Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 43; 01 - 23
Finitus ibi quoque in legiones militum numerus, peditum quina milia duceni et treceni equites Et sociis imperare praetor, cui Hispania obvenisset, iussus quattuor milia peditum et trecentos equites [13] Non sum nescius ab eadem neclegentia, quia nihil deos portendere vulgo nunc credant, neque nuntiari admodum ulla prodigia in publicum neque in annales referri Ceterum et mihi vetustas res scribenti nescio quo pacto anticus fit animus, et quaedam religio tenet, quae illi prudentissimi viri publice suscipienda censuerint, ea pro indignis habere, quae in meos annales referam Anagnia duo prodigia eo anno sunt nuntiata, facem in caelo conspectam et bovem feminam locutam; [eam] publice ali Menturnis quoque per eos dies caeli ardentis species affulserat Reate imbri lapidavit |
Anche per le legioni di stanza là fu determinato il numero dei soldati nella cifra di cinquemiladuecento fanti e trecento cavalieri per ciascuna Anche agli alleati il pretore che avesse avuto in sorte la Spagna doveva imporre quattromila fanti e trecento cavalieri [13] Non sono ignaro che per effetto di quella stessa indifferenza, per la quale ora comunemente si crede che gli dei non diano presagi coi loro portenti, né più alcun prodigio vien rivelato in pubblico, [né] registrato nelle cronache Quanto a me, intento a scriver la storia dei tempi antichi, non so come e antico mi si fa l'animo e un certo scrupolo religioso mi trattiene dal giudicare [in]degni di esser riportati nei miei annali quei prodigi che i saggi uomini del passato nell'interesse stesso dello stato ritennero di accettare per veri Da Anagni furono annunziati in quell'anno due prodigi, fu vista in cielo una fiaccola e una vacca parlò: [questa] già veniva nutrita a spese della comunità Anche a Minturno in quei giorni era apparsa la vista del cielo infiammato A Rieti venne giù una pioggia di pietre |
Cumis in arce Apollo triduum ac tris noctes lacrimavit In urbe Romana duo aeditui nuntiarunt, alter in aede Fortunae anguem iubatum a conpluribus visum esse, alter in aede Primigeniae Fortunae, quae in Colle est, duo diversa prodigia, palmam in area enatam et sanguine interdiu pluvisse Duo non suscepta prodigia sunt, alterum, quod in privato loco factum esset,palmam enatam [in] inpluvio suo T Marcius Figulus nuntiabat , alterum, quod in loco peregrino: Fregellis in domo L Atrei hasta, quam filio militi emerat, interdiu plus duas horas arsisse, ita ut nihil eius ambureret ignis, dicebatur |
A Cuma, nel tempio posto in cima alla città, Apollo versò lacrime tre giorni e tre notti Nella città di Roma due guardiani dei templi riferirono, l'uno che nel tempio della Fortuna da parecchie persone fu visto un serpente crinito, l'altro che nel tempio della Fortuna Primigenia, il quale si erge sul colle Quirinale, si verificarono due diversi prodigi, la nascita di una palma nello spiazzo antistante e una pioggia di sangue in pieno giorno Due prodigi non furono riconosciuti, perché l'uno avvenuto in luogo privato - T Marcio Figulo riferiva di una palma spuntata fuori tra le pietre del suo impluvio - e l'altro in territorio forestiero: a Fregelle nella casa di L Atreo si diceva che un'asta, comperata per il figlio già soldato, era arsa nella piena luce del giorno per più di due ore, senza che tuttavia il fuoco ne lambisse alcuna parte |
Publicorum prodigiorum causa libri a decemviris aditi: quadraginta maioribus hostiis quibus diis consules sacrificarent ediderunt, et uti supplicatio fieret cunctique magistratus circa omnia pulvinaria victumis maioribus sacrificarent populusque coronatus esset Omnia, uti decemviri praeierunt, facta [14] Censoribus deinde creandis comitia edicta sunt Petierunt censuram principes civitatis, C Valerius Laevinus, L Postumius Albinus, P Mucius Scaevola, M Iunius Brutus, C Claudius Pulcher, Ti Sempronius Gracchus Hos duos censores creavit populus Romanus Cum dilectus habendi maior quam alias propter Macedonicum bellum cura esset, consules plebem apud senatum accusabant, quod [et] iuniores non responderent |
In vista di questi prodigi avvenuti nel territorio dello stato i decemviri consultarono i libri: e resero noto che i consoli dovevano fare sacrifici di quaranta vittime maggiori agli dei e a quali di essi, che si celebrasse una supplicazione e che tutti i magistrati insieme offrissero sacrifici di vittime maggiori in tutti i templi e che il popolo portasse corone di alloro Tutte queste disposizioni furono eseguite nel modo prescritto dai decemviri [14] Poi furono indetti i comizi per la creazione dei censori Si presentarono candidati alla censura i cittadini più autorevoli, G Valerio Levino, L Postumio Albino, P Muzio Scevola, M Giunio Bruto, G Claudio Pulcro, Ti Sempronio Gracco Questi due ultimi creò censori il popolo romano A causa della guerra macedonica dandosi più pensiero che altre volte di fare le leve, i consoli accusavano in senato la plebe che i giovani non si presentavano alla chiamata |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 10 - 12
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 10 - 12
Adversus quos C Sulpicius et M Claudius praetores plebis causam egerunt: non consulibus, sed ambitiosis consulibus dilectum difficilem esse; neminem invitum militem ab iis fieri Id ut ita esse scirent et patres conscripti, praetores se, quibus vis imperii minor et auctoritas esset, dilectum, si ita senatui videretur, perfecturos esse Id praetoribus magna patrum [approbatione], non sine suggillatione consulum mandatum est |
Contro di essi i pretori G Sulpicio e M Claudio sostennero la causa della plebe: non ai consoli, ma ai consoli che non procedevano con imparzialità riuscivan difficili le operazioni di leva; da tali non veniva arruolato alcun soldato, che cercasse di sottrarsi al servizio Perché anche i padri coscritti si convincessero che le cose stavano proprio così, i pretori si dissero pronti ad espletare le leve, quantunque fossero dotati di minore potere e autorità, se il senato lo permetteva E questo incarico fu demandato ai pretori [col consenso generale] dei padri e non senza insulto dei consoli |
Censores, ut eam rem adiuvarent, ita in contione edixerunt: legem censui censendo dicturos esse, ut praeter commune omnium civium ius iurandum haec adiurarent: tu minor annis sex et quadraginta es tuque ex edicto C Claudi Ti Semproni censorum ad dilectum prodisti et, quotienscumque dilectus erit, quoad hi censores magistratum habebunt, si miles factus non eris, in dilectum prodibis item, quia fama erat multos ex Macedonicis legionibus incertis commeatibus per ambitionem imperatorum ab exercitu abesse, edixerunt de militibus P Aelio [C Popilio] consulibus postue eos consules in Macedoniam scriptis, ut, qui eorum in Italia essent, intra dies triginta, censi prius apud sese, in provinciam redirent; qui in patris aut aui potestate essent, eorum nomina ad se ederentur |
I censori per favorire le operazioni, nell'assemblea proclamarono questo editto: essi avrebbero fissato la formula secondo cui fare il censo, per effetto della quale al consueto giuramento di tutti i cittadini si doveva far questa aggiunta: tu sei d'età inferiore a quarantasei anni e in base all'editto dei censori G Claudio e Ti Sempronio ti sei presentato alla leva e ogni volta che si procederà ad operazioni di leva, fintantoché saranno in carica i sunnominati censori, nel caso che non sia già in servizio, prometti di presentarti parimenti poiché era pubblica voce che molti soldati delle legioni di Macedonia, per licenze concesse senza valido motivo da comandanti troppo compiacenti, si trovavano assenti dai reparti, riguardo ai soldati arruolati per la Macedonia a partire dal consolato di [C Popilio] in poi decretarono che quanti di essi si trovassero in Italia, entro trenta giorni, previa denuncia del proprio censo dinanzi a loro, facessero ritorno nella provincia; quelli che fossero ancora sottoposti alla potestà del padre o dell'avo, gli dichiarassero il nome di questi |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 56 - 59
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Missorum quoque causas sese cognituros esse; et quorum ante emerita stipendia gratiosa missio sibi visa esset, eos milites fieri iussuros Hoc edicto litterisque censorum per fora et conciliabula dimissis tanta multitudo iuniorum Romam convenit, ut gravis urbi turba insolita esset [15] Praeter dilectum eorum, quos in supplementum mitti oportebat, quattuor a C Sulpicio praetore scriptae legiones sunt, intraque undecim dies dilectus est perfectus Consules deinde sortiti provincias sunt Nam praetores propter iurisdictionem maturius sortiti erant Urbana C Sulpicio, peregrina C Decimio obtigerat; Hispaniam M Claudius Marcellus, Siciliam Ser Cornelius Lentulus, Sardiniam P Fonteius Capito, classem C Marcius Figulus erat sortitus |
Avrebbero anche svolto inchieste sui motivi dei collocamenti in congedo; e quelli, il cui congedo risultasse ottenuto per favore, prima del compiuto periodo di servizio, li avrebbero fatti richiamare alle armi In base a questo editto e alle lettere dei censori inviate in giro per i mercati e altri luoghi di pubblica riunione, così gran numero di giovani convenne a Roma, da subirne molestia la città per così insolito affollamento [15] Oltre all'arruolamento di quanti dovevano inviarsi come complementi, dal pretore G Sulpicio furono arruolate quattro legioni e nello spazio di undici giorni condotte a termine le relative operazioni Poi i consoli estrassero a sorte le province Ché i pretori per le esigenze dell'amministrazione della giustizia avevano già prima proceduto al sorteggio La pretura urbana era toccata a G Sulpicio, quella dei forestieri a G Decimio; la Spagna a M Claudio Marcello, la Sicilia a Ser Cornelio Lentulo, la Sardegna a P Fonteio Capitone e la flotta a G Marcio Figulo |
Consulum Cn Servilio Italia, Q Marcio Macedonia obvenit; Latinisque actis Marcius extemplo est profectus Caepione deinde referente ad senatum, quas ex novis legionibus duas legiones secum in Galliam duceret, decrevere patres, ut C Sulpicius M Claudius praetores ex iis, quas scripsissent, legionibus, quas videretur, consuli darent Indigne patiens praetorum arbitrio consulem subiectum, dimisso senatu ad tribunal praetorum stans postulavit, ex senatus consulto destinarent sibi duas legiones Praetores consulis in eligendo arbitrium fecerunt Senatum deinde censores legerunt: M Aemilius Lepidus princeps ab tertiis iam censoribus lectus Septem de senatu eiecti sunt |
Dei consoli, a Gn Servilio toccò l'Italia, a Q Marcio la Macedonia; e celebrate le feste Latine, Marcio subito partì Rivolgendo poi Cepione domanda al senato, quali fossero le due nuove legioni che doveva condur con sé nella Gallia, i padri decisero che i pretori G Sulpicio e M Claudio dessero al console, delle legioni che avevano arruolate, quelle che volevano Mal rassegnandosi il console ad essere sottoposto al volere dei pretori, sciolta l'adunanza del senato, in piedi dinanzi al tribunale dei pretori richiese che conformemente alla deliberazione del senato gli fossero assegnate le due legioni Ma i pretori nella scelta assecondarono la volontà del console Di poi i censori procedettero alla elezione del senato: M Emilio Lepido fu scelto dai censori principe del senato per la terza volta continuativamente Sette furono i senatori rimossi dal senato |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 48 - 65
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In censu accipiendo populi milites ex Macedonico exercitu, qui quam multi abessent ab signis census docuit, in provinciam [redire] cogebant; causas stipendiis missorum cognoscebant, et cuius nondum iusta missio visa esset, ita iusiurandum adigebant: ex tui animi sententia, tu ex edicto C Claudi Ti Semproni censorum in provinciam Macedoniam redibis, quod sine dolo malo facere poteris [16] In equitibus recensendis tristis admodum eorum atque aspera censura fuit: multis equos ademerunt In ea re cum equestrem ordinem offendissent, flammam invidiae adiecere edicto, quo edixerunt, ne quis eorum, qui Q Fulvio A Postumio censoribus publica vectigalia aut ultro tributa conduxissent, ad hastam suam accederet sociusve aut adfinis eius conductionis esset |
Nel ricevere le denunce del censo dei singoli cittadini, costringevano [a ritornare] nella provincia i soldati appartenenti all'esercito di stanza in Macedonia, il cui gran numero di assenti dai reparti indicò il censimento; e istruivano inchieste [sugli] anni di servizio dei congedati e se di uno non ancora risultava maturato il diritto al congedo, lo costringevano a prestar giuramento con questa formula: in fede tua, in base all'editto dei censori G Claudio e Ti Sempronio, ti impegni a ritornare nella provincia di Macedonia e a far questo senza ricorrere a sotterfugi [16] Nella ricognizione delle liste dei cavalieri l'attività dei censori si esercitò assai dura e spietata: a molti tolsero i cavalli Con questa azione avevano stuzzicato la suscettibilità dell'ordine equestre, ma alimentarono la fiamma dell'odio con l'editto che emanarono, in base al quale nessuno di quelli che sotto la censura di Q Fulvio ed A Postumio avessero preso l'appalto delle imposte o delle opere pubbliche, si presentasse all'incanto da essi indetto o nell'appalto figurasse in qualità di socio o compartecipe |
Saepe id querendo veteres publicani cum impetrare nequissent ab senatu, ut modum potestati censoriae inponerent, tandem tribunum plebis P Rutilium, ex rei privatae contentione iratum censoribus, patronum causae nancti sunt Clientem [eius] libertinum parietem in Sacra via adversus aedes publicas demoliri iusserant, quod publico inaedificatus esset Appellati a privato tribuni Cum praeter Rutilium nemo intercederet, censores ad pignera capienda miserunt multamque pro contione privato dixerunt |
I vecchi appaltatori spesso rammaricandosi di questo provvedimento non eran riusciti ad ottenere dal senato che si ponesse un limite al potere dei censori, ma alla fine trovarono un valido difensore delle loro ragioni nel tribuno della plebe P Rutilio, infuriato contro i censori per via d'una contesa privata Avevano ordinato ad un [suo] cliente, di condizione liberto, di abbattere una parete che dava sulla via Sacra di fronte a pubblici edifici, in quanto costruita su suolo demaniale Ai tribuni si appellò quel cittadino E poiché nessuno di essi oppose il suo veto, ad eccezione di Rutilio, i censori mandarono [dall'accusato] a prender pegni e gli inflissero una multa dinanzi all'assemblea popolare |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 11-20
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 22; 11-20
Hinc contentione orta cum veteres publicani se ad tribunum contulissent, rogatio repente sub unius tribuni nomine promulgatur, quae publica vectigalia [aut] ultro tributa C Claudius et Ti Sempronius locassent, ea rata locatio ne esset: ab integro locarentur, et ut omnibus redimendi et conducendi promiscue ius esset Diem ad [eius] rogationem concilio tribunus plebis dixit Qui postquam venit ut censores ad dissuadendum processerunt, Graccho dicente silentium fuit; [cum] Claudio obstreperetur, audientiam facere praeconem iussit Eo facto avocatam a se contionem tribunus questus et in ordinem se coactum ex Capitolio, ubi erat concilium, abit Postero die ingentis tumultus ciere |
Donde sorta una grave contesa i vecchi appaltatori si rivolsero al tribuno, e subito sottoscritta da lui solo viene presentata una proposta di legge, per cui doveva considerarsi non valido il contratto di appalto per le imposte [o] per le opere pubbliche, che G Claudio e Ti Sempronio avevano stipulato: si appaltassero nuovamente e tutti senza distinzione avessero il diritto di prender al più alto prezzo in appalto le imposte e di accollarsi l'esecuzione dei lavori al più basso Il tribuno della plebe fissò il giorno all'adunanza del popolo per l'approvazione di quella [proposta] E quando esso giunse, come i censori si levarono a parlare contro la legge, mentre Gracco pronunciava il suo discorso, ci fu silenzio; ma [poiché] alle parole di Claudio si rumoreggiava, il censore dette ordine al banditore di far prestare ascolto Per questo intervento il tribuno protestando che gli era stata tolta la direzione dell'assemblea e umiliato il potere del suo rango, uscì dal Campidoglio, dove si teneva la riunione Il giorno dopo eccolo provocare grave scompiglio |