Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 36 - 40, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 36 - 40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 36 - 40
Egregie legiones, nec segnius duae alae pugnabant: externa auxilia ab simili armatura, meliore aliquantum militum genere urgebantur, nec locum tueri poterant

Celtiberi ubi ordinata acie et signis collatis se non esse pares legionibus senserunt, cuneo impressionem fecerunt, quo tantum valent genere pugnae, ut quamcumque [in] partem perculere impetu suo, sustineri nequeant

Tunc quoque turbatae legiones sunt, prope interrupta acies

Quam trepidationem ubi Flaccus conspexit, equo advehitur ad legionarios equites, et 'ni quid auxilii in vobis est, actum iam de hoc exercitu erit

' Cum undique acclamassent, quin ederet, quid fieri vellet: non segniter imperium exsecuturos; 'duplicate turmas' inquit, 'duarum legionum equites, et permittite equos in cuneum hostium, quo nostros urgent
Magnificamente si battevano le legioni e non con meno ardore le due ali; ma i rinforzi stranieri erano premutì da uomini armati come loro, e alquanto migliori come soldati, e non erano in grado di conservare le posizioni

I Celtiberi, quando, ordinato il loro schieramento e venuti alle prese, si accorsero di essere inferiori alle legioni, esercitarono la loro pressione con una formazione a cuneo, una tattica che è il loro forte, al punto che, dove forzano le linee coi loro assalti, non si può reggere allurto

Anche quella volta le legioni furono messe in disordine e quasi rotto lo schieramento

Quando Fiacco vede questo scompiglio, corre a cavallo presso i cavalieri legionari, e: Se non si trova un aiuto in voi, è segnata la sorte di questo esercito

E quelli a gridare da ogni parte come mai non dava loro gli ordini, ché essi avrebbero obbedito senza indugio; riunite in una -gridò allora- voi della cavalleria le squadre di due legioni e sferrate i cavalli contro il cuneo nemico che preme sui nostri
Id cum maiore vi [equorum] facietis, si effrenatos in eos equos immittitis; quod saepe Romanos equites cum magna laude fecisse sua memoriae proditum est

' Dicto paruerunt detractisque frenis bis ultro citroque cum magna strage hostium, infractis omnibus hastis, transcurrerunt

Dissipato cuneo, in quo omnis spes fuerat, Celtiberi trepidare et prope omissa pugna locum fugae circumspicere

Et alarii equites postquam Romanorum equitum tam memorabile facinus videre, et ipsi virtute eorum accensi sine ullius imperio in perturbatos iam hostes equos immittunt

Tunc vero Celtiberi omnes in fugam effunduntur, et imperator Romanus aversos hostes contemplatus aedem Fortunae equestri Iouique optimo maximo ludos vovit

Caeduntur Celtiberi per totum saltum dissipati fuga
Lo farete con maggior forza se lancerete i cavalli sbrigliati contro i nemici, come tante volte, nella storia, ha fatto la cavalleria romana con grande sua gloria

Obbedirono alle sue parole, e tolti i freni ai cavalli si precipitarono da ambo i lati con grandi perdite dei nemici, spezzando tutte le proprie aste

Disperso così il cuneo, in cui era riposta ogni loro speranza, i Celtiberi furon presi dal panico e quasi senza curarsi più di combattere si guardavano attorno cercando dove fuggire

Anche i cavalieri delle due ali, vista lazione esemplare della cavalleria romana, spronati anchessi dal valore degli altri, senza aspettare ordini, sferrano i cavalli contro i nemici già scompigliati

Allora sì che i Celtiberi si abbandonano tutti a una fuga disordinata, e il generale romano, osservando i nemici che volgevano le spalle, promise in voto un tempio alla Fortuna Equestre e ludi solenni a Giove Ottimo Massimo

I Celtiberi dispersi in fuga vengon fatti a pezzi qua e là per la montagna
Decem et septem milia hostium caesa eo die traduntur, vivi capti plus tria milia septingenti, cum signis militaribus septuaginta septem, equis prope sescentis

In suis castris eo die victor exercitus mansit

Victoria non sine iactura militum fuit: quadringenti septuaginta duo milites Romani, socium ac Latini nominis mille decem et novem, cum his tria milia militum auxiliariorum perierunt

Ita victor exercitus renovata priore gloria Tarraconem est perductus

Venienti Fulvio Ti Sempronius praetor, qui biduo ante venerat, obviam processit gratulatusque est, quod rem publicam egregie gessisset

Cum summa concordia, quos dimitterent quosque retinerent milites, composuerunt

Inde Fulvius exauctoratis militibus in naves impositis Romam est profectus, Sempronius in Celtiberiam legiones duxit
La tradizione vuole che in quel giorno fossero uccisi diciassettemila nemici, presi vivi più di quattromiladuecento con settantasette insegne militari; di cavalli, quasi seicento

Per quel giorno lesercito vittorioso si trattenne nellaccampamento dei nemici

La vittoria non fu senza perdite di uomini: morirono quattrocentosettantadue soldati romani, tra alleati e latini millediciannove, e con essi tremila uomini delle forze ausiliarie

Così lesercito vittorioso, rinnovate le antiche glorie, fu condotto a Tarragona

Allarrivo di Fulvio, il pretore Ti Sempronio, giunto due giorni prima, gli andò incontro e si congratulò per il magnifico successo militare

Con pieno accordo, convennero quali soldati dovessero congedare e quali trattenere

Indi Fulvio partì per Roma imbarcando su navi i soldati congedati, mentre Sempronio condusse le sue legioni in Celtiberia

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