, et quorum multitudinem ipsi non timeant

[27] Apparebat omnibus mercedem timeri nec quicquam aliud; sed cum suadere consulenti nemo auderet, remittitur Antigonus, qui nuntiaret quinque milium equitum opera tantum uti regem, non tenere multitudinem aliam
Riportata al re questa risposta, egli convocò il consiglio di guerra e mentre era chiaro che cosa tutti unanimemente gli avrebbero consigliato, facendosi più zelante custode del suo denaro che del regno prese a dissertare sulla slealtà e ferocia dei Galli, sperimentate già in molti rovesci del passato: a dar ricetto a così gran moltitudine in Macedonia c'era timore che gli abitanti avessero più molestia dai Galli come alleati che dai Romani come nemici

Bastavano cinquemila cavalieri, di cui potevano servirsi ai fini della guerra ed il cui numero non poteva costituire motivo di apprensione per i Macedoni

[27] Era evidente a tutti che si dava pensiero della gran quantità di denaro da sborsare e di nient'altro; ma poiché nessuno osava dare un consiglio a chi li consultava, viene rinviato Antigono ad annunziare che Perseo intendeva servirsi soltanto di cinquemila cavalieri, senza trattenere gli altri
Quod ubi audivere barbari, ceterorum quidem fremitus fuit indignantium se frustra excitos sedibus suis; Clondicus rursus interrogat, ecquid ipsis quinque milibus, quod convenisset, numeraret

Cum adversus id quoque misceri ambages cerneret, inviolato fallaci nuntio, quod vix speraverat ipse posse contingere, retro ad Histrum perpopulati Threciam, qua vicina erat viae, redierunt

Quae manus, quieto sedente rege ad Elpeum adversus Romanos, Perrhaebiae saltum in Thessaliam traducta non agros tantum nudare populando potuit, ne quos inde Romani commeatus expectarent, sed ipsas excindere urbes tenente ad Elpeum Perseo Romanos, ne urbibus sociis opitulari possent
Udito che ebbero queste parole i barbari, sorse negli esclusi un mormorio di protesta per esser stati invano fatti venire dalle loro sedi; ma Clondico di nuovo gli rivolge la domanda se per almeno quei cinquemila era in grado di versare in contanti il prezzo convenuto

Accortosi che anche di fronte a questa richiesta si mescolavano alla risposta spiegazioni elusive, senza torcere un capello a quell'intermediario ingannatore, cosa di cui questi stesso aveva cominciato a disperare, fecero dietro front in direzione dell'Istro, sottoponendo a feroce saccheggio quella parte della Tracia in prossimità della via del ritorno

Eppure questo contingente, mentre il re se ne stava tranquillamente accampato presso l'Elpeo di fronte ai Romani, fatto passare in Tessaglia il valico della Perrebia, avrebbe potuto non solo spogliare i campi saccheggiandoli, con lo scopo che di lì i Romani non potessero aspettarsi rifornimenti, ma pure radere al suolo le città, mentre Perseo presso l'Elpeo teneva bloccati i Romani per impedire che potessero prestar soccorso a quelle alleate

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Ipsis quoque Romanis de se cogitandum fuisset, quando neque manere amissa Thessalia, unde exercitus alebatur, potuissent, neque progredi, cum ex adverso castra Macedonum qui ea pependerant spe, haud mediocriter debilitavit

Eadem avaritia Gentium regem sibi alienavit

Nam cum trecenta talenta Pellae missis a Gentio numerasset, signare eos pecuniam passus inde decem talenta ad Pantauchum missa, eaque praesentia dari regi iussit; reliquam pecuniam signatam Illyriorum signo portantibus suis praecipit, parvis itineribus veherent, dein cum ad finem Macedoniae ventum esset, subsisterent ibi ac nuntios ab se opperirentur
Persino i Romani avrebbero avuto da pensare ai casi loro, dal momento che né potevano rimanere, perduta la Tessaglia, donde l'esercito veniva rifornito, né spostarsi in avanti, di fronte il campo non poco scoraggiò

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