Cicerone, De Oratore: Libro 02; 61-65

Cicerone, De Oratore: Libro 02; 61-65

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 02; 61-65
[LXI] [248] Nunc exponamus genera ipsa summatim, quae risum maxime moveant

Haec igitur sit prima partitio, quod facete dicatur, id alias in re habere, alias in verbo facetias; maxime autem homines delectari, si quando risus coniuncte re verboque moveatur

Sed hoc mementote, quoscumque locos attingam, unde ridicula ducantur, ex eisdem locis fere etiam gravis sententias posse duci: tantum interest, quod gravitas honestis in rebus severisque, iocus in turpiculis et quasi deformibus ponitur, velut eisdem verbis et laudare frugi servum possimus et, si est nequam, iocari

Ridiculum est illud Neronianum vetus in furaci servo: solum esse, cui domi nihil sit nec obsignatum nec occlusum, quod idem in bono servo dici solet

[249] Sed hoc eisdem verbis; ex eisdem [autem] locis [nascuntur] omnia
[LXI] [248] Esponiamo ora per sommi capi i mezzi coi quali si provoca massimamente il riso

Facciamo innanzi tutto questa distinzione: la facezia ha la sua forza comica ora nel fatto, ora nella parola; ma il maggiore divertimento gli uomini lo provano, quando il riso scaturisce congiuntamente dal fatto e dalla parola

Abbiate però ben presente questo: quasi sempre dalla medesima fonte del riso, qualunque essa sia, si possono trarre anche pensieri seri: cè solo questa differenza, che la serietà è riposta in fatti sen e onesti e il ridicolo in fatti turpi e sconci, così noi possiamo con le medesime parole lodare uno schiavo onesto e beffeggiare uno ribaldo

E divertente quel famoso vecchio detto di Nerone, che prendeva di mira uno schiavo ladro: il solo in casa per cui nulla è chiuso o sigillato poiché la stessa cosa si suole dire per uno schiavo onesto

[249] In questo caso cè rassomiglianza anche di parole: comunque, il serio e il faceto hanno spesso la medesima origine
Nam quod Sp Carvilio graviter claudicanti ex vulnere ob rem publicam accepto et ob eam causam verecundanti in publicum prodire mater dixit "quin prodis, mi Spuri

Quotienscumque gradum facies, totiens tibi tuarum virtutum veniat in mentem," praeclarum et grave est: quod Calvino Glaucia claudicanti "ubi est vetus illud: num claudicat

At hic clodicat"

Hoc ridiculum est; et utrumque ex eo, quod in claudicatione animadverti potuit, est ductum

"Quid hoc Navio ignavius

severe Scipio; at in male olentem "video me a te circumveniri" subridicule Philippus; at utrumque genus continet verbi ad litteram immutati similitudo

[250] Ex ambiguo dicta vel argutissima putantur, sed non semper in ioco, saepe etiam in gravitate versantur
Ciò che disse la madre a Spurio Carvilio, che zoppicava fortemente a causa di una ferita ricevuta in difesa della patria, e per questo si vergognava di presentarsi in pubblico: Perché non esci, o mio Spurio

Ogni passo che farai, ti ricorderai del tuo coraggio , è certamente nobile e serio; ciò che disse Glaucia allo zoppicante Calvino: Ricordate quel vecchio detto: Forse che egli zoppica

Ma costui zoppica davvero

E invece ridicolo; eppure ambedue le frasi derivano dalla stessa osservazione dello zoppicare

Nella frase seria di Scipione; che cosa cè di più ignavo di questo Nevio

; e in quella faceta di Filippo, diretta contro uno che puzzava: mi accorgo di essere circondato da te , vediamo che ambedue i generi poggiano sulla somiglianza di una parola modificata di una lettera

[250] I motti a doppio senso sono ritenuti molto faceti, ma non sempre sono usati per lo scherzo: infatti spesso hanno un tono serio
Africano illi superiori coronam sibi in convivio ad caput accommodanti, cum ea saepius rumperetur, P Licinius Varus "noli mirari," inquit "si non convenit, caput enim magnum est": et laudabile et honestum; at ex eodem genere est "Calvo satis est, quod dicit parum

Ne multa: nullum genus est ioci, quo non ex eodem severa et gravia sumantur

[251] Atque hoc etiam animadvertendum est, non esse omnia ridicula faceta

Quid enim potest esse tam ridiculum quam sannio est

Sed ore, vultu, [imitandis moribus,] voce, denique corpore ridetur ipso; salsum hunc possum dicere atque ita, non ut eius modi oratorem esse velim, sed ut mimum
Il famoso Africano Maggiore cercava in un banchetto di sistemarsi sul capo la corona, ma poiché questa tutte le volte si spezzava, P Licinio Varo gli disse allora: non ti stupire se non si adatta al tuo capo: esso è troppo grande : questo motto è una lode, una bella lode; dalla stessa fonte deriva un motto come questo: proprio calvo: infatti parla tanto poco

Per farla breve: non cè alcun genere di facezie, da cui non si possano desumere anche metti seri e austeri

[251] Unaltra cosa da notare è questa, che non tutto quello che fa ridere è faceto

Che cosa ci può essere di più ridicolo di un buffone

Però noi ridiamo per gli atteggiamenti della sua bocca, del suo volto, della sua voce e del suo stesso corpo: un uomo siffatto io lo chiamerei divertente, però alla maniera di un mimo, non certo alla maniera cli un oratore

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Cicerone, De Oratore: Libro 01; 16-20
Cicerone, De Oratore: Libro 01; 16-20

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 01; 16-20

[LXII] Qua re primum genus hoc, quod risum vel maxime movet, non est nostrum: morosum, superstitiosum, suspiciosum, gloriosum, stultum: naturae ridentur ipsae, quas personas agitare solemus, non sustinere

[252] Alterum genus est in imitatione admodum ridiculum, sed nobis furtim tantum uti licet, si quando, et cursim; aliter enim minime est liberale; tertium, oris depravatio, non digna nobis; quartum, obscenitas, non solum non foro digna, sed vix convivio liberorum

Detractis igitur tot rebus ex hoc oratorio loco facetiae reliquae sunt, quae aut in re, ut ante divisi, positae videntur esse aut in verbo; nam quod, quibuscumque verbis dixeris, facetum tamen est, re continetur; quod mutatis verbis salem amittit, in verbis habet omnem leporem
[LXII] Dunque questo primo genere di ridicolo, che più di ogni altro suscita il riso, cioè quello che tende a rappresentare luomo scontroso o superstizioso o sospettoso o gradasso o stolto non cinteressa:si ride dei caratteri in se stessi: ora è còmpito delloratore prendere di mira i caratteri, non rappresentarli

[252] Il secondo genere consiste nellimitazione e fa ridere molto; ma loratore può fame uso solo qualche volta, di nascosto e alla svelta: altrimenti riesce volgare; il terzo consiste nelle smorfie del viso, ma non è degno di noi; il quarto si basa sui discorsi osceni: ma questi non solo non sono degni del foro, ma neppure di un convito di uomini liberi

Perciò, se escludiamo da questo settore delleloquenza i generi che abbiamo esaminato, rimangono le facezie che si basano o sui fatti, come ho già detto, osulle parole; si basa sui fatti la facezia che rimane facezia, qualunque sia il giro delle parole; si basa sulle parole la facezia che perde la sua forza comica per il mutamento delle parole
[253] Ambigua sunt in primis acuta atque in verbo posita, non in re; sed non saepe magnum risum movent; magis ut belle, ut litterate dicta laudantur; ut in illum Titium, qui cum studiose pila luderet et idem signa sacra noctu frangere putaretur gregalesque eum, cum in campum non venisset, requirerent, excusavit Vespa Terentius, quod eum bracchium fregisse diceret; ut illud Africani, quod est apud Lucilium

Quid Decius

Nuculam an confixum vis facere

Inquit: ut tuus amicus, Crasse, Granius, "non esse sextantis

[254] Et si quaeritis, is, qui appellatur dicax, hoc genere maxime excellet; sed risum movent alia maiorem
[253] Le espressioni a doppio senso sono molto spiritose e si basano sulle parole, non sui fatti; ma poche volte provocano una forte risata: piuttosto vengono lodate come indice di finezza e di cultura; una è quella che riguardava Tizio, un appassionato giocatore di palla, di cui si diceva che fosse solito rompere le statue sacre, siccome non arrivava al Campo Marzio, e i compagni lo reclamavano, Terenzio Vespa lo scusò dicendo che causa del ritardo doveva essere stata la rottura di un braccio; unaltra è attribuita a Scipione Africano e la leggiamo in Lucilio

Che vuoi fare, o Decio

Vuoi forse ridurre in poltiglia Nocefla

Disse:unaltra appartiene, o Crasso, al tuo amico Granio: Non valere un sestante

[254] Se voi riflettete, vi accorgerete che questo è il genere in cui si distingue particolarmente luomo che viene chiamato spiritoso

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Ambiguum per se ipsum probatur id quidem, ut ante dixi, vel maxime; ingeniosi enim videtur vim verbi in aliud, atque ceteri accipiant, posse ducere; sed admirationem magis quam risum movet, nisi si quando incidit in aliud quoque genus ridiculi, quae genera percurram equidem

[LXIII] [255] Sed scitis esse notissimum ridiculi genus, cum aliud exspectamus, aliud dicitur: hic nobismet ipsis noster error risum movet: quod si admixtum est etiam ambiguum, fit salsius; ut apud Novium videtur esse misericors ille, qui iudicatum duci videt: percontatur ita: "quanti addictus

"Mille nummum
Però vi sono altre cose che fanno ridere di più; lespressione a doppio senso è apprezzata in sé e per sé, e moltissimo, come ho già detto, perché si crede che solo un uomo intelligente possa fare acquistare a una espressione un significato diverso da quello che la maggioranza degli uomini le dà; però essa provoca piuttosto ammirazione che riso, a meno che non rientri in qualche altro genere di ridicolo, fo esporrò questi generi

[LXIII] [255] Sapete bene che un genere molto noto di ridicolo si ha quando viene detta una cosa diversa da quella che ci aspettiamo: in questo caso siamo noi stessi a ridere per il nostro errore: se poi si aggiunge lambiguità, il ridicolo è maggiore, come in Novio , dove un tale, che vede portar via un debitore aggiudicato come schiavo, chiede: Per quanto è stato aggiudicato

Per mille nummi
Si addidisset tantummodo "ducas licet"; esset illud genus ridiculi praeter exspectationem; sed quia addidit "nihil addo, ducas licet"; addito ambiguo [altero genere ridiculi], fuit, ut mihi quidem videtur, salsissimus

Hoc tum est venustum, cum in altercatione arripitur ab adversario verbum et ex eo, ut a Catulo in Philippum, in eum ipsum aliquid, qui lacessivit, infligitur

[256] Sed cum plura sint ambigui genera, de quibus est doctrina quaedam subtilior, attendere et aucupari verba oportebit; in quo, ut ea, quae sint frigidiora, vitemus, - est enim cavendum, ne arcessitum dictum putetur - permulta tamen acute dicemus
Se avesse detto solo: puoi portarlo via , avremmo avuto il genere di ridicolo inaspettato; ma siccome disse: non aggiungo nulla, puoi portarlo via , essendosi aggiunta lambiguità, lespressioneriuscì, a mio avviso, spiritosissima

Un tale genere di ridicolo è felice quando, nel corso di una animata discussione, si coglie a volo una parola lanciata dallavversario e se ne ricava una frecciata, che si lancia contro il provocatore, come fece Catulo contro Filippo

[256] Siccome i casi di ambiguità sono numerosi e sono regolati da norme precise, sarà bene stare alla posta e cogliere al volo le parole; in questo caso, anche se evitiamo le arguzie piuttosto fredde, bisogna infatti evitare che lespressione sembri troppo ricercata , potremo tuttavia dire molti motti veramente spiritosi

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 01; 26-30

Alterum genus est, quod habet parvam verbi immutationem, quod in littera positum Graeci vocant paronomasian, ut "Nobiliorem mobiliorem" Cato; aut, ut idem, cum cuidam dixisset "eamus deambulatum" et ille "quid opus fuit de

"Immo vero" inquit "quid opus fuit te

Aut eiusdem responsio illa "si tu et adversus et aversus impudicus es

[257] Etiam interpretatio nominis habet acumen, cum ad ridiculum convertas, quam ob rem ita quis vocetur; ut ego nuper Nummium divisorem, ut Neoptolemum ad Troiam, sic illum in campo Martio nomen invenisse; atque haec omnia verbo continentur
Un altro genere di ridicolo è quello che si basa su un piccolo mutamento della parola: i Greci lo chiamano paronomasia, quando si tratta del mutamento di una lettera, come quando Catone diceva Mobiliore per Nobiliore; o lo stesso avendo una volta detto a un tale: Eamus deambulatum , sentendosi rispondere: Che bisogno cera

Ribatté subito:Ma veramente che bisogno cera di te

Lo stesso dicasi di quella sua famosa risposta: Se tu sei uno svergognato davanti e di dietro

[257] Anche la spiegazione del nome riesce spiritosa, quando uno volge in ridicolo il motivo che ha prodotto quel nome: così io recentemente ho detto che Nummio, il distributore di denaro aveva trovato il nome nel campo Marzio, come Neottolemo sotto Troia
[LXIV] Saepe etiam versus facete interponitur, vel ut est vel paululum immutatus, aut aliqua pars versus, ut Stati a Scauro stomachante; ex quo sunt non nulli, qui tuam legem de civitate natam, Crasse, dicant: st, tacete, quid hoc clamoris

Quibus nec mater nec pater, tanta confidentia

Auferte istam enim superbiam

Nam in Caelio sane etiam ad causam utile fuit tuum illud, Antoni, cum ille a se pecuniam profectam diceret testis et haberet filium delicatiorem, abeunte iam illo, sentin senem esse tactum triginta minis
[LXIV] Tutte queste facezie sono basate sulle parole, o spesso si inserisce anche, per provocare il riso, un verso, o nella sua forma integrale o leggermente modificato, oppure una parte di un verso; così fece Scauro, che in un momento di collera, buttò fuori dei versi di Stazio; e alcuni dicono che fu proprio questepisodio a provocare, o Crasso, la tua legge sul diritto di cittadinanza: Silenzio,tacete, perché tanto fracasso

Come può avere tanta presunzione gente ignobile come voi

Mettete da parte codesta superbia

Certo, anche nei riguardi di Celio fu utile, ai fini della causa, quella tua battuta, o Antonio, quando Celio, che aveva un figlio piuttosto spendaccione aveva detto rendendo testimonianza, che aveva sborsato del denaro, tu dicesti, mentre egli si allontanava: Hai sentito che il vecchio è stato truffato di trenta mine

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[258] In hoc genus coniciuntur etiam proverbia, ut illud Scipionis, cum Asellus omnis se provincias stipendia merentem peragrasse gloriaretur: "agas asellum" et cetera; qua re ea quoque, quoniam mutatis verbis non possunt retinere eandem venustatem, non in re, sed in verbis posita ducantur

[259] Est etiam in verbo positum non insulsum genus ex eo, cum ad verbum, non ad sententiam rem accipere videare; ex quo uno genere totus est Tutor, mimus vetus, oppido ridiculus

Sed abeo a mimis; tantum genus huius ridiculi insigni aliqua et nota re notari volo; est autem ex hoc genere illud, quod tu, Crasse, nuper ei, qui te rogasset, num tibi molestus esset futurus, si ad te bene ante lucem venisset, "tu vero" inquisti "molestus non eris

"Iubebis igitur te" inquit "suscitari
[258] A questo genere appartengono anche i proverbi, come quello ricordato da Scipione a proposito di Asello, che si vantava di avere percorso come soldato tutte le province: Spingi lasinello con quel che segue;perciò anche queste facezie, siccome perdono la loro efficacia, se vengono mutate le parole, debbono essere considerate del genere di quelle che si basano sulle parole e non sui fatti

[259] Un altro genere di ridicolo, non privo di finezza, basato sulle parole, si ha quando uno mostra di intendere la cosa secondo la lettera e non secondo lo spirito; un perfetto esempio dli questo genere si ha nel vecchio e buffissimo mimo il Tutore

Ma lasciamo da parte i mimi: voglio darvi unidea di questo genere di ridicolo solo attraverso esempi illustri e noti: un esempio di questo genere è costituito dalla risposta che tu, o Crasso, desti recentemente a colui che ti aveva chiesto se ti avrebbe dato fastidio, qualora fosse venuto a casa tua molto prima dellalba, ma tu-dicesti- non mi darai fastidio

E quello: Dunque darai ordine che ti si svegli
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