[21] Legatis auditis tunc de bello referre sese L Aemilius dixit Senatus decrevit, ut in octo legiones parem numerum tribunorum consules et populus crearent; creari autem neminem eo anno placere, nisi qui honorem gessisset Tum ex omnibus tribunis militum uti L Aemilius in duas legiones in Macedoniam, quos eorum velit, eligat, et ut sollemni Latinarum perfecto L Aemilius consul, Cn Octavius praetor, cui classis obtigisset, in provinciam proficiscantur Additus est his tertius L Anicius praetor, cuius inter peregrinos iurisdictio erat; eum in provinciam Illyricum circa Lychnidum Ap Claudio succedere placuit Dilectus cura C Licinio consuli inposita |
[21] Ascoltati i legati, allora L Emilio disse di presentare alla deliberazione del senato le proposte per la guerra Il senato stabilì che per le otto legioni consoli e popolo facessero un ugual numero di tribuni; ma quell'anno dispose che nessuno potesse esser fatto, senza che avesse esercitato una magistratura Poi fra tutti i tribuni militari L Emilio scelse quelli che voleva per le sue due legioni di Macedonia e, compiuto il rito delle ferie Latine il console L Emilio ed il pretore Gn Ottavio, a cui era toccato in sorte il comando della flotta, partissero alla volta della provincia Ad essi come terzo fu aggiunto il pretore L Anicio, che aveva la giurisdizione sugli stranieri: egli doveva sostituire nella provincia dell'Illirico, nei dintorni di Licnido, Ap Claudio Il compito di effettuare le leve fu assegnato al console G Licinio |
Is septem milia ciuium Romanorum et equites ducentos scribere iussus et sociis nominis Latini septem milia peditum imperare, quadringentos equites, et Cn Servilio Galliam obtinenti provinciam litteras mittere, ut sescentos equites conscriberet Hunc exercitum ad collegam primo quoque tempore mittere in Macedoniam iussus; neque in ea provincia plus quam duas legiones esse; eas repleri, ut sena milia peditum, trecenos haberent equites; ceteros pedites que in praesidiis disponi Qui eorum idonei ad militandum non essent, dimitti Decem praeterea milia peditum imperata sociis et octingenti equites Id praesidii additum Anicio praeter duas legiones, quas portare in Macedoniam est iussus, quina milia peditum et ducenos habentes, trecenos equites Et in classem quinque milia navalium socium sunt scripta |
Egli doveva arruolare settemila cittadini romani e duecento cavalieri, imporre ai socii di nome Latino settemila fanti e quattrocento cavalieri, e inviare una lettera a Gn Servilio, che aveva il comando della provincia gallica, con la richiesta di arruolare seicento cavalieri Questo esercito G Licinio doveva prima possibile inviarlo al collega in Macedonia; fu disposto che in quella provincia non fossero stanziate più di due legioni; queste dovevano essere completate negli organici in modo da disporre ciascuna di seimila fanti e trecento cavalieri; tutto il quantitativo di fanti e eccedente doveva esser distribuito fra le varie guarnigioni Quanti di essi non fossero idonei a combattere, dovevano essere posti in congedo Inoltre furono imposti agli alleati diecimila fanti e ottocento cavalieri Tale contingente fu assegnato ad Anicio in aggiunta alle due legioni, che ebbe l'ordine di trasferire in Macedonia, ciascuna forte di cinquemila e duecento fanti e trecento cavalieri Anche per la flotta furono arruolati cinquemila socii navali |
Licinius consul duabus legionibus obtinere provinciam iussus; eo addere sociorum decem milia peditum et sescentos equites [22] Senatus consultis perfectis L Aemilius consul e curia in contionem processit orationemque talem : animadvertisse videor, Quirites, maiorem mihi sortito Macedoniam provinciam gratulationem factam, quam cum aut consul sum renuntiatus, aut quo die magistratum inii, neque id ob aliam causam, quam quia bello in Macedonia, quod diu trahitur, existimastis dignum maiestate populi Romani exitum per me inponi posse Deos quoque huic favisse sorti spero eosdemque in rebus gerendis adfuturos esse Haec partim ominari, partim sperare possum; illud adfirmare pro certo audeo, me omni ope adnisurum esse, frustra vos hanc spem de me conceperitis |
Il console Licinio ebbe l'ordine di tenere il comando della provincia con due legioni; di aggiungere ad esse diecimila fanti e seicento cavalieri alleati [22] Espletata questa serie di senatoconsulti, il console L Emilio uscito dalla curia si presentò al popolo e il seguente discorso: Mi sembra di aver notato, o Ouiriti, di aver ricevuto maggiori felicitazioni dopo ottenuta dalla sorte la provincia di Macedonia, che al momento della mia proclamazione a console o il giorno della mia entrata in carica: e ciò per nessun altro motivo, se non perché voi avete giudicato che per mio mezzo si possa porre fine, conforme al prestigio del popolo Romano, alla guerra di Macedonia, che si trascina da troppo tempo Anche gli dei ho fiducia che abbiano influito sull'esito di questo sorteggio e che al tempo stesso mi assistano nel corso delle operazioni Tutto ciò in parte è frutto di miei presentimenti, in parte di mie speranze; ma questo ho l'audacia di affermare con assoluta sicurezza, che mi impegnerò con ogni mezzo abbiate riposto in me tanta fiducia invano |
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Quae ad bellum opus sunt et senatus decrevit, et, quoniam extemplo proficisci placet neque ego in mora sum, C Licinius collega, vir egregius, aeque enixe parabit ac si ipse id bellum gesturus esset Vos quae scripsero senatui ac vobis, mores credulitate vestra alatis, quorum auctor nemo extabit Nam nunc quidem, quod vulgo fieri, hoc praecipue bello, animadverti, nemo tam famae contemptor est, cuius non debilitari animus possit |
Le necessarie disposizioni per la guerra le ha prese il senato e poiché ha deciso la mia partenza immediata ed io non mi sento di frapporre indugi, il collega G Licinio, uomo di mia piena fiducia, ne curerà l'esecuzione con lo stesso impegno che se dovesse lui stesso condurre questa guerra che invierò per iscritto al senato ed a voi con la vostra credulità di alimentare voci, di cui nessuno risulterà garante Ché certo in questi ultimi tempi, e la stessa cosa ho notato verificarsi tante volte ma soprattutto durante questa guerra, nessuno c'è che, per quanto dia poco peso alle male voci correnti, non se ne senta scoraggiato |
In omnibus circulis atque etiam, si dis placet, in conviviis sunt, qui exercitus in Macedoniam ducant, ubi castra locanda sint sciant, quae loca praesidiis occupanda, quando aut quo saltu intranda Macedonia, ubi horrea ponenda, qua terra, mari subuehantur commeatus, quando cum hoste manus conserendae, quando quiesse sit melius Nec, quid faciendum sit, modo statuunt, sed, quidquid aliter, quam ipsi censuere, factum est, consulem veluti dicta die accusant Haec magna impedimenta res gerentibus neque enim omnes tam firmi et constantis animi contra adversum rumorem esse possunt, Q Fabius fuit, qui suum imperium minui per vanitatem populi maluit, quam secunda fama male rem publicam gerere |
In ogni cerchia di persone che si ritrovano insieme e purtroppo anche nelle conversazioni fra commensali, saltano fuori sempre strateghi che conducono gli eserciti in Macedonia, che sanno dove collocare gli accampamenti, quali località presidiare con guarnigioni, in che momento o per qual valico penetrare in Macedonia, dove disporre i rifornimenti di grano, per quale itinerario terrestre o marittimo trasportare le vettovaglie, quando attaccare il nemico, quando invece sia più opportuno segnare il passo Né soltanto decidono il da farsi, ma qualunque cosa sia fatta diversamente da come essi hanno pensato, pongono sotto accusa il console come se l'avessero citato in giudizio Questi gravi ostacoli all'azione: ché non tutti possono essere d'animo così saldo e imperterrito dinanzi alle critiche, fu Q Fabio , che preferì rinunziare a una parte della sua autorità di comandante a causa della leggerezza del popolo, anziché lasciarsi trascinare dal favore della gente e venir meno ai suoi doveri verso la repubblica |
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Non sum is, Quirites, qui non existumem admonendos duces esse: immo eum, qui de sua unius sententia omnia gerat, superbum iudico magis quam sapientem Quid ergo est Primum a prudentibus et proprie rei militaris peritis et usu doctis monendi imperatores sunt; deinde ab iis, qui intersunt gerendis loca, qui hostem, qui temporum opportunitatem vident, qui in eodem velut navigio participes sunt periculi Itaque si quis est, qui, quod e re publica sit, suadere se mihi in eo bello, quod gesturus sum, confidat, is ne deneget operam rei publicae et in Macedoniam mecum veniat Nave, equo, tabernaculo, viatico etiam a me iuvabitur; si quem id facere piget otium urbanum militiae laboribus praeoptat, e terra ne gubernaverit |
Non sarò io, o Quiriti, a sostenere che i comandanti di esercito debbano restar sordi ai consigli loro rivolti: anzi giudico orgoglioso piuttosto che assennato quel comandante che agisce di sua esclusiva iniziativa E allora Prima di tutto i comandanti van consigliati da gente esercitata, e specialmente esperta di guerra e che sa unire la pratica alla teoria; poi da chi prende parte alle operazioni e vede i luoghi, il nemico, l'opportunità delle circostanze e per così dire trovandosi nella stessa imbarcazione ne condivide tutti i rischi Pertanto se c'è uno che abbia fiducia di suggerirmi nella guerra, che mi accingo a condurre, qualche consiglio utile alla repubblica, non si rifiuti di dare alla repubblica il suo contributo e venga con me in Macedoniia Lo agevolerò anch'io per fargli avere una nave, un cavallo, una tenda nonché il denaro per il viaggio, ma se ad uno riesce fastidioso affrontare questi disagi e preferisce la pace della città alle fatiche del campo, non faccia il pilota da terra |
Sermonum satis ipsa praebet urbs; loquacitatem suam contineat: nos castrensibus consiliis contentos futuros esse sciat Ab hoc contione, Latinis, quae pridie kal Apriles fuerunt, in monte sacrificio rite perpetrato protinus inde et consul et praetor Cn Octavius in Macedoniam profecti sunt Traditum memoriae est maiore quam solita frequentia prosequentium consulem celebratum, ac prope certa spe ominatos esse homines, finem esse Macedonico bello maturumque reditum cum egregio triumpho consulis fore |
Abbastanza argomenti di discorso fornisce da sé la città; ad essi limiti la sua loquacità: di noi sappia che ci appagheremo soltanto di suggerimenti militari Dopo questo discorso, compiuto secondo il rito il sacrificio sul monte Albano in occasione delle ferie Latine, celebrate il giorno avanti alle calende di Aprile, direttamente di lì il console ed il pretore Gn Ottavio partirono per la Macedonia Si racconta che il console fu festeggiato da una folla di accompagnatori maggiore del solito e che per quasi sicura speranza la gente ne trasse il presagio che era vicina la fine della guerra in Macedonia e presto il console avrebbe fatto ritorno riportandone un solenne trionfo |
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[23] Dum haec in Italia geruntur, Perseus quod iam inchoatum perficere, quia inpensa pecuniae facienda erat, non inducebat in animum, ut Gentium Illyriorum regem sibi adiungeret, hoc, postquam intrasse saltum Romanos et adesse discrimen ultimum belli animadvertit, non ultra differendum ratus, cum Hippiam legatum trecenta argenti talenta pactus esset, ita ut obsides ultro citroque darentur, Pantauchum misit ex fidissimis amicis ad ea perficienda Meteone Labeatidis terrae Pantauchus regi Illyrio occurrit; ibi et iusiurandum ab rege et obsides accepit Missus et a Gentio est legatus nomine Olympio, qui iusiurandum a Perseo obsidesque exigeret Cum eodem ad pecuniam accipiendam missi sunt; et auctore Pantaucho, qui Rhodum legati cum Macedonibus irent, Parmenio et Morcus destinantur |
[23] Durante il corso di questi avvenimenti in Italia, Perseo quella sua iniziativa già avviata, ma non voluta perfezionare per il grave sborso di denaro che comportava, di associarsi Genzio, re degli Illiri, la considerava ora indilazionabile, dacché aveva saputo che i Romani avevano superato il valico per penetrare in Macedonia e si era convinto che fosse giunta la fase cruciale della guerra; e pattuiti dell'intermediario Ippia trecento talenti d'argento, con reciproco scambio di ostaggi, inviò uno dei suoi più fidati confidenti, Pantauco, a concluderla A Meteone della Labeatide Pantauco s'incontrò con il re dell'Illiria; e vi ricevette il giuramento e gli ostaggi dal re Da parte anche di Genzio era stato inviato un legato, di nome Olimpione, a richiedere il giuramento e gli ostaggi di Perseo Con lui furono mandati anche altri per prelevare il denaro; e su suggerimento di Pantauco, sono destinati Parmenione e Morco a recarsi a Rodi come legati insieme ai Macedoni |
Quibus ita mandatum, ut iureiurando obsidibusque et pecunia accepta tum demum Rhodum proficiscerentur: duorum simul regum nomine incitari Rhodios ad bellum Romanum posse Adiunctam civitatem, penes quam unam tum rei navalis gloria esset, nec terra nec mari spem relicturam Romanis Venientibus Illyriis Perseus ab Elpeo amni ex castris cum omni equitatu profectus ad Dium occurrit Ibi ea, quae convenerant, circumfuso agmine equitum facta, quos adesse foederi sanciendo cum Gentio societatis volebat rex, aliquantum eam rem ratus animorum iis adiecturam Et obsides in conspectu omnium dati acceptique; et Pellam ad thensauros regios missis, qui pecuniam acciperent, qui Rhodum irent cum Illyriis legatis Thessalonicae conscendere iussi |
Ma essi ricevettero l'esplicito ordine di partire per Rodi solo dopo la consegna di ostaggi e denaro e previo giuramento del re: dal prestigio dei due re coalizzati i Rodii potevano essere spinti alla guerra contro i Romani Lassociarsi di quel libero stato, che allora da solo monopolizzava la gloria della marineria, non avrebbe lasciato ai Romani speranza di vittoria né per terra né per mare Al sopraggiungere degli Illiri Perseo muovendo dal campo presso il fiume Elpeo con tutta la cavalleria andò incontro ad essi a Dio Qui si svolsero le formalità pattuite, alla presenza dei cavalieri disposti tutti all'intorno, che il re voleva assistessero alla conclusione del patto di alleanza con Genzio, ritenendo che l'evento servisse un po' a incoraggiarli Anche gli ostaggi furono scambiati alla presenza di tutti; e mandati a Pella coloro che dovevano prelevare dai tesori del re la somma di danaro, i legati destinati a recarsi a Rodi con quelli Illiri ebbero l'ordine d'imbarcarsi a Tessalonica |
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Ibi Metrodorus erat, qui nuper ab Rhodo venerat, auctoribusque Dinone et Polyarato, principibus ciuitatis eius, adfirmabat Rhodios paratos ad bellum esse Is princeps iunctae cum Illyriis legationis datus est [24] Eodem tempore et ad Eumenen et ad Antiochum communia mandata, quae subicere condicio rerum poterat: natura inimica inter se esse liberam civitatem et regem Singulos populum Romanum adgredi et, quod indignum sit, regum viribus reges oppugnare Attalo adiutore patrem suum oppressum; Eumene adiuvante et quadam ex parte etiam Philippo, patre suo, Antiochum oppugnatum; in se nunc et Eumenen et Prusian armatos esse Si Macedoniae regnum sublatum foret, proxumam Asiam esse, quam iam ex parte sub specie liberandi civitates suam fecerint, deinde Syriam |
Qui si trovava Metrodoro, giunto recentemente da Rodi e dietro suggerimento di Dinone e Poliarato, i più eminenti cittadini di quello stato, sosteneva che i Rodii erano pronti alla guerra Egli fu dato ad essi come capo dell'ambasceria congiunta di Macedoni e Illiri [24] Contemporaneamente, sia ad Eumene sia ad Antioco furono inviati incitamenti di ugual tenore, intonati alla situazione politica del momento: naturali nemici fra loro sono liberi stati e monarchie Ma il popolo romano le attacca una dopo l'altra e, cosa veramente obbrobriosa, assale i re con le forze di altri re Suo padre era stato sopraffatto con la collaborazione di Attalo; con l'aiuto di Eumene e in certa misura anche di suo padre Filippo era stato assalito Antioco; ora erano scesi in armi contro di lui Eumene e Prusia Se fosse stato travolto il regno di Macedonia, sarebbe stata di lì a poco la volta dell'Asia, che già in parte con il pretesto di liberarvi città avevano posto sotto il loro dominio, e poi della Siria |