Entra giovinetta alle Orsoline per una crisi mistica, ma dura poco. A diciassette anni Virginia sposa il Conte Francesco Verasis Asinari di Costigliole d'Asti e Castiglione Tinella, di dodici anni più anziano di lei. Il matrimonio segna un punto di svolta: trasferitasi a Torino nel palazzo dei Castiglione che fiancheggia la residenza di Cavour, fa il suo ingresso alla vita di corte di Vittorio Emanuele II. Punta sugli abiti originali e audaci e sulla cura dei dettagli, costosissima. Iniziano i dissapori coniugali: Virginia concede i suoi favori a molte persone importanti, tra cui entrambi i fratelli Doria, il banchiere Rotschild, l'imperatore dei francesi, Cavour, Costantino Nigra, ambasciatore in Francia e lo stesso Vittorio Emanuele II. Presto la situazione diventa insostenibile e anche per salvarsi dall'ingente mole di debiti contratti dalla moglie, il marito chiede la separazione.
Il Piemonte, sconfitto dagli Austriaci nel 1849, si sta preparando per la rivincita. Il compito viene affidato a Cavour, primo ministro di Vittorio Emanuele II: lo statista crede che per riuscire nella difficile impresa al Piemonte sia necessario procurarsi un alleato potente come la Francia di Napoleone III e invia a Parigi un suo fedelissimo, Costantino Nigra, per spianare la strada alle trattative; riconoscendo le doti della cugina, considerate la sua intraprendenza e ambizione e l'indiscutibile fascino, le propone una missione a Parigi con il compito di favorire l'alleanza fra Napoleone III e il Piemonte. "Cerca di riuscire, cara cugina, con il mezzo che più vi sembrerà adatto, ma riuscite!".
Virginia, che conosce quattro lingue, impara anche un codice cifrato che utilizza nella corrispondenza con il governo del Piemonte. Entra subito in società e intreccia numerosi flirt di cui annota tutti i particolari sul suo Journal. Il diario è redatto dalla contessa col chiaro intento autocelebrativo di far risaltare solo ed esclusivamente le sue doti: non è mai riportato alcun episodio che possa metterla in qualche modo in cattiva luce o che faccia notare i suoi difetti; il suo rapporto con le donne è scandito dal motto: "Le eguaglio per nascita. Le supero per bellezza. Le giudico per ingegno".
Riesce a sedurre Napoleone III il quale, convinto da Cavour che un'eventuale vittoria di Mazzini avrebbe risvegliato i rivoluzionari repubblicani francesi, invita il primo ministro piemontese a un convegno a Plombières. In quest'occasione l'imperatore francese s'impegna formalmente ad appoggiare militarmente il Piemonte in caso d'aggressione austriaca. Dopo un anno, la stella di Virginia comincia ad affievolirsi: si dice che Eugenia, fervente moglie cattolica di Napoleone III, faccia organizzare dalla Polizia un finto attentato che coinvolge un italiano, e questo la costringe a rientrare in Italia.
Nel 1859 incontra l'imperatore in visita in Italia. La sua richiesta di ritornare in Francia è accolta, ma le viene consigliato di evitare la corte. Virginia ha accumulato molti debiti, sia per la sua vita dispendiosa, sia per la causa di divorzio che il marito le ha intentato con ampia documentazione. Il suo ritorno in Francia, alla disperata ricerca d'un passato ormai lontano, coincide con la disfatta di Sedan e la caduta della Monarchia Francese.
Finisce i suoi giorni nel 1899 alle soglie del nuovo secolo, come una romantica eroina: in solitudine, malinconica, nostalgica e inconsolabile per il fascino perduto; è passato alla storia come facesse coprire gli specchi del suo appartamento parigino con un velo nero, affinché non rispecchino più la sua bellezza perduta, chiudendosi in un voluto eremitaggio. Chiede di essere sepolta nella città paterna, La Spezia, senza funzione religiosa né fiori, e che non venga data alcuna notizia alla stampa né alle autorità. Avrà invece una regolare funzione religiosa, e ai suoi funerali parteciperanno camerieri, un duca e un agente di cambio. Non viene sepolta in Italia, ma nel cimitero di Père Lachaise. Gli storici in genere negano qualunque influenza della contessa di Castiglione nelle questioni dell'indipendenza italiana, poiché mancano protocolli, carte, documenti, mai trovati. Del resto, subito dopo la sua morte, polizia, autorità e servizi segreti bruciano tutte le lettere e i documenti a lei inviati dalle massime personalità del tempo con le quali è entrata in contatto, re, politici e banchieri. Le sue disposizioni non vengono eseguite poiché il testamento viene alla luce dopo la sua sepoltura








