Cicerone, In Verrem: 02; 03-56-60

Cicerone, In Verrem: 02; 03-56-60

Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 03-56-60
[LI, 129] Ac ne miremini tantam multitudinem profugisse quantam ex litteris publicis aratorumque professionibus cognovistis, scitote tantam acerbitatem istius, tantum scelus in aratores fuisse, (incredibile dictu est, iudices, sed et factum et tota Sicilia pervagatum), ut homines propter iniurias licentiamque decumanorum mortem sibi ipsi consciverint

Centuripinum Dioclem, hominem locupletem, suspendisse se constat quo die sit ei nuntiatum Apronium decumas redemisse

Tyracinum, principem civitatis, eadem ratione mortem oppetisse dixit apud vos homo nobilissimus, Archonidas Helorinus, cum audisset tantum decumanum professum esse ex edicto istius sibi deberi quantum ille bonis suis omnibus efficere non posset
[LI, 129] E non vi meravigliate che abbia evitato una folla così grande, come avete appreso dai enti ufficiali e dalle dichiarazioni dei terreni fatte coltivatori, dovete sapere infatti che con i coltivatori costui fu tanto crudele e scellerato che degli uomini (è da non credere, giudici, a sentirla dire, eppure accadde, e se ne sparse voce per tutta la Sicilia) spinsero sé stessi alla morte per le angherie e per gli arbitri degli esattori delle decime

E noto che Diocle di Centurie, uomo ricchissimo, si impiccò il giorno in cui gli fu riferito che Aprono si era aggiudicato lesazione delle decime

Si procurò la morte con lo stesso modo Tiracino, il primo della sua città, come ha riferito a voi un uomo mobilissimo, Arconida di Eloro, quando seppe che la dichiarazione fatta dallesattorre dellimporto dovutogli, come prescriveva leditto di Verre, ammontava a un quantitativo così grande che egli, pur con tutto ciò che possedeva, non sarebbe riuscito a mettere insieme
Haec tu, tametsi omnium hominum dissolutissimus crudelissimusque semper fuisti, tamen numquam perpeterere, propterea quod ille gemitus luctusque provinciae ad tui capitis periculum pertinebat; non, inquam, perpeterere ut homines iniuriae tuae remedium morte ac suspendio quaererent, nisi ea res ad quaestum et ad praedam tuam pertineret

[130] Quid

Illud perpeterere

Attendite, iudices; omnibus enim nervis mihi contendendum est atque in hoc elaborandum, ut omnes intellegant quam improbam, quam manifestam, quam confessam rem pecunia redimere conetur

Grave crimen est hoc et vehemens et post hominum memoriam iudiciaque de pecuniis repetundis constituta gravissimum, praetorem socios habuisse decumanos
Fatti del genere, Verre, benché tu sia sempre stato il più sregolato, il più crudele fra tutti gli uomini, non avresti mai tollerato che si verificassero, dal momento che quei pianti, quel lutto della provincia facevano a te correre il pericolo di unaccusa capitale; non avresti tollerato, ripeto che la gente arrivasse a cercar scampo alla tua iniquità nella morte, nellimpiccagione, a meno che ciò si risolvesse per te in profitto e bottino

[130] E allora

A quella condizione lo avresti tollerato

Badate bene, o giudici; devo far ricorso a tutte le mie risorse, impegnare ogni mio sforzo, perché tutti comprendano quanto è malvagia, quanto è evidente e innegabile la colpa di cui egli tenta di scagionarsi, con il denaro

Si tratta di unimputazione grave, di unimputazione seria, della più grave, a memoria duomo dopo che furono istituiti i tribunali per le conclusioni, cioè che un governatore fu in combutta con gli esattori delle decime
[LVII]Non hoc nunc primum audit privatus de inimico, reus ab accusatore: iam antea in sella sedens praetor, cum provinciam Siciliam obtineret, cum ab omnibus non solum, id quod commune est, propter imperium, sed etiam, id quod istius praecipuum est, propter crudelitatem metueretur, miliens audivit, cum eius animum ad persequendum non neglegentia tardaret, sed conscientia sceleris avaritiaeque suae refrenaret

Loquebantur enim decumani palam, et praeter ceteros is qui apud istum plurimum poterat maximosque agros populabatur, Apronius, perparvum ex illis magnis lucris ad se pervenire, praetorem esse socium
[LVII]Verre non si sente dire questo per la prima volta ora, come semplice privato da un avversario, come imputato dal suo accusatore: già prima quando era assiso sul suo seggio di propretore, quando aveva il governo in Sicilia , quan do tutti lo temevano, non solo, come avviene per tutti i governatori, per il potere di cui era investito, ma anche, e questa è una peculiarità esclusivamente sua, per la sua crudeltà, ebbene, anche allora mille volte se l'è sentito (dire), e se il suo animo era poco incline a infliggere punizioni per questo, non è già perché non se ne curasse, al contrario era proprio la consapevolezza della sua col pevole rapacità a trattenerlo

Infatti ne parlavano pub blicamente gli esattori, e soprattutto colui che godeva presso Verre del potere più grande, e saccheggiava i terri tori più vasti, Aprono, a loro, dicevano, di quei cospicui compensi extra non toccavano che le briciole, loro socio in affari era il governatore

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Cicerone, In Verrem: 02; 02-31-35
Cicerone, In Verrem: 02; 02-31-35

Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 02-31-35

[131] Hoc cum palam decumani tota provincia loquerentur tuumque nomen in re tam turpi nefariaque interponerent, nihilne tibi venit in mentem existimationi tuae consulere, nihil denique capiti ac fortunis tuis providere

Cum tui nominis terror in auribus animisque aratorum versaretur, cum decumani aratoribus ad pactiones faciendas non suam vim, sed tuum scelus ac nomen opponerent

Ecquod iudicium Romae tam dissolutum, tam perditum, tam nummarium fore putasti, quo ex iudicio te ulla Salus servare posset
[131] Gli esattori dicevano questo pubblicamente, per tutta la provincia, mescolava no a un'impresa tanto scandalosa e scellerata il tuo no me, e a te non è assolutamente venuto in mente di pensa re alla tua reputazione, non ti è insomma assolutamente venuto in mente di provvedere alla tua civica onorabilità e al tuo patrimonio

Pur il tuo nome riempiendo di terrore le orecchie e l'animo dei coltivatori, erano la tua scelleratezza e il tuo nome, non già la loro prepoten za che gli esattori delle decime facevano intervenire per indurre i coltivatori a concludere le transazioni

Come hai potuto pensare che a Roma vi sarebbe stata una giu ria tanto corrotta, infame e venale da consentire che non so qual dea Salvezza ti traesse in salvo dal suo giudizio
Cum planum fieret, decumis contra instituta leges consuetudinemque omnium venditis, in aratorum bonis fortunisque diripiendis decumanos dictitasse tuas esse partis, tuam rem, tuam praedam, idque te tacuisse et, cum dissimulare non posses, potuisse tamen perpeti et perferre, quod magnitudo lucri obscuraret periculi magnitudinem plusque aliquanto apud te pecuniae cupiditas quam iudici metus posset

[132] Esto, cetera negare non potes; ne illud quidem tibi reliquum fecisti, ut hoc posses dicere, nihil eorum te audisse, nihil ad tuas auris de infamia tua pervenisse

Querebantur cum luctu et gemitu aratores: tu id nesciebas

Fremebat tota provincia: nemo id tibi renuntiabat
Essendo risaputo infatti che, avvenuta l'aggiudicazione delle decime in contrasto con le norme, le leggi, la consuetudi ne rispettate da tutti, gli esattori nel fare scempio dei beni e delle sostanze dei coltivatori avevano detto e ripetuto che non facevano che esigere la tua parte, curare i tuoi interessi, raccogliere il tuo bottino e che su questo eri rimasto zitto, e pur non potendo smentire quelle affermazioni, ti eri però adattato a tollerarle e sopportarle fino in fondo, giacché l'entità del profitto faceva passare in secondo piano la gravità del pericolo cui ti esponevano, e su di te poteva ben di più l'avidità di denaro che non la paura di un processo

[132] Sia pure, il resto non potresti negarlo; ma non ti sei riservato neppure la possibilità di sostenere che di queste voci non sapevi nulla, che nulla era giunto alle tue orecchie delle dicerie che ti infamavano

I coltivatori protestavano con pianti e lamenti; tu non lo sapevi

L'intera provincia gridava il suo sdegno; nessuno te lo ri feriva

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Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 04-131-135

Romae querimoniae de tuis iniuriis conventusque habebantur: ignorabas haec

Ignorabas haec omnia

Quid

Cum palam Syracusis te audiente maximo conventu L Rubrius Q Apronium sponsione lacessivit, NI APRONIUS DICTITARET TE SIBI IN DECUMIS ESSE SOCIUM, HAEC TE VOX NON PERCULIT, non perturbavit, non ut capiti et fortunis tuis prospiceres excitavit

Tacuisti, sedasti etiam litis illorum, et sponsio illa ne fieret laborasti

[LVIII]Pro di immortales, hoc aut innocens homo perpeti potuisset, aut quamvis nocens, qui modo iudicia Romae fore putaret, non aliqua simulatione existimationi se hominum venditasset

[133] Quid est hoc

Sponsio fit de capite ac fortunis tuis: tu sedes et quiescis
A Roma venivano portate le lagnanze per i tuoi soprusi, se ne discuteva in affollate riunioni: ignoravi questo

Ignoravi tutto ciò

Ma come

Pubblicamente a Siracusa, in tua presenza, durante un'affollatissima ses sione giudiziaria, Lucio Rubrio sfidò Quinto Apronio, impegnandosi con garanzia a pagare una penale SE NON FOSSE RISULTATO CHE APRONIO ABITUALMENTE AFFERMAVA CHE TU ERI SUO SOCIO NELL'ESAZIONE DELLE DECIME, que ste parole non ti colpirono, non ti preoccuparono, non ti spronarono a provvedere alla tua civica onorabilità e al tuo patrimonio

Tu te ne stesti zitto, anzi componesti le loro contese, e ti adoperasti perché quell'impegno con garanzia non fosse stipulato

[LVIII]Per gli dèi immortali, avrebbe mai potuto tollerare ciò un uomo innocente, op pure un uomo colpevole quanto si vuole, solo che consi derasse la possibilità di processi a Roma, non avrebbe forse cercato con qualche finzione di salvare davanti alla gente la propria reputazione

[133] Ma come

Si stipula un impegno con garanzia che riguarda la tua civica ono rabilità e il tuo patrimonio: e tu, te ne stai tranquillo sul tuo seggio
Non persequeris

Non perseveras

Non perquiris cui dixerit Apronius, quis audierit

Unde hoc natum, quem ad modum prolatum sit

Si tibi aliquis ad aurem accessisset et dixisset Apronium dictitare te sibi esse socium, commoveri te oportuit, evocare Apronium, nec illum ante tibi satis facere quam tu omnium existimationi satis fecisses: cum vero in foro celeberrimo tanta frequentia hoc verbo ac simulatione Apronio, re vera tibi obiectum esset, tu umquam tantam plagam tacitus accipere potuisses nisi hoc ita statuisses, in re tam manifesta quicquid dixisses te deterius esse facturum
Non protesti

Non vuoi andare a fondo della cosa

Non indaghi a chi Apronio abbia detto questo, chi l'abbia udito

Donde sia nata e come si sia diffusa questa voce

Se qualcuno ti si fosse accostato e ti avesse detto all'orecchio che Apronio continuamente ripeteva che tu eri suo socio in affari, tu avresti dovuto metterti in agita zione, convocare Apronio, e considerarlo scagionato da vanti a te solo quando tu fossi risultato scagionato da vanti all'opinione pubblica: ora invece sulla pubblica piazza di una popolosissima città, alla presenza di una folla così grande, questa voce fu rinfacciata formalmente e apparentemente ad Apronio, in realtà a te, avresti tu mai potuto incassare in silenzio un colpo così grave, se non avessi deciso che in una faccenda tanto evidente qua lunque cosa tu avessi detto non avresti che peggiorato la tua situazione

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Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 03-91-95

[134] Quaestores, legatos, praefectos, tribunos suos multi missos fecerunt et de provincia decedere iusserunt, quod illorum culpa se minus commode audire arbitrarentur aut quod peccare ipsos aliqua in re iudicarent: tu Apronium, hominem vix liberum, contaminatum, perditum, flagitiosum, qui non modo animum integrum sed ne animam quidem puram conservare potuisset, eum in tanto tuo dedecore profecto verbo quidem graviore appellasses, neque apud te tam sancta religio societatis fuisset ut tui capitis periculum neglegeres, nisi rem tam notam esse omnibus et tam manifestam videres

[135] Cum eodem Apronio postea P Scandilius, eques Romanus, quem vos omnes nostis, eandem sponsionem de societate fecit quam Rubrius facere voluerat
[134] Molti governatori licenziarono, con l'ordine di lasciare la provincia, loro questori, coa diutori, prefetti, tribuni, perché li ritenevano responsabi li di compromettere la loro reputazione, o li giudicavano colpevoli essi stessi di qualche mancanza: tu, trovandoti in una situazione tanto disonorevole per colpa di Apro nio, un individuo sì e no libero, un uomo sozzo sciagura to e turpe, che non era riuscito a conservare non dico in corrotto il suo animo ma nemmeno puro il suo alito, avresti certamente rivolto a lui qualche parola un po' se vera, e non avresti avuto per i vincoli che legano i soci in affari un rispetto così scrupoloso da non curarti del ri schio capitale che correvi, se non avessi constatato che la cosa era così universalmente nota e così evidente

[135] In seguito Publio Scandilio, un cavaliere romano ben noto a voi tutti, stipulò con il medesimo Apronio, ri guardo alla sua società con Verre, quel medesimo impe gno con garanzia che già Rubrio avrebbe voluto stipula re
Institit, oppressit, non remisit; facta est sponsio HS V; coepit Scandilius recuperatores aut iudicem postulare

[LIX]Satisne vobis praetori improbo circumdati cancelli videntur in sua provincia, immo vero in sella ac tribunali, ut aut de suo capite iudicium fieri patiatur praesens ac sedens, aut confiteatur se omnibus iudiciis convinci necesse esse

Sponsio est, NI TE APRONIVS SOCIVM IN DECUMIS ESSE DICAT; provincia tua est, ades, abs te iudicium postulatur; quid facis, quid decernis

Recuperatores dicis te daturum

Bene agis; tametsi qui tantis erunt cervicibus recuperatores qui audeant in provincia, cum praetor adsit, non solum contra voluntatem eius sed etiam contra fortunas iudicare
Insistette, tenne duro, non mollò; l'impegno fu stipu lato con la garanzia di 5000 sesterzi; Scandilio si mise a reclamare dei periti o un giudice

[LIX]Vi sembra che la barrie ra che circonda un governatore disonesto nella sua pro vincia, anzi sul suo seggio in tribunale, sia così solida che egli possa permettere che in sua presenza, mentre è assiso sul suo seggio, si svolga un procedimento giudiziario che coinvolge la sua civica onorabilità, oppure possa tran quillamente riconoscere che la sua colpevolezza sarebbe necessariamente dimostrata in qualsiasi processo

L'im pegno con garanzia riguarda questo, SE NON RISULTA CHE APRONI0 DICE CHE TU SEI SUO SOCIO NELL'ESAZIONE DELLE DECIME; la provincia è la tua, tu sei presente, a te è richiesto il procedimento giudiziario; e tu che fai, che cosa de cidi

Dici che nominerai dei periti

una decisione cor retta;tuttavia quali periti avranno spalle tanto possenti da aver il coraggio di formulare, nella provincia e alla presenza del governatore, un giudizio non solo in contrasto con la sua volontà, ma anche lesivo dei suoi interessi

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[136] Verum esto; manifesta res est; nemo esset quin hoc se audisse liquido diceret; locupletissimus quisque ac certissimus testis esset; nemo erat Sicilia tota quin sciret decumas esse praetoris, nemo quin audisset id Apronium dictitasse; praeterea conventus honestus Syracusis, multi equites Romani, viri primarii, ex qua copia recuperatores reici oporteret, qui aliter iudicare nullo modo possent

Instat Scandilius poscere recuperatores

Tum iste homo innocens, qui illam suspicionem levare atque ab sese removere cuperet, recuperatores dicit se de cohorte sua daturum

[LX, 137] Pro deum hominumque fidem, quem ego accuso

In quo meam industriam ac diligentiam spectari volo

Quid est quod ego dicendo aut cogitando efficere aut adsequi debeam
[136] Ma sia pure; la cosa è evidente; nessuno avrebbe esitato a dichiarare di averlo udito; ognuno avrebbe potuto testimoniarlo in modo assolutamente attendibile in tutta la Sicilia non c'era nessuno che ignorasse che le decime appartenevano al governatore, nessu no che non avesse udito che Apronio lo aveva detto e ripetuto inoltre la circoscrizione giudiziaria di Siracusa era costituita da persone rispettabili, comprendeva molti cavalieri romani, personaggi di primo piano; tra loro bisognava a far la selezione dei periti, e nessuno di loro assolutamente potuto formulare un giudizio diverso

Scandilio persiste nel reclamare dei periti

Allora Verre quest'uomo irreprensibile, desideroso di eliminare m e allontanare da sé quel sospetto dichiara che avrebbe nominato i periti scegliendoli dal suo seguito

[LX, 137] In nome degli dèi e degli uomini, chi sto accusando

A pro posito di chi voglio dar prova del mio impegno e del mio scrupolo

Per conseguire o ottenere che cosa io debbo impegnare le mie parole e la mia intelligenza

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