Disastro del Vajont: tesina

Disastro del Vajont: tesina

Il libro di Tina Merlin sulla pelle viva parla di una lotta, fra bene e male, fra buoni e cattivi, fra i contadini e la SADE

Una lotta che l'umanità conosce bene, perché ripetuta nei secoli, dove purtroppo anche qui il male avrà la meglio. In questo libro viene raccontata una tragedia, una catastrofe preannunciata, dove le sofferenze e le lotte dei poveri contadini Erto-Cassani non vennero mai ascoltate. I primi intrighi intorno alla Diga del Vajont iniziarono quando, l'imprenditore Volpi, fondatore della SADE (Società Adriatica Di Elettricità), riuscì a strappare le approvazioni  per la costruzione il 15 ottobre 1943 dalla IV Sezione del Consiglio superiore dei lavori pubblici a cui parteciparono solo 13 dei 34 componenti, per la situazione in cui si trovava l'Italia dall' 8 settembre 1943. L'approvazione di conseguenza non poteva costituire atto legale, in quanto essa sarebbe dovuta essere decretata dalla maggioranza assoluta dei componenti della IV Sezione.  

Ma i poveri contadini, abitanti di quella Valle, non furono al corrente del progetto fin quando la SADE andò loro a bussare la porta per espropriargli i primi terreni a prezzi alquanto miseri ossia 3,94 lire al m2. Quel momento segna per la popolazione locale l'inizio di una lunga battaglia piena di sofferenze. Molti  saranno infatti i contadini che non vorranno abbandonare  le loro case finché esse non verranno sommerse dall'acqua.

Nell'estate 1957 si diede inizio agli scavi di fondazione della diga, che terminarono nell'agosto 1958, quando iniziarono i getti di calcestruzzo; i lavori di costruzione dello sbarramento terminarono successivamente nel settembre 1960. L'impianto costruito , ancora esistente, è pari ad un'altezza di 266 m, per una quota di 722,50 che arrivò a contenere 150 milioni di m3 di acqua. Una struttura straordinaria, progettata dall' ing. Carlo Semenza. Ma il geologo della SADE Giorgio Dal Piaz, "uno dei migliori" geologi italiani, cosa ne pensava della valle del Vajont?

Cosa ne pensava del monte Toc ( che in friulano significa monte marcio) e del monte Salta (che in friulano significa monte che trema)? Egli riteneva che non vi fosse posto migliore per la costruzione di una diga. In realtà sul monte Toc vi era da centenni una frana in corso, successivamente scoperta dai geologi Edoardo Semenza (figlio dell'ing. Carlo Semenza) e dal tedesco  Muller dopo un franamento avvenuto il 4 novembre del 1960, quando l'acqua d'invaso, arrivando a quota 650 m,aumentò il processo franoso  riversando nel lago artificiale circa 800'000 m3 di rocce e detriti e causando onde alte fino a 10 m. Ormai il processo franoso non poteva più essere fermato ma si doveva arrivare al collaudo della diga prima della nazionalizzazione dell'Enel, nascondendo il più possibile tutte le prove del pericolo.