Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 21-26, pag 2

Livio, Ab urbe condita: Libro 04, 21-26

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 04, 21-26

Ibi prolatae in annum res decretoque cautum ne quod ante concilium fieret, nequiquam Veiente populo querente eandem qua Fidenae deletae sint imminere Veiis fortunam

Interim Romae principes plebis, iam diu nequiquam imminentes spei maioris honoris, dum foris otium esset, coetus indicere in domos tribunorum plebis; ibi secreta consilia agitare; queri se a plebe adeo spretos, ut cum per tot annos tribuni militum consulari potestate creentur, nulli unquam plebeio ad eum honorem aditus fuerit

Multum prouidisse suos maiores qui caverint ne cui patricio plebeii magistratus paterent; aut patricios habendos fuisse tribunos plebi; adeo se suis etiam sordere nec a plebe minus quam a patribus contemni
Ma in quest'ultimo raduno si decise di rinviare le operazioni all'anno successivo e si stabilì, con un decreto, di evitare ogni assemblea prima di allora, benché i Veienti si fossero lamentati sostenendo che sulla loro città incombeva la stessa sorte della distrutta Fidene

Nel frattempo a Roma i capi della plebe, che già da tempo nutrivano la vana speranza di ottenere cariche più importanti, mentre all'esterno vi era pace, cominciarono a organizzare riunioni nelle case dei tribuni; lì discutevano piani segreti e si lamentavano di essere tenuti dalla plebe in così poco conto che, pur essendo stati eletti per tanti anni dei tribuni militari con potere consolare, nessun plebeo era mai arrivato a ricoprire quella carica

I loro antenati avevano visto lontano impedendo ai patrizi di accedere alle magistrature plebee, altrimenti si sarebbero trovati dei patrizi come tribuni; a tal punto erano disistimati dai loro, ed erano disprezzati dalla plebe, non meno che dai patrizi
Alii purgare plebem, culpam in patres vertere: eorum ambitione artibusque fieri ut obsaeptum plebi sit ad honorem iter

Si plebi respirare ab eorum mixtis precibus minisque liceat, memorem eam suorum inituram suffragia esse et parto auxilio imperium quoque adscituram

Placet tollendae ambitionis causa tribunos legem promulgare ne cui album in vestimentum addere petitionis causa liceret

Parua nunc res et vix serio agenda videri possit, quae tunc ingenti certamine patres ac plebem accendit

Vicere tamen tribuni ut legem perferrent; apparebatque inritatis animis plebem ad suos studia inclinaturam

Quae ne libera essent, senatus consultum factum est ut consularia comitia haberentur

Tumultus causa fuit, quem ab Aequis et Volscis Latini atque Hernici nuntiarant
Alcuni giustificavano la plebe scaricando ogni colpa sui patrizi: si doveva ai loro intrighi elettorali e ai loro raggiri se alla plebe era preclusa la strada verso quella magistratura

Se alla plebe veniva concesso di riprender fiato dalle loro preghiere miste a minacce, andando alle urne essa si sarebbe ricordata dei propri uomini e, ottenuto il loro sostegno, sarebbe arrivata a conquistare anche il potere

Così, per eliminare gli intrighi elettorali, si stabilì che i tribuni presentassero una legge che vietava ai candidati di indossare vesti bianche

Oggi sembrerà una cosa di poco conto e a stento si potrà prenderla sul serio; ma in quei tempi scatenò uno scontro furibondo tra patrizi e plebei

Alla fine i tribuni riuscirono a far approvare la legge; ed era evidente che la plebe irritata avrebbe sostenuto i suoi

Ma perché non le fosse concesso di agire liberamente, il senato decretò che si tenessero i comizi per l'elezione dei consoli

Il pretesto fu la rivolta di Volsci ed Equi, riferita a Roma da Latini ed Ernici
T Quinctius L F Cincinnatus -eidem et Poeno cognomen additur-et Cn Iulius Mento consules facti

Nec ultra terror belli est dilatus

Lege sacrata, quae maxima apud eos vis cogendae militiae erat, dilectu habito, utrimque validi exercitus profecti in Algidum conuenere, ibique seorsum Aequi, seorsum Volsci castra communivere, intentiorque quam unquam ante muniendi exercendique militem cura ducibus erat

Eo plus nuntii terroris Romam attulere

Senatui dictatorem dici placuit, quia etsi saepe victi populi maiore tamen conatu quam alias unquam rebellarant; et aliquantum Romanae iuventutis morbo absumptum erat

Ante omnia pravitas consulum discordiaque inter ipsos et certamina in consiliis omnibus terrebant
Vennero eletti consoli Tito Quinzio Cincinnato, figlio di Lucio - lo stesso a cui si aggiunge il soprannome di Peno -, e Gneo Giulio Mentone

La guerra e le sue paure non furono rimandate oltre

Fatta la leva militare ricorrendo a una legge sacrata - che presso quei popoli era lo strumento di gran lunga più efficace per l'arruolamento forzato delle truppe -, da entrambi i paesi si misero in marcia due forti eserciti che si congiunsero sull'Algido; qui Equi e Volsci si accamparono in punti diversi e i rispettivi comandanti si dedicavano con una meticolosità senza precedenti alla costruzione di fortificazioni e all'addestramento degli uomini

E quando a Roma arrivarono queste notizie, il panico si fece più grande

Il senato decise allora di nominare un dittatore perché quei popoli, nonostante le numerose sconfitte, si stavano adesso preparando a una nuova guerra con uno spiegamento di mezzi senza precedenti; e poi una parte della gioventù romana se l'era portata via la pestilenza

Le cose che spaventavano maggiormente erano i difetti dei consoli, il loro disaccordo e i contrasti durante tutte le assemblee

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Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 10 - 12

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 10 - 12

Sunt qui male pugnatum ab his consulibus in Algido auctores sint eamque causam dictatoris creandi fuisse

Illud satis constat ad alia discordes in uno adversus patrum voluntatem consensisse ne dicerent dictatorem, donec cum alia aliis terribiliora adferrentur nec in auctoritate senatus consules essent, Q Seruilius Priscus, summis honoribus egregie usus, uos inquit, tribuni plebis, quoniam ad extrema ventum est, senatus appellat ut in tanto discrimine rei publicae dictatorem dicere consules pro potestate vestra cogatis

Qua voce audita occasionem oblatam rati tribuni augendae potestatis secedunt proque collegio pronuntiant placere consules senatui dicto audientes esse
Secondo alcuni autori la ragione per la quale si nominò un dittatore fu una sconfitta subita sull'Algido da quei consoli

Una cosa risulta chiara: nonostante il dissenso su altri problemi, su di uno i consoli avevano identiche vedute, e cioè nell'opporsi, contro il volere dei senatori, alla nomina del dittatore; ma quando arrivarono notizie, una più terribile dell'altra, e i consoli non rispettavano le decisioni del senato, Quinto Servilio Prisco, che aveva ricoperto egregiamente le massime cariche, disse: Data l'estrema gravità della situazione, è a voi, o tribuni della plebe, che il senato fa appello perché in questo momento così pericoloso per la repubblica, usando la vostra autorità, costringiate i consoli a nominare un dittatore

Sentendo queste parole, i tribuni, convinti che si presentasse l'occasione per aumentare la loro autorità, dopo essersi consultati a parte dichiararono a nome del collegio che i consoli dovevano attenersi scrupolosamente alle direttive del senato
Si adversus consensum amplissimi ordinis ultra tendant, in vincla se duci eos iussuros

Consules ab tribunis quam ab senatu vinci maluerunt

Proditum a patribus summi imperii ius datumque sub iugum tribuniciae potestati consulatum memorantes, si quidem cogi aliquid pro potestate ab tribuno consules et-quo quid ulterius privato timendum foret

in vincla etiam duci possent

Sors ut dictatorem diceret, nam ne id quidem inter collegas conuenerat, T Quinctio evenit

Is A Postumium Tubertum, socerum suum, seuerissimi imperii virum, dictatorem dixit; ab eo L Iulius magister equitum est dictus

Dilectus simul edicitur et iustitium, neque aliud tota urbe agi quam bellum apparari
Se poi i consoli avessero continuato a opporsi alla volontà unanime del più importante tra gli ordini sociali, allora ne avrebbero ordinato l'arresto

I consoli preferirono cedere ai tribuni piuttosto che al senato

Ricordarono che i senatori avevano tradito le prerogative della massima magistratura e che il consolato veniva fatto passare sotto il giogo del potere tribunizio, dal momento che i consoli potevano subire le imposizioni di un tribuno per via del suo potere, e c'era forse qualcosa che un privato cittadino potesse temere di più

e perfino essere condotti in carcere

Siccome i colleghi non erano riusciti a intendersi nemmeno su questo, il cómpito di nominare un dittatore toccò in sorte a Tito Quinzio

Egli nominò il suocero Aulo Postumio Tuberto, un comandante intransigente, il quale a sua volta designò come maestro della cavalleria Lucio Giulio

Si ordinò subito la leva militare e la sospensione dell'attività giudiziaria, e in città non ci si occupò di altro che dei preparativi di guerra

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Cognitio uacantium militiae munere post bellum differtur; ita dubii quoque inclinant ad nomina danda

Et Hernicis Latinisque milites imperati; utrimque enixe oboeditum dictatori est
L'esame delle richieste di esonero dal servizio militare viene rinviato a dopo la guerra; così anche quelli che erano incerti decidono di arruolarsi

A Ernici e Latini fu imposto di fornire soldati ed entrambi i popoli obbedirono scrupolosamente al dittatore

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