Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 36 - 40

Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 36 - 40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 39; 36 - 40

[36] Priusquam agerent quicquam, terror Achaeis iniectus erat et cogitatio, quam non ex aequo disceptatio futura esset, quod Areum et Alcibiadem capitis ab se concilio proximo damnatos cum legatis videbant; nec hiscere quisquam audebat

Appius ea, quae apud senatum questi erant Lacedaemonii, displicere senatui ostendit: caedem primum ad Compasium factam eorum, qui a Philopoemene ad causam dicendam evocati venissent; deinde cum in homines ita saevitum esset, ne ulla parte crudelitas eorum cessaret, muros dirutos urbis nobilissimae esse, leges vetustissimas abrogatas, inclutamque per gentes disciplinam Lycurgi sublatam

Haec cum Appius dixisset, Lycortas, et quia praetor et quia Philopoemenis, auctoris omnium quae Lacedaemone acta fuerant, factionis erat, ita respondit

'Difficilior nobis, Ap Claudi, apud vos oratio est quam Romae nuper apud senatum fuit
[36] Prima ancora di aprire una discussione, era entrato lo sgomento negli Achei al pensiero di quanto poco la controversia sarebbe stata su piede eguale, poiché vedevano legati quellAreo e quellAlcibiade che essi avevano condannato nel concilio precedente; e nessuno osava flatare

Appio dichiarò che il senato deplorava quello di cui al senato stesso gli Spartani si erano lagnati; in primo luogo leccidio a Compasio di coloro che vi si erano recati, su invito di Filopemene a venire a difendersi; poi, dopo tanto infierire contro le persone, perché la crudeltà degli Achei non si cessasse in nessun caso, si erano distrutte le mura di una città gloriosa, abrogata una vetusta legislazione, soppressa la costituzione di Licurgo famosa nel mondo

Poiché Appio ebbe tenuto questo discorso, Licorta e come stratego e come partigiano di Filopemene, il mandante di quanto si era compiuto a Sparta, così rispose

Più difficile è parlare dinanzi a voi, Ap Claudio, che non fosse poco fa dinanzi al senato
Tunc enim Lacedaemoniis accusantibus respondendum erat: nunc a vobis ipsis accusati sumus, apud quos causa est dicenda

Quam iniquitatem condicionis subimus illa spe, iudicis animo te auditurum esse, posita contentione qua paulo ante egisti

Ego certe, cum ea, quae et hic antea apud Q Caecilium et postea Romae questi sunt Lacedaemonii, a te paulo ante relata sint, non tibi sed illis me apud te respondere credam

Caedem obicitis eorum, qui a Philopoemene praetore evocati ad causam dicendam interfecti sunt

Hoc ego crimen non modo a vobis, Romani, sed ne apud vos quidem nobis obiciendum fuisse arbitror

Quid ita

Quia in uestro foedere erat, ut maritimis urbibus abstinerent Lacedaemonii
Allora infatti si doveva rispondere alle accuse degli Spartani; ora siamo accusati proprio da voi, al cui giudizio ci presentiamo

Questa ineguaglianza di condizione noi laffrontiamo nella speranza che tu ci ascolterai con la disposizione di un giudice, lasciando da parte lostilità con cui hai parlato ora

Io almeno farò conto di confutare non te, ma loro dinanzi a te, visto che poco fa non hai fatto altro che riferire le lagnanze già mosse dagli Spartani prima qui davanti a Q Cecilio e poi a Roma

Voi ci rimproverate luccisione di coloro che, chiamati a difendersi dallo stratego Filopemene, incontrarono la morte

Io questaccusa trovo che non doveva essere opposta , non dico da voi, Romani, neppure in vostra presenza

Perché

Perché nel trattato con voi era detto che gli Spartani non dovevano toccare le città della costa
Quo tempore armis captis urbes, a quibus abstinere iussi erant, nocturno impetu occupaverunt, si T Quinctius, si exercitus Romanus, sicut antea, in Peloponneso fuisset, eo nimirum capti et oppressi confugissent

Cum vos procul essetis, quo alio nisi ad nos, socios vestros, quos antea Gytheo opem ferentes, quos Lacedaemonem vobiscum simili de causa oppugnantes viderant, confugerent

Pro vobis igitur iustum piumque bellum suscepimus

Quod cum alii laudent, reprehendere ne Lacedaemonii quidem possint, dii quoque ipsi comprobaberint, qui nobis victoriam dederunt, quonam modo ea, quae belli iure acta sunt, in disceptationem veniunt

Quorum tamen maxima pars nihil pertinet ad nos
E quella volta che essi, impugnate le armi, occuparono con un assalto notturno le città che dovevano rispettare, se nel Peloponneso ci fosse stato T Quinzio, se ci fosse stato, come prima, lesercito romano, gli abitanti certo, colti disorpresa, là si sarebbero rivolti

Ma voi eravate lontano, e dove avrebbero potuto ricorrere, se non a noi che siamo i vostri alleati, e che essi già prima avevan visto portare aiuto a Gizio, che avevan visto combattere insieme con voi contro Sparta per una causa analoga

In nome vostro, dunque, abbiamo noi intrapreso una guerra giusta e santa

E quando altri loda il nostro gesto, e neppure gli Spartani hanno ragione di riprovarlo, e anche gli dèi stessi lhanno approvato dandoci la vittoria, come è che può venire in discussione quanto è avvenuto per legge di guerra

Senza dire di questo che è accaduto, gran parte non ci riguarda

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Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 01 - 04

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 01 - 04

Nostrum est, quod evocavimus ad causam dicendam eos, qui ad arma multitudinem exciverant, qui expugnaverant maritima oppida, qui diripuerant, qui caedem principum fecerant

Quod vero illi uenientes in castra interfecti sunt, vestrum est, Areu et Alcibiade, qui nunc nos, si diis placet, accusatis, non nostrum

Exsules Lacedaemoniorum, quo ex numero hi quoque duo fuerunt, et tunc nobiscum erant, et quod domicilio sibi delegerant maritima oppida, se petitos credentes, in eos, quorum opera patria extorres ne in tuto quidem exsilio posse consenescere se indignabantur, impetum fecerunt

Lacedaemonii igitur Lacedaemonios, non Achaei interfecerunt; nec iure an iniuria caesi sint, argumentari refert

[37] At enim illa certe vestra sunt, Achaei, quod leges disciplinamque vetustissimam Lycurgi sustulistis, quod muros diruistis
Opera nostra è laver chiamato a discolparsi coloro che avevano incitato il popoio alla guerra, che avevano espugnato le città della costa, che le avevano saccheggiate, che ne avevano uccisi i capi

Se poi quelli nel venire ai nostri accampamenti furono uccisi, questo va detto a voi , Areo e Alcibiade, che ora, con buona pace degli dèi, ci accusate, non a noi

I fuorusciti di Sparta, fra i quali erano anche i due qui presenti, si trovavano allora con noi e, credendosi presi di mira perché avevano scelto come residenza le città costiere, si gettarono contro coloro ai quali andava il loro risentimento perché per opera loro privati della patria si vedevano negato anche dinvecchiare in un esilio sicuro

Furono dunque Spartani che uccisero Spartani, non furono Achei; e non ci riguarda indagare se li uccisero a ragione o a torto

[37] Ma è almeno opera vostra , Achei, aver soppresso le leggi e la vetusta costituzione di Licurgo, aver demolito le mura
Quae utraque ab iisdem obici qui possunt, cum muri Lacedaemoniis non ab Lycurgo, sed paucos ante annos ad dissolvendam Lycurgi disciplinam exstructi sint

Tyranni enim nuper eos arcem et munimentum sibi, non civitati paraverunt; et si exsistat hodie ab inferis Lycurgus, gaudeat ruinis eorum, et nunc se patriam et Spartam antiquam agnoscere dicat

Non Philopoemenem exspectare nec Achaeos, sed vos ipsi Lacedaemonii, vestris manibus amoliri et diruere omnia vestigia tyrannidis debuistis

Vestrae enim illae deformes veluti notae servitutis erant, et cum sine muris per octingentos prope annos liberi, aliquando etiam principes Graeciae fuissetis, muris velut compedibus circumdatis vincti per centum annos servistis
E questi due atti come possono essere capi daccusa mossi dalle stesse persone se le mura di Sparta non furono costruite da Licurgo ma solo pochi anni fa a, per distruggere lordinamento di Licurgo

Di recente i tiranni apprestarono con quelle mura una fortezza e una difesa per sé, non per la città; e se oggi Licurgo potesse risorgere dagli inferi si rallegrerebbe a vederne le rovine e direbbe che ora, si, riconosce la sua patria, la Sparta di un tempo

Voi non avreste dovuto aspettare Filopemene, né gli Achei, ma voi stessi con le vostre mani avreste dovuto rimuovere e abbattere ogni vestigio di tirannide

Perché quello era un vostro indecoroso marchio di servitù: dopo essere stati liberi senza mura quasi otto secoli , e un tempo anche il primo popolo della Grecia, dentro quella cinta di mura come tra i ceppi voi avete servito per cento anni

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 04, 01- 03

Quod ad leges ademptas attinet, ego antiquas Lacedaemoniis leges tyrannos ademisse arbitror; nos non suas ademisse, quas non habebant, sed nostras leges dedisse; nec male consuluisse civitati, cum concilii nostri eam fecerimus et nobis miscuerimus, ut corpus unum et concilium totius Peloponnesi esset

Tunc, ut opinor, si aliis ipsi legibus viveremus, alias istis iniunxissemus, queri se iniquo iure esse et indignari possent

Scio ego, Ap Claudi, hanc orationem, qua sum adhuc usus, neque sociorum apud socios neque liberae gentis esse, sed vere servorum disceptantium apud dominos
Quanto alle leggi abolite, io trovo che i tiranni hanno tolto a Sparta lantica legislazione, mentre noi non li abbiamo privati delle loro leggi, che non avevano più, ma abbiamo donato loro le nostre, e non abbiamo reso un cattivo servizio alla città chiamandola a far parte della nostra lega e confondendola con noi, in modo che vi fosse un solo organismo e una sola lega di tutto il Peloponneso

Se noi vivessimo con certe leggi e a loro ne avessimo imposte certe altre, solo allora, io credo, potrebbero lagnarsi di essere in condizione di ineguaglianza e protestare

So bene, Ap Claudio, che il discorso che io ho tenuto finora non è quello di alleati a alleati , né di un popolo libero, ma quello di veri e propri servi che si difendono davanti ai loro padroni
Nam si non vana illa vox praeconis fuit, qua liberos esse omnium primos Achaeos iussistis, si foedus ratum est, si societas et amicitia ex aequo observatur, cur ego, quid Capua capta feceritis Romani, non quaero, vos rationem reposcitis, quid Achaei Lacedaemoniis bello victis fecerimus

Interfecti aliqui sunt, finge, a nobis: quid

Vos senatores Campanos securi non percussistis

At muros diruimus: vos non muros tantum sed urbem agrosque ademistis

Specie, inquis, aequum est foedus: re apud Achaeos precaria libertas, apud Romanos etiam imperium est

Sentio, Appi, et, si non oportet, non indignor: sed oro vos, quantumlibet intersit inter Romanos et Achaeos, modo ne in aequo hostes vestri nostrique apud vos sint ac nos socii, immo ne meliore iure sint
Perché, se non è stata vana la proclamazione dellaraldo per bocca del quale voi voleste che gli Achei, primi fra tutti, fossero dichiarati liberi, se cè un patto dichiarato valido, se lalleanza e lamicizia è osservata da pari a pari, perché io non vi chiedo che cosa avete fatto voi Romani dopo presa Capua, e voi chiedete conto di quello che abbiamo fatto noi Achei dopo aver vinto in guerra gli Spartani

Alcuni sono stati uccisi; supponiamo, da noi; e con questo

Voi non avete passato per le armi i senatori Campani

Ma, voi dite, abbiamo demolite le mura; voi non le mura soltanto, ma avete tolto loro la città e le campagne

Tu mi dirai: il nostro trattato formalmente è alla pari; in realtà agli Achei la libertà è concessa come una grazia; la sovranità resta nelle mani dci Romani

Lo so purtroppo, Ap Claudio, e, se non è il caso, non protesto; ma, qualunque differenza si voglia fare tra Achei e Romani, vi chiedo soltanto che i nemici vostri e nostri non siano per voi alla pari con noi alleati; che dico, che non siano in condizione giuridica privilegiata

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 28; 40 - 42

Nam ut in aequo essent nos fecimus, cum leges iis nostras dedimus, cum, ut Achaici concilii essent, effecimus parum est victis, quod victoribus satis est; plus postulant hostes quam socii habent

Quae iureiurando, quae monumentis litterarum in lapide insculptis in aeternam memoriam sancta atque sacrata sunt, ea cum periurio nostro tollere parant

Veremur quidem vos, Romani, et si ita vultis, etiam timemus: sed plus et veremur et timemus deos immortales

' Cum adsensu maximae partis est auditus, et locutum omnes pro maiestate magistratus censebant, ut facile appareret molliter agendo dignitatem suam tenere Romanos non posse

Tum Appius suadere se magnopere Achaeis dixit, ut, dum liceret voluntate sua facere, gratiam inirent, ne mox inviti et coacti facerent
Perché in stato di eguaglianza li abbiamo posti noi stessi quando demmo loro le nostre leggi, quando, affinchè ci fossero assemblee achee,ai vinti par poco quello che basta ai vincitori; i nemici chiedono più di quello che hanno gli alleati

I patti che sono stati sanciti e consacrati da un giuramento, sanciti e consacrati nei documenti scritti e scolpiti sulla pietra, a ricordo perenne, essi cercano di annullarli rendendo noi spergiuri

Certamente rispettiamo, o Romani, e anche, se volete, vi temiamo più rispettiamo e temiamo gli dèi immortali

Fu ascoltato con lassenso della maggioranza, e tutti giudicavano che egli avesse parlato come voleva laltezza della carica, in modo da far capire che i Romani non potevano serbare il loro prestigio con un atteggiamento irresoluto

Allora Appio disse che consigliava vivamente agli Achei di essere concilianti finché potevano farlo liberamente, per non doverlo che poi fate, costretti contro la loro volontà
Haec vox audita quidem cum omnium gemitu est, sed metum iniecit imperata recusandi

Id modo petierunt, ut Romani, quae viderentur, de Lacedaemoniis mutarent nec Achaeos religione obstringerent irrita ea, quae iureiurando sanxissent, faciendi

Damnatio tantum Arei et Alcibiadis, quae nuper facta erat, sublata est

[38] Romae principio eius anni, cum de provinciis consulum et praetorum actum est, consulibus Ligures, quia bellum nusquam alibi erat, decreti

Praetores C Decimius Flavus urbanam, P Cornelius Cethegus inter cives et peregrinos sortiti sunt, C Sempronius Blaesus Siciliam, Q Naevius Matho Sardiniam et ut idem quaereret de veneficiis, A Terentius Varro Hispaniam citeriorem, P Sempronius Longus Hispaniam ulteriorem
Questo ammonimento fu bensì ascoltato tra generali lagnanze, ma li fece riflettere prima di disobbedire

Solo chiesero che nei riguardi degli Spartani modificassero i Romani ciò che credevano senza legare gli Achei allo scrupolo di dover tendere nullo essi stessi quanto avevano sancito col giuramento

Solo per Areo e Alcibiade fu annullata la condanna che era stata pronunciata poco prima

[38] A Roma al principio di quellanno, quando si trattò di dividere le competenze tra i consoli e i pretori, ai consoli furono assegnanti i Liguri, poiché altrove non vi erano guerre

I pretori ebbero in sorte: C Decimio Flavo la pretura urbana, P Cornelio Cetego la giurisdizione fra cittadini e stranieri, C Sempronio Bleso la Sicilia, Q Nevio Matone la Sardegna, e in più i processi in materia di veneficio, A Terenzio Varrone la Spagna Citeriore, P Sempronio Longo la Spagna Ulteriore

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De iis duabus provinciis legati per id fere tempus L Iuventius Talna et T Quinctilius Varus venerunt, qui, quantum bellum iam profligatum in Hispania esset, senatu edocto postularunt simul, ut pro rebus tam prospere gestis diis immortalibus haberetur honos et ut praetoribus exercitum deportare liceret

Supplicatio in biduum decreta est: de legionibus deportandis, cum de consulum praetorumque exercitibus ageretur, rem integram referri iusserunt

Paucos post dies consulibus in Ligures binae legiones, quas Ap Claudius et M Sempronius habuerant, decretae sunt

De Hispaniensibus exercitibus magna contentio fuit inter novos praetores et amicos absentium, Calpurnii Quinctiique

Utraque causa tribunos plebis, utraque consulem habebat
Di queste ultime due provincie giunsero circa nello stesso tempo i legati L Giovenzio Talna e T Quintilio Varo, i quali, dopo aver riferito al senato quale importante guerra si fosse ormai vittoriosamente decisa in Spagna, chiesero al tempo stesso che per sì importanti successi si celebrasse una cerimonia in onore degli dèi immortali e fosse consentito ai pretori di rimpatriare lesercito

Fu ordinata una supplicazione di due giorni; per il ritiro delle legioni, trattandosi di eserciti consolari e pretorii, vollero che la questione si portasse impregiudicata in senato

Dopo pochi giorni, ai consoli furono assegnate, da condurre in Liguria, due legioni per ciascuno, che avevano avute Ap Claudio e M Sempronio

Per gli eserciti di Spagna ci fu una viva contesa tra i nuovi pretori e gli amici degli assenti Calpurnio e Quinzio

Luna e laltra tesi aveva per sostenitori dei tribuni della plebe, luna e laltra aveva dalla sua un console

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