Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 19 - 22

Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 19 - 22

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 19 - 22
[19] Inter haec legatis, qui in Africam missi erant, de Hamilcare Gallici exercitus duce responsum a Carthaginiensibus est nihil ultra se facere posse quam ut exilio eum multarent bonaque eius publicarent: perfugas et fugitivos quos inquirendo vestigare potuerint reddidisse et de ea re missuros legatos Romam qui senatui satisfacerent [19] Intanto agli ambasciatori che erano stati mandati in Africa per la questione di Amilcare che aveva comandato lesercito gallico i Cartaginesi risposero che nulla essi potevano fare più che condannano allesilio e confiscarne i beni: quanto poi ai disertori e agli schiavi fuggiaschi, quelli che avevano potuto rintracciare con le loro indagini li avevano restituiti; per questo motivo avrebbero inviato a Roma degli ambasciatori per dare soddislacenti spiegazione al senato
Ducenta milia modium tritici Romam, ducenta ad exercitum in Macedoniam miserunt Mandarono duecentomila misure di grano a Roma e duecentomila allesercito in Macedonia
Inde in Numidiam ad reges profecti legati Gli ambasciatori romani passarono poi in Numidia per incontrarvi i re locali

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Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 11-20
Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 11-20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 22; 11-20

Dona data Masinissae mandataque edita; equites mille Numidae, cum duo milia daret, accepti A Masinissa vennero consegnati i doni e riferita lambasciata; vennero accettati mille cavalieri numidi, mentre ne voleva dare duemila
Ipse in naves imponendos curavit et cum ducentis milibus modium tritici, ducentis hordei in Macedoniam misit Provvide il re stesso alle operazioni di imbarco e li inviò in Macedonia con duecentomila misure di grano e duecentomila di orzo

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Livio, Ab urbe condita: Libro 36; 26 - 30
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 26 - 30

Tertia legatio ad Verminam erat La terza ambascenia era per Vermina
Is ad primos fines regni legatis obviam progressus, ut scriberent ipsi quas vellent pacis condiciones permisit: omnem pacem bonam iustamque fore sibi cum populo Romano Questi si fece incontro agli ambasciatori fino al limite estremo del suo territorio e lasciò che mettessero per iscritto essi stessi le condizioni di pace nei termini che desiderassero: ogni forma di pace con il popolo romano sarebbe stata per lui buona e giusta

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 34; 15 - 19

Datae leges pacis iussusque ad eam confirmandam mittere legatos Romam Vennero fissate le clausole della pace e gli si comandò di inviare degli ambasciatori a Roma per concludenla
[20] Per idem tempus L Cornelius Lentulus pro consule ex Hispania rediit [20] In quello stesso lasso di tempo ritornò dalla Spagna il proconsole Lucio Cornelio Lentulo

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 36; 31 - 35

Qui cum in senatu res ab se per multos annos fortiter feliciterque gestas exposuisset postulassetque ut triumphanti sibi invehi liceret in urbem, res triumpho dignas esse censebat senatus, sed exemplum a maioribus non accepisse ut qui neque dictator neque consul neque praetor res gessisset triumpharet: pro consule illum Hispaniam provinciam, non consulem aut praetorem obtinuisse E avendo lui esposto in senato le imprese da lui compiute per molti anni con coraggio ed esito favorevole e avendo chiesto di poter entrare in città con gli onori del trionfo, il senato giudicava le sue imprese degne del trionfo, ma non esisteva nella tradizione esempio alcuno di trionfo concesso a chi avesse compiuto le sue imprese senza essere né dittatore né console né pretore: e Lentulo aveva governato la Spagna quale proconsole, non come console o pretore

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