Le applicazioni di messaggistica istantanea diventano il nuovo canale di comunicazione preferito dai clan, fornendo una relativa anonimità e la possibilità di criptare i messaggi funzionali ai traffici gestiti in Italia e all'estero. Ma la vera rivoluzione arriva con l'avvento delle piattaforme social, delle criptovalute e del dark web. A questo nuovo scenario, i mafiosi, soprattutto quelli più giovani, si adattano rapidamente. I social media forniscono uno strumento di reclutamento e propaganda, mentre le monete digitali offrono un modo per effettuare transazioni finanziarie con un livello di anonimato estremamente elevato. Il dark web, la zona più oscura e meno conosciuta di internet, diventa il luogo d'incontro delle menti criminali. Qui, le mafie possono vendere droghe, armi e dati rubati, sfuggendo molto indagini delle forze dell'ordine, spesso impossibilitate a scandagliare i meandri del dark web, soprattutto quando i server di questi bazar dell'illecito sono custoditi in paesi tradizionalmente ostili a ogni forma di collaborazione con gli inquirenti occidentali
la capacità di adattamento è un elemento intrinseco delle mafie, Quindi non dovrebbe sorprendere più di tanto la loro abilità nell'evolversi e nell'adeguarsi ai cambiamenti sociali, politici ed economici al fine di rafforzare il proprio potere e la propria influenza. Le nuove generazioni sono sempre più emancipate dal punto di vista tecnologico. Utilizzano i social media, fanno continuamente uso di tablet e computer, creano profili su piattaforma come Facebook, YouTube, Instagram e tiktok. I Meme hanno cominciato a sostituire pizzini e gli Emoji le vecchie lettere anonime.
"il Cybercrime" scrive la Dia "non è altro che la naturale evoluzione della criminalità verso nuove azioni illegali: se è vero che ogni nuova tecnologia apre le porte alle sempre più moderne tipologie di azioni criminose, risulta evidente come l'applicazione delle recenti tecnologie, informatiche e telematiche, ad azioni dichiaratamente illegale sia a tutti gli effetti inevitabile "
Sono superati gli anni in cui si comunicava anche con i silenzi e con i movimenti del corpo in quello che Tommaso Buscetta, storico collaboratore di giustizia, descriveva come il "regno dei discorsi incompleti ", fatti di flessibilità e di obliquità semantica.
È notorio come i mafiosi facciano frequentemente ricorso all'uso dell'implicito, al linguaggio metaforico, fortemente allusivo e denso di significati solo evocativi. E anche al linguaggio non verbale, che ha sempre contribuito a rendere più efficace la comunicazione
La cocaina è la droga più consumata nelle carceri. Viene assunta da oltre metà dei detenuti che hanno problemi di tossicodipendenza. Tra i carcerati con disturbi legati agli stupefacenti, i cocainomani sono 10.047, quasi il doppio dei consumatori di eroina (5.323)