L’arco di Settimio Severo, Roma - Canaletto

L’arco di Settimio Severo, Roma - Canaletto

Canaletto, nel viaggio giovanile del 1719-20, attratto principalmente dalla Roma antica, deve aver sostato a lungo davanti ai templi romani, impressionato dalla loro storia e potenza, imparando a disegnarli con attenzione; i bassorilievi, le crepe per poi dipingerli nei primi capricci, con gli archi di Trionfo, il foro, il Pantheon commissionati da Smith

ammirate per la loro funzione decorativa, queste ampie tele verticali costituirono un preannuncio del gusto neoclassico e del ruolo preminente di Roma nell'arte italiana. L'arco di Settimo Severo con la chiesa dei Santi Luca e Martina è un incantevole versione in scala minore di una di queste tele, realizzata probabilmente per un visitatore della casa Veneziana di Smith.

L'arco di Settimio Severo che domina l'angolo nord occidentale del Foro, costruito nel 203 dopo Cristo a memoria della vittoriosa fine delle guerre contro i Parti, è decorato su ambedue le facciate sopra le aperture laterali con bassorilievi delle scene della campagna militare; in origine in cima si trovava un carro a sei cavalli con le statue di Settimio Severo e dei figli Caracalla e Geta. 

La chiesa dei Santi Luca e Martina, ricostruita accanto nella forma barocca dal Papa Urbano VIII Barberini, su progetto del suo artista prediletto, Pietro da Cortona, fu ultimata nel 1684. La chiesa compare solo in questo dipinto: nelle altre opere ispirate dallo stesso disegno, protagonista è il solo arco, isolato in un ambiente a capriccio in un dipinto eseguito nel 1720-21, a Roma o poco dopo il ritorno a Venezia. 

L'arco di Settimio Severo, Roma - Canaletto, 1743 L’arco di Settimio Severo, Roma - Canaletto, 1743

la chiesa riceve da Canaletto una particolare attenzione, con le modifiche alla struttura e alla decorazione, alcune già presenti nel disegno, come se l'artista volesse accrescerne il brio barocco, in contrasto all'arco, interrato e con i fornici laterali murati, il cornicione in rovina ma con crepe arbitrarie e una folta vegetazione in cima. Le volute terminali dei contrafforti della cupola sono quelle della Basilica Della Salute, come osserva per primo Constable; ma solo Corboz rileva una miriade di altre modifiche:

  1. la Lanterna della chiesa del Longhena al posto di quella di Berettini
  2. le finestre del tamburo più piccole ma con le cornici molto decorate
  3. il frontone principale triangolare raffigurato ad Arco
  4. le nicchie con le statue al posto dei cartigli
  5. le lesene trasformate in Quattro Colonne incassate diventate corinzie  mentre sono ioniche, e molte altre ancora.
La torre del palazzo Senatorio è di altezza più reale ma le finestre sono sempre tre, invece di due, e chiuse; solo Bellotto nel suo viaggio, probabilmente nel 1742, le annota nei dipinti del Foro correttamente aperte e registra anche la disposizione delle finestre del palazzo raggruppate a due, qui, come nel disegno, regolari. L'albero improbabile viene eliminato e a sinistra appare un muretto.

La piccola tela racchiude tutta la poesia dell'atteggiamento di Canaletto verso la realtà ma le audaci trasformazioni della chiesa vanno forse attribuite a una particolare committenza. La delicatezza della luce, la precisione nel disegno dei monumenti e le figure eleganti, definite con cura, illuminate da tocchi di bianco, indicano la realizzazione nei primi anni quaranta

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