Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 35; 46 - 51
[46] Ita dimisso concilio multitudo omnis in suas civitates dilapsa est; rex postero die cum apocletis eorum unde bellum ordiretur consultabat Optimum visum est Chalcidem, frustra ab Aetolis nuper temptatam, primum adgredi, et celeritate magis in eam rem quam magno conatu et apparatu opus esse Itaque cum mille peditibus rex qui Demetriade secuti erant profectus per Phocidem est, et alio itinere principes Aetoli iuniorum paucis evocatis ad Chaeroneam occurrerunt et decem constratis navibus secuti sunt Rex ad Salganea castris positis navibus ipse cum principibus Aetolorum Euripum traiecit; et, cum haud procul portu egressus esset, magistratus quoque Chalcidensium et principes ante portam processerunt Pauci utrimque ad conloquium congressi sunt |
[46] Così, sciolta lassemblea, la folla dei partecipanti si separò per tornare alle proprie città; il giorno successivo il re si consultò con i consiglieri etoli per decidere da dove cominciare la guerra Il partito migliore parve quello di attaccare prima di tutto Calcide, invano poco prima assediata dagli Etoli: in quellimpresa occorreva rapidità più che grandi sforzi e grande apparato di guerra Perciò il re partì attraverso la Focide con mille fanti che lo avevano seguito da Demetriade e per unaltra strada i capi etoli, chiamati pochi uomini darme, lo raggiunsero a Cheroneae lo seguirono con dieci navi coperte Il re, posto il campo vicino a Salganeo, varcò lEuripo con le navi insieme ai capi etoli; ed essendo egli sbarcato non lontano dal porto anche i magistrati e i notabili di Calcide avanzarono fuori della porta Pochi delluna e dellaltra parte vennero a colloquio |
Aetoli magnopere suadere ut salva Romanorum amicitia regem quoque adsumerent socium atque amicum; neque enim eum inferendi belli sed liberandae Graeciae causa in Europam traiecisse, et liberandae re, non verbis et simulatione, quod fecissent Romani Nihil autem utilius Graeciae civitatibus esse quam utramque complecti amicitiam; ita enim ab utriusque iniuria tutas alterius semper praesidio et fiducia fore Nam si non recepissent regem, viderent quid patiendum iis extemplo foret, cum Romanorum procul auxilium, hostis Antiochus, cui resistere suis viribus non possent, ante portas esset |
Gli Etoli facevano ogni sforzo per convincerli a prendere anche il re come amico e alleato pur mantenendo lamicizia con Roma; difatti non era passato in Europa per portarvi la guerra ma per liberare la Grecia, e per libe rarl realmente, non a parole e con la finzione come avevano fatto i Romani Non vi era nulla di più utile per le città greche che unirsi di amicizia a tutte due le parti: così infatti sarebbero state sempre ai sicuro dalle offese di entrambe grazie alla protezione e alla garanzia dellaltra Se non avesseroaccolto il re si sarebbero accorti di ciò che ben presto avrebbero dovuto subire quando, lontano laiuto dei Romani, sarebbe stato come nemico alle loro porte Antioco, al quale con le loro forze non potevano resistere |
Ad haec Micythio, unus ex principibus, mirari se dixit ad quos liberandos Antiochus relicto regno suo in Europam traiecisset; nullam enim civitatem se in Graecia nosse quae aut praesidium habeat aut stipendium Romanis pendat aut foedere iniquo adligata quas nolit leges patiatur; itaque Chalcidenses neque vindice libertatis ullo egere, cum liberi sint, neque praesidio, cum pacem eiusdem populi Romani beneficio et libertatem habeant Amicitiam regis non aspernari nec ipsorum Aetolorum Id primum eos pro amicis facturos, si insula excedant atque abeant; nam ipsis certum esse non modo non recipere moenibus sed ne societatem quidem ullam pacisci nisi ex auctoritate Romanorum |
In risposta Micizione, uno dei capi, disse che si chiedeva stupito quali popoli fosse venuto a liberare Antioco, passando in Europa dopo aver lasciato il suo regno; egli infatti non conosceva alcuna città in Grecia che avesse una guarnigione romana o ai Romani pagasse un tributo; o che costretta da un ingiusto trattato subisse leggi che non voleva;pertanto i Calcidesi non avevano bisogno di nessuno che ne riscattasse la libertà, dato che erano liberi, e neppure di una difesa, dato che proprio grazie al popolo romano godevano della pace e della libertà Non disprezzavano certo lamicizia del re e neppure quella degli Etoli Loro primo gesto di amicizia sarebbe stato quello di lasciare lisola e andarsene; essi difatti erano ben decisi non solo a non accoglierli entro le mura, ma anche a non concludere alcuna alleanza senza il consenso dei Romani |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 02 ; 11 - 24
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02 ; 11 - 24
[47] Haec renuntiata regi ad naves ubi restiterat cum essent, in praesentianeque enim iis venerat copiis ut ui agere quicquam possetreverti Demetriadem placuit Ibi, quoniam primum vanum inceptum evasisset, consultare cum Aetolis rex quid deinde fieret Placuit , Achaeos, Amynandrum regem Athamanum temptare Boeotorum gentem aversam ab Romanis iam inde a Brachylli morte et quae secuta eam fuerant censebant; Achaeorum Philopoemenem principem aemulatione gloriae in bello Laconum infestum invisumque esse Quinctio credebant Amynander uxorem Apamam, filiam Alexandri cuiusdam Megalopolitani, habebat, qui se oriundum a magno Alexandro ferens filiis duobus Philippum atque Alexandrum et filiae Apamam nomina imposuerat; quam regiis inclutam nuptiis maior e fratribus Philippus secutus in Athamaniam fuerat |
[47] Quando tale risposta venne riferita al re presso le navi, dove si era sul momento fermato, egli, dato che non era venuto con truppe tali da poter compiere qualche atto di forza, decise di tornare a Demetriade Qui, poiché il primo tentativo era fallito, il re si consultò con gli Etoli sulle mosse successive Si decise di sondare le intenzioni dei Beoti, degli Achei, di Aminandro re degli Atamani Il popolo della Beozia lo ritenevano ostile ai Romani già fin dalla morte di Brachille e dagli avvenimenti che lavevano seguita; pensavano che il capo degli Achei Filopemene, emulo della gloria di Quinzio nella guerra contro Sparta, gli fosse ostile e inviso Aminandro aveva sposato Apama, figlia di un certo Alessandro di Megalopoli, il quale, vantandosi di discendere dal grande Alessandro, aveva dato ai due figli i nomi di Filippo e di Alessandro, e alla figlia quello di Apama;costei, divenuta famosa per le nozze con un re, era stata seguita in Atamania dal fratello maggiore Filippo |
Hunc forte ingenio vanum Aetoli et Antiochus impulerant in spem Macedoniae regni, quod is vere regum stirpis esset, si Amynandrum Athamanesque Antiocho coniunxisset; et ea vanitas promissorum non apud Philippum modo sed etiam apud Amynandrum valuit [48] In Achaia legatis Antiochi Aetolorumque coram T Quinctio Aegii datum est concilium Antiochi legatus prior quam Aetoli est auditus Is, ut plerique quos opes regiae alunt, vaniloquus maria terrasque inani sonitu verborum complevit: equitum innumerabilem vim traici Hellesponto in Europam, partim loricatos, quos cataphractos vocant, partim sagittis ex equo utentes et, a quo nihil satis tecti sit, averso refugientes equo certius figentes |
Data la vanità del carattere di costui gliEtoli e Antioco gli avevano fatto sperare il regno di Macedonia, poiché veramente era di stirpe regale, se avesse fatto unire ad Antioco Aminandro e gli Atamani; tali promesse, pur così vane, ebbero effetto non solo su Filippo ma anche su Aminandro [48] In Acaia unassemblea, a Egio, diede udienza agli ambasciatori di Antioco e degli Etoli, presente Tito Quinzio Venne ascoltato linviato di Antioco prima di quelli degli Etoli Costui, millantatore come tutti coloro che vivono delle ricchezze dei re, riempì mare e terra col vuoto suono delle sue parole: una schiera innumerevole di cavalieri passava in Europa attraverso lEllesponto, in parte con la corazza, quelli chiamati catafratti, in parte arceri a cavallo che, con una tattica contro la quale non cè difesa valida, colpiscono con precisione ancora maggiore quando fuggono dopo aver voltato il cavallo |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 01 - 02
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 01 - 02
His equestribus copiis quamquam vel totius Europae exercitus in unum coacti obrui possent, adiciebat multiplices copias peditum et nominibus quoque gentium uix fando auditis terrebat, Dahas Medos Elymaeosque et Cadusios appellans; navalium vero copiarum, quas nulli portus capere in Graecia possent, dextrum cornu Sidonios et Tyrios, sinistrum Aradios et ex Pamphylia Sidetas tenere, quas gentes nullae unquam nec arte nec virtute navali aequassent Iam pecuniam, iam alios belli apparatus referre supervacaneum esse: scire ipsos abundasse semper auro regna Asiae Itaque non cum Philippo nec Hannibale rem futuram Romanis, principe altero unius civitatis, altero Macedoniae tantum regni finibus incluso, sed cum magno Asiae totius partisque Europae rege |
Benché queste forze di cavalleria potessero già annientare anche tutti gli eserciti dEuropa messi insieme, ad esse aggiungeva una fanteria ancor più numerosa e cercava di aumentare la paura con i nomi dei diversi popoli appena conosciuti per sentito dire, citando i Dahe , i Medi, gli Elimei e i Cadusii; quanto alle forze navali, che nessun porto in Grecia poteva accogliere, lala destra comprendeva i marinai di Tiro e di Sidone, quella di sinistra gli Aradii e i Sideti di Panfilia, genti che nessuno aveva mai eguagliato per abilità e coraggio marinaro Era ormai inutile ricordare il denaro impiegato e gli altri preparativi di guerra: loro stessi sapevano bene che i regni dellAsia avevano sempre oro in abbondanza Perciò i Romani non avrebbero avuto a che fare né con Filippo né con Annibale, luno capo di una sola città, laltro chiuso entro i confini della Macedonia soltanto, ma col grande re dellintera Asia e di parte dellEuropa |
Eum tamen, quamquam ab ultimis orientis terminis ad liberandam Graeciam veniat, nihil postulare ab Achaeis in quo fides eorum adversus Romanos, priores socios atque amicos, laedatur; non enim ut secum adversus eos arma capiant, sed ut neutri parti sese coniungant petere Pacem utrique parti, quod medios deceat amicos, optent: bello se non interponant Idem ferme et Aetolorum legatus Archidamus petiit ut, quae facillima et tutissima esset, quietem praestarent spectatoresque belli fortunarum alienarum eventum sine ullo discrimine rerum suarum opperirentur Provectus deinde est intemperantia linguae in maledicta nunc communiter Romanorum, nunc proprie ipsius Quincti, ingratos appellans et exprobrans non victoriam modo de Philippo virtute Aetolorum partam sed etiam salutem, ipsumque et exercitum sua opera servatos |
Egli però, pur giungendo dagli estremi confini doriente per liberare la Grecia, nulla chiedeva agli Achei che colpisse la loro lealtà verso i Romani, loro primi alleati ed amici;non chiedeva difatti che prendessero le armi insieme a lui contro i Romani, ma che non si schierassero né da una parte né dallaltra Auspicassero la pace per entrambe le parti, come conveniva ad amici comuni, e non intervenissero nella guerra Le medesime richieste o quasi fece lambasciatore degli Etoli Archidamo, che cioè si mantenessero tranquilli (il che costituiva latteggiamento più facile e sicuro) e, spettatori della guerra, ne attendessero lesito per le altrui fortune, senza alcun rischio per la propria situazione Si lasciò quindi trasportare dallintemperanza verbale a imprecazioni sia contro i Romani in generale che contro Quinzio in parti e colare, chiamandoli ingrati e rinfacciando non soltanto la vittoria su Filippo ottenuta grazie al valore degli Etoli, ma anche la salvezza, poiché Quinzio e il suo esercito erano stati salvati per opera loro |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 31-45
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 01, 31-45
Quo enim illum unquam imperatoris functum officio esse Auspicantem immolantemque et uota nuncupantem sacrificuli vatis modo in acie vidisse, cum ipse corpus suum pro eo telis hostium obiceret [49] Ad ea Quinctius coram quibus magis quam apud quos verba faceret dicere Archidamum rationem habuisse; Achaeos enim probe scire Aetolorum omnem ferociam in verbis, non in factis esse, et in conciliis magis contionibusque quam in acie apparere; itaque parui Achaeorum existimationem, quibus notos esse se scirent, fecisse: legatis regis et per eos absenti regi eum se iactasse Quod si quis antea ignorasset quae res Antiochum et Aetolos coniunxisset, ex legatorum sermone potuisse apparere: mentiendo in vicem iactandoque uires quas non haberent, inflasse vana spe atque inflatos esse |
Quale delle funzioni proprie di un comandante aveva mai compiuto In campo lo aveva visto soltanto trarre gli auspici, fare sacrifici, pronunziare voti come un sacerdote sacrificatore, mentre lui, Archidamo, lo copriva con il proprio corpo dalle armi nemiche [49] A tali affermazioni Quinzio rispose che Archidamo aveva parlato considerando davanti a chi piuttosto che presso quale popolo si trovava a parlare; gli Achei infatti sapevano bene che tutta la fierezza degli Etoli era nelle parole, non nei fatti, e che si mostrava nelle assemblee e nelle riunioni piuttosto che sul campo di battaglia; perciò gli Etoli non si erano preoccupati molto della stima degli Achei, dai quali si sapevano ben conosciuti: le vanterie di Archidamo erano rivolte agli ambasciatori del re e, attraverso di essi, al re assente Che se qualcuno avesse in precedenza ignorato che cosa avesse unito Antioco e gli Etoli, lo poteva capire dai discorsi degli ambasciatori: mentendosi reciprocamente e vantando forze che non avevano si erano vicendevolmente gonfiati di vana speranza |
'Dum hi ab se victum Philippum, sua virtute protectos Romanos et, quae modo audiebatis, narrant vos ceterasque civitates et gentes suam sectam esse secuturos, rex contra peditum equitumque nubes iactat et consternit maria classibus suis Est autem res simillima cenae Chalcidensis hospitis mei, et hominis boni et sciti convivatoris, apud quem solstitiali tempore comiter accepti cum miraremur unde illi eo tempore anni tam varia et multa venatio, homo non qua isti sunt gloriosus renidens condimentis ait varietatem illam et speciem ferinae carnis ex mansueto sue factam |
Mentre questi narrano che Filippo è stato sconfitto da loro, che i Romani sono stati protetti dal loro valore e che, come avete or ora ascoltato, voi e le altre città e popolazioni siete pronti a schierarvi dalla loro parte, il re dal canto suo raena vanto dei nugoli di fanti e di cavalieri e ricopre il mare con le sue flotte Tutto ciò assomiglia moltissimo alla cena che mi offrì un Calcidese, uomo perbene e piacevole convitato, dal quale fummo affabilmente accolti nel periodo del solstizio destate; poiché gli chiedevamo da dove si fosse procurata, in quella stagione, cacciagione così varia e abbondante, egli, che non era certo un fanfarone come costoro, rispose ridendo che quella varietà e quellapparenza di carne selvatica era dovuta ai condimenti usati per un comune maiale |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 05 - 06
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 05 - 06
' Hoc dici apte in copias regis, quae paulo ante iactatae sint, posse; varia enim genera armorum et multa nomina gentium inauditarum, Dahas et Cadusios et Elymaeos, Syros omnes esse, haud paulo mancipiorum melius propter servilia ingenia quam militum genus 'Et utinam subicere oculis vestris, Achaei, possem concursationem regis magni ab Demetriade nunc Lamiam in concilium Aetolorum, nunc Chalcidem: videretis uix duarum male plenarum legiuncularum instar in castris regis, videretis regem nunc mendicantem prope frumentum ab Aetolis quod militi admetiatur, nunc mutuas pecunias faenore in stipendium quaerentem, nunc ad portas Chalcidis stantem et mox, inde exclusum, nihil aliud quam Aulide atque Euripo spectatis in Aetoliam redeuntem Male crediderunt et Antiochus Aetolis et Aetoli regiae vanitati; quo minus vos decipi debetis sed expertae potius spectataeque Romanorum fidei credere |
Lo stesso poteva dirsi delle forze del re, delle quali ci si era poco prima vantati; difatti i diversi tipi di armi e i molti nomi di genti mai sentite, Dahe e Medi e Cadusii ed Elimei, erano tutti Siriani, una razza ben più adatta, per lindole servile, a dare schiavi che non soldati E vorrei proprio potervi mettere sotto gli occhi, o Achei, le corse del gran re da Demetriade ora a Lamia per lassemblea degli Etoli, ora a Calcide: vedreste appena lequivalente di due misere legioni nel campo del re, vedreste il re ora quasi mendicare dagli Etoli il grano da distribuire ai soldati, ora cercare denaro in prestito per pagar loro il soldo, ora starsene davanti alla porta di Calcide e poi, chiuso fuori, ritornare in Etolia dopo aver soltanto visto Aulide e lEuripo Male hanno fatto Antioco a credere agli Etoli e gli Etoli a credere alle vanterie del re |