Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 61-67, pag 3

Cicerone, De Natura deorum: Libro 02; 61-67

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 02; 61-67
LXIV Longum est mulorum persequi utilitates et asinorum, quae certe ad hominum usum paratae sunt LXIV Sarebbe troppo lungo passare in rassegna le benemerenze degli asini e dei muli certamente creati per servire all'uomo
[160] Sus vero quid habet praeter escam; cui quidem, ne putesceret, animam ipsam pro sale datam dicit esse Chrysippus; qua pecude, quod erat ad vescendum hominibus apta, nihil genuit natura fecundius [160] Quanto al maiale non serve ad altro che a fornir carne da mangiare, tanto che Crisippo afferma che gli fu data persino un'anima invece del sale per impedirne la putrefazione;proprio per queste sue straordinarie doti alimentari la natura ha fatto di questo animale il più prolifico di tutti
Quid multitudinem suavitatemque piscium dicam, quid avium; ex quibus tanta percipitur voluptas, ut interdum Pronoea nostra Epicurea fuisse videatur, atque eae ne caperentur quidem nisi hominum ratione atque sollertia; quamquam avis quasdam, et alites et oscines, ut nostri augures appellant, rerum augurandarum causa esse natas putamus Che dire poi di tante varietà e della squisitezza dei pesci,che dire degli uccelli; dai quali viene un piacere cosi grandeda far sospettare che la nostra Provvidenza stoica sia stata alla scuola di Epicuro e gli uccelli non sarebbero catturati se non grazie all'intelligenza e all'astuzia dell'uomo; anche se alcuni di essi - quelli che i nostri aruspici chiamano alites e oscines - hanno per noi la sola funzione di predire il futuro

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Cicerone, De Natura deorum: Libro 03; 16-20
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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Natura deorum parte Libro 03; 16-20

[161] Iam vero immanes et feras beluas nanciscimur venando, ut et vescamur is et exerceamur in venando ad similitudinem bellicae disciplinae et utamur domitis et condocefactis, ut elephantis, multaque ex earum corporibus remedia morbis et vulneribus eligamus, sicut ex quibusdam stirpibus et herbis, quarum utilitates longinqui temporis usu et periclitatione percepimus [161] Andiamo anche a caccia di belve feroci e selvagge sia per ricavarne cibo sia a scopo di allenamento in vista dei cimenti della guerra, sia per ricavarne un aiuto una volta che siano state sottomesse ed ammaestrate, come avviene per gli elefanti, nonché per ricevere dai loro corpi dei farmaci contro le malattie e le ferite non dissimili da quelli che estraiamo da erbe e radici la cui utilità abbiamo appreso in seguito ad una lunga esperienza
Totam licet animis tamquam oculis lustrare terram mariaque omnia: cernes iam spatia frugifera atque immensa camporum vestitusque densissimos montium, pecudum pastus, tum incredibili cursus maritimos celeritate Si scorrano pure con gli occhi del pensiero tutte le terre e tutti i mari: non si scorgeranno altro che immense estensioni di campi ricchi di messi, monti ricoperti di densissime selve, pascoli per gli allevamenti, rotte marine per le navi rapidissime da percorrersi

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[162] Nec veto supra terram, sed etiam in intumis eius tenebris plurimarum rerum latet utilitas, quae ad usum hominum orta ab hominibus solis invenitur [162] E non solo sulla superficie della terra, ma anche nelle sue profondità tenebrose vi sono innumerevoli sostanze utili all'uomo che sono state create perché egli possa farne uso e che lui solo è riuscito a scoprire
LXV Illud vero, quod uterque vestrum arripiet fortasse ad reprendendum, Cotta, quia Carneades lubenter in Stoicos invehebatur, Velleius, quia nihil tam inridet Epicurus quam praedictionem rerum futurarum, mihi videtur vel maxume confirmare deorum prudentia consuli rebus humanis LXV Il prossimo argomento è presumibilmente destinato a subire gli attacchi dei miei avversari, di Cotta in quanto era consuetudine di Carneade scagliarsi contro gli stoici, di Velleio in quanto non v'era nulla su cui maggiormente si appuntasse l'ironia di Epicuro quanto la previsione degli eventi futuri, eppure mi sembra che esso confermi nel modo più evidente che alle cose umane provvede l'oculata saggezza degli dei

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Est enim profecto divinatio, quae multis locis, rebus, temporibus apparet cum in privatis rebus, tum maxume in publicis: [163] multa cernunt haruspices, multa augures provident, multa oraclis declarantur, multa vaticinationibus, multa somniis, multa portentis; quibus cognitis multae saepe res [ex] hominum sententia atque utilitate partae, multa etiam pericula depulsa sunt E' un fatto che la divinazione esiste e si manifest in molteplici luoghi, occasioni e circostanze sia nella vita privata sia, soprattutto, in quella pubblica:[163] molte cose scorgono gli aruspici, molte ne prevedono gli auguri, molte sono rivelate dagli oracoli, molte dai vaticini, molte dai sogni, molte dai prodigi grazie ai quali molte vicende si sono risolte secondo i desideri degli uominied a tutto loro vantaggio e molti pericoli sono stati scongiurati
Haec igitur sive vis sive ars sive natura ad scientiam rerum futurarum homini profecto est nec ali cuiquam a dis inmortalibus data Questa facoltà, sia essa una capacità innata o un'arte o un dono naturale, fu concessa dagli dei all'uomo, ed a lui solo, perché fosse in grado di conoscere gli eventi futuri

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Quae si singula vos forte non movent, universa certe tamen inter se conexa atque coniuncta movere debebant Anche se i singoli episodi non riescono a convincervi, presi nel loro insieme e considerati nei loro complessi e vicendevoli rapporti avrebbero dovuto persuadervi

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