Cicerone, Filippiche: 08; 18-33

Cicerone, Filippiche: 08; 18-33

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 08; 18-33
[VI] An hoc negare potes, qui omnes moras interponas, quibus infirmetur Brutus, melior fiat Antonius

Quousque enim dices pacem velle te

Res geritur, +conductae liniae sunt, pugnatur acerrime

Qui intercurrerent, misimus tris principes civitatis

Hos contempsit, reiecit, repudiavit Antonius; tu tamen permanes constantissimus defensor Antoni

[18] Et quidem, quo melior senator videatur, negat se illi amicum esse debere; cum suo magno esset beneficio, venisse eum contra se

Vide, quanta caritas sit patriae; cum homini sit iratus, tamen rei publicae causa defendit Antonium

Ego te, cum in Massiliensis tam es acerbus, Q Fufi, non animo aequo audio

Quousque enim Massiliam oppugnabis
[VI]Potresti negare che con tut ti gl'indugi che frapponi tu indebolisci la posizione di Bruto e rafforzi quella di Antonio

Fino a quando dirai che vuoi la pace

La guerra è in atto; le macchine militari sono sul posto, si combatte accanitamente

Ab biamo inviato tre dei principali cittadini perché fa cessero da intermediari

Antonio li ha respinti, li ha rifiutati con disprezzo;ciononostante, tu, imperterrito, continui ad essere difensore di Antonio

[18]Ma Caleno, per apparire senatore imparziale, sostiene che non è tenuto all'amicizia di Antonio; perché costui, nono stante i grandi obblighi verso di lui, lo aveva citato in giudizio

Guardate allora a che punto arriva il suo amore di patria; personalmente Caleno ribolle d'ira contro l'uomo, ma difende Antonio perché c'è di mezzo l'interesse dello Stato

Quando tu, Quinto Fufio, ti mostri cosí accanito contro i Mar sigliesi, non riesco a sentirti senza irritarmi

Fino a quando dureranno i tuoi attacchi contro Marsiglia
Ne triumphus quidem finem facit belli, per quem lata est urbs ea, sine qua numquam ex Transalpinis gentibus maiores nostri triumphaverunt

Quo quidem tempore populus Romanus ingemuit; quamquam proprios dolores suarum rerum omnes habebant, tamen huius civitatis fidelissimae miserias nemo erat civis qui a se alienas arbitraretur

[19] Caesar ipse, qui illis fuerat iratissimus, tamen propter singularem eius civitatis gravitatem et fidem cotidie aliquid iracundiae remittebat; te nulla sua calamitate civitas satiare tam fidelis potest

Rursus iam me irasci fortasse dices

Ego autem sine iracundia dico omnia, nec tamen sine dolore animi; neminem illi civitati inimicum esse arbitror, qui amicus huic sit civitati

Excogitare, quae tua ratio sit, Calene, non possum
Non è bastato neppure il trionfo a porre fine alla guerra, quel trionfo nel quale fu portato l'immagine di una città senza il cui aiuto i nostri antenati non erano mai riusciti a trionfare dei popoli al di là delle Alpi

Certo, fu un momento di dolore, quello, per il popolo romano; anche se tutti avevano i propri guai, pure non ci fu cittadino che non sentisse come propria la infelice situa zione fatta a questa fedelissima città

[19] Cesare stesso, che con tro di essa era agitatissimo, tuttavia anche lui, poi, di fronte allo spettacolo di una città cosí ferma nella sua fedeltà, andava di giorno in giorno rallentando il suo risentimento; per te invece non c'è disgrazia di quella città cosí fedele che valga a saziarti

Forse dirai che tor no ancora a parlare con ira

No, ogni mio apprezza mento è fatto senza ira, ma anche non senza dolore; nes suno che sia amico di Roma, può essere, io penso, ne mico della città di Marsiglia

Non riesco a capire, o Caleno, la ragione intima del tuo atteggiamento
Antea deterrere te, ne popularis esses, non poteramus; exorare nunc, ut sis popularis, non possumus

Satis multa cum Fufio ac sine odio omnia, nihil sine dolore

Credo autem, qui generi querelam moderate ferat, aequo animo laturum amici

[VII, 20] Venio ad reliquos consularis, quorum nemo est (iure hoc meo dico), quin mecum habeat aliquam coniunctionem gratiae, alii maximam, alii mediocrem, nemo nullam

Quam hesternus dies nobis, consularibus dico, turpis inluxit

Iterum legatos

Quid, si ille faceret inducias

Ante os oculosque legatorum tormentis Mutinam verberavit, opus ostendebat munitionemque legatis, ne punctum quidem temporis, cum legati adessent, oppugnatio respiravit

Ad hunc legatos

cur
Una vol ta non riuscivamo a distoglierti da atteggiamenti de magogici; ora, pur supplicandoti, non otteniamo che tu ti comporti come vero democratico

Mi sono intratte nuto abbastanza con Fufio tutte parole, le mie, senza odio, ma anche velate di dolore

Egli che ha accolto con calma le parole di rammarico del console suo genero, vorrà, io credo, accogliere serenamente anche le mie

[VII, 20]Passo agli altri consolari, tra i quali non ce n'è uno (il diritto di dirlo ) che non abbia con me rapporti amicizia alcuni molto stretti, altri normali

Che giorno vergognoso è stato quello di ieri per noi, intendo per noi ex consoli

Mandare un ambasceria

Nella speranza che Antonio venga ad una tregua

Ma se quello con le sue macchine da guer ra s'è messo a colpire Modena sotto gli occhi degli stes si ambasciatori mostrava loro le opere e gli apprestamenti di difesa, e durante tutta la permanenza degli ambasciatori ha continuato nell'assalto senza riprender nato un solo momento

A costui, mandare ambasciatori

perché

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Cicerone, Filippiche: 02; 26-30
Cicerone, Filippiche: 02; 26-30

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 02; 26-30

an ut eorum reditu vehementius pertimescatis

[21] Equidem cum ante legatos decerni non censuissem, hoc me tamen consolabar, quod, cum illi ab Antonio contempti et reiecti revertissent renuntiavissentque senatui non modo illum de Gallia non discessisse, uti censuissemus, sed ne a Mutina quidem recessisse, potestatem sibi D Bruti conveniendi non fuisse, sperabam fore ut omnes inflammati odio, excitati dolore armis, equis, viris D Bruto subveniremus

Nos etiam languidiores postea facti sumus, quam M Antoni non solum audaciam et scelus, sed etiam insolentiam superbiamque perspeximus

[22] Utinam L Caesar valeret, Servius Sulpicius viveret

Multo melius haec causa ageretur a tribus, quam nunc agitur ab uno
perché il loro ritorno costituisca poi per voi m piú serio allarme

[21]Confesso che se in un primo mo mento fui contrario al decreto relativo all'ambasceria, poi mi ci rassegnai, pensando che, quando i nostri, di sprezzati e respinti da Antonio, fossero stati di ritorno e avessero riferito al senato che quello, ben lungi dallo sgombrare la Gallia, secondo i nostri ordini, non si era voluto ritirare neppure da Modena, né aveva permesso loro di raggiungere Decimo Bruto; tutti noi allora, in fiammati di odio, eccitati dal dolore, avremmo portato aiuto di armi, di cavalli e di uomini a Decimo Bruto

E invece dopo la evidente prova che Marco Antonio ci ha dato non solo di audacia e di perversità, ma anche di insolenza e di superbia, ci siamo ritrovati ancora piú fiacchi e piú irresoluti

[22]Stesse almeno bene in salute Lu cio Cesare, fosse ancora vivo Servio Sulpicio

In tre, la causa si difenderebbe meglio che non possa oggi uno solo
Dolenter hoc dicam potius quam contumeliose: Deserti, deserti, inquam, sumus, patres conscripti, a princibus

Sed (saepe iam dixi) omnes in tanto periculo, qui recte et fortiter sentient, erunt consulares

Animum nobis adferre legati debuerunt; timorem attulerunt (quamquam mihi quidem nullum), quamvis de illo, ad quem missi sunt, bene existiment; a quo etiam mandata acceperunt

[VIII, 23] Pro di immortales

ubi est ille mos virtusque maiorum

C Popilius apud maiores nostros cum ad Antiochum regem legatus missus esset et verbis senatus nuntiasset, ut ab Alexandrea discederet, quam obsidebat, cum tempus ille differret, virgula stantem circumscripsit dixitque se +renuntiaturum senatui, nisi prius sibi respondisset, quid facturus esset, quam ex illa circumscriptione exisset
il dolore che mi spinge a parlare, e non la vo glia di recare offesa a qualcuno: ebbene, noi siamo sta ti abbandonati, o senatori, siamo stati abbandonati, ri peto, dai capi politici

Ma( ripeto quello che ho spes so detto) veri consolari saranno tutti coloro che in una situazione cosí critica dimostreranno saggezza ed energia

Gli ambasciatori avrebbero dovuto portare del coraggio; hanno portato paura (a me, certo, no) mal grado la buona opinione che hanno di quel tale a cui sono stati inviati, e da cui hanno ricevuto anche delle proposte

[VIII, 23]O dei immortali

dove sono mai i buoni co stumi e le virtú degli antichi

Al tempo dei nostri avi, Gaio Popilio, inviato ambasciatore al re Antioco, gli ingiunse l'ordine del senato di togliere l'assedio da Alessandria, siccome Antioco cercava di guadagnar tempo, Popilio col caduceo tracciò un cerchio in torno a lui dichiarando che avrebbe riferito al senato come stavano le cose, se Antioco non gli diceva le pro prie intenzioni prima di uscire dal cerchio tracciato

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Cicerone, Filippiche: 02; 41-46
Cicerone, Filippiche: 02; 41-46

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 02; 41-46

Praeclare; senatus enim faciem secum attulerat auctoritatemque populi Romani

Cui qui non paret, non ab eo mandata accipienda sunt, sed ipse est potius repudiandus

[24] An ego ab eo mandata acciperem, qui senatus mandata contemneret, aut ei cum senatu quicquam commune iudicarem, qui imperatorem populi Romani senatu prohibente opsideret

At quae mandata

qua adrogantia, quo stupore, quo spiritu

Cur autem ea legatis nostris dabat, cum ad nos Cotylam mitteret, ornamentum atque arcem amicorum suorum, hominem aedilicium

Si vero tum fuit aedilis, cum eum iussu Antoni in convivio servi publici loris ceciderunt

[25] At quam modesta mandata

Ferrei sumus, patres conscripti, qui quicquam huic negemus
Ottimo ;egli riassumeva nella sua persona l'immagine del senato e l'autorità dello Sta to

Chi a questa autorità non si sottomette, non deve essere ascoltato se avanza proposte, ma dev'essere lui stesso completamente respinto

[24]Avrei io dovuto accet tare le proposte di uno che disprezza quelle del senato o ritenere che possa esserci qualcosa in comune fra il senato e un uomo che tiene in assedio un generale del popolo romano malgrado la proibizione del senato

Che proposte, poi, le sue

e con quale arroganza, avanzate; con quale incoscienza, con quale presunzione

Perché le affidava ai nostri delegati, se ci inviava poi l'orna mento e il baluardo dei suoi amici, quel vecchio edile di Cotila

Se veramente era un edile l'uomo cui, per ordine di Antonio, in un banchetto i pubblici servi affibbiarono solenni frustate

[25]E che proposte mode rate poi le sue

Bisogna aver proprio un cuore di pietra, o senatori, per rifiutargli qualche cosa
'Utramque provinciam', inquit 'remitto, exercitum depono, privatus esse non recuso

' Haec sunt enim verba

Redire ad se videtur

'Omnia obliviscor, in gratiam redeo

' Sed quid adiungit

' Si legionibus meis sex, si equitibus, si cohorti praetoriae praemia agrumque dederitis

' Iis etiam praemia postulat, quibus ut ignoscatur si postulet, impudentissimus iudicetur

Addit praeterea, ut, quos ipse cum Dolabella dederit agros, teneant ii, quibus dati sint

[26] Hic est Campanus ager et Leontinus, quae duo maiores nostri annonae perfugia ducebant

[IX] Cavet mimis, aleatoribus, lenonibus, Cafoni etiam et Saxa cavet, quos centuriones pugnaces et lacertosos inter mimorum et mimarum greges collocavit
Egli dice: Rinunzio all'una e all'altra provincia, con gedo l'esercito, non mi rifiuto di tornare privato citta dino

Queste sono le sue parole

Sembra dunque che metta giudizio

Dimentico ogni cosa, faccio pace

Ma che aggiunge

A condizione che alle mie sei oni, ai miei cavalieri e alla mia coorte pretoria dia ce poderi e terre

Chiede addirittura ricompense per gen te per la quale non potrebbe invocare il perdono, senza essere giudicato piú che sfrontato

E aggiunge che, quan do alle terre distribuite da lui e da Dolabella, gli assegnatari abbiano il diritto di tenersele

[26]Si tratta delle ter re in Campania e a Leontini, di terre cioè che i nostri padri ritenevano come una riserva per l'approvigiona mento di grano

[IX] Egli provvede cosí ai suoi commedian ti, ai suoi giocatori, ai suoi ruffiani; e provvede anche a Cafone e a Sassa,i due centurioni battaglieri e mu scolosi da lui posti in mezzo alla compagnia dei comme dianti e delle commedianti

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Cicerone, Filippiche: 13; 21-25

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 13; 21-25

Postulat praeterea, ut [chirographorum] sua [et commentariorum] collegaeque sui decreta maneant

Quid laborat, ut habeat, quod quisque mercatus est, si, quod accepit, habet, qui vendidit

et ne tangantur rationes ad Opis, id est, ne septiens miliens reciperetur, ne fraudi sit septemviris, quod egissent

Nucula hoc, credo, admonuit; verebatur fortasse, ne amitteret tantas clientelas

Caveri etiam volt iis, qui secum sint, quicquid contra leges commiserint

Mustelae et Tironi prospicit; de se nihil laborat; [27] quid enim commisit umquam

Num aut pecuniam publicam attigit aut hominem occidit aut secum habuit armatos

Sed quid est, quod de iis laboret

Postulat enim, ne sua iudiciaria lex abrogetur

Quo impetrato quid est quod metuat
E chiede ancora che i decreti suoi e del suo collega, desunti da manoscritti e diari di Cesare, restino in vigore

Perché si preoccupa che cia scuno tenga quello che ha comprato, se il venditore ha già intascato il prezzo

E vuole che non si rivedano i conti nel tempio della dea Opi, il che significa che non si recuperino settecento milioni di sesterzi, che non si diano fastidi ai settemviri per il loro operato

Nucula, io credo, che deve avercelo fatto pensare; temeva forse di perdere una cosí vasta rete di clienti

E vuole anche che si diano garanzie per i suoi partigiani, qualunque illegalità abbiano commessa

Si preoccupa di Muste la e di Tirone;di sé non si dà pensiero; [27]Che ha fatto mai di male, lui

Ha forse toccato il denaro pubblico, o ha ucciso qualcuno, o ha tenuto con sé degli armati

Ma per quegli altri, perché si affanna tanto

Chiede in fatti che non sia abrogata la sua legge giudiziaria

Se ottiene questo, che altro piú ha da temere
An ne suorum aliquis a Cyda, Lysiade, Curio condemnetur

Neque tamen nos urget mandatis pluribus; remittit aliquantum et relaxat

'Galliam' inquit 'togatam remitto, comatam postulo' (otiosus videlicet esse mavult) 'cum sex legionibus', inquit, 'iisque suppletis ex D Bruti exercitu', non modo ex dilectu suo, tamdiuque ut optineat, dum M Brutus C Cassius consules prove consulibus provincias optinebunt

Huius comitiis Gaius frater (eius est enim annus) iam repulsam tulit

[28] 'Ipse autem ut quinquennium', inquit, 'optineam'

At istud vetat lex Caesaris, et tu acta Caesaris defendis

[X] Haec tu mandata, L Piso, et tu, L Philippe, principes civitatis, non dico animo ferre, verum auribus accipere potuistis
Che Cida, Lisiade, Curio possano condannare qualcuno dei suoi

Ma non c'incalza piú con le sue richieste; cede un po co e allenta

Lascio, egli dice, la Gallia togata, richiedo la Comata (preferisce, è chiaro, vivere in pace) legioni, integrate da quelle dell'esercito di Decimo Bruto, non si contenta delle truppe del le sue leve, e vuole mantenere la Comata per tutto il tempo che Marco Bruto e Gaio Cassio, come consoli e proconsoli, manterrano le loro province

Suo fratello Gaio, nei prossimi comizi (sarà l anno appunto della sua candidatura) è considerato già bell'e spacciato

[28]Affinché io la tenga per un quinquennio , dice

MA questo è contro la legge di Cesare," e tu sei il difensore degli atti di Cesare

[X]Queste proposte, tu, Lucio Pisone, e tu, Lucio Fi lippo, che siete fra gli esponenti piú quotati della città, come avete potuto, non dico accoglierle nel vostro animo, ma solo riceverle nelle vostre orecchie

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Sed, ut suspicor, terror erat quidam, nec vos ut legati apud illum fuistis nec ut consulares, nec vos vestram nec rei publicae dignitatem tenere potuistis

Et tamen nescio quo pacto sapientia quadam, credo, quod ego non possem, non nimis irati revertistis

Vobis M Antonius nihil tribuit clarissimis viris legatis populi Romani; nos quid non legato M Antoni Cotylae concessimus

Cui portas huius urbis patere ius non erat, huic hoc templum patuit, huic aditus in senatum fuit, hic hesterno die sententias vestras in codicillos et omnia verba referebat, huic se etiam summis honoribus usi contra suam dignitatem venditabant

[29] O di immortales

quam magnum est personam in re publica tueri principis
Doveva essersi creata, io sospetto, un'atmosfera di terrore, né voi vi siete comportati presso Antonio né come ambasciatori né come consolari, non siete riusciti a mantenere né la vostra dignità né quella della repubblica

Eppure, non so come forse, io penso, in grazia di una sapienza tutta speciale, siete tornati senza dimostrare eccessivo sdegno, cosa che per me sarebbe stata impossibile

A voi Marco Antonio non ha concesso un bel nulla, ed eravate eminenti personaggi, delegati del popolo romano; noi invece ad un Coti la, inviato di Marco Antonio, che cosa non abbiamo con cesso

La legge voleva che non gli si aprissero le porte della città, gli si è spalancato invece questo tempio, gli si è permesso di entrare in senato, qui ieri egli fermava sui suoi taccuini i vostri pareri e quant'altro si diceva, e gli facevano riverenza, con scapito della loro digni tà, anche uomini che hanno rivestito le piú alte ca riche dello Stato

[29]O dei immortali

quanto è difficile assolvere il compito di capo politico nella repubblica

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