Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 36-40
Alia bella opportune quieuere Veliterni coloni gestientes otio quod nullus exercitus Romanus esset, et agrum Romanum aliquotiens incursauere et Tusculum oppugnare adorti sunt; eaque res Tusculanis, ueteribus sociis, nouis ciuibus, opem orantibus uerecundia maxime non patres modo sed etiam plebem mouit remittentibus tribunis plebis comitia per interregem sunt habita; creatique tribuni militum L Furius A Manlius Ser Sulpicius Ser Cornelius P et C Valerii; haudquaquam tam oboedientem in dilectu quam in comitiis plebem habuere; ingentique contentione exercitu scripto profecti non ab Tusculo modo summouere hostem sed intra suamet ipsum moenia compulere; obsidebanturque haud paulo ui maiore Velitrae quam Tusculum obsessum fuerat |
Fortunatamente non scoppiarono altre guerre Ma i coloni di Velletri sempre più imbaldanziti ora che c'era la pace e non vi era alcun esercito romano, effettuarono qualche scorreria nel territorio di Roma, e si accinsero ad assediare Tuscolo; questa circostanza colpì nel vivo non solo i patrizi ma anche la plebe, che non se la sentirono di respingere la richiesta d'aiuto presentata dai Tuscolani, loro alleati di antica data e da poco concittadini Venuta quindi meno l'opposizione dei tribuni della plebe, un interrè presiedette le elezioni, a séguito delle quali risultarono nominati tribuni militari Lucio Furio, Aulo Manlio, Servio Sulpicio, Servio Cornelio, Publio e Gaio Valerio |
nec tamen ab eis, a quibus obsideri coeptae erant, expugnari potuere; ante noui creati sunt tribuni militum, Q Seruilius C Veturius A et M Cornelii Q Quinctius M Fabius; nihil ne ab his quidem tribunis ad Velitras memorabile factum in maiore discrimine domi res uertebantur; nam praeter Sextium Liciniumque latores legum, iam octauum tribunos plebis refectos, Fabius quoque tribunus militum, Stolonis socer, quarum legum auctor fuerat, earum suasorem se haud dubium ferebat Et cum octo ex collegio tribunorum plebi primo intercessores legum fuissent, quinque soli erant Et, ut ferme solent qui a suis desciscunt, capti et stupentes animi uocibus alienis id modo quod domi praeceptum erat intercessioni suae praetendebant: Velitris in exercitu plebis magnam partem abesse; in aduentum militum comitia differri debere, ut uniuersa plebes de suis commodis suffragium ferret |
Essi trovarono la plebe molto meno disponibile nei confronti della leva militare di quanto non fosse stata rispetto alle elezioni; messo insieme un esercito con molte difficoltà, partiti da Roma non si limitarono ad allontanare i nemici da Tuscolo, ma li costrinsero addirittura a barricarsi all'interno delle proprie mura, e Velletri subì un assedio molto più duro di quello toccato a Tuscolo Tuttavia la città non venne espugnata da quegli uomini che ne avevano cominciato l'assedio: furono prima eletti dei nuovi tribuni militari (e cioè Quinto Servilio, Gaio Veturio, Aulo e Marco Cornelio, Quinto Quinzio e Marco Fabio), i quali, a loro volta, non riuscirono a compiere nulla di memorabile intorno a Velletri In città la situazione era più critica Infatti, oltre a Sestio e Licinio che avevano avanzato le proposte di legge e che erano in carica per l'ottava volta, anche il tribuno militare Fabio, suocero di Stolone, sosteneva in maniera accanita quei provvedimenti di cui era stato promotore |
Sextius Liciniusque cum parte collegarum et uno ex tribunis militum Fabio, artifices iam tot annorum usu tractandi animos plebis, primores patrum productos interrogando de singulis, quae ferebantur ad populum, fatigabant: auderentne postulare ut, cum bina iugera agri plebi diuiderentur, ipsis plus quingenta iugera habere liceret ut singuli prope trecentorum ciuium possiderent agros, plebeio homini uix ad tectum necessarium aut locum sepulturae suus pateret ager an placeret fenore circumuentam plebem, (ni) potius quam sortem (creditum) soluat, corpus in neruum ac supplicia dare et gregatim cottidie de foro addictos duci et repleri uinctis nobiles domus et, ubicumque patricius habitet, ibi carcerem priuatum esse |
E anche se all'inizio otto membri del collegio dei tribuni della plebe si erano opposti alle proposte di legge, ora erano rimasti soltanto in cinque E questi ultimi, confusi e disorientati come di solito succede a chi abbandona la propria fazione, facendosi eco di voci altrui giustificavano il proprio veto solo con quanto gli era stato in privato imposto di dire: e cioè che gran parte della plebe era assente da Roma perché impegnata a Velletri con l'esercito, e che bisognava rinviare le assemblee al ritorno dei soldati, in maniera tale che tutta la plebe potesse votare in questioni che la riguardavano da vicino |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 11-20
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 26; 11-20
Haec indigna miserandaque auditu cum apud timentes sibimet ipsos maiore audientium indignatione quam sua increpuissent, atqui nec agros occupandi modum nec fenore trucidandi plebem alium patribus unquam fore, adfirmabant, nisi alterum ex plebe consulem, custodem suae libertatis, (plebi) fecissent contemni iam tribunos plebis, quippe quae potestas iam suam ipsa uim frangat intercedendo |
Sesto e Licinio, insieme ad alcuni colleghi e al solo Fabio tra i tribuni militari, esperti com'erano - dopo tanti anni di pratica - nell'arte di manipolare gli animi della plebe, dopo aver chiamato in pubblico i membri più eminenti dell'aristocrazia, li assillavano con domande sulle singole proposte presentate al popolo: avevano il coraggio di pretendere, quando la terra veniva assegnata alla plebe in una proporzione di due iugeri a testa, l'autorizzazione a possederne loro stessi più di cinquecento, e che a uno solo di loro toccasse la terra di quasi trecento cittadini, mentre a un plebeo spettava un appezzamento in cui c'era spazio a malapena per la casa o per la tomba Oppure volevano che i plebei, schiacciati dall'usura, abbandonassero i propri corpi alla prigione e alla tortura, invece di pagare il debito, e che ogni giorno frotte di debitori condannati alla schiavitù venissero trascinate via dal foro, riempiendo così di prigionieri in catene le case dei nobili, e trasformando in carcere privato ogni dimora patrizia |
non posse aequo iure agi ubi imperium penes illos, penes se auxilium tantum sit; nisi imperio communicato nunquam plebem in parte pari rei publicae fore nec esse quod quisquam satis putet, si plebeiorum ratio comitiis consularibus habeatur; nisi alterum consulem utique ex plebe fieri necesse sit, neminem fore an iam memoria exisse, cum tribunos militum idcirco potius quam consules creari placuisset ut et plebeiis pateret summus honos, quattuor et quadraginta annis neminem ex plebe tribunum militum creatum esse qui crederent duobus nunc in locis sua uoluntate impertituros plebi honorem, qui octona loca tribunis militum creandis occupare soliti sint, et ad consulatum uiam fieri passuros, qui tribunatum saeptum tam diu habuerint |
Dopo aver riprovato questi vergognosi e miserabili soprusi suscitando più indignazione in chi li ascoltava (preoccupato per la propria stessa sorte) di quanta non ne avessero provata loro parlando, affermavano che i patrizi non avrebbero mai smesso di appropriarsi della terra e di taglieggiare il popolo con l'usura, se la plebe non nominava un console plebeo, che ne tutelasse la libertà Ormai i tribuni erano disprezzati perché con l'arma del veto indebolivano da sé medesimi il proprio potere Non si poteva parlare di uguali diritti là dove gli altri detenevano il potere, mentre loro stessi avevano a disposizione soltanto la facoltà di opporsi; fino a quando la plebe non prendeva parte al governo, non avrebbe mai goduto di alcun peso nella vita politica E nessuno poteva ritenere sufficiente il fatto che i plebei fossero ammessi come candidati nelle elezioni consolari: nessuno di essi avrebbe mai ottenuto la nomina fino a quando non fosse stato stabilito per legge che uno dei due consoli dovesse comunque essere plebeo |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 28 - 31
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 28 - 31
lege obtinendum esse quod comitiis per gratiam nequeat, et seponendum extra certamen alterum consulatum ad quem plebi sit aditus, quoniam in certamine relictus praemium semper potentioris futurus sit nec iam posse dici id quod antea iactare soliti sint, non esse in plebeiis idoneos uiros ad curules magistratus numqui enim socordius aut segnius rem publicam administrari post P Licini Calui tribunatum, qui primus ex plebe creatus sit, quam per eos annos gesta sit quibus praeter patricios nemo tribunus militum fuerit quin contra patricios aliquot damnatos post tribunatum, neminem plebeium |
O forse si erano già dimenticati che la nomina dei tribuni militari in luogo dei consoli era stata decisa proprio perché fosse accessibile anche ai plebei la più alta carica del paese, ma che per quarantaquattro anni nessun plebeo era mai stato eletto tribuno militare Come potevano credere che, con due posti a disposizione, i patrizi avrebbero ora accettato volentieri di condividere quella carica con la plebe, quando, all'atto di eleggere i tribuni militari, essi avevano abitualmente preteso otto posti per volta, come potevano credere che i patrizi avrebbero loro concesso via libera al consolato, quando avevano bloccato per così tanto tempo la strada del tribunato Bisognava ottenere con la legge quello che non era possibile raggiungere nelle elezioni solo grazie al favore, e metter fuori discussione che una delle due cariche consolari venisse destinata alla plebe (perché, lasciandola nella competizione, avrebbe continuato a essere appannaggio del più potente) Né ormai si poteva più sostenere - come in passato i patrizi avevano avuto l'abitudine di fare - che tra i plebei non ci fossero uomini degni delle magistrature curuli |
quaestores quoque, sicut tribunos militum, paucis ante annis ex plebe coeptos creari nec ullius eorum populum Romanum paenituisse consulatum superesse plebeiis; eam esse arcem libertatis, id columen si eo peruentum sit, tum populum Romanum uere exactos ex urbe reges et stabilem libertatem suam existimaturum Quippe ex illa die in plebem uentura omnia quibus patricii excellant, imperium atque honorem, gloriam belli, genus, nobilitatem, magna ipsis fruenda, maiora liberis relinquenda huius generis orationes ubi accipi uidere, nouam rogationem promulgant, ut pro duumuiris sacris faciundis decemuiri creentur ita ut pars ex plebe, pars ex patribus fiat; omniumque earum rogationum comitia in aduentum eius exercitus differunt qui Velitras obsidebat |
Forse che la gestione dello stato era stata più fiacca e trascurata dopo il tribunato di Publio Licinio Calvo (primo plebeo ad aver ottenuto quell'incarico), di quanto non fosse stata in tutti quegli anni nei quali tribuni militari erano stati soltanto dei patrizi Invece ad avere riportato condanne dopo il tribunato erano stati parecchi patrizi, ma nemmeno un plebeo Come i tribuni militari, anche i questori si era iniziato non molti anni prima a eleggerli tra i plebei, e di nessuno di essi il popolo romano si era dovuto pentire Ai plebei mancava unicamente il consolato: ed era questa carica che rappresentava il baluardo della libertà, il suo sostegno Se essi avessero raggiunto quell'obiettivo, solo allora il popolo romano avrebbe potuto convincersi di aver cacciato i re da Roma e trovato un sicuro fondamento per la propria libertà |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 32; 01 - 20
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Prius circumactus est annus quam a Velitris reducerentur legiones; ita suspensa de legibus res ad nouos tribunos militum dilata; nam plebis tribunos eosdem, duos utique quia legum latores erant, plebes reficiebat tribuni militum creati T Quinctius Ser Cornelius Ser Sulpicius Sp Seruilius L Papirius L Veturius principio statim anni ad ultimam dimicationem de legibus uentum; et cum tribus uocarentur nec intercessio collegarum latoribus obstaret, trepidi patres ad duo ultima auxilia, summum imperium summumque ad ciuem decurrunt dictatorem dici placet; dicitur M Furius Camillus, qui magistrum equitum L Aemilium cooptat |
Perché da quel giorno anche alla plebe sarebbero toccati tutti i vantaggi per cui ora i patrizi eccellevano: il potere e gli onori, la gloria in campo militare, il lignaggio della stirpe, beni grandi di cui beneficiare di persona, ma ancora più grandi da trasmettere ai propri figli Rendendosi conto che discorsi di questo tenore venivano accolti con grande favore, essi presentarono una nuova proposta di legge, in base alla quale al posto dei duumviri responsabili dei riti sacri si sarebbero dovuti eleggere dei decemviri dei quali metà fossero plebei e metà patrizi; il voto relativo a tutte queste proposte di legge venne però rimandato fino al ritorno dell'esercito impegnato nell'assedio di Velletri Passò un anno prima che le legioni venissero richiamate da Velletri; di conseguenza la questione delle leggi rimasta in sospeso fu rimandata fino alla nomina di nuovi tribuni militari; quanto poi ai tribuni della plebe, il popolo rieleggeva sempre gli stessi uomini, e in ogni caso i due che avevano presentato i disegni di legge Tribuni militari vennero eletti Tito Quinzio, Servio Cornelio, Servio Sulpicio, Spurio Servilio, Lucio Papirio e Lucio Veturio |
legum quoque latores aduersus tantum apparatum aduersariorum et ipsi causam plebis ingentibus animis armant concilioque plebis indicto tribus ad suffragium uocant cum dictator, stipatus agmine patriciorum, plenus irae minarumque consedisset atque ageretur res solito primum certamine inter se tribunorum plebi ferentium legem intercedentiumque et, quanto iure potentior intercessio erat, tantum uinceretur fauore legum ipsarum latorumque et uti rogas primae tribus dicerent Tum Camillus quando quidem inquit, Quirites, iam uos tribunicia libido, non potestas regit et intercessionem, secessione quondam plebis partam, uobis eadem ui facitis inritam qua peperistis, non rei publicae magis uniuersae quam uestra causa dictator intercessioni adero euersumque uestrum auxilium imperio tutabor |
Nei primi giorni dell'anno si arrivò súbito a uno scontro decisivo sulla questione delle leggi; e dato che le tribù erano giù state chiamate a votare e il veto dei colleghi non ostacolava più i promotori delle leggi, i patrizi allarmati ricorsero ai due estremi rimedi: la più alta delle cariche e il cittadino al di sopra di ogni altro Decisero di nominare un dittatore; la scelta cadde su Marco Furio Camillo, che scelse Lucio Emilio come maestro di cavalleria In opposizione a questo atto di forza effettuato dagli avversari, anche gli stessi autori delle proposte sostennero la causa della plebe proteggendola con il loro grande coraggio, e dopo aver convocato un'assemblea della plebe chiamarono le tribù al voto |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 23; 31-40
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itaque si C Licinius et L Sextius intercessioni collegarum cedunt, nihil patricium magistratum inseram concilio plebis; si aduersus intercessionem tamquam captae ciuitati leges imponere tendent, uim tribuniciam a se ipsa dissolui non patiar aduersus ea cum contemptim tribuni plebis rem nihilo segnius peragerent, tum percitus ira Camillus lictores qui de medio plebem emouerent misit et addidit minas, si pergerent, sacramento omnes iuniores adacturum exercitumque extemplo ex urbe educturum |
Quando il dittatore, scortato da un drappello di patrizi e carico di rabbia e minacce, prese posto, si incominciò la discussione con l'ormai abituale dibattito tra i tribuni che presentavano la legge e quelli che vi si opponevano esercitando il loro diritto di veto; e nonostante il veto valesse di più sul piano del diritto, esso stava soccombendo schiacciato dalla popolarità delle leggi e degli uomini che le avevano presentate, e le prime tribù chiamate al voto stavano dicendo: come proponi Allora Camillo disse: O Quiriti, visto che adesso siete influenzati non dal potere dei tribuni ma dal loro sfrenato arbitrio e che vanificate il diritto di veto (conquistato in passato a séguito della secessione della plebe) con quella stessa violenza con la quale lo avete ottenuto, io, in qualità di dittatore, non tanto per l'interesse dello Stato quanto per il vostro bene, interverrò a favore del veto e tutelerò con la mia autorità questo sostegno che viene demolito |