Cicerone, De Oratore: Libro 03; 21-25

Cicerone, De Oratore: Libro 03; 21-25

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 03; 21-25
[XXI] [78] Quid enim meus familiaris C Velleius adferre potest, quam ob rem voluptas sit summum bonum, quod ego non copiosius possim vel tutari, si velim, vel refellere ex illis locis, quos euit Antonius, hac dicendi exercitatione, in qua Velleius est rudis, unus quisque nostrum versatus

Quid est, quod aut Sex Pompeius aut duo Balbi aut meus amicus, qui cum Panaetio vixit, M Vigellius de virtute hominum Stoici possint dicere, qua in disputatione ego his debeam aut vestrum quisquam concedere

[79] Non est enim philosophia similis artium reliquarum: nam quid faciet in geometria qui non didicerit

Quid in musicis

Aut taceat oportebit aut ne sanus quidem iudicetur

Haec vero, quae sunt in philosophia, ingeniis eruuntur ad id, quod in quoque veri simile est, eliciendum acutis atque acribus eaque exercitata oratione poliuntur
[XXI] [78] Quale prova può addurre il mio amico C Velleio , per dimostrare che il piacere è il sommo bene, che io non possa, se voglia, o sostenere o confutare con un discorso più nutrito, ricorrendo a quelle fonti di argomentazioni che ci ha illustrato Antonio e servendomi di questa esperienza oratoria, di cui Velleio è sfornito e che ciascuno di noi possiede

Credete forse che gli stoici Sesto Pompeo o i due Balbi o il mio amico M Vigellio, che visse con Panezio, riuscirebbero, in una discussione sulla virtù delluomo, o qualcuno di voi

[79] La filosofia non è simile alle altre arti:infatti come puoi parlare di geometria, se non l hai studiata

O di musica

Devi tacere, se non vuoi passare per uno sciocco

I concetti filosofici invece si scoprono per mezzo dellingegno, un ingegno acuto e pronto a cogliere ciò che è verosimile in ogni questione e si esprimono con chiarezza per mezzo di un discorso perfezionato dallesercizio
Hic noster vulgaris orator, si minus erit doctus, at tamen in dicendo exercitatus, hac ipsa exercitatione communi istos quidem [nostros] verberabit neque se ab eis contemni ac despici sinet; [80] sin aliquis exstiterit aliquando, qui Aristotelio more de omnibus rebus in utramque partem possit dicere et in omni causa duas contrarias orationes, praeceptis illius cognitis, explicare aut hoc Arcesilae modo et Carneadi contra omne, quod propositum sit, disserat, quique ad eam rationem adiungat hunc [rhetoricum] usum [moremque] exercitationemque dicendi, is sit verus, is perfectus, is solus orator

Nam neque sine forensibus nervis satis vehemens et gravis nec sine varietate doctrinae satis politus et sapiens esse orator potest
Questo nostro oratore medio, anche se non sarà molto dotto, purché abbia una buona esperienza in materia di discorsi, sarà capace di vincere, con laiuto di questa comune esperienza oratoria, codesti filosofi e non permetterà che essi lo disprezzino o lo tengano in poco conto; [80]o se un giorno si troverà qualcuno che, usando il metodo di Aristotele, saprà discutere su ogni questione in favore e contro e, dopo avere appreso gli insegnamenti di quel filosofo, saprà in ogni causa tenere due discorsi contrari o, seguendo il ben noto metodo di Arcesilao e Carneade, sarà capace di confutare una tesi sostenuta da altri, e a questa sua capacità unirà luso continuo della parola e lesperienza oratoria, un tale uomo sarà il vero, il perfetto, il solo oratore

Un oratore non sarà mai abbastanza robusto ed efficace senza il vigore che si acquista con la pratica del foro, né abbastanza colto e saggio senza ricchezza di dottrina
[81] Qua re Coracem istum veterem patiamur nos quidem pullos suos excludere in nido, qui evolent clamatores odiosi ac molesti, Pamphilumque nescio quem sinamus in infulis tantam rem tamquam puerilis delicias aliquas depingere; nosque ipsi hac tam exigua disputatione hesterni et hodierni diei totum oratoris munus explicemus, dum modo illa res tanta sit, ut omnibus philosophorum libris, quos nemo [oratorum] istorum umquam attigit, comprehensa esse videatur

[XXII] [82] Tum Catulus "haudquaquam hercule" inquit "Crasse, mirandum est esse in te tantam dicendi vel vim vel suavitatem vel copiam; quem quidem antea natura rebar ita dicere, ut mihi non solum orator summus, sed etiam sapientissimus homo viderere; nunc intellego illa te semper etiam potiora duxisse, quae ad sapientiam spectarent, atque ex his hanc dicendi copiam fluxisse
[81] Lasciamo dunque che quellantico Corace covi nel nido i suoi pulcini, che poi voleranno via schiamazzando fastidiosi e molesti e che un Panfilo qualsiasi si faccia dipingere su fasce i concetti di questa importante arte, come se fossero semplici giochi di bambini; e in quanto a noi, trattiamo pure, in questa breve discussione, che ha occupato le giornate di ieri e dì oggi, tutto il tema delleloquenza, purché si ammetta che esso è così vasto da abbracciare tutte le opere dei filosofi, che nessuno di questi retori ha mai consultato

[XXII] [82] Allora Catulo disse: Non mi stupisco affatto che in te ci sia tanta forza, dolcezza e ricchezza di parola; io finora credevo che fossero le tue doti naturali a farti parlare in modo tale, da apparire ai miei occhi non solo un grandissimo oratore, ma anche un uomo di grande saggezza; ora mi accorgo che tu hai tenuto sempre in grande onore gli studi filosofici, dai quali appunto hai tratto questa tua mirabile eloquenza

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Cicerone, De Oratore: Libro 02; 61-65
Cicerone, De Oratore: Libro 02; 61-65

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 02; 61-65

Sed tamen cum omnis gradus aetatis recordor tuae cumque vitam tuam ac studia considero, neque, quo tempore ista didiceris, video, nec magno opere te istis studiis, hominibus, libris intellego deditum

Neque tamen possum statuere, utrum magis mirer te illa, quae mihi persuades maxima esse adiumenta, potuisse in tantis tuis occupationibus perdiscere

an, si non potueris, posse isto modo dicere

[83] Hic Crassus "hoc tibi" inquit "Catule, primum persuadeas velim, me non multo secus facere, cum de oratore disputem, ac facerem, si esset mihi de histrione dicendum

Negarem enim posse eum satis facere in gestu, nisi palaestram, nisi saltare didicisset; neque, ea cum dicerem, me esse histrionem necesse esset, sed fortasse non stultum alieni artifici existimatorem
In verità, quando penso alle varie fasi della tua vita e alle tue occupazioni, non riesco a capire quando tu abbia potuto apprendere tali cose; daltra parte so che tu non ti sei potuto applicare con grande impegno a tali studi, a tali maestri e a tali libri

E tuttavia io non posso sapere quale debba ammirare di più di questi due fatti straordinari: cioè che tu abbia potuto apprendere, nonostante i tuoi gravosi impegni, tutte quelle nozioni che, come tu mi hai spiegato, sono di immenso aiuto alloratore

o che tu possa, senza averle apprese, parlare in questo modo

[83] E Crasso di rimando: Io vorrei, o Catulo, che tu ti persuadessi innanzi tutto di questo, che io parlo delloratore come se parlassi di un attore

Io potrei affermare che un attore non può essere sufficiente nell arte del gestire, se ignora la ginnastica e la danza: per dire ciò, non sarebbe necessario che io fossi un attore; basterebbe che sapessi giudicare con intelligenza le altrui professioni
[84] Similiter nunc de oratore vestro impulsu loquor, summo scilicet; semper enim, quacumque de arte aut facultate quaeritur, de absoluta et perfecta quaeri solet

Qua re si iam me vultis esse oratorem, si etiam sat bonum, si bonum denique, non repugnabo; quid enim nunc sim ineptus

Ita me existimari scio: quod si ita est, summus tamen certe non sum; neque enim apud homines res est ulla difficilior neque maior neque quae plura adiumenta doctrinae desideret

[85] Ac tamen, quoniam de oratore nobis disputandum est, de summo oratore dicam necesse est; vis enim et natura rei, nisi perfecta ante oculos ponitur, qualis et quanta sit intellegi non potest
[84] Allo stesso modo io ora parlo, dietro vostro invito, delloratore; certo, del perfetto oratore, perché, quando si discute di unarte o di una qualità, siamo soliti esaminarle nella loro forma perfetta

Perciò, se voi pensate che io sia un oratore, un discreto oratore, anzi, diciamo pure, un valente oratore, io non voglio contraddirvi;perché ora dovrei essere così falsamente modesto

So che voi mi stimate tale: però, se io sono un oratore, non sono certo un perfetto oratore; non cè cosa al mondo più difficile o più importante o che richieda un maggiore sussidio di dottrina

[85] Orbene, siccome la nostra indagine verte sulloratore, io sono costretto a parlare del perfetto oratore; è impossibile comprendere quale e quanta sia lessenza e la natura di una cosa, se non ci poniamo di fronte un modello perfetto di essa

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Cicerone, De Oratore: Libro 03; 11-15
Cicerone, De Oratore: Libro 03; 11-15

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 03; 11-15

Me autem, Catule, fateor neque hodie in istis libris et cum istis hominibus vivere nec vero, id quod tu recte commeministi, ullum umquam habuisse sepositum tempus ad discendum ac tantum tribuisse doctrinae temporis, quantum mihi puerilis aetas, forenses feriae concesserint

[XXIII] [86] Ac, si quaeris, Catule, de doctrina ista quid ego sentiam, non tantum ingenioso homini et ei, qui forum, qui curiam, qui causas, qui rem publicam spectet, opus esse arbitror temporis, quantum sibi ei sumpserunt, quos discentis vita defecit: omnes enim artes aliter ab eis tractantur, qui eas ad usum transferunt, aliter ab eis, qui ipsarum artium tractatu delectati nihil in vita sunt aliud acturi
Ti confesso, o Catulo, che io né adesso dedico tutto il mio tempo a tali volumi e a tali maestri, né ho avuto modo in passato, come tu giustamente hai detto, di curare e approfondire la mia cultura: le ho dedicato solo quel tempo che mi lasciavano libero ladolescenza e le vacanze del foro

[XXIII] [86] Se tu mi chiedi, o Catulo, che cosa io pensi di questi studi, ti rispondo che un uomo di talento e che mira al foro, al Senato, ai tribunali e alla vita politica, non ha bisogno di dedicare ad essi tutto quel tempo che vi dedicarono coloro che passarono lintera vita sui libri: infatti tutte le arti sono trattati in un modo da coloro che hanno trasferito quelle ad un uso, in un altro modo da quelli non si sarebbero dedicarti ad altro nella vita che nel coltivarla con tale diletto
Magister hic Samnitium summa iam senectute est et cotidie commentatur, nihil enim curat aliud: at Q Velocius puer addidicerat, sed quod erat aptus ad illud totumque cognorat, fuit, ut est apud Lucilium, quamvis bonus ipse Samnis in ludo ac rudibus cuivis satis asper; sed plus operae foro tribuebat, amicis, rei familiari

Valerius cotidie cantabat; erat enim scaenicus: quid faceret aliud

[87] At Numerius Furius, noster familiaris, cum est commodum, cantat; est enim paterfamilias, est eques Romanus; puer didicit quod discendum fuit

Eadem ratio est harum artium maximarum; dies et noctis virum summa virtute et prudentia videbamus, philosopho cum operam daret, Q Tuberonem; at eius avunculum vix intellegeres id agere, cum ageret tamen, Africanum
Questo maestro di gladiatori , benché molto avanzato negli anni, non fa che pensare alla sua professione e non si cura di altro: Q Velocio invece aveva appreso questarte da ragazzo; e siccome aveva grande disposizione per essa laveva appresa bene e secondo la testimonianza di Lucilio divenne un gladiatore valentissimo negli esercizi della palestra; davvero pericoloso per chicchessia nella scherma coi bastoni;però curava con maggior impegno il foro, lamicizia e lamministrazione del patrimonio

Valerio cantava ogni giorno; infatti era un attore: che altro avrebbe potuto fare

[87] Invece il nostro amico Numerio Furio canta quando gli fa piacere; egli è un padre di famiglia e un cavaliere romano: da ragazzo apprese ciò che doveva apprendere

Lo stesso dicasi per queste nostre arti che sono tanto difficili; noi vedevamo Q Tuberone, un uomo di sommo valore e saggezza, seguire per interi giorni e intere notti le lezioni del suo maestro di filosofia: anche lAfricano, suo zio materno, sinteressava di filosofia; ma tu a stento te ne saresti accorto

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Ista discuntur facile si et tantum sumas, quantum opus sit, et habeas qui docere fideliter possit et scias etiam ipse discere; [88] sed si tota vita nihil velis aliud agere, ipsa tractatio et quaestio cotidie ex se gignit aliquid, quod cum desidiosa delectatione vestiges

Ita fit, ut agitatio rerum sit infinita, cognitio facilis, si usus doctrinam confirmet, mediocris opera tribuatur, memoria studiumque permaneat

Libet autem semper discere; ut si velim ego talis optime ludere aut pilae studio tenear, etiam fortasse, si adsequi non possim; at alii, quia praeclare faciunt, vehementius, quam causa postulat, delectantur, ut Titius pila, Brulla talis
Questi studi si apprendono facilmente, se uno si contenta delle nozioni strettamente necessarie, se ha chi possa istruirlo bene ed è fornito di buona attitudine allo studio; [88] ma se invece vuole dedicare ad essi lintera vita, lo studio stesso e lindagine producono sempre nuovi problemi, alla cui soluzione egli dedicherà con piacere tutto il suo tempo

Per questo avviene che lo studio approfondito delle cose è difficilissimo, mentre un orientamento generale è facile, qualora la scienza sia rafforzata dallesperienza, lo studioso vi si applichi con discreto impegno e permangano sempre vive la memoria e la passione

un piacere studiare ininterrottamente: come se io volessi diventare un ottimo giocatore di dadi o avessi la passione del gioco della palla, anche senza, diciamo pure, speranza di riuscire; ma vi sono di quelli che sono abilissimi in questi giochi, eppure li coltivano con un ardore superiore a quello che essi meriterebbero, come Tizio per la palla e Brulla per i dadi
[89] Qua re nihil est quod quisquam magnitudinem artium ex eo, quod senes discunt, pertimescat, namque aut senes ad eas accesserunt aut usque ad senectutem in studiis detinentur aut sunt tardissimi; res quidem se mea sententia sic habet, ut nisi quod quisque cito potuerit, numquam omnino possit perdiscere

[XXIV] [90] "Iam, iam," inquit Catulus "intellego, Crasse, quid dicas; et hercule adsentior; satis video tibi homini ad perdiscendum acerrimo ad ea cognoscenda, quae dicis, fuisse temporis

"Pergisne" inquit Crassus "me, quae dicam, de me, non de re putare dicere

Sed iam, si placet, ad instituta redeamus

"Mihi vero" Catulus inquit "placet

[91] Tum Crassus "quorsum igitur haec spectat" inquit "tam longa et tam alte repetita oratio
[89] Perciò non vi è motivo perché uno debba temere la difficoltà di unarte per il fatto che gli uomini la coltivano ancora da vecchi: infatti o ne iniziarono lo studio da vecchi o sono dominati dalla passione per quell arte fino alla vecchiaia o sono di corta intelligenza; a mio avviso la cosa sta cosi: se uno non impara subito unarte, non limparerà mai perfettamente

[XXIV] [90]Ormai comprendo, o Crasso , disse Catulo, quello che dici e sono proprio daccordo con te; mi accorgo che a te, appassionato studioso, non è mancato il tempo, per apprendere le cose di cui parli

Continui dunque a credere, disse Crasso, che in questo discorso io ho in mente me e non largomento che stiamo trattando

Ma ormai è tempo, se non vi dispiace, di tornare al nostro assunto

E Catulo: proprio quello che desidero

[91] Allora Crasso disse: Dove tende dunque questo mio discorso così ampio e che prende le mosse da tanto lontano

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Hae duae partes, quae mihi supersunt, inlustrandae orationis ac totius eloquentiae cumulandae, quarum altem dici postulat ornate, altera apte, hanc habent vim, ut sit quam maxime iucunda, quam maxime in sensus eorum, qui audiunt, influat et quam plurimis sit rebus instructa; [92] instrumentum autem hoc forense, litigiosum, acre, tractum ex vulgi opinionibus exiguum saneque mendicum est; illud rursus ipsum, quod tradunt isti, qui profitentur se dicendi magistros, non multum est maius quam illud vulgare ac forense: apparatu nobis opus est et rebus exquisitis, undique conlectis, arcessitis, comportatis, ut tibi, Caesar, faciendum est ad annum; ut ego in aedilitate laboravi, quod cotidianis et vernaculis rebus satis facere me posse huic populo non putabam Questi due punti, che mi rimangono ancora nel nobilitare la parola e nell esaltare leloquenza nel suo complesso, di cui uno riguarda leleganza, laltro la convenienza del linguaggio, hanno una tale forza che il nostro discorso riesce oltremodo piacevole, tanto più penetra nei cuori di coloro che ascoltano ed è straordinariamente ricco di concetti; [92] questo linguaggio che usiamo nel foro, litigioso, aspro, fondato sulle idee della moltitudine è povero e misero davvero; ma il linguaggio che è insegnato da costoro che si proclamano maestri di eloquenza non è affatto migliore di quello che viene usato dal volgo e nel foro; dbbiamo servirci di una attrezzatura magnifica, dobbiamo servirci di cose splendide, raccolte e fatte venire da ogni luogo, come ti toccherà fare, o Cesare, lanno venturo, e come del resto ho fatto io, al tempo della mia edilità, perché sapevo bene che con spettacoli ordinari e nostrani non avrei potuto accontentare un popolo come il nostro

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