[XXVI, 63] Fecerat hoc egregie primo adventu Metellus, ut omnis istius iniurias, quas modo posset, rescinderet et inritas faceret Quod Heraclium restitui iusserat ac non restituebatur, quisquis erat eductus senator Syracusanus ab Heraclio, duci iubebat; itaque permulti ducti sunt Epicrates quidem continuo est restitutus Alia iudicia Lilybaei, alia Agrigenti, alia Panhormi restituta sunt Census qui isto praetore sunt habiti non servaturum se Metellus ostenderat; decumas quas iste contra legem Hieronicam vendiderat sese venditurum Hieronica lege edixerat Omnia erant Metelli eius modi ut non tam suam praeturam gerere quam istius praeturam retexere videretur |
[XXVI, 63] Metello aveva agito egregiamente al suo primo giungere in Sicilia, perchè annullò e rese non validi tutti gli atti dingiustizia di costui, almeno quelli che fu in grado Poichè aveva ordinato di reintegrare Eraclio nei suoi possessi e nei suoi diritti, e non era stato eseguito, faceva incarcerare tutti i membri del consiglio di Siracusa che Eraclio aveva citati in giudizio; ne furono di conseguenza incarcerati moltissimi Al contrario la reintegrazione di Epicrate avvenne, per la verità, immediatamente Anche a Lilibeo, Agrigento e Palermo furono annullate altre sentenze di Verre Quanto alla tassa sul censo che fu fissata da questo propretore, Metello aveva dichiarato che non lavrebbe mantenuta; quanto allappalto della decima, che Verre aveva aggiudicato in contrasto con la legge di Gerone, aveva reso noto che lavrebbe aggiudicato conformemente alla legge suddetta Insomma, il comportamento di Metello era nel suo complesso tale da dare limpressione che pensasse non tanto ad attendere lui alle sue funzioni di propretore, quanto a disfare ciò che era stato fatto durante la propretura di Verre |
Simul atque ego in Siciliam veni, mutatus est [64] Venerat ad eum illo biduo Laetilius quidam, homo non alienus a litteris; itaque eo iste tabellario semper usus est Is epistulas compluris attulerat, in his unam domo quae totum mutarat hominem Repente coepit dicere se omnia Verris causa velle; sibi cum eo amicitiam cognationemque esse Mirabantur omnes hoc ei tum denique in mentem venisse, posteaquam tam multis eum factis decretisque iugulasset Erant qui putarent Laetilium legatum a Verre venisse, qui gratiam amicitiam cognationemque commemoraret Ex illo tempore a civitatibus laudationes petere, testis non solum deterrere verbis, sed etiam vi retinere coepit |
Ma non appena io giunsi in Sicilia cambiò completarnente [64] Sera recato da lui due giorni prima un tal Letilio, un uomo non mal disposto verso le lettere, sicché Verre se nè sempre servito come suo portalettere Costui dunque gli aveva portato numerose lettere, una delle quali, inviata da casa sua, aveva cambiato totalmente Metello Allimprovviso cominciò a dirsi disposto a fare tutto nellinteresse di Verre; in fondo era suo amico e parente Tutti si stupirono del fatto che questa decisione gli saltò allimprovviso in testa, dopo che aveva con tanti suoi atti e con tanti suoi decreti strangolato Verre Cerano quelli che pensavano che Letilio fosse giunto da lui come inviato di Verre, con lincarico di ricordargli il suo appoggio, la sua amicizia e la sua parentela Da quel momento in poi cominciò a chiedere alle città testimonianze elogiative in favore di Verre, e a non contentarsi più di distogliere con minacce i testimoni dal deporre, ma addirittura a trattenerli con la forza |
Quod nisi ego meo adventu illius conatus aliquantum repressissem, et apud Siculos non Metelli, sed Glabrionis litteris ac lege pugnassem, tam multos testis huc evocare non potuissem [XXVII, 65] Verum, quod institui dicere, miserias cognoscite Siculorum Heraclius ille et Epicrates longe mihi obviam cum suis omnibus processerunt, venienti Syracusas egerunt gratias flentes, Romam mecum decedere cupiverunt Quod erant oppida mihi complura etiam reliqua quae adire vellem, constitui cum hominibus quo die mihi Messanae praesto essent Eo mihi nuntium miserunt se a praetore retineri Quibus ego testimonium denuntiavi, quorum edidi nomina Metello, cupidissimi veniendi, maximis iniuriis adfecti, adhuc non venerunt |
E se io non avessi col mio arrivo posto un notevole freno ai suoi sforzi, e usato come armi per la mia battaglia siciliana non lautorizzazione scritta di Metello, ma quella di Glabrione e la legge, non mi sarebbe stato possibile far venire qui tante persone [XXVII, 65] Ma, tornando a quel che ho cominciato a dire, eccovi qui la misera condizione dei provinciali Quell Eraclio ed Epicrate fecero un buon tratto di strada per venirmi incontro con tutti i loro parenti e amici e al mio arrivo a Siracusa mi espressero piangendo il loro ringraziamento e il desiderio di venire con me a Roma lasciando la provincia Poiché però erano ancora numerose le altre città dove desideravo recarmi, fissai con loro il giorno in cui dovevano trovarsi a Messina a mia disposizione Ed è in questa città che mi mandarono a dire che erano trattenuti dal pretore Allora io li citai come testimoni e notificai il loro nome a Metello , essendo desiderosissimi di venire, avendo subito le più gravi ingiustizie, ma fino a questo momento non si sono fatti vivi |
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Hoc iure sunt socii ut iis ne deplorare quidem de suis incommodis liceat [66] Iam Heraclii Centuripini, optimi nobilissimique adulescentis, testimonium audistis; a quo HS C per calumniam malitiamque petita sunt Iste poenis compromissisque interpositis HS cccc extorquenda curavit, quodque iudicium secundum Heraclium de compromisso factum erat, cum civis Centuripinus inter duos civis diiudicasset, id inritum iussit esse eumque iudicem falsum iudicasse iudicavit; in senatu esse, locis commodisque publicis uti vetuit; si quis eum pulsasset, edixit sese iudicium iniuriarum non daturum; quicquid ab eo peteretur, iudicem de sua cohorte daturum, ipsi autem nullius actionem rei se daturum |
Ecco i bei diritti di cui godono i nostri alleati che non è loro consentito nemmeno di lamentarsi delle proprie disgrazie [66] La deposizione di Eraclio di Centuripe , un giovane pieno di virtù e di nobilissima famiglia, lavete già ascoltata; su di lui per calunnia si pretese da lui la somma di 100000 sesterzi Allora Verre facendo ricorso a dei compromessi , con relative penalità, riuscì a estorcergli la somma di 400000 sesterzi; poiché però la sentenza arbitrale era stata favorevole a Eraclio, avendo giudicato la controversia fra i due contendenti centuripini un loro concittadino, annullò la sentenza arbitrale giudicandola priva di ogni fondamento; punì quel giudice vietandogli di sedere in consiglio, di frequentare i luoghi pubblici e di godere di quei vantaggi che sono di tutti; rese inoltre noto che, se qualcuno lavesse percosso, non avrebbe dato corso a un processo per danni, e che, qualunque querela fosse stata presentata contro di lui, avrebbe nominato giudice della controversia uno del suo seguito; non avrebbe, al contrario, consentito unazione giudiziaria di alcun genere in cui egli fosse attore |
[67] Quae istius auctoritas tantum valuit ut neque illum pulsaret quisquam, cum praetor in provincia sua verbo permitteret, re hortaretur, neque quisquam ab eo quicquam peteret, cum iste calumniae licentiam sua auctoritate ostendisset; ignominia autem illa gravis tam diu in illo homine fuit, quam diu iste in provincia mansit Hoc iniecto metu iudicibus novo more, nullo exemplo, ecquam rem putatis esse in Sicilia nisi ad nutum istius iudicatam Utrum id solum videtur esse actum, quod est tamen actum, ut haec Heraclio pecunia eriperetur, an etiam illud, in quo praeda erat maxima, ut nomine iudiciorum omnium bona atque fortunae in istius unius essent potestatem [XXVIII, 68] Iam vero in rerum capitalium quaestionibus quid ego unam quamque rem colligam et causam |
[67] Ma l autorità di costui veleva tanto che nessuno mai percosse quel cittadino sebbene il propretore ne desse nella sua provincia esplicitamente il permesso e spingesse col suo comportamento a farlo, nessuno gli intentò mai unazione legale, sebbene il governatore avesse dato con la sua autorità piena libertà alle false accuse; pure, quella grave onta pesò su di lui per tutto il tempo della propretura di Verre Se dunque egli terrorizzò in questo modo i giudici facendo ricorso a una procedura del tutto insolita e priva di precedenti, pensate che in Sicilia si sia emessa una sola sentenza che non fosse conforme al suo capriccio Pensate che si mirasse solo a quello scopo, che venne daltra parte conseguito, di togliere questa somma a Eraclio, oppure anche a quellaltro, che prometteva un bottino ingentissimo, di porre cioè totalmente ed esclusivamente nelle mani di Verre, col pretesto di rendere giustizia, i beni e la sorte di tutti [XXVIII, 68] Quanto poi ai processi comportanti la pena di morte, a che scopo citare ogni fatto e ogni causa |
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Ex multis similibus ea sumam quae maxime improbitate excellere videbuntur Sopater quidam fuit Halicyensis, homo domi suae cum primis locuples atque honestus; is ab inimicis suis apud C Sacerdotem praetorem rei capitalis cum accusatus esset, facile eo iudicio est liberatus Huic eidem Sopatro idem inimici ad C Verrem, cum is Sacerdoti successisset, eiusdem rei nomen detulerunt Res Sopatro facilis videbatur, et quod erat innocens et quod Sacerdotis iudicium improbare istum ausurum non arbitrabatur Citatur reus; causa agitur Syracusis; crimina tractantur ab accusatore ea quae erant antea non solum defensione, verum etiam iudicio dissoluta [69] Causam Sopatri defendebat Q Minucius, eques Romanus in primis splendidus atque honestus, vobisque, iudices, non ignotus |
Tra i molti casi simili sceglierò quelli che a mio parere spiccheranno tra tutti per la particolare malvagità che rivelano Un tal Sopatro di Alicie , che nel suo paese era tra i cittadini più ricchi e più onorati, era stato dai suoi nemici accusato di delitto capitale davanti al propretore C Sacerdote , ottenendone però facilmente lassoluzione Quando però C Verre succedette a Sacerdote, gli stessi nemici ripresentarono la loro querela, sempre per lo stesso reato A Sopatro la cosa sembrava facile, sia perché era innocente sia perché non pensava che Verre avrebbe avuto lardire di annullare una sentenza del suo predecessore Si cita limputato; il processo viene celebrato a Siracusa; i capi daccusa sono gli stessi che già da prima erano stati demoliti non solo dalla difesa ma pure dalla sentenza [69] Il difensore di Sopatro era Q Minucio , uno dei più illustri e onorati cavalieri romani, che voi, signori della giuria, ben conoscete |
Nihil erat in causa quod metuendum aut omnino quod dubitandum videretur Interea istius libertus et accensus Timarchides, qui est, id quod ex plurimis testibus priore actione didicistis, rerum huiusce modi omnium transactor et administer, ad Sopatrum venit; monet hominem ne nimis iudicio Sacerdotis et causae suae confidat; accusatores inimicosque eius habere in animo pecuniam praetori dare; praetotem tamen ob salutem malle acc,ipere, et simul malle, si fieri posset, rem iudicatam non rescindere Sopater, cum hoc illi improvisum atque inopinatum accidisset, commotus est sane neque in praesentia Timarchidi quid responderet habuit, nisi se consideraturum quid sibi esset faciendum, et simul ostendit se in summa difficultate esse nummaria |
La causa non presentava nessun elemento che potesse dar luogo a timori o anche solo a dubbi Intanto un liberto e subalterno di Verre, Timarchide , che, come avete potuto apprendere da molte deposizioni rese nel corso del primo dibattimento, è il suo intermediario e complice in tutti gli affari di questo genere, si reca da Sopatro; lammonisce a non confidare troppo nella sentenza di Sacerdote e nella bontà della sua causa; i suoi nemici e accusatori avevano lintenzione di offrire del denaro al governatore; il pretore tuttavia preferiva prendere del denaro per mandare assolto laccusato, e preferiva, contemporaneamente, sempre che fosse possibile, non annullare una sentenza già passata in giudicato Sopatro accadendo tutto questo allimprovviso e imprevedibilmente, ne rimase fortemente turbato e lì per li non seppe dare a Timarchide altra risposta se non che avrebbe riflettuto sul da farsi e contemporaneamente gli fece presente di trovarsi in gravi difficoltà finanziarie |
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Cicerone, In Verrem: 02; 04-116-120
Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 04-116-120
Post ad amicos rettulit; qui cum ei fuissent auctores redimendae salutis, ad Timarchidem venit Eitis suis difficultatibus hominem ad HS Lxxx perducit, eamque ei pecuniam numerat [XXIX, 70] Posteaquam ad causam dicendam ventum est, tum vero sine metu sine cura omnes erant qui Sopatrum defendebant Crimen nullum erat, res erat iudicata, Verres nummos acceperat: quis posset dubitare quidnam esset futurum Res illo die non peroratur, iudicium dimittitur Iterum ad Sopatrum Timarchides venit, ait accusatores eius multo maiorem pecuniam praetori polliceri quam quantam hic dedisset; proinde, si saperet, videret, quid sibi esset faciendum |
Riferì poi il fatto ai suoi amici;e questi lo consigliarono di comprare la sua assoluzione Si reca così da Timarchide e, facendogli presenti le sue gravi difficoltà, lo induce ad accontentarsi di 80000 sesterzi: somma che gli versa in contanti [XXIX, 70] Giunto così il giorno della trattazione della causa, i difensori di Sopatro erano assolutamente privi di ogni timore e di ogni preoccupazione Laccusa era inconsistente, il caso era già stato giudicato, Verre aveva preso del denaro: chi avrebbe potuto avere dei dubbi sullesito Quel giorno intanto non si giunge alla conclusione del dibattimento e la causa viene rinviata Timarchide si reca una seconda volta da Sopatro e lo informa che i suoi accusatori promettevano di dare al governatore una somma molto maggiore di quella sborsata da lui; riflettesse dunque su quel che gli conveniva fare, se aveva un po di intelligenza |
Homo, quamquam erat et Siculus et reus, hoc est et iure iniquo et tempore adverso, ferre tamen atque audire diutius Timarchidem non potuit " Facite", inquit, "quod libet; daturus non sum amplius " Idemque hoc amicis eius et defensoribus videbatur, atque eo etiam magis quod iste, quoquo modo se in ea quaestione praebebat, tamen in consilio habebat homines honestos e conventu Syracusano, qui Sacerdoti quoque in consilio fuerant tum cum est idem hic Sopater absolutus Hoc rationis habebant, facere eos nullo modo posse ut eodem crimine eisdem testibus Sopatrum condemnarent idem homines qui antea absolvissent Itaque hac una spe ad iudicium venitur |
Sopatro allora, per quanto siciliano e imputato, cioè in una posizione giuridica sfavorevole e in una situazione critica, non ce la fece più a contenersi e a continuare a dare ascolto a Timarchide Fate pure quel che volete-disse; non sono disposto a dare di più Allo stesso modo la pensavano i suoi amici e difensori, tanto più che, qualunque fosse stato il comportamento di Vene nel corso del processo, aveva accanto come consiglieri autorevoli membri della circoscrizione di Siracusa , che avevano già fatto parte del collegio giudicante di Sacerdote quando questo stesso Sopatro era stato assolto Questo era il loro ragionamento che non si poteva assolutamente far si che, identica essendo laccusa e identiche le prove testimoniali, Sopatro venisse condannato da quelle stesse persone che precedentemente lavevano mandato assolto dunque con questa sola speranza che si presentano in tribunale |
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[71] Quo posteaquam est ventum, cum in consilium frequentes convenissent idem qui solebant, et hac una spe tota defensio Sopatri niteretur, consili frequentia et dignitate, et quod erant, ut dixi, idem qui antea Sopatrum eodem illo crimine liberarant, cognoscite hominis apertam ac non modo non ratione, sed ne dissimulatione quidem tectam improbitatem et audaciam M Petilium, equitem Romanum, quem habebat in consilio, iubet operam dare, quod rei privatae iudex esset Petilius recusabat, quod suos amicos, quos sibi in consilio esse vellet, ipse Verres retineret in consilio Iste homo liberalis negat se quemquam retinere eorum qui Petilio vellent adesse |
[71] Dopoche si aprì dunque la seduta, essendo in consiglio presenti in gran numero quelli che erano soliti, e tutta la difesa di Sopatro fondandosi unicamente sulla speranza riposta nel gran numero e nella onorabilità dei membri della corte, composta, comho già detto, dalle stesse persone che precedentemente, per quella stessa accusa, avevano mandato assolto Sopatro, state a sentire come si rivelò apertamente limpudente malvagità di Verre, non solo non coperta da un motivo ragionevole, ma nemmeno da un velo di dissimulazione Ordina al cavaliere romano M Petilio , che faceva parte della corte, di occuparsi della causa civile nella quale aveva le funzioni di giudice Ma Petilio non voleva, dato che i suoi amici, che egli desiderava avere come consiglieri, erano trattenuti da Verre nel suo collegio giudicante Egli allora, tanto generoso comè, dichiara che non trattiene nessuno che voglia far parte del consiglio di Petilio |