Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 01 - 20, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 01 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 01 - 20
Nam alii metu recessisse eum ab hoste ferebant, quia manenti in Pieria proelio dimicandum foret, alii ignarum, belli quae in dies fortuna novaret, ut opperientibus sese rebus, emisisse de manibus ea, quae mox repeti non possent

Simul enim cessit possessione Dii, excitavit hostem, ut tunc tandem sentiret recuperanda esse, quae prius culpa amissa forent

Audita enim profectione consulis regressus Dium, quae disiecta ac vastata ab Romanis erant, reficit, pinnas moenium decussas reponit, ab omni parte muros firmat; deinde quinque milia passuum ab urbe citra ripam Elpei amnis castra ponit, amnem ipsum transitu perdifficilem pro munimento habiturus
Difatti alcuni mettevano in giro che si era ritirato per timore del nemico, perché se si fosse trattenuto nella Pieria, avrebbe dovuto combattere in battaglia campale, altri che inesperto dei mutamenti che di giorno in giorno suole apportare la vicenda della guerra e convinto che la situazione stesse lì ad aspettarlo, se la era lasciata sfuggire di mano senza la possibilità che presto si ripresentasse

Ché insieme rinunciò al possesso di Dio, incoraggiò il nemico sì da fargli intendere allora, finalmente, che bisognava recuperare il territorio perduto per esclusiva sua colpa

Informato della partenza del console, il re ritornato a Dio, ripara le distruzioni e devastazioni operate dai Romani, ricolloca sulle mura i merli abbattuti, rafforza da ogni parte le mura; poi si accampa a cinque miglia dalla città al di qua della riva del fiume Elpeo, con l'intenzione di costituirsi una difesa col fiume stesso, molto difficile a traversarsi
Fluit ex valle Olympi montis, aestate exiguus, hibernis idem incitatus pluviis et supra rupes ingentis gurgites facit et infra prorutam in mare evoluendo terram praealtas voragines cavatoque medio alveo ripas utrimque praecipitis

Hoc flumine saeptum iter hostis credens extrahere relicum tempus aestatis in animo habebat

Inter haec consul a Phila Popilium cum duobus milibus armatorum Heracleum mittit

Abest a Phila quinque milia ferme passuum, media regione inter Dium Tempeque in rupe amni inminente positum

[9] Popilius priusquam armatos muris admoveret, misit, qui magistratibus principibusque suaderent, fidem clementiamque Romanorum quam vim experiri mallent

Nihil ea consilia moverunt, quia ignes ad Elpeum ex regiis castris apparebant
Scorre giù dalla valle del monte Olimpo, povero d'acqua in estate, ma anche rapido e gonfio per le piogge invernali, e sopra le rocce forma vasti gorghi, mentre al di sotto rovesciando in mare il terriccio franato provoca buche molto profonde e scavando al centro il proprio letto dà luogo a rive scoscese da entrambe le parti

Ritenendo che la marcia del nemico fosse bloccata da questo fiume, aveva in animo di trascorrer così il residuo tempo di quell'estate

Frattanto il console da Fila invia Popilio con duemila armati alla conquista di Eraclio

Dista da Fila circa cinquemila passi ed è situato a metà strada tra Dio e Tempe, su di una roccia che sovrasta il fiume

[9] Popilio prima di avvicinare i suoi reparti alle mura inviò una delegazione per indurre magistrati e capi delle fazioni politiche a preferire di sperimentar la lealtà e la clemenza dei Romani anziché la loro forza

Ma questi consigli non fecero alcuna presa, perché eran visibili presso l'Elpeo i fuochi di guardia dell'accampamento del re
Tum terra marique--et classis adpulsa ab litore stabat--simul armis, simul operibus machinisque oppugnari coepti

Iuvenes etiam quidam Romani ludicro circensi ad usum belli verso partem humillimam muri ceperunt

Mos erat tum, nondum hac effusione inducta bestiis omnium gentium circum conplendi, varia spectaculorum conquirere genera; nam semel quadrigis, semel desultore misso vix unius horae tempus utrumque curriculum conplebat

Inter cetera sexageni ferme iuvenes, interdum plures apparatioribus ludis, armati inducebantur

Horum inductio ex parte simulacrum decurrentis exercitus erat, ex parte elegantioris [exercitus] quam militaris artis propiorque gladiatorium armorum usum
Allora per mare - anche la flotta accostata era alla sso il lido - si dette inizio all'attacco sia con assalti opere di assedio e con macchine

Anche alcuni romani volgendo uno spettacolo da circo ad uso lico conquistarono la parte più bassa delle mura

Era consuetudine allora, non essendosi ancora introdotto lo sperpero dei nostri tempi col riempire il circo di bestie d'ogni paese, escogitare spettacoli di vario tipo; difatti, dato una sola volta il via alle quadrighe e una volta ai cavallerizzi, l'una e l'altra gara di corsa si esauriva in appena un'ora di tempo

Fra le altre manifestazioni, giovani generalmente in gruppi di sessanta, a volte di più negli spettacoli di più sontuoso apparato, si presentavano armati

La loro rappresentazione consisteva parte in una riproduzione di manovre militari, parte in un esercizio più raffinato di quello in uso fra soldati e aveva maggiore affinità con la tecnica del combattimento fra gladiatori

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Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 41-42
Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 41-42

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 41-42

Cum alios decursu edidissent motus, quadrato agmine facto, scutis super capita densatis, stantibus primis, secundis summissioribus, tertiis magis et quartis, postremis etiam genu nixis, fastigatam, sicut tecta aedificiorum sunt, testudinem faciebant

Hinc quinquaginta ferme pedum spatio distantes duo armati procurrebant comminatique inter se, ab ima in summam testudinem per densata scuta cum evasissent, nunc velut propugnantes per oras extremae testudinis, nunc in media inter se concurrentes, haud secus quam stabili solo persultabant

Huic testudo similis limae parti muri admota

Cum armati superstantes subissent, propugnatoribus muri fastigio altitudinis aequabantur; depulsisque iis in urbem duorum signorum milites transcenderunt
Dopo aver formato altre figure durante la sfilata, schieratisi in quadrato, con gli scudi serrati sopra le teste, i primi ritti in piedi, un po' ripiegati i secondi, e più ancora i terzi e i quarti, gli ultimi addirittura in ginocchio, costituivano una testuggine inclinata, come gli spioventi degli edifici

Di poi, alla distanza di circa cinquanta piedi, due armati si facevano avanti di corsa e minacciandosi reciprocamente, riusciti sopra gli scudi serrati a risalire dalla parte più bassa a quella più elevata della testuggine, ora come difendendosi dal nemico al margine di essa, ora scontrandosi fra di loro nella sua parte centrale, vi scorazzavano come se fossero su stabile terreno

Una testuggine simile a questa si accostò alla parte più bassa delle mura

Fattisi sotto i sovrastanti armati, nel punto della massima altezza si venivano a trovare allo stesso livello dei difensori delle mura; e ricacciatili trapassarono nella città i soldati di due manipoli
Id tantum dissimile fuit, quod et in fronte extremi et ex lateribus soli non habebant super capita elata scuta, ne nudarent corpora, sed proiecta pugnantium more

Ita nec ipsos tela ex muro missa subeuntis laeserunt et testudini iniecta imbris in modum lubrico fastigio innoxia ad imum labebantur

Et consul capto iam Heracleo castra eo promovit, tamquam Dium atque inde summoto rege in Pieriam etiam progressurus

Sed hiberna iam praeparans vias commeatibus subvehundis ex Thessalia muniri iubet et eligi horreis opportuna loca tectaque aedificari, ubi deversari portantes commeatus possent

[10] Perseus tandem pavore eo, quo attonitus fuerat, recepto animo malle imperiis suis non obtemperatum esse, cum trepidans gazam in mare deici Pellae, Thessalonicae navalia iusserat incendi
C'era solo questa differenza, che i più esterni e di fronte e di lato erano i soli a non tenere alti sulle teste gli scudi, per non scoprire il corpo, ma li tenevano protesi in avanti come i combattenti

Così né essi, in fase di avvicinamento, furono offesi dai dardi lanciati dalle mura, e questi piombando sulla testuggine come una pioggia; per effetto della sua inclinazione sdrucciolevole, scivolavano in basso senza far danno

Conquistata Eraclio, il console vi fece avanzare il suo quartier generale, come se fosse sua intenzione di procedere a Dio e, sloggiatone il re, anche nella Pieria

Ma ormai apprestando il campo invernale fa aprire le strade per il trasporto dei vettovagliamenti dalla Tessaglia e scegliere luoghi adatti per i depositi di granaglie e costruir ripari, dove potessero trovar ricetto i portatori dei rifornimenti

[10] Perseo, ripresosi una buona volta [dal] terrore che ne aveva paralizzato l'azione, avrebbe voluto che non si fosse data esecuzione all'ordine, impartito in un momento di debolezza, di gettare in mare il suo tesoro a Pella, e a Tessalonica di incendiar l'arsenale

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Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 01 - 15
Livio, Ab urbe condita: Libro 42; 01 - 15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 42; 01 - 15

Andronicus Thessalonicam missus traxerat tempus, id ipsum, quod accidit, paenitentiae relinquens locum

Incautior Nicias Pellae proiciendo pecuniae partem, quae fuerat Phacum; sed in re emendabili visus lapsus esse, quod per urinatores omnis ferme extracta est

Tantusque pudor regi pavoris eius fuit, ut urinatores clam interfici iusserit, deinde Andronicum quoque et Nician, ne quis tam dementis imperii conscius existeret

Inter haec C Marcius cum classe ab Heracleo Thessalonicam profectus et agrum pluribus locis expositis per litora armatis late vastavit et procurrentes ab urbe secundis aliquot proeliis trepidos intra moenia conpulit
Andronico, inviato a Tessalonica, aveva cercato di guadagnar tempo, proprio con l'intenzione di lasciare al re la possibilità di ripensarci, come di fatto avvenne

Più precipitoso fu Nicia a Pella nel far getto di una parte del denaro che era custodito [nei pressi di] Faco; ma sembrò incorso in colpa facilmente rimediabile, perché quasi tutto fu ripescato ad opera di sommozzatori

E il re provò tanta vergogna di quel suo panico, da far uccidere nascostamente i sommozzatori e poi anche Andronico e Nicia, perché non sopravvivesse più alcuno che fosse a parte di quel suo ordine pazzesco

Frattanto C Marcio partito con la flotta da Eraclio per Tessalonica e devastò il territorio facendo sbarcare in più luoghi sul litorale i suoi armati e ricacciò in preda al panico fra le mura gli abitanti che si spingevano fuori dalla città, dopo alcuni combattimenti favorevoli
Iamque ipsi urbi terribilis erat, cum dispositis omnis generis tormentis non vagi modo circa muros, temere adpropinquantes, sed etiam qui in navibus erant, saxis tormento emicantibus percutiebantur

Revocatis igitur in naves militibus omissaque Thessalonicae oppugnatione Aeniam inde petunt

Quindecim milia passuum ea urbs abest, adversus Pydnam posita, fertilis agro

Pervastatis finibus eius legentes oram Antigoneam perveniunt

Ibi egressi in terram primo et vastarunt agros passim et aliquantum praedae contulerunt ad naves

Dein palatos eos adorti Macedones, mixti pedites equitesque, fugientes effuse ad mare persecuti quingentos ferme occiderunt et non minus ceperunt
E già minacciava direttamente la città, allorché gli abitanti distribuirono in vari punti macchine da getto di ogni tipo e cosi venivan colpiti dalle pietre che ne erano scoccate non solo gruppi vaganti attorno alle mura, nello spericolato tentativo di avvicinarsi, bensì anche le truppe imbarcate

Richiamati dunque i soldati sulle navi e abbandonato l'assedio di Tessalonica, si dirigono di lì ad Enia

Città distante quindicimila passi, situata di fronte a Pidna, di fertile territorio

Dopo averlo devastato, costeggiando arrivano ad Antigonia

Qui sbarcarono e in un primo tempo saccheggiarono qua e là la regione e portarono a bordo un po' di preda

Ma poi i Macedoni, con formazioni miste di fanti e cavalieri, li assalirono approfittando che eran dispersi e dopo averli inseguiti mentre fuggivano disordinatamente in direzione del mare, ne uccisero circa cinquecento e ne fecero prigionieri non meno

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Livio, Ab urbe condita: Libro 10, 01-15
Livio, Ab urbe condita: Libro 10, 01-15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 10, 01-15

Nec aliud quam ultima necessitas, cum recipere se tuto ad naves prohiberentur, animos militum Romanorum simul desperatione alia salutis simul indignitate inritavit

Redintegrata in litore pugna est; adiuvere, qui in navibus erant

Ibi Macedonum ducenti ferme caesi, par numerus captus

Ab Antigonea classis profecta ad agrum Pallenensem escensionem ad populandum fecit

Finium is ager Cassandrensium erat, longe fertilissimus omnis orae, quam praetervecti fuerant

Ibi Eumenes rex viginti tectis navibus ab Elaea profectus obvius fuit et quinque missae a Prusia rege tectae naves

[11] Hac virium accessione animus crevit praetori, ut Cassandream oppugnaret

Condita est a Cassandro rege in ipsis faucibus, quae Pallenensem agrum ceterae Macedoniae iungunt, hinc Toronaico, hinc Macedonico saepta m
E niente altro che l'estrema gravità del momento, impediti com'erano di riparare al sicuro presso le navi, eccitò gli animi dei soldati Romani per la disperazione di trovare altra via di salvezza e lo sdegno

Si ricominciò a combattere presso la costa: vennero in aiuto anche i soldati delle navi

E qui furono circa duecento i Macedoni uccisi e altrettanti i prigionieri

La flotta ripartita da Antigonia effettuò uno sbarco per saccheggiare il territorio di Pallene

Questo apparteneva alla regione di Cassandria ed era di gran lunga il più fertile di tutto il litorale che avevano costeggiato

Qui vennero incontro il re Eumene partito da Elea con venti navi da guerra ed altre cinque inviate dal re Prusia

[11] In seguito a questo accrescimento di forze il pretore prese maggior coraggio di assediare Cassandria

Fondata dal re Cassandro proprio sull'istmo che congiunge il territorio di Pallene al resto della Macedonia, da una parte è recintata dal mare toronaico, dall'altra dal mare macedonico
Eminet namque in altum lingua, in qua sita est, nec minus quam ~inaltus magnitudine Atho mons excurrit, obversa in regionem Magnesiae duobus inparibus promunturiis, quorum maiori Posideum est nomen, minori Canastraeum

Divisis partibus oppugnare adorti

Romanus ad Clitas, quas vocant, munimenta, cervis etiam obiectis, ut viam intercluderet, a Macedonico ad Toronaicum mare perducit

Ab altera parte euripus est; inde Eumenes oppugnabat

Romanis in fossa conplenda, quam nuper obiecerat Perseus, plurimum erat laboris

Ibi quaerenti praetori, quia nusquam cumuli apparebant, quo regesta e fossa terra foret, monstrati sunt fornices: non ad eandem crassitudinem, qua veterem murum, sed simplici laterum ordine structos esse

Consilium igitur cepit transfosso pariete iter in urbem patefacere
Ché si prolunga verso l'alto mare la lingua di terra, dov'è situata, né vi si protende per minore profondità del monte Ato, volgendosi in direzione della Magnesia con due promontori di disuguale ampiezza, il maggiore dei quali si chiama Posideo, il minore Canastreo

Distribuitisi gli obiettivi tentarono di assalirla

I Romani, nei pressi della cosiddetta Clite, tirano su difese, con ostruzione anche di cavalli di frisia, dal golfo macedonico a quello toronaico, per interdirne l'accesso

Dall'altra parte c'è un canale e di lì la cingeva d'assedio Eumene

I Romani duravano gran fatica a riempire la fossa, che Perseo da poco aveva scavato a difesa

E lì sul posto chiedendo il pretore, poiché da nessuna parte apparivano mucchi di terra, dove mai fosse stato trasportato il materiale di scavo, gli furono additate costruzioni a volta, erette: non già con lo stesso spessore delle mura più antiche, ma con una sola fila di mattoni

Maturò dunque il proposito di traforare questa parete sottile per aprirsi il varco nella città

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 50 - 51

Fallere autem ita se posse, si muros a parte alia scalis adortus tumultu iniecto in custodiam eius loci propugnatores urbis avertisset

Erant in praesidio Cassandreae praeter non contemnendam iuventutem oppidanorum octingenti Agrianes et duo milia Penestarum Illyriorum, a Pleurato inde missi, bellicosum utrumque genus

His tuentibus muros, cum subire Romani summa vi niterentur, momento temporis parietes fornicum perfossi urbem patefecerunt

Quod si, qui inrumperent, armati fuissent, extemplo cepissent

Hoc ubi perfectum esse opus militibus nuntiatum est, clamorem alacres gaudio repente tollunt, alii parte alia in urbem inrupturi

[12] Hostis primum admiratio cepit, quidnam sibi repentinus clamor vellet
Ma poteva passare inosservato solo alla condizione di assalire con scale le mura da un'altra parte e, provocandovi scompiglio, distrarvi i difensori della città, a protezione del settore minacciato delle mura

Erano di guarnigione a Cassandria oltre a un non disprezzabile nucleo di giovani indigeni, ottocento Agriani e duemila Illiri della tribù dei Penesti, di là inviati da Pleurato, popolazioni entrambe bellicose

Costoro si trovavano a difender le mura, mentre i Romani con estrema energia si sforzavano di assaltarle, quando ad un tratto, completato il traforo delle pareti delle volte, si aprì una breccia nella città

E se ci fosse stato un reparto di armati per effettuar l'irruzione, l'avrebbero conquistata subito

Quando ai soldati giunse notizia del compimento dell'opera, all'improvviso levano un grido di gioioso entusiasmo, mentre chi da una parte, chi da un'altra si dispongono a irrompere

[12] Stupore dapprima invase il nemico non cogliendo il significato delle grida improvvise

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