Cicerone, De Oratore: Libro 03; 11-15, pag 4

Cicerone, De Oratore: Libro 03; 11-15

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 03; 11-15

Qua re omnis istos me auctore deridete atque contemnite, qui se horum, qui nunc ita appellantur, rhetorum praeceptis omnem oratoriam vim complexos esse arbitrantur neque adhuc quam personam teneant aut quid profiteantur intellegere potuerunt Perciò vi autorizzo a deridere e a disprezzare tutta questa gente che è convinta di avere acquistato la piena padronanza delleloquenza, attraverso i precetti che ha appreso da coloro che oggi vengono chiamati retori e ancora non sa quale parte essa rappresenti nella vita e che genere di arte professi
Vero enim oratori, quae sunt in hominum vita, quandoquidem in ea versatur orator atque ea est ei subiecta materies, omnia quaesita, audita, lecta, disputata, tractata, agitata esse debent In verità loratore deve indagare, ascoltare, leggere, discutere, trattare, esaminare tutto ciò che ha attinenza alla vita degli uomini; perché di una tale vita loratore sinteressa e da essa derivano gli argomenti sui quali egli sintrattiene
[55] Est enim eloquentia una quaedam de summis virtutibus; quamquam sunt omnes virtutes aequales et pares, sed tamen est specie alia magis alia formosa et inlustris, sicut haec vis, quae scientiam complexa rerum sensa mentis et consilia sic verbis explicat, ut eos, qui audiant, quocumque incubuerit, possit impellere; quae quo maior est vis, hoc est magis probitate iungenda summaque prudentia; quarum virtutum expertibus si dicendi copiam tradiderimus, non eos quidem oratores effecerimus, sed furentibus quaedam arma dederimus [55] Leloquenza è una delle più alte virtù; è vero che tutte le virtù sono eguali e di pari grado: tuttavia per la sua apparenza una ci può sembrare più bella e illustre di unaltra,come avviene di questa capacità che, abbracciando in sé la scienza universale, esprime con le parole i sentimenti e i pensieri della nostra anima, in modo da potere spingere dove vuole gli uditori; e quanto maggiore è tale forza , tanto più deve essere unita allonestà e alla più alta saggezza; e se daremo la bravura oratoria a uomini privi di senso morale, non possiamo dire di avere fatto degli oratori, ma di avere dato, per dir cosi, le armi a uomini privi di ragione

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Cicerone, De Oratore: Libro 01; 16-20
Cicerone, De Oratore: Libro 01; 16-20

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 01; 16-20

[XV] [56] Hanc, inquam, cogitandi pronuntiandique rationem vimque dicendi veteres Graeci sapientiam nominabant; hinc illi Lycurgi, hinc Pittaci, hinc Solones atque ab hac similitudine Coruncanii nostri, Fabricii, Catones, Scipiones fuerunt, non tam fortasse docti, sed impetu mentis simili et voluntate [XV][56] Questa capacità di pensare, di esprimersi e di parlare con vigore ed efficacia fu dagli antichi Greci denominata sapienza; essa fu la caratteristica di quei famosi Licurgo, Pittaco e Solone, e presso di noi di uomini come Coruncanio, Fabrizio, Catone e Scipione, a loro tanto somiglianti, inferiori, forse, per dottrina, ma eguali per forza dintelligenza e volontà
Eadem autem alii prudentia, sed consilio ad vitae studia dispari quietem atque otium secuti, ut Pythagoras, Democritus, Anaxagoras, a regendis civitatibus totos se ad cognitionem rerum transtulerunt; quae vita propter tranquillitatem et propter ipsius scientiae suavitatem, qua nihil est hominibus iucundius, pluris, quam utile fuit rebus publicis, delectavit Altri forniti di eguale saggezza, ma di idee diverse riguardo al modo come condurre la vita, preferirono la quiete e la libertà, come Pitagora, Democrito, Anassagora, e per questo rinunziarono al governo dello Stato, per dedicarsi interamente allo studio della natura;questo tipo di vita, per la sua tranquillità e per la dolcezza stessa della scienza, di cui non cè nulla di più piacevole per gli uomini, attrasse un numero di uomini maggiore di quanto sarebbe stato utile per il bene dello Stato

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[57] Itaque, ut ei studio se excellentissimis ingeniis homines dediderunt, ex ea summa facultate vacui ac liberi temporis multo plura, quam erat necesse, doctissimi homines otio nimio et ingeniis uberrimis adfluentes curanda sibi esse ac quaerenda et investiganda duxerunt [57] Pertanto uomini di altissimo ingegno si dedicarono a un tale studio, con la mente sgombra da preoccupazioni e disponendo della più ampia libertà; siccome erano dottissimi e potevano disporre di moltissimo tempo libero ed avevano un meraviglioso ingegno 46, pensarono di interessarsi, di indagare e di esaminare nn numero di problemi maggiore di quanto sarebbe stato necessario
Nam vetus quidem illa doctrina eadem videtur et recte faciendi et bene dicendi magistra; neque disiuncti doctores, sed eidem erant vivendi praeceptores atque dicendi, ut ille apud Homerum Phoenix, qui se a Peleo patre Achilli iuveni comitem esse datum dicit ad bellum, ut efficeret oratorem verborum actoremque rerum Infatti quella famosa antica saggezza sembra che insegnasse nello stesso tempo e ad agire bene e a parlar bene; e non vi erano due maestri distinti, ma la stessa persona che insegnava a vivere insegnava anche a parlare, come quel famoso Fenice che sincontra in Omero, che dice di essere stato dato dal padre Peleo come compagno di guerra al giovane Achille, perché lo rendesse valente nel parlare e nelloperare

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[58] Sed ut homines labore adsiduo et cotidiano adsueti, cum tempestatis causa opere prohibentur, ad pilam se aut ad talos aut ad tesseras conferunt aut etiam novum sibi ipsi aliquem excogitant in otio ludum, sic illi a negotiis publicis tamquam ab opere aut temporibus exclusi aut voluntate sua feriati totos se alii ad poetas, alii ad geometras, alii ad musicos contulerunt, alii etiam, ut dialectici, novum sibi ipsi studium ludumque pepererunt atque in eis artibus, quae repertae sunt, ut puerorum mentes ad humanitatem fingerentur atque virtutem, omne tempus atque aetates suas consumpserunt [58] Gli uomini che sono avvezzi a un lavoro assiduo e quotidiano, quando sono impediti dal loro lavoro, per qualche speciale circostanza, si dànno al giuoco della palla o degli ossicini o dei dadi, oppure inventano, non sapendo che fare, qualche altro nuovo giuoco per distrarsi, così gli uomini di cui stiamo parlando, esclusi dalla vita politica, che costituiva la loro occupazione, per opera delle circostanze, o allontanatisi loro stessi di propria volontà, si dedicarono interamente chi alla poesia, chi alla geometria, musica,altri ancora, come i cosiddetti dialettici , rono una nuova occupazione, che fosse capace di distrarli: inventarono dunque delle arti dirette ad educare gli animi dei fanciulli al culto della fine e completa cultura e della virtù, e ad esse dedicarono tutto il loro tempo e tutta la loro vita

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