Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 21-30

Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 21-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 24; 21-30
(21) Romani, cum bellum nequaquam contemnendum in Sicilia oreretur, morsque tyranni duces magis impigros dedisset Syracusanis quam causam aut animos mutasset, M Marcello alteri consulum eam prouinciam decernunt

secundum Hieronymi caedem primo tumultuatum in Leontinis apud milites fuerat uociferatumque ferociter parentandum regi sanguine coniuratorum esse

deinde libertatis restitutae dulce auditu nomen crebro usurpatum, spe facta ex pecunia regia largitionis militiaeque fungendae potioribus ducibus; et relata tyranni foeda scelera foedioresque libidines adeo mutauere animos ut insepultum iacere corpus paulo ante desiderati regis paterentur
21 I Romani assegnarono la provincia di Sicilia all'altro console Marcello, poiche' v'era scoppiata una guerra per nulla trascurabile e la morte del tiranno piu' che far mutare i sentimenti dei Siracusani e far loro abbandonare il partito cartaginese aveva dato ad essi capi piu' energici

In seguito all'assassinio di Geronimo, vi era stata dapprima a Leontini una sollevazione fra i soldati, che andavano fieramente gridando che si doveva vendicare la morte del re col sangue dei congiurati

In seguito, il nome spesso invocato della liberta' riconquistata, dolce ad udirsi, accompagnato dalla speranza di elargizioni dalla cassa del re; la speranza, inoltre, di militare sotto comandanti piu' validi ed il venire poi a conoscere i turpi delitti del tiranno e le sue piu' turpi libidini, tutte queste circostanze mutarono lo stato d'animo dei Siracusani al punto che tollerarono di lasciare a terra insepolto il corpo del re, poco prima rimpianto
cum ceteri ex coniuratis ad exercitum obtinendum remansissent, Theodotus et Sosis regiis equis quanto maximo cursu poterant, ut ignaros omnium regios opprimerent, Syracusas contendunt

ceterum praeuenerat non fama solum, qua nihil in talibus rebus est celerius, sed nuntius etiam ex regiis seruis

itaque Adranodorus et Insulam et arcem et alia quae poterat quaeque opportuna erant praesidiis firmarat

Hexapylo Theodotus ac Sosis post solis occasum iam obscura luce inuecti, cum cruentam regiam uestem atque insigne capitis ostentarent, trauecti per Tycham simul ad libertatem simul ad arma uocantes, in Achradinam conuenire iubent

multitudo pars procurrit in uias, pars in uestibulis stat, pars ex tectis fenestrisque prospectant et quid rei sit rogitant
Mentre gli altri congiurati erano rimasti per conservarsi la fedelta' dell'esercito, Teodoto e Soside sui cavalli del re il piu' velocemente possibile si diressero a Siracusa per cogliere di sorpresa coloro che, ignari di tutto, erano favorevoli al re

Tuttavia, li aveva preceduti non solo la fama, della quale in tali circostanze nulla e' piu' veloce, ma anche un messo dei servi del re

Pertanto, Adranodoro aveva fortificato con presidi, come aveva potuto, l'isola, la rocca e quegli altri punti che aveva ritenuto opportuno

Teodoto e Soside, entrati in Siracusa per l'ingresso maggiore detto) Esapilo, dopo il tramonto nella penombra del crepuscolo, mostrando la veste del re insanguinata ed il diadema di lui, passarono per il quartiere di Tica, chiamando il popolo alla liberta' e nello stesso tempo alle armi ed ordinarono ai cittadini di adunarsi nell'Acradina

Parte della folla si riversò nelle vie, parte si fermò nei vestiboli delle case, parte stette a guardare dai tetti e dalle finestre, chiedendo insistentemente di che cosa si trattava
omnia luminibus conlucent strepituque uario complentur

armati locis patentibus congregantur; inermes ex Olympii Iouis templo spolia Gallorum Illyriorumque, dono data Hieroni a populo Romano fixaque ab eo, detrahunt, precantes Iouem ut uolens propitius praebeat sacra arma pro patria, pro deum delubris, pro libertate sese armantibus

haec quoque multitudo stationibus per principes regionum urbis dispositis adiungitur

in Insula inter cetera Adranodorus praesidiis firmarat horrea publica

locus saxo quadrato saeptus atque arcis in modum emunitus capitur ab iuuentute quae praesidio eius loci attributa erat mittuntque nuntios in Achradinam horrea frumentumque in senatus potestate esse

(22) Luce prima populus omnis, armatus inermisque, in Achradinam ad curiam conuenit
Tutti i luoghi risplendevano di luminarie e riecheggiavano di vari clamori

Gli armati si raccolsero negli spazi aperti; quelli che erano senz'armi strapparono dal tempio di Giove Olimpio le spoglie dei Galli e degli Illiri che il popolo romano aveva donato a Gerone e da lui erano state appese alle pareti del tempio, pregando Giove di concedere propizio le armi sacre a coloro che le impugnavano per la patria, per i luoghi sacri agli dei e per la liberta'

Anche questa moltitudine si unì ai presidi disposti nelle piu' importanti zone della citta'

Nell'Isola, fra l'altro, Adranodoro aveva fortificato i granai pubblici

Questo luogo, circondato da pietre quadrate e difeso come una rocca, fu occupato dai giovani, che erano stati incaricati di presidiare quella posizione; essi mandarono un messo nell'Acradina ad avvertire che i granai ed il frumento erano in potere del senato

22 All'alba tutto il popolo, con o senza armi, si diede ritrovo presso la curia sull'Acradi

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Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 16 - 20
Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 16 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 16 - 20

ibi pro Concordiae ara, quae in eo sita loco erat, ex principibus unus nomine Polyaenus contionem et liberam et moderatam habuit: seruitii onus indignitatesque homines expertos aduersus notum malum inritatos esse: discordia ciuilis quas importet clades, audisse magis a patribus Syracusanos quam ipsos uidisse

arma quod impigre ceperint, laudare: magis laudaturum, si non utantur nisi ultima necessitate coacti

in praesentia legatos ad Adranodorum mitti placere qui denuntient ut in potestate senatus ac populi sit, portas Insulae aperiat, reddat praesidium

si tutelam alieni regni suum regnum uelit facere, eundem se censere multo acrius ab Adranodoro quam ab Hieronymo repeti libertatem

ab hac contione legati missi sunt
Qui dinanzi all'altare della Concordia, che era posto in quel luogo, uno dei cittadini piu' autorevoli, di nome Polieno, tenne un discorso di tono franco e moderato: Voi che avete provato che cosa siano servitu' e oltraggio, vi siete ribellati contro questi mali che vi sono noti; avete, tuttavia, o Siracusani, solo sentito parlare dai vostri maggiori, ma non avete mai visto coi vostri occhi quali disastri generi la guerra civile

Io vi lodo per aver preso le armi senza esitare; ma piu' vi loderò se di quelle armi voi non vi servirete, se non costretti da estrema necessita'

opportuno inviare subito dei messi ad Adranodoro, che gli impongano di darsi in potere del senato e del popolo: apra le porte dell'Isola e riconsegni la guarnigione

Se egli poi, col pretesto di difendere il regno di un altro, voleva assicurarsi un suo regno, io stesso ritengo giusto che voi rivendichiate la vostra liberta' contro Adranodoro, molto piu' energicamente di quanto non abbiate fatto contro Geronimo

Dopo questa adunanza si mandarono gli ambasciatori
senatus inde haberi coeptus est, quod sicut regnante Hierone manserat publicum consilium, ita post mortem eius ante eam diem nulla de re neque conuocati neque consulti fuerant

ut uentum ad Adranodorum est, ipsum quidem mouebat et ciuium consensus et cum aliae occupatae urbis partes, tum pars Insulae uel munitissima prodita atque alienata; sed euocatum eum ab legatis Damarata uxor, filia Hieronis, inflata adhuc regiis animis ac muliebri spiritu, admonet saepe usurpatae Dionysi tyranni uocis, qua pedibus tractum, non insidentem equo relinquere tyrannidem dixerit debere

facile esse momento quo quis uelit cedere possessione magnae fortunae; facere et parare eam difficile atque arduum esse
Si cominciò quindi a radunare di nuovo il senato che, mentre sotto il regno di Gerone aveva conservato la sua autorita' di pubblica assemblea, lui morto, invece, prima di quel giorno non era mai stato ne' riunito ne' consultato per nessun motivo

Come si giunse ad Adranodoro, questi fu turbato nel constatare il consenso dei cittadini e nel vedere occupati gli altri quartieri della citta' e consegnata per tradimento ai nemici quella parte dell'Isola che era la piu' fortificata; la moglie Damarata, figlia di Gerone, lo chiamò allora in disparte dagli ambasciatori; gonfia di vanita' regale e di muliebre superbia lo ammonì con il motto spesso ripetuto dal tiranno Dionisio, il quale diceva che il potere si abbandona quando si e' tirati giu' per i piedi, non quando si sta saldi a cavallo

facile rinunciare al possesso di una grande fortuna nel momento in cui uno lo vuole; difficile, invece, ed arduo costruirla e consolidarla

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Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 31 - 35

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 31 - 35

spatium sumeret ad consultandum ab legatis; eo uteretur ad arcessendos ex Leontinis milites, quibus si pecuniam regiam pollicitus esset, omnia in potestate eius futura

haec muliebria consilia Adranodorus neque tota aspernatus est neque extemplo accepit, tutiorem ad opes adfectandas ratus esse uiam, si in praesentia tempori cessisset

itaque legatos renuntiare iussit futurum se in senatus ac populi potestate

postero die luce prima patefactis Insulae portis in forum Achradinae uenit
La moglie consigliò poi Adranodoro di chiedere un po' di tempo ai messi, per potersi consultare; ne approfittasse per richiamare da Leontini i soldati; se avesse a loro promesso il denaro del re, ogni cosa sarebbe stata in suo potere

Adranodoro non disprezzò nel loro insieme i consigli della moglie, ma non li accolse subito, pensando che la via piu' sicura per raggiungere il potere era, per il momento, quella di farsi guidare dalle circostanze

Pertanto, ordinò agli ambasciatori di comunicare che egli si sarebbe rimesso all'autorita' del popolo e del senato

Il giorno dopo all'alba, aperte le porte dell'Isola, venne sulla piazza dell'Acradina
ibi in aram Concordiae, ex qua pridie Polyaenus contionatus erat, escendit orationemque eam orsus est qua primum cunctationis suae ueniam petiuit: se enim clausas habuisse portas, non separantem suas res a publicis sed strictis semel gladiis timentem qui finis caedibus esset futurus, utrum, quod satis libertati foret, contenti nece tyranni essent an quicumque aut propinquitate aut adfinitate aut aliquis ministeriis regiam contigissent alienae culpae rei trucidarentur

postquam animaduerterit eos qui liberassent patriam seruare etiam liberatam uelle atque undique consuli in medium, non dubitasse quin et corpus suum et cetera omnia, quae suae fidei tutelaeque essent, quoniam eum qui mandasset suus furor absumpsisset, patriae restitueret
Quivi giunto, salì fino all'altare della Concordia, dal quale il giorno prima Pofieno aveva parlato al popolo e cominciò il discorso chiedendo per prima cosa scusa del ritardo; poi proseguì: Io, infatti, tenni chiuse le porte non perche' volessi tenere separato il mio dal pubblico interesse, ma perche' aspettavo con ansia quale sarebbe stato l'esito delle stragi, quando si fossero impugnate le armi; se, cioe', i cittadini si sarebbero accontentati dell'assassinio del tiranno, il che sarebbe bastato alla conquista della liberta', oppure se avessero l'intenzione di trucidare, come rei di una colpa altrui, tutti coloro che, per parentela diretta o indiretta o ragioni d'ufficio, avessero avuto rapporti con la casa del re

Dopo che m'avvidi che coloro che avevano liberato lapatria volevano anche conservarla libera e che da parte di tutti si pensava al bene dello stato, io non esitai a rendere alla patria me stesso e tutto quanto era stato affidato alla mia fedelta' ed alla mia protezione, dal momento che colui che mi aveva dato quell'incarico si era perduto per la sua follia

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 04. 09-14

conuersus deinde ad interfectores tyranni ac nomine appellans Theodotum ac Sosin, facinus, inquit, memorabile fecistis; sed, mihi credite, incohata uestra gloria, nondum perfecta est periculumque ingens manet, nisi paci et concordiae consulitis, ne libera efferatur res (publica)

(23) Post hanc orationem claues portarum pecuniaeque regiae ante pedes eorum posuit

atque illo quidem die dimissi ex contione laeti circa fana omnia deum supplicauerunt cum coniugibus ac liberis; postero die comitia praetoribus creandis habita

creatus in primis Adranodorus, ceteri magna ex parte interfectores tyranni

duos etiam absentes, Sopatrum ac Dinomenen, fecerunt; qui, auditis iis quae Syracusis acta erant pecuniam regiam quae in Leontinis erat Syracusas deuectam quaestoribus ad id ipsum creatis tradiderunt
Rivoltosi poi agli uccisori del tiranno e chiamando per nome Teodoto e Soside, Adranodoro disse: Voi avete compiuto una memoranda impresa; tuttavia, credetemi, la vostra gloria e' appena cominciata, ma il suo cammino non e' ancora concluso; un grande pericolo vi sovrasta: se voi non vi preoccuperete di mantenere la pace e la concordia, lo stato pur libero e' destinato a perire

23 Dopo questo discorso Adranodoro depose le chiavi delle porte e del tesoro del re ai piedi dei senatori e del popolo

In quel giorno tutti, allontanatisi lieti dall'assemblea, si misero ad innalzare preghiere intorno ai templi degli dei, in compagnia delle mogli e dei figli; il giorno successivo si tennero i comizi per l'elezione dei pretori

Fu eletto fra i primi Adranodoro, gli altri furono scelti in gran parte fra gli uccisori del tiranno

tra questi furono eletti anche due assenti: Sopatro e Dinomene; costoro, avendo udito quello che era accaduto a Siracusa, vi fecero trasportare il tesoro del re che era a Leontini e lo consegnarono agli amministratori del pubblico erario
et ea quae in Insula erat Achradinam tralata est; murique ea pars quae ab cetera urbe nimis firmo munimento intersaepiebat Insulam consensu omnium deiecta est; ecutae et ceterae res hanc inclinationem animorum ad libertatem(que)

Hippocrates atque Epicydes audita morte tyranni, quam Hippocrates etiam nuntio interfecto celare uoluerat, deserti a militibus, quia id tutissimum ex praesentibus uidebatur, Syracusas rediere

ubi ne suspecti obuersarentur tamquam nouandi res aliquam occasionem quaerentes, praetores primum, dein per eos senatum adeunt

ab Hannibale se missos praedicant ad Hieronymum tamquam amicum ac socium paruisse imperio eius cuius imperator suus uoluerit

uelle ad Hannibalem redire
Fu anche consegnato il denaro che era nell'Isola e nell'Acradina; quella parte del muro che circondava l'Isola separandola dal resto della citta' con una linea di difesa un po' troppo difficile da superare, fu abbattuta per consenso generale; anche tutte le altre deliberazioni furono conformi a quello spirito di liberta' verso il quale tendevano gli spiriti

Ippocrate ed Epicide, quando si conobbe la notizia della morte del tiranno, che Ippocrate aveva voluto tenere nascosta fino al punto da uccidere il messo che la recava, abbandonati dai soldati, ritornarono a Siracusa, decisione che per il momento parve la piu' sicura

Qui per non destare sospetti, mostrandosi in pubblico come se cercassero un'occasione per provocare qualche rivolgimento, si rivolsero prima ai pretori, poi per mezzo loro al senato

Affermavano di essere stati mandati da Annibale a Geronimo, come ad un amico ed alleato; di aver obbedito agli ordini di lui, come il loro comandante aveva voluto

Ora desideravano ritornare da Annibale

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ceterum, cum iter tutum non sit uagantibus passim per totam Siciliam Romanis, petere ut praesidii dent aliquid quo Locros in Italiam perducantur; gratiam magnam eos parua opera apud Hannibalem inituros

facile res impetrata; abire enim duces regios cum peritos militiae, tum egentes eosdem atque audaces cupiebant; sed quod uolebant non quam maturato opus erat nauiter expediebant
D'altra parte, dato che il cammino non era sicuro, perche' qua e la' per tutta la Sicilia vagavano soldati romani, essi chiedevano che fosse loro data una scorta che li accompagnasse a Locri in Italia; assicuravano che per questo piccolo aiuto Annibale sarebbe stato molto grato

Tutto ciò fu facilmente ottenuto; infatti, i pretori desideravano che se ne andassero via quei capi militari regi che, pur essendo esperti nell'arte della guerra, tuttavia, per essere in strettezze finanziarie erano pronti a tutto; peraltro, gli ordini dei magistrati non furono eseguiti con quella sollecitudine che sarebbe stata opportuna

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