Cicerone, In Verrem: 02; 05-46-50

Cicerone, In Verrem: 02; 05-46-50

Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 05-46-50
[XLVI, 121] Quibus omnibus rebus actis atque decisis producuntur e carcere, deligantur

Quis tam fuit illo tempore ferreus, quis tam inhumanus praeter unum te, qui non illorum aetate nobilitate miseria commoveretur

Ecquis fuit quin lacrimaret, quin ita calamitatem illam putaret illorum ut fortunam tamen non alienam, periculum autem commune arbitraretur

Feriuntur securi

Laetaris tu in omnium gemitu et triumphas; testis avaritiae tuae gaudes esse sublatos

Errabas, Verres, et vehementer errabas, cum te maculas furtorum et flagitiorum tuorum sociorum innocentium sanguine eluere arbitrabare; praeceps amentia ferebare, qui te existimares avaritiae vulnera crudelitatis remediis posse sanare
[XLVI, 121] Una volta discussi e fissati tutti questi prelimina ri, i condannati vengono trascinati fuori dal carcere e le gati al palo

In quella circostanza chi, escludendo te solo, fu così spietato, chi così disumano da non lasciarsi commuovere dalla loro giovane età, dalla loro nobiltà, dalla loro sventura

Ci fu forse qualcuno che non abbia pianto e che non abbia giudicato la sciagura toccata a quegli infelici come un pericolo generale e non come una disgrazia estranea alla propria persona

Viene eseguita la condanna per decapitazione

Mentre tutti gemono tu ma nifesti la tua gioia ed esulti; ti compiaci che siano stati tolti di mezzo i testimoni della tua avidità

Ma ti sbaglia vi, o Verre, e ti sbagliavi proprio di grosso quando crede vi di lavar via le macchie dei tuoi latrocini e dei tuoi abo mini con il sangue di alleati innocenti; eri spinto nel ba ratro dalla follia, se eri giunto a pensare di poter risanare le piaghe inferte dalla tua avidità, con i rimedi suggeriti dalla crudeltà
Etenim quamquam illi sunt mortui sceleris tui testes, tamen eorum propinqui neque tibi neque illis desunt, tamen ex ipso illo numero nauarchorum aliqui vivunt et adsunt, quos, ut mihi videtur, ad illorum innocentium poenas fortuna et ad hanc causam reservavit

[122] Adest Phylarchus Haluntinus, qui quia cum Cleomene non fugit, oppressus a praedonibus et captus est; cui calamitas saluti fuit, qui nisi captus a piratis esset in hunc praedonem sociorum incidisset

Dicit is pro testimonio de missione nautarum, de fame, de Cleomenis fuga

Adest Centuripinus Phalacrus in amplissima civitate amplissimo loco natus; eadem dicit, nulla in re discrepat

[123] Per deos immortalis
Infatti, benché quei testimoni del tuo de litto siano morti, tuttavia i loro congiunti sono al loro posto per difendere la loro memoria e per testimoniare contro di te, tuttavia proprio in quel gruppo di navarchi ci sono dei superstiti che si trovano qui presenti, che, come mi sembra, la sorte li abbia tenuti in serbo al preciso scopo di vendicare la morte di quegli innocenti e di farli partecipare a questo processo

122 presente Filarco di Alunzio che, per non essere fuggito con Cleómene, fu sopraffatto e catturato dai corsari; in realtà questa di sgrazia è stata la sua salvezza perché, se non fosse stato catturato dai pirati, sarebbe caduto nelle mani di questo razziatore dei nostri alleati

Egli, nella sua qualità di te stimone, depone sul congedo dei marinai, sulla fame pa tita, sulla fuga di Cleómene

presente Falacro di Cen túripe, la nato in una città importantissima da una fami glia altrettanto importante; egli dice le medesime cose e conferma pienamente tutti i particolari raccontati da Fi larco

[123]Per gli dèi immortali, o giudici
quo tandem animo sedetis, iudices, aut haec quem ad modum auditis

Utrum ego desipio et plus quam satis est doleo tanta calamitate miseriaque sociorum, an vos quoque hic acerbissimus innocentium cruciatus et maeror pari sensu doloris adficit

Ego enim cum Herbitensem, cum Heracliensem securi percussum esse dico, versatur mihi ante oculos indignitas calamitatis

[XLVII]Eorumne populorum civis, eorum agrorum alumnos, ex quibus maxima vis frumenti quotannis plebi Romanae illorum operis ac laboribus quaeritur, qui a parentibus spe nostri imperi nostraeque aequitatis suscepti educatique sunt, ad C Verris nefariam immanitatem et ad eius funestam securem esse servatos
con quale dispo sizione di spirito ve ne state dunque seduti in quest'aula o con che cuore avete ascoltato questi orrori

O io sono in preda a delirio e mi affliggo più del do vuto per una così grave e dolorosa sventura capitata ai nostri alleati oppure questo crudelissimo tormento inflit to a persone innocenti e questo strazio dei loro genitori colpiscono anche voi con un uguale sentimento di pro fondo cordoglio

Infatti, quand'io dico che un abitante di Érbita, che uno di Eraclea è stato decapitato, vedo presentarsi dinanzi ai miei occhi tutto l'oltraggio di una simile sventura

[XLVIII] I cittadini di quei popoli, i figli di quei campi dai quali una grandissima quantità di frumento si ricava ogni anno per la plebe romana grazie al loro lavo ro e alle loro fatiche, questi uomini che da bambini sono stati riconosciuti e allevati dai loro genitori in base alla fiducia che essi nutrivano nella nostra sovranità e nella nostra equità, sarà dunque vero che sono stati riservati alla nefanda ferocia di Gaio Verre e alla sua scure assas sina

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Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 04-76-80

[124] Cum mihi Tyndaritani illius venit in mentem, cum Segestani, tum iura simul civitatum atque officia considero

Quas urbis P Africanus etiam ornandas esse spoliis hostium arbitratus est, eas C Verres non solum illis ornamentis sed etiam viris nobilissimis nefario scelere privavit

En quod Tyndaritani libenter praedicent: 'Nos in septemdecim populis Siciliae numeramur, nos semper omnibus Punicis Siciliensibusque bellis amicitiam fidemque populi Romani secuti sumus, a nobis omnia populo Romano semper et belli adiumenta et pacis ornamenta ministrata sunt

' Multum vero haec iis iura profuerunt in istius imperio ac potestate
[124] Quando mi ritorna in mente il ricordo di quel capitano di Tíndari o di quell'altro di Segesta, al lora mi viene da pensare, insieme, ai diritti di cui godono quelle città e ai servigi che ci hanno reso

Quelle città che Publio Africano sentì addirittura il bisogno di abbellire con le spoglie dei nemici, Gaio Verre con un crimine nefando non solo le privò di quelle opere d'arte ma an che dei loro uomini più ragguardevoli

Ecco le beneme renze che i cittadini di Tíndari potrebbero vantare con soddisfazione: Noi siamo annoverati fra i diciassette popoli (più fedeli) della Sicilia e noi siamo sempre ri masti devoti all'amicizia e ai vincoli di lealtà che ci lega no al popolo romano, in tutte le guerre combattute sia contro i Cartaginesi sia contro i Siciliani, da parte nostra sono sempre stati elargiti al popolo romano ogni sorta di aiuti per la guerra e di preziose risorse per le opere di pa ce

Sì, riuscirono davvero molto utili per loro questi ti toli di merito, quando costui deteneva il supremo potere militare e civile
[125] Vestros quondam nautas contra Carthaginem Scipio duxit, at nunc navem contra praedones paene inanem Cleomenes ducit; vobiscum Africanus hostium spolia et praemia laudis communicavit, at nunc, per spoliati, nave a praedonibus abducta, ipsi in hostium loco numeroque ducimini

Quid vero

Illa Segestanorum non solum litteris tradita neque commemorata verbis, sed multis officiis illorum usurpata et comprobata cognatio quos tandem fructus huiusce necessitudinis in istius imperio tulit

Nempe hoc iure fuit, iudices, ut ex sinu patriae nobilissimus adulescens istius carnifici Sextio dederetur
[125] Un tempo Scipione guidò contro Cartagine i vostri marinai, adesso invece Cleómene guida contro i corsari una nave pressoché priva di equipaggio; con voi l'Africano divise le spoglie dei nemici e i frutti della sua gloria, adesso invece, dopo essere stati spogliati per opera di Verre, dopo aver visto portar via una vostra nave da parte dei corsari, siete posti tra i nemici e trattati come tali

Cosa dire ancora

I ben noti legami di parente la degli abitanti di Segesta con noi, non solo traman dati da documenti scritti o richiamati a parole, ma rispet tati nella pratica quotidiana e comprovati dai molti servi gi che ci hanno reso, alla fin fine, nonostante questi vin coli di sangue, quali frutti hanno prodotto mentre costui deteneva il potere supremo

Sicuramente, o giudici, è accaduto che un giovane molto ragguardevole, lontano dal grembo della sua patria, fosse consegnato nelle grinfie di Sestio, il boia al servizio del nostro imputato

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Cui civitati maiores nostri maximos agros atque optimos concesserunt, quam immunem esse voluerunt, haec apud te cognationis fidelitatis vetustatis auctoritatis ne hoc quidem iuris obtinuit, ut unius honestissimi atque innocentissimi civis mortem ac sanguinem deprecaretur

[XLVIII, 126] Quo confugient socii

Quem implorabunt

Qua spe denique, ut vivere velint, tenebuntur, si vos eos deseretis

Ad senatumne venient

Quid

Ut de Verre supplicium sumat

Non est usitatum, non senatorium

Ad populum Romanum confugient

Facilis est populi causa; legem enim se sociorum causa iussisse et eius legis custodes ac vindices praeposuisse dicet
Proprio quella città a cui i nostri antenati concessero i terreni più estesi e più fertili e che vollero immune da imposte, nonostante i suoi legami di parentela con noi, la fedele amicizia, l'antica alleanza e il prestigio di cui gode, non riuscì a ottenere da te neppure questo privilegio, di scongiurare con le sue preghiere la morte sanguinosa di quel cittadino che fra tutti era il più onorato e il più innocente

[XLVIII, 126] Dove troveranno rifugio i nostri alleati

A chi ri volgeranno le loro suppliche

Da quale speranza saranno sostenuti nel loro desiderio di continuare a vivere, se voi li abbandonerete

Si presenteranno forse davanti al sena to

E perché mai

Perché decida di punire Verre con la massima severità

Non rientra nelle consuetudini ed esu la dalle competenze del senato

Cercheranno rifugio presso il popolo romano

Ma il popolo ha una scusa fin troppo facile, perché dirà di aver votato una legge nel l'interesse degli alleati e di aver attribuito a voi le prero gative che valgono a farla rispettare e a punire i trasgres sori
Hic locus igitur est unus quo perfugiant, hic portus, haec arx, haec ara sociorum; quo quidem nunc non ita confugiunt ut antea in suis repetundis rebus solebant

Non argentum, non aurum, non vestem, non mancipia repetunt, non ornamenta quae ex urbibus fanisque erepta sunt; metuunt homines imperiti ne iam haec populus Romanus concedat et ita velit fieri

Patimur enim multos iam annos et silemus, cum videamus ad paucos homines omnis omnium nationum pecunias pervenisse

Quod eo magis ferre animo aequo et concedere videmur, quia nemo istorum dissimulat, nemo laborat ut obscura sua cupiditas esse videatur
Questa in cui ci troviamo è dunque l'unica sede do ve i nostri alleati possano ottenere asilo, questo il loro porto, questa la loro roccaforte, questo il loro altare; do ve peraltro adesso cercano rifugio non per reclamare la restituzione dei loro beni, come succedeva abitualmente in passato

Essi non reclamano né l'argento né l'oro, né le coperte e i tappeti né gli schiavi, né le opere d'arte strappate alle loro città e ai loro santuari; è gente inesper ta e quindi teme che il popolo romano ormai tolleri il verificarsi di queste illegalità, e anzi sia proprio lui a voler le

Ormai da molti anni infatti noi sopportiamo in silen zio lo spettacolo di pochi uomini che hanno concentrato nelle loro mani tutte le ricchezze di tutti i popoli

E sem bra proprio che noi tolleriamo questi abusi e anzi li auto rizziamo con animo tanto più impassibile in quanto nes suno di questi profittatori cerca di dissimulare, nessuno si sforza di tenere in ombra la propria cupidigia agli oc chi degli altri

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[127] In urbe nostra pulcherrima atque ornatissima quod signum, quae tabula picta est quae non ab hostibus victis capta atque deportata sit

At istorum villae sociorum fidelissimorum plurimis et pulcherrimis spoliis ornatae refertaeque sunt

Ubi pecunias exterarum nationum esse arbitramini, quae nunc omnes egent, cum Athenas, Pergamum, Cyzicum, Miletum, Chium, Samum, totam denique Asiam, Achaiam, Graeciam, Siciliam tam in paucis villis inclusas esse videatis

Sed haec, ut dico, omnia iam socii vestri relinquunt et neglegunt, iudices
[127] Nella nostra città, sfolgorante di bellezza e riccamente adorna di opere d'arte, quale sta tua, quale quadro vi è che non sia stato portato qui dai paesi dei nostri nemici sconfitti come parte del bottino di guerra

Ma la cosa grave è che le ville dei predoni come Verre sono adorne e stracolme di numerosissime e bellissime spoglie depredate ai nostri alleati più fedeli

Dove credete che siano andate a finire le ricchezze di tutti i po poli stranieri, ché ora mostrano chiari segni del loro im poverimento, quando vedete che Atene, Pergamo, Cízi co, Mileto, Chio, Samo, in una parola l'intera Asia e l'Acaia e la Grecia e la Sicilia, si sono raccolte negli spazi interni di un ristretto numero di ville

Ma lo ripeto, o giudici, a tutti questi tesori i nostri alleati rinunciano con la massima indifferenza
Ne publice a populo Romano spoliarentur officiis ac fide providerunt; paucorum cupiditati tum, cum obsistere non poterant, tamen sufficere aliquo modo poterant; nunc vero iam adempta est non modo resistendi verum etiam suppeditandi facultas

Itaque res suas neglegunt; pecunias, quo nomine iudicium hoc appellatur, non repetunt, relinquunt; hoc iam ornatu ad vos confugiunt

[128] Aspicite, aspicite, iudices, squalorem sordisque sociorum
Con le loro benemerenze e la loro fedeltà si sono garantiti contro i saccheggi uffi cialmente autorizzati dal popolo romano; al massimo si trovavano ad affrontare l'avidità di pochi ma quando proprio non riuscivano a contrastarla, riuscivano tutta via a soddisfarla in qualche modo; adesso invece si è or mai tolta loro la possibilità non solo di opporre resisten za alle richieste, ma anche di esaudirle

Perciò non cura no i loro interessi materiali; rinunciano alle loro ricchez ze, non rivendicano il denaro estorto, per quanto il pro cesso che stiamo celebrando prenda il nome proprio da una tale rivendicazione; ormai cercano rifugio presso di voi così, in quest'abito da lutto

[128] Guardate, guardate, o giudici, le squallide gra maglie e l'immagine trasandata che offrono i nostri al leati

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[XLIX]Sthenius hic Thermitanus cum hoc capillo atque veste, domo sua tota expilata, mentionem tuorum furtorum non facit; sese ipsum abs te repetit, nihil amplius; totum enim tua libidine et scelere ex sua patria, in qua multis virtutibus ac beneficiis princeps fuit, sustulisti

Dexo hic, quem videtis, non quae publice Tyndaride, non quae privatim sibi eripuisti, sed unicum miser abs te filium optimum atque innocentissimum flagitat; non ex litibus aestimatis tuis pecuniam domum, sed ex tua calamitate cineri atque ossibus fili sui solacium vult aliquod reportare
[XLIX] Ecco qui Stenio di Terme, con questi capelli e questo vestito , saccheggiata sistematicamente la sua casa, non fa menzione dei tuoi furti; da te rivendica il pieno possesso della propria vita, nulla di più; tu infatti, con i tuoi capricci sfrenati e delittuosi, l'hai completamente sradicato dalla sua pa tria, in cui occupava una posizione di primo piano per le sue numerose doti personali e le sue grandi benemerenze

E Dessone, che voi vedete, non insi ste perché tu restituisca tutte le cose che hai trafugato nella città di Tíndari, né quelle pubbliche né quelle sue personali, ma nella sua infelicità rivuole da te il suo unico figlio, ricco di straordinarie doti e asso lutamente innocente; non il denaro dovuto dal calcolo delle tue estorsioni egli desidera riportare a casa, ma dalla tua rovina egli vuole ottenere una qualche ripa razione per le ceneri e le ossa del figlio suo

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