Livio, Ab urbe condita: Libro 07, 07-11

Livio, Ab urbe condita: Libro 07, 07-11

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 07, 07-11

Priusquam dictator legionesque nouae in Hernicos venirent, ductu C Sulpici legati res per occasionem gesta egregie est

In Hernicos morte consulis contemptim ad castra Romana cum haud dubia expugnandi spe succedentes, hortante legato et plenis irae atque indignitatis militum animis eruptio est facta

Multum ab spe adeundi valli res Hernicis afuit; adeo turbatis inde ordinibus abscessere

Dictatoris deinde aduentu novus ueteri exercitus iungitur et copiae duplicantur; et pro contione dictator laudibus legati militumque, quorum virtute castra defensa erant, simul audientibus laudes meritas tollit animos, simul ceteros ad aemulandas virtutes acuit
Prima che il dittatore e le nuove legioni arruolate arrivassero nel territorio degli Ernici, il luogotenente Gaio Sulpicio, approfittando di un'occasione favorevole, aveva ottenuto brillanti risultati nella campagna

Gli Ernici, resi tracotanti dalla morte del console, si avvicinavano all'accampamento romano convinti di poterlo espugnare Ma le esortazioni del luogotenente e gli animi dei soldati pieni di rabbia e di vergogna resero possibile una sortita

E gli Ernici, che avevano sperato di avvicinarsi alla trincea, dovettero invece ritirarsi nello scompiglio generale

Poi, con l'arrivo del dittatore, il nuovo esercito venne ad aggiungersi a qvello vecchio e il numero degli effettivi raddoppiò Il dittatore, parlando alle truppe in adunata, elogiò il luogotenente e i soldati il cui valore era stato un sicuro baluardo per l'accampamento Così Appio riuscì nello stesso tempo a risollevare quanti si sentivano rivolgere quei meritati elogi, e a stimolare i nuovi arrivati a emularne l'eroismo
Neque segnius ad hostes bellum apparatur, qui et parti ante decoris memores neque ignari auctarum virium hostis suas quoque vires augent

Omne Hernicum nomen, omnis militaris aetas excitur; quadringenariae octo cohortes, lecta robora virorum, scribuntur

Hunc eximium florem iuventutis, eo etiam quod ut duplex acciperent stipendium decreverant, spei animorumque impleuere; immunes quoque operum militarium erant, ut in unum pugnae laborem reservati plus sibi quam pro virili parte adnitendum scirent; extra ordinem etiam in acie locati quo conspectior virtus esset

Duum milium planities castra Romana ab Hernicis dirimebat; ibi pari ferme utrimque spatio in medio pugnatum est

Primo stetit ambigua spe pugna nequiquam saepe conatis equitibus Romanis impetu turbare hostium aciem
I nemici, da parte loro, si preparavano alla guerra con non minore scrupolo: memori com'erano della gloria conquistata in precedenza, ma consapevoli del fatto che le truppe nemiche erano state rinforzate, aumentarono anche i propri contingenti

Tutte le genti erniche, tutti coloro che erano in età militare vennero convocati e furono così arruolate otto coorti, ciascuna delle quali formata da 400 uomini selezionati

Colmarono di speranze e di vigore queste truppe scelte decretando che fosse loro concesso il doppio dello stipendio I soldati erano addirittura esentati dai lavori di natura militare in modo che, essendo destinati al solo sforzo della battaglia, fossero consapevoli di dover chiedere a se stessi un impegno superiore a qvello di un uomo comune

Come ultimo privilegio venne loro assegnato un posto al di fuori dello schieramento, in maniera tale che il loro valore fosse ancora più in evidenza

Gli accampamenti di Romani ed Ernici erano separati da una pianura lunga due miglia La battaglia fu combattuta in mezzo a qvella pianura, in un punto più o meno equidistante dai due accampamenti
Postquam eqvestris pugna effectu quam conatibus uanior erat, consulto prius dictatore equites, permissu deinde eius relictis equis, clamore ingenti prouolant ante signa et novam integrant pugnam; neque sustineri poterant, ni extraordinariae cohortes pari corporum animorumque robore se obiecissent

[8] Tunc inter primores duorum populorum res geritur; quidquid hinc aut illinc communis Mars belli aufert, multiplex quam pro numero damnum est

Volgus aliud armatorum, velut delegata primoribus pugna, eventum suum in virtute aliena ponit
Sulle prime l'esito della battaglia rimase incerto e a poco valsero i ripetuti tentativi fatti dalla cavalleria romana di rompere la linea nemica Quando i cavalieri si resero conto che la battaglia eqvestre, nonostante i loro sforzi, non dava risultati, consultarono prima il dittatore e poi, ricevuta da lui l'autorizzazione, lasciarono i cavalli e si buttarono con grande clamore al di là delle insegne, portando nuovo slancio alla battaglia Il loro attacco sarebbe risultato incontenibile, se non si gli si fossero parate innanzi le coorti speciali che li affrontarono con uguale coraggio e forza fisica

8 In qvel momento le sorti della battaglia erano affidate agli uomini più valenti dei due popoli E qualunque fosse stata l'entità delle perdite inflitte dai casi della guerra all'una e all'altra parte, il danno avrebbe sicuramente superato di gran lunga il loro numero effettivo

La massa dei soldati semplici, come se avessero delegato a loro campioni il cómpito di combattere, affidavano il proprio destino al valore di altri

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Livio, Ab urbe condita: Libro 07, 24-26
Livio, Ab urbe condita: Libro 07, 24-26

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 07, 24-26

Multi utrimque cadunt, plures volnera accipiunt; tandem equites alius alium increpantes, quid deinde restaret quaerendo, si neque ex equis pepulissent hostem neque pedites quicquam momenti facerent

Quam tertiam exspectarent pugnam

Quid ante signa feroces prosiluissent et alieno pugnarent loco

-- his inter se uocibus concitati clamore renovato inferunt pedem et primum gradu mouerunt hostem, deinde pepulerunt, postremo iam haud dubie avertunt; neque, tam vires pares quae superaverit res facile dictu est, nisi quod perpetua fortuna utriusque populi et extollere animos et minuere potuit
Da entrambe le parti ci furono moltissime perdite, anche se il numero dei feriti risultò ancora più alto Alla fine i cavalieri, rimproverandosi l'uno con l'altro, si domandavano che altro restasse loro da fare, visto che non erano riusciti a sbaragliare il nemico quando erano in sella ai cavalli né avevano ottenuto grandi risultati quando avevano combattuto da terra

Stavano forse aspettando un terzo tipo di combattimento

Ma quale Che cosa avevano combinato di buono lanciandosi baldanzosi al di là delle insegne e combattendo in un posto che non era il loro

Incitati da questi scambi di rimproveri, i cavalieri alzarono di nuovo il grido di battaglia e si gettarono all'assalto Sulle prime riuscirono a far ripiegare il nemico, poi lo spinsero indietro e infine lo costrinsero apertamente alla fuga Non è facile dire cosa avesse loro permesso di prevalere in uno scontro di forze così equilibrate, se non il fatto che la sorte, dopo aver sostenuto con costanza entrambi gli schieramenti, riuscì ad esaltare gli animi degli uni e a deprimere gli altri
Vsque ad castra fugientes Hernicos Romanus sequitur: castrorum oppugnatione, quia serum erat diei, abstinuere; -- diu non perlitatum tenuerat dictatorem, ne ante meridiem signum dare posset; eo in noctem tractum erat certamen

-- postero die deserta fuga castra Hernicorum et saucii relicti quidam inuenti; agmenque fugientium ab Signinis, cum praeter moenia eorum infrequentia conspecta signa essent, fusum ac per agros trepida fuga palatum est

Nec Romanis incruenta victoria fuit: quarta pars militum amissa et, ubi haud minus iacturae fuit, aliquot equites Romani cecidere
I Romani inseguirono gli Ernici in fuga fino all'accampamento, ma non tentarono di conquistarlo perché era ormai tardi Il dittatore non aveva infatti dato il segnale di battaglia prima di mezzogiorno perché era stato trattenuto dalla prolungata difficoltà di ottenere buoni auspici nel sacrificio: e per questo il combattimento si era trascinato fino al calare della notte

Il giorno dopo l'accampamento era deserto: gli Ernici erano fuggiti lasciando indietro soltanto qualche ferito Mentre la colonna dei fuggitivi stava passando sotto le mura di Signia, i cittadini, scorti i reparti decimati, piombarono su di loro sbaragliandoli e disperdendoli in una fuga affannosa per le campagne

Per i Romani non fu però una vittoria priva di perdite: il numero delle vittime corrispondeva a un quarto degli effettivi e - danno non minore - ad alcuni elementi della cavalleria

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Livio, Ab urbe condita: Libro 05, 51-55
Livio, Ab urbe condita: Libro 05, 51-55

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 05, 51-55

[9] Insequenti anno cum C Sulpicius et C Licinius Caluus consules in Hernicos exercitum duxissent neque inventis in agro hostibus Ferentinum urbem eorum ui cepissent, reuertentibus inde eis Tiburtes portas clausere

Ea ultima fuit causa, cum multae ante querimoniae ultro citroque iactatae essent, cur per fetiales rebus repetitis bellum Tiburti populo indiceretur

Dictatorem T Qvinctium Poenum eo anno fuisse satis constat et magistrum equitum Ser Cornelium Maluginensem

Macer Licinius comitiorum habendorum causa et ab Licinio consule dictum scribit, quia collega comitia bello praeferre festinante ut continuaret consulatum, obuiam eundum pravae cupiditati fuerit
9 L'anno successivo i consoli Gaio Sulpicio e Gaio Licinio Calvo guidarono l'esercito contro gli Ernici Ma non avendo trovato nemici in campo aperto, espugnarono la città ernica di Ferentino Mentre però stavano tornando, i Tiburtini chiusero loro le porte in faccia In passato, da entrambe le parti, c'erano state numerose lamentele

Qvello però fu il motivo che spinse i Romani a dichiarare guerra ai Tiburtini dopo aver inviato loro i feziali con le richieste di riparazione

Le fonti concordano nell'affermare che qvell'anno vennero nominati dittatore Tito Quinzio Peno e maestro di cavalleria Servio Cornelio Maluginense

Licinio Macro sostiene che tale nomina fosse dovuta alla necessità di tenere delle elezioni e che l'avesse effettuata il console Licinio Questi, vedendo che il suo collega si affrettava a tenere le elezioni prima dell'inizio della campagna per poter ottenere la proroga del consolato, si sentì in dovere di opporsi a qvel progetto criminoso
Quaesita ea propriae familiae laus leviorem auctorem Licinium facit: cum mentionem eius rei in vetustioribus annalibus nullam inveniam, magis ut belli Gallici causa dictatorem creatum arbitrer inclinat animus

Eo certe anno Galli ad tertium lapidem Salaria uia trans pontem Anienis castra habuere

Dictator cum tumultus Gallici causa iustitium edixisset, omnes iuniores sacramento adegit ingentique exercitu ab urbe profectus in citeriore ripa Anienis castra posuit Pons in medio erat, neutris rumpentibus ne timoris indicium esset Proelia de occupando ponte crebra erant, nec qui potirentur incertis viribus satis discerni poterat
Ma il tentativo fatto da Licinio di mettere in buona luce la propria famiglia rende meno attendibile la sua versione dei fatti Dato che negli annali più antichi non ho trovato traccia dell'episodio, sono più propenso a credere che il dittatore sia stato nominato in occasione di una guerra contro i Galli

In ogni caso, fu proprio in qvell'anno che i Galli si accamparono a tre miglia da Roma, sulla via Salaria, al di là del ponte sull'Aniene

Il dittatore, proclamata la sospensione dell'attività giudiziaria a séguito dell'incombente minaccia costituita dai Galli, mobilitò tutti i giovani in età militare Partito da Roma con un esercito di ragguardevoli proporzioni, si accampò sulla riva meridionale dell'Aniene Tra i due eserciti c'era il ponte, ma nessuno osava abbatterlo per non dare l'impressione di avere paura

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Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 16 - 45
Livio, Ab urbe condita: Libro 30; 16 - 45

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 30; 16 - 45

Tum eximia corporis magnitudine in vacuum pontem Gallus processit et quantum maxima voce potuit 'quem nunc' inquit 'Roma virum fortissimum habet, procedat agedum ad pugnam, ut noster duorum eventus ostendat utra gens bello sit melior'

[10] Diu inter primores iuvenum Romanorum silentium fuit, cum et abnuere certamen uererentur et praecipuam sortem periculi petere nollent; tum T Manlius L Filius, qui patrem a uexatione tribunicia uindicauerat, ex statione ad dictatorem pergit; 'iniussu tuo' inquit, 'imperator, extra ordinem nunquam pugnaverim, non si certam victoriam uideam: si tu permittis, uolo ego illi beluae ostendere, quando adeo ferox praesultat hostium signis, me ex ea familia ortum quae Gallorum agmen ex rupe Tarpeia deiecit
C'erano frequenti scaramucce per occupare il ponte, ma le forze erano così equilibrate che non si poteva stabilire chi ne avesse il controllo Fu allora che un soldato gallico dal fisico possente si fece avanti sul ponte deserto e urlò con quanta voce aveva in gola: Si faccia avanti a combattere il guerriero più forte che c'è adesso a Roma, così che l'esito del nostro dvello stabilisca quale dei due popoli è superiore in guerra

10 Tra i giovani patrizi romani ci fu un lungo silenzio dovuto alla vergogna di non poter raccogliere la sfida e alla paura di offrirsi volontari per una missione tanto rischiosa Allora Tito Manlio, figlio di Lucio, il giovane che aveva salvato il padre dalle accuse del tribuno, lasciò la sua posizione e si avviò verso il dittatore Senza un tuo ordine, o comandante, disse non combatterei mai fuori dal mio posto, neppure se vedessi che la vittoria è sicura Se tu me lo concedi, a qvella bestia che ora fa tanto lo spavaldo davanti alle insegne nemiche io vorrei dare la prova di discendere da qvella famiglia che cacciò giù dalla rupe Tarpea le schiere dei Galli
' Tum dictator 'macte virtute' inquit 'ac pietate in patrem patriamque, T Manli, esto

Perge et nomen Romanum inuictum iuuantibus dis praesta

' Armant inde iuvenem aequales; pedestre scutum capit, Hispano cingitur gladio ad propiorem habili pugnam

Armatum adornatumque adversus Gallum stolide laetum et -- quoniam id quoque memoria dignum antiquis uisum est -- linguam etiam ab inrisu exserentem producunt

Recipiunt inde se ad stationem; et duo in medio armati spectaculi magis more quam lege belli destituuntur, nequaquam visu ac specie aestimantibus pares
Allora il dittatore rispose: Onore e gloria al tuo coraggio e al tuo attaccamento al padre e alla patria, o Tito Manlio

Vai e con l'aiuto degli dèi dài prova che il nome di Roma è invincibile

Poi i compagni lo aiutarono ad armarsi: prese uno scudo da fante e si cinse in vita una spada ispanica, più adatta per lo scontro ravvicinato

Dopo averlo armato di tutto punto, lo accompagnarono verso il soldato gallico che stava stolidamente esultando e che (particolare anche questo ritenuto degno di menzione da parte degli antichi) si faceva beffe di lui tirando fuori la lingua dalla bocca

Poi rientrarono ai loro posti, mentre i due uomini armati restarono soli in mezzo al ponte, più simili in verità a gladiatori che a soldati regolari

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Corpus alteri magnitudine eximium, versicolori veste pictisque et auro caelatis refulgens armis; media in altero militaris statura modicaque in armis habilibus magis quam decoris species; non cantus, non exsultatio armorumque agitatio uana sed pectus animorum iraeque tacitae plenum; omnem ferociam in discrimen ipsum certaminis distulerat Nulla li rendeva pari, almeno a giudicare dall'aspetto esterno: l'uno aveva un fisico di straordinaria prestanza, portava vesti sgargianti e rifulgeva di armi cesellate in oro L'altro era un soldato di media statura e portava armi più maneggevoli che belle: non cantava, non gesticolava con tracotanza né faceva vana esibizione delle proprie armi, ma aveva il petto che fremeva di palpiti di coraggio e di rabbia repressa e riservava tutta la sua aggressività per il culmine dello scontro

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