Livio, Ab urbe condita: Libro 10, 01-15, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 10, 01-15

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 10, 01-15

Ad quam inlecebram cum moueretur nemo ab Romana statione, pastorum unus progressus sub ipsas munitiones inclamat alios, cunctanter ab ruinis uici pecus propellentes, quid cessarent cum per media castra Romana tuto agere possent

Haec cum legato Caerites quidam interpretarentur et per omnes manipulos militum indignatio ingens esset nec tamen iniussu mouere auderent, iubet peritos linguae attendere animum, pastorum sermo agresti an urbano propior esset

Cum referrent sonum linguae et corporum habitum et nitorem cultiora quam pastoralia esse, 'ite igitur, dicite' inquit, 'detegant nequiquam conditas insidias: omnia scire Romanum nec magis iam dolo capi quam armis uinci posse
Poiché dalla postazione romana nessuno si lasciava attirare dall'esca, uno dei pastori arrivò fin sotto i dispositivi di difesa romani e gridando domandò ai compagni impegnati a sospingere con grande esitazione il bestiame fuori dai ruderi del villaggio che cosa avessero mai da aspettare, dato che potevano tranquillamente far passare gli animali attraverso l'accampamento romano

Alcuni soldati provenienti da Cere tradussero queste parole al luogotenente suscitando grande sdegno nei soldati di tutti i reparti, i quali però non osavano prendere alcuna iniziativa senza l'ordine del comandante; quest'ultimo ordinò allora agli interpreti di prestare attenzione se la lingua parlata da quei pastori fosse più simile a quella delle campagne o a quella di città

Quando gli venne riferito che l'inflessione della parlata, l'aspetto esteriore e la carnagione erano troppo raffinati per dei pastori, egli disse: Andate, dite pure che rivelino il tranello che hanno cercato invano di nascondere: ormai i Romani sono al corrente di tutto, e ingannarli è difficile quanto superarli con le armi
' haec ubi audita sunt et ad eos qui consederant in insidiis perlata, consurrectum repente ex latebris est et in patentem ad conspectum undique campum prolata signa

uisa legato maior acies quam quae ab suo praesidio sustineri posset; itaque propere ad dictatorem auxilia accitum mittit; interea ipse impetus hostium sustinet

[5] Nuntio allato dictator signa ferri ac sequi iubet armatos; sed celeriora prope omnia imperio erant; rapta extemplo signa armaque, et uix ab impetu et cursu tenebantur

Cum ira ab accepta nuper clade stimulabat, tum concitatior accidens clamor ab increscente certamine

urgent itaque alii alios hortanturque signiferos ut ocius eant
Quando i sedicenti pastori sentirono queste parole e le andarono a riferire agli uomini pronti all'imboscata, i nemici saltarono immediatamente fuori dai nascondigli, e avanzarono in assetto da guerra verso la pianura che si apriva alla vista nella sua estensione

L'esercito schierato diede al luogotenente l'impressione di essere troppo massiccio perché il suo presidio fosse in grado di affrontarlo; per questo mandò in fretta a chiedere aiuti al dittatore, sostenendo nel frattempo da solo l'urto dei nemici

[5] Quando il dittatore ricevette il messaggio, ordinò ai soldati di uscire dall'accampamento e di seguirlo con le armi in pugno; occorse meno tempo ad eseguire gli ordini che a impartirli; gli uomini afferrarono in un attimo armi e insegne, e non era facile impedire che partissero immediatamente di corsa

A pungolarli erano tanto la rabbia per la sconfitta subita quanto il frastuono che arrivava sempre più forte dal campo di battaglia a misura che lo scontro aumentava di intensità

Così si incitavano l'uno con l'altro, esortando gli alfieri ad accelerare l'andatura
Quo magis festinantes uidet dictator, eo impensius retentat agmen ac sensim incedere iubet

Etrusci contra, principio exciti pugnae, omnibus copiis aderant; et super alios alii nuntiant dictatori omnes legiones Etruscorum capessisse pugnam nec iam ab suis resisti posse, et ipse cernit ex superiore loco in quanto discrimine praesidium esset

Ceterum satis fretus esse etiam nunc tolerando certamini legatum nec se procul abesse periculi uindicem, quam maxime uolt fatigari hostem ut integris adoriatur viribus fessos

Quamquam lente procedunt, iam tamen ad impetum capiundum, equiti utique, modicum erat spatium
Ma il dittatore, più li vedeva impazienti, più era risoluto nell'ordinar loro di rallentare la marcia e di procedere lentamente

Dal canto loro gli Etruschi si erano gettati nella mischia impiegando sùbito tutte le loro forze; un messaggero dopo l'altro arrivavano a riferire al dittatore che tutte le legioni etrusche stavano prendendo parte alla battaglia e che il presidio romano non era più in grado di resistere; egli stesso poté vedere da un'altura in quali difficoltà si dibattessero i suoi

Confidando però nel fatto che il luogotenente fosse ancora in grado di reggere lo scontro, pur essendo già così vicino da poter accorrere in aiuto in caso di pericolo, volle che il nemico si sfiancasse il più possibile, in modo da poterlo aggredire con le truppe fresche quando ormai fosse allo stremo delle forze

Pur avanzando molto lentamente, restava ora poco spazio per lanciare la carica, specialmente per i cavalieri

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 31-40
Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 31-40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 31-40

Prima incedebant signa legionum, ne quid occultum aut repentinum hostis timeret; sed reliquerat interualla inter ordines peditum, qua satis laxo spatio equi permitti possent

Pariter sustulit clamorem acies et emissus eques libero cursu in hostem inuehitur incompositisque aduersus equestrem procellam subitum pauorem offundit

Itaque, ut prope serum auxilium iam paene circumuentis, ita uniuersa requies data est

Integri accepere pugnam nec ea ipsa longa aut anceps fuit

Fusi hostes castra repetunt inferentibusque iam signa Romanis cedunt et in ultimam castrorum partem conglobantur

Haerent fugientes in angustiis portarum; pars magna aggerem uallumque conscendit, si aut ex superiore loco tueri se aut superare aliqua et euadere posset
In testa marciavano le insegne della fanteria, per evitare che il nemico avesse a sospettare mosse a sorpresa o tranelli; ma il dittatore aveva lasciato intervalli tra le file di fanti, in modo che ci fosse spazio a sufficienza per far caricare i cavalli

Non appena si levò il grido di battaglia, i cavalieri si lanciarono a briglia sciolta contro i nemici che, impreparati a resistere all'urto imperioso della cavalleria, vennero colti da un attacco improvviso di panico

Così, anche se l'aiuto per poco non arrivava troppo tardi agli uomini che stavano per essere sopraffatti, ora poterono finalmente riposarsi per bene

Infatti subentrarono nel combattimento i soldati freschi, e lo scontro non fu più né incerto né si trascinò per le lunghe

Travolti, i nemici puntarono verso l'accampamento, e cedendo ai Romani che stavano già facendo breccia si andarono ad ammassare sul lato opposto del campo

I fuggitivi restarono intrappolati negli stretti passaggi delle porte: molti salivano sulla trincea e sul terrapieno, sperando di difendersi meglio da quella posizione elevata o di scavalcarne il perimetro in qualche punto e scappare
Forte quodam loco male densatus agger pondere superstantium in fossam procubuit atque ea, cum deos pandere uiam fugae conclamassent, plures inermes quam armati euadunt

Hoc proelio fractae iterum Etruscorum uires, et pacto annuo stipendio et duum mensum frumento permissum ab dictatore ut de pace legatos mitterent Romam

Pax negata, indutiae biennii datae

Dictator triumphans in urbem rediit

- habeo auctores sine ullo memorabili proelio pacatam ab dictatore Etruriam esse seditionibus tantum Arretinorum compositis et Cilnio genere cum plebe in gratiam reducto

- consul ex dictatura factus M Valerius
Ma per puro caso avvenne che il terrapieno, non essendosi ancora rassodato per bene, a causa del peso dei soldati che vi si trovavano al di sopra franò in un punto sbriciolandosi nel fossato sottostante: sfruttando quella breccia i nemici - più numerosi quelli disarmati che quelli armati - si precipitarono fuori urlando che gli dèi avevano voluto aprire loro una via di fuga

Quella battaglia fu la seconda occasione in cui la potenza etrusca venne sopraffatta, e il dittatore concesse agli sconfitti di mandare ambasciatori a Roma per discutere la pace, a patto che pagassero lo stipendio di un anno all'esercito e lo rifornissero di viveri per due mesi

La pace fu negata, mentre venne concessa una tregua di due anni

Il dittatore tornò a Roma in trionfo

Alcuni autori riferiscono che il dittatore riportò la pace in Etruria senza dover combattere battaglie degne di menzione, limitandosi a soffocare l'insurrezione degli Aretini grazie a una riconciliazione della plebe con la famiglia dei Cilni

Dopo la dittatura, Marco Valerio venne eletto console

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 08, Parte 02
Livio, Ab urbe condita: Libro 08, Parte 02

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 08, Parte 02

Non petentem atque adeo etiam absentem creatum tradidere quidam et per interregem ea comitia facta; id unum non ambigitur consulatum cum Apuleio Pansa gessisse

[6] M Valerio et Q Apuleio consulibus satis pacatae foris res fuere: Etruscum aduersae belli res et indutiae quietum tenebant; Samnitem multorum annorum cladibus domitum hauddum foederis noui paenitebat; Romae quoque plebem quietam exonerata[m deducta] in colonias multitudo praestabat
Secondo alcune fonti egli venne eletto pur non avendo presentato la candidatura e per di più restando assente, e a presiedere quelle elezioni fu un interré; ciò su cui tutti si trovano d'accordo, è che egli detenne il consolato insieme ad Apuleio Pansa

[6] Durante il consolato di Marco Valerio e di Quinto Apuleio la situazione all'estero si mantenne relativamente pacifica; la sconfitta patita e la tregua concordata costringevano gli Etruschi a rimanere inattivi; i Sanniti, provati dalle perdite di molti anni di guerra, per il momento non erano scontenti del nuovo trattato; e anche a Roma la partenza di una cospicua quantità di persone verso le colonie aveva reso la plebe più tranquilla liberandola di molti oneri
Tamen ne undique tranquillae res essent, certamen iniectum inter primores ciuitatis, patricios plebeiosque, ab tribunis plebis Q Et Cn Ogulniis, qui undique criminandorum patrum apud plebem occasionibus quaesitis, postquam alia frustra temptata erant, eam actionem susceperunt qua non infimam plebem accenderent sed ipsa capita plebis, consulares triumphalesque plebeios, quorum honoribus nihil praeter sacerdotia, quae nondum promiscua erant, deesset

Rogationem ergo promulgarunt ut, cum quattuor augures, quattuor pontifices ea tempestate essent placeretque augeri sacerdotum numerum, quattuor pontifices, quinque augures, de plebe omnes, adlegerentur
Eppure, per far sì che non tutto fosse calmo, i tribuni Quinto e Gneo Ogulnio aprirono una controversia tra le famiglie più in vista del patriziato e della plebe; dopo aver tentato con ogni mezzo di mettere in cattiva luce i patrizi agli occhi della plebe, i due tribuni, avendo visto fallire altri tentativi, si fecero carico di un'iniziativa rivolta non tanto alla parte più bassa della plebe, quanto piuttosto alle sue personalità egemoni, cioè quei plebei che erano stati consoli riportando trionfi, ai quali - tra le tante cariche ricoperte - mancavano ormai soltanto quelle di natura religiosa, che non erano ancora aperte alla plebe

Proposero quindi una legge in base alla quale venissero aggiunti ai quattro pontefici e ai quattro àuguri già esistenti quattro pontefici e cinque àuguri eletti all'interno della plebe

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 31 - 35
Livio, Ab urbe condita: Libro 40; 31 - 35

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 40; 31 - 35

- quemadmodum ad quattuor augurum numerum nisi morte duorum id redigi collegium potuerit, non inuenio, cum inter augures constet imparem numerum debere esse, ut tres antiquae tribus, Ramnes, Titienses, Luceres, suum quaeque augurem habeant aut, si pluribus sit opus, pari inter se numero sacerdotes multiplicent; sicut multiplicati sunt cum ad quattuor quinque adiecti nouem numerum, ut terni in singulas essent, expleuerunt

- ceterum quia de plebe adlegebantur, iuxta eam rem aegre passi patres quam cum consulatum volgari uiderent

Simulabant ad deos id magis quam ad se pertinere: ipsos uisuros ne sacra sua polluantur; id se optare tantum ne qua in rem publicam clades ueniat
Non ho trovato alcuna spiegazione al fatto che in quel periodo il collegio degli àuguri si fosse ridotto a contare su quattro membri, a meno che ne fossero deceduti due; e noto infatti che il numero degli àuguri dev'essere dispari, in maniera tale che le tre antiche tribù di Ramnensi, Tiziensi e Luceri abbiano un àugure a testa, oppure, qualora si renda necessario un numero più alto di officianti, i sacerdoti siano sempre moltiplicati in proporzioni pari, come successe quando, aggiungendone cinque ai quattro esistenti, si raggiunse il numero di nove, ovvero tre per ogni tribù

Il fatto che si avessero àuguri scelti all'interno della plebe suscitò nei patrizi un'indignazione pari a quella provata vedendo il consolato divenire accessibile alle masse

Davanti all'opinione pubblica fingevano che la cosa riguardasse più gli dèi che loro stessi: gli dèi avrebbero fatto in modo di evitare che i riti sacri subissero contaminazioni, ed essi si auguravano soltanto che non si abbattesse qualche calamità sul paese
Minus autem tetendere, adsueti iam in tali genere certaminum uinci; et cernebant adversarios non, id quod olim uix speraverint, adfectantes magnos honores sed omnia iam in quorum spem dubiam erat certatum adeptos, multiplices consulatus censurasque et triumphos

[7] Certatum tamen suadenda dissuadendaque lege inter Ap Claudium maxime ferunt et inter P Decium Murem
Tuttavia non si opposero con grande accanimento, abituati ormai ad avere la peggio in confronti politici di quel tipo; vedevano infatti che i loro avversari ormai non si limitavano soltanto più ad aspirare alle cariche di maggiore prestigio - cariche che in passato avevano sperato a stento di ottenere -, ma avevano raggiunto già tutti i traguardi per i quali la lotta era stata ben più incerta, e cioè consolati, censure e trionfi in grande quantità

[7] Tuttavia si aprì il dibattito tra i fautori e gli oppositori della legge, e in particolare fra Appio Claudio e Publio Decio Mure

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 09, 01
Livio, Ab urbe condita: Libro 09, 01

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 09, 01

Qui cum eadem ferme de iure patrum ac plebis quae pro lege Licinia quondam contraque eam dicta erant cum plebeiis consulatus rogabatur disseruissent, rettulisse dicitur Decius parentis sui speciem, qualem eum multi qui in contione erant uiderant, incinctum Gabino cultu super telum stantem, quo se habitu pro populo ac legionibus Romanis deuouisset: tum P Decium consulem purum piumque deis immortalibus uisum aeque ac si T Manlius collega eius deuoueretur; eundem P Decium qui sacra publica populi Romani faceret legi rite non potuisse

id esse periculum ne suas preces minus audirent di quam Ap Claudi

castius eum sacra priuata facere et religiosius deos colere quam se
Dopo essersi confrontati discutendo sui diritti del patriziato e della plebe, e ricorrendo più o meno agli stessi argomenti usati ai tempi della legge Licinia, proprio nel momento in cui veniva chiesta l'ammissione della plebe al consolato, pare che Decio abbia rievocato la figura del padre, quale molti dei presenti avevano avuto modo di vedere in carne e ossa, quando aveva offerto in voto la propria vita per il popolo e per l'esercito romano, con i piedi sulla lancia e indosso la toga portata alla maniera di Gabi; diceva che in quel momento il console Publio Decio era parso pio e puro agli dèi immortali, allo stesso modo in cui sarebbe apparso il suo collega Tito Manlio nel caso in cui si fosse lui offerto in voto; forse che quello stesso Publio Decio non avrebbe potuto essere regolarmente scelto per celebrare i riti sacri del popolo romano

C'era forse il rischio che gli dèi non ascoltassero le sue preghiere come quelle di Appio Claudio

Forse Appio era più devoto nella pratica dei culti privata e onorava gli dèi in maniera più conforme al rito di quanto non facesse lui

Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 21 - 25
Livio, Ab urbe condita: Libro 38; 21 - 25

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 38; 21 - 25

Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 11-20
Livio, Ab urbe condita: Libro 24; 11-20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 24; 11-20

Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 11 - 13
Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 11 - 13

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 28; 11 - 13

Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 04- 08
Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 04- 08

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 04, 04- 08

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 01-10

Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 15 - 30

Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 16-30

Livio, Ab urbe condita: Libro 01, 01-15

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 11-20

Livio, Ab urbe condita: Libro 34; 01 - 04