Cicerone, De Finibus: Libro 05; 11-15

Cicerone, De Finibus: Libro 05; 11-15

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Finibus parte Libro 05; 11-15
[11] Atque etiam illud si qui dicere velit, perabsurdum sit, ita diligi a sese quemque, ut ea via diligendi ad aliam rem quampiam referatur, non ad eum ipsum, qui sese diligat

Hoc cum in amicitiis, cum in officiis, cum in virtutibus dicitur, quomodocumque dicitura intellegi tamen, quid dicatur potest, in nobismet autem ipsis [ne] intellegi quidem, ut propter aliam quampiam rem, verbi gratia propter voluptatem, nos amemus; propter nos enim illam, non propter eam nosmet ipsos diligimus

[31] Quamquam quid est, quod magis perspicuum sit, [quam] non modo carum sibi quemque, verum etiam vehementer carum esse

Quis est enim aut quotus quisque, cui, mora cum adpropinquet, non 'refugiat timido sanguen átque exalbescát metu'
[11] Ed anche questaltra asserzione, se qualcuno volesse farla, risulterebbe del tutto assurda: ciascuno vien amato da se stesso in modo da riferire tale forza di amore a qualche altra cosa, e non alla persona stessa che ama se stessa

Quando si dice questo a proposito delle amicizie, dei doveri, delle virtù, comunque lo si dica, si può ancora capire che cosa si dice; ma a proposito di noi stessi non si può neppur capire che noi amiamo noi stessi per qualche altra cosa, per esempio per il piacere: la realtà è che noi amiamo quello per noi, e non che amiamo noi per quello

[31] Per quanto, che cè di più evidente del fatto che ciascuno ha caro se stesso, non solo, ma molto caro

Chi cè infatti o quanto pochi sono coloro a cui non capiti, quando la morte savvicina, che il sangue per paura si raggeli, e impallidisca per timore
Etsi hoc quidem est in vitio, dissolutionem naturae tam valde perhorrescerequod item est reprehendendum in dolore , sed quia fere sic afficiuntur omnes, satis argomenti est ab interitu naturam abhorrere; idque quo magis quidam ita faciunt, ut iure etiam reprehendantur, hoc magis intellegendum est haec ipsa nimia in quibusdam futura non fuisse, nisi quaedam essent modica natura

Nec vero dico eorum metum mortis, qui, quia privari se vitae bonis arbitrentur, aut quia quasdam post mortem formidines extimescant, aut si metuant, ne cum dolore moriantur, idcirco mortem fugiant; in parvis enim saepe, qui nihil eorum cogitant, si quando iis ludentes minamur praecipitaturos alicunde, extimescunt

Quin etiam 'ferae', inquit Pacuvius, 'quíbus abest, ad praécavendum intéllegendi astútia', iniecto terrore mortis 'horrescunt'
Certo anche se è un difetto inorridire per la dissoluzione della natura -ed è parimenti da biasimarsi a proposito del dolore- ma poiché quasi tutti si comportano così, è una prova sufficiente che la natura sente avversione per lannientamento; e quanto più uno fa così, in modo da meritarsi giuste critiche, tanto più si deve comprendere che in certuni tale sentimento non sarebbe stato eccessivo se in una forma moderata non fosse naturale

E non parlo del timore della morte di coloro che fuggono la morte perché credono di essere privati dei beni della vita o perché si spaventano di certe paure successive alla morte, o nel caso che temano di morire con dolore; spesso nei piccoli, che non pensano a nulla di tutto ciò, se qualche volta scherzando li minacciamo di farli cadere da qualche posto, si spaventano

Anzi, le fiere, come dice Pacuvio, a cui manca per stare in guardia laccortezza dellintelligenza, inorridiscono quando subentra il terrore della morte
[32] Quis autem de ipso sapiente aliter existimat, quin, etiam cum decreverit esse moriendum, tamen discessu a suis atque ipsa relinquenda luce moveatur

Maxime autem in hoc quidem genere vis est perspicua naturae, cum et mendicitatem multi perpetiantur, ut vivant, et angantur adpropinquatione mortis confecti homines senectute et ea perferant, quae Philoctetam videmus in fabulis

Qui cum cruciaretur non ferendis doloribus, propagabat tamen vitam aucupio, 'sagittarum configebat tardus celeres, stans volantis', ut apud Accium est, pennarumque contextu corpori tegumenta faciebat
[32] E a proposito del sapiente stesso, chi pensa che, anche abbia deciso di dover morire, tuttavia non provi emo zion nel separarsi dai nellabbandonare la luce deli giorno

Ed è soprattutto evidente la forza della natura, almeno in questordine di idee, quando si pensa che molti sopportano [per vivere di fare il mendicante, e che uomini decrepiti per vecchiaia si angosciano all avvicinarsi della morte e soffrono i tormenti a cui vediamo sottoposto Filottete nei drammi

Egli, pur afflitto da insopportabili dolori, prolungava tuttavia la vita dando la caccia agli uccelli; trafiggeva a colpi di freccia ei lento quelli veloci, ei fermo quelli volanti come dice Accio, e ne intesseva le piume per farsi riparo al corpo

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Cicerone, De Finibus: Libro 01; 04-06
Cicerone, De Finibus: Libro 01; 04-06

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Finibus parte Libro 01; 04-06

[33] De hominum genere aut omnino de animalium loquor, cum arborum et stirpium eadem paene natura sit sive enim, ut doctissimis viris visum est, maior aliqua causa atque divinior hanc vim ingenuit, sive hoc ita fit fortuito, videmus ea, quae terra gignit, corticibus et radicibus valida servari, quod contingit animalibus sensuum distributione et quadam compactione membrorum

Qua quidem de re quamquam assentior iis, qui haec omnia regi natura putant, quae si natura neglegat, ipsa esse non possit, tamen concedo, ut, qui de hoc dissentiunt, existiment, quod velint, ac vel hoc intellegant, si quando naturam hominis dicam, hominem dicere me; nihil enim hoc differt

Nam prius a se poterit quisque discedere quam appetitum earum rerum, quae sibi conducant, amittere
[33]Io parlo del genere umano o in generale degli esseri animati, quando quasi identica è la natura degli alberi e piante, infatti, sia che qualche causa superiore e divina, come hanno creduto gli uomini più dotti, abbia ingenerato questa forza, sia che si tratti di un fenomeno casuale, frediamo che i prodotti della terra sono mantenuti in vigore dalle cortecce e dalle radici: cosa che si verifica negli esseri animati mediante lorganizzazione dei sensi e la connessione delle membra

Benché su questo fatto io sia daccordo quelli che ritengono tutti questi fenomeni regolati dalla natura, in quanto, se la natura non se ne occupasse, non potrebbe essa stessa sussistere tuttavia concedo a chi non è daccordo su questo punto di pensar ciò che vuole, e pure di capire che, se talvolta dico la natura delluomo, intendo dire luomo; poiché non cè nessuna differenza

Infatti si potrà mutare la propria personalità piuttosto che perdere linclinazione verso cìò che riesce vantaggioso
Iure igitur gravissimi philosophi initium summi boni a natura petiverunt et illum appetitum rerum ad naturam accommodatarum ingeneratum putaverunt omnibus, quia continentur ea commendatione naturae, qua se ipsi diligunt

[12, 34] Deinceps videndum est, quoniam satis apertum est sibi quemque natura esse carum, quae sit hominis natura

Id est enim, de quo quaerimus

Atqui perspicuum est hominem e corpore animoque constare, cum primae sint animi partes, secundae corporis

Deinde id quoque videmus, et ita figuratum corpus, ut excellat aliis, animumque ita constitutum, ut et sensibus instructus sit et habeat praestantiam mentis, cui tota bominis natura pareat, in qua sit mirabilis quaedam vis rationis et cognitionis et scientiae virtutumque omnium
Ebbero dunque ragione i più seri dei filosofi a cercare nella natura linizio del sommo bene e a ritenere innata in tutti quellinclinazione per le cose appropriate a natura perché è in esse essenziale quella raccomandazione di natura per cui si ama se stessi

[12, 34] Bisogna successivamente vedere, poiché risulta abbastanza chiaro che ciascuno per natura ha caro se stesso, qual è la natura delluomo

Questo è infatti loggetto della nostra indagine

Orbene, è evidente che luomo risulta composto di anima e di corpo, di cui lanima ha il primo posto e il corpo il secondo

Poi vediamo anche questo: il corpo è conformato in modo da eccellere sugli altri, e lanima è costituita in modo da essere fornita dei sensi ed avere la superiorità della mente, a cui è subordinata tutta quanta la natura delluomo e in cui cè una forza meravigliosa per ragionare, conoscere, sapere ed attuare tutte le virtù

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Cicerone, De Finibus: Libro 05; 26-32

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Finibus parte Libro 05; 26-32

Iam quae corporis sunt, ea nec auctoritatem cum animi partibus, comparandam et cognitionem habent faciliorem

Itaque ab his ordiamur

[35] Corporis igitur nostri partes totaque figura et forma et statura quam apta ad naturam sit, apparet, neque est dubium, quin frons, oculi, aures et reliquae partes quales propriae sint hominis intellegatur

Sed certe opus est ea valere et vigere et naturales motus ususque habere, ut nec absit quid eorum nec aegrum debilitatumve sit; id enim natura desiderat
Le doti del corpo non hanno un valore paragonabile con le parti dellanima e comportano una conoscenza più facile

Pertanto cominciamo da queste

[35] Appare dunque di per sé quanto siano connesse con la natura le varie parti del nostro corpo, così come nel complesso la sua confonnazione, la figura e la statura, e non vè dubbio che per la fronte, gli occhi, le orecchie e le rimanenti parti si comprende quali sono le loro caratteristiche per luomo

Ma occorre certamente che tali parti abbiano salute e vigore e posseggano i movimenti e le funzioni loro naturali, cosicché nulla in esse manchi né sia malato o menomato; poiché questa è unesigenza naturale
Est autem etiam actio quaedam corporis, quae motus et status naturae congruentis tenet; in quibus si peccetur distortione et depravatione quadam aut motu statuve deformi, ut si aut manibus ingrediatur quis aut non ante, sed retro, fugere plane se ipse et hominem ex homine exuena naturam odisse videatur

Quam ob rem etiam sessiones quaedam et flexi fractique motus, quales protervorum hominum aut mollium esse solent, contra naturam sunt, ut, etiamsi animi vitio id eveniat, tamen in corpore immutari hominis natura videatur

[36] Itaque e contrario moderati aequabilesque habitus, affectiones ususque corporis apti esse ad naturam videntur

Iam vero animus non esse solum, sed etiam cuiusdam modi debet esse, ut et omnis partis suas habeat incolumis et de virtutibus nulla desit
Cè poi anche unattività del corpo, che tiene in accordo con la natura i movimenti e gli atteggiamenti; se si verificasse in questi un difetto per storpiatura e deformazione oppure per alterazione del movimento o dellatteggiamento, come per esempio se uno camminasse con le mani o non in avanti ma allindietro, egli darebbe limpressione di rifuggire addirittura da se stesso e di avere in odio la natura spogliando luomo della sua personalità umana

Perciò anche certe pose, certi movimenti contorti e fiacchi, come sogliono riscontrarsi in persone sfacciate o effeminate, sono contro natura; di modo che, anche se ciò avviene per vizio dellanima, si ha tuttavia limpressione che venga alterata la natura delluomo rispetto al corpo

[36] Pertanto, al contrario, la moderazione e luniformità nel contegno, nella disposizione e nelluso del corpo sembrano connesse con la natura

Quanto allanima, essa non deve soltanto esistere, ma esistere in tal maniera da avere tutte le sue parti intatte e non mancare di nessuna fra le virtù

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Latino: dall'autore Cicerone, opera De Finibus parte Libro 03; 16-20

Atque in sensibus est sua cuiusque virtus, ut ne quid impediat quo minus suo sensus quisque munere fungatur in iis rebus celeriter expediteque percipiendis, quae subiectae sunt sensibus

[13] Animi autem et eius animi partis, quae princeps est, quaeque mens nominatur, plures sunt virtutes, sed duo prima genera, unum earum, quae ingenerantur suapte natura appellanturque non voluntariae, alterum autem earum, quae in voluntate positae magis proprio nomine appellari solent, quarum est excellens in animorum laude praestantia

Prioris generis est docilitas, memoria; quae fere omnia appellantur uno ingenii nomine, easque virtutes qui habent, ingeniosi vocantur

Alterum autem genus est magnarum verarumque virtutum, quas appellamus voluntarias, ut prudentiam, temperantiam, fortitudinem, iustitiam et reliquas eiusdem generis
Anche i sensi hanno ciascuno la propria virtù, vale a dire che nulla impedisca ad ogni senso di adempiere la propria funzione nel percepire con celerità e speditezza ciò che rientra nellàmbito dei sensi

[13] Però le virtù dellanima, e in particolare di quella parte dellanima che è predominante e si chiama mente, sono più numerose, ma se ne distinguono due prime categorie; una comprende quelle che sono per loro natura innate e si chiamano non volontarie, laltra quelle che risiedono nella volontà e per cui risulta più appropriata la denominazione di virtù; e queste, per quanto concerne i meriti dellanima, hanno una superiorità schiacciante

Alla prima categoria appartengono lattitudine ad imparare, la memoria; e quasi tutte vengono indicate con lunica denominazione di ingcgno, e coloro che posseggono tali virtù son chiamati uomini dingegno

Alla seconda categoria appartengono le vere grandi virtù, che chiamiamo volontarie, come l assennatezza, la temperanza, la fortezza, la giustizia e le altre dello stesso genere
Et summatim quidem haec erant de corpore animoque dicenda, quibus quasi informatum est quid hominis natura postulet

[37] Ex quo perspicuum est, quoniam ipsi a nobis diligamur omniaque et in animo et in corpore perfecta velimus esse, ea nobis ipsa cara esse propter se et in iis esse ad bene vivendum momenta maxima

Nam cui proposito sit conservatio sui, necesse est huic partes quoque sui caras suo genere laudabiles

Ea enim vita expetitur, quae sit animi corporisque expleta virtutibus, in eoque summum bonum poni necesse est, quandoquidem id tale esse debet, ut rerum expetendarum sit extremum
Ecco per sommi capi quanto cera da dire sul corpo e sullanima; e con questo si sono per così dire abbozzate le esigenze della natura umana

[7] Da ciò risulta evidente che, poiché noi amiamo noi stessi e vogliamo che tutto nellanima e nel corpo sia perfettamente attuato, tutto ciò ci è caro di per se stesso ed è della massima importanza per viver bene

Difatti, chi si è proposta la conservazione di se stesso deve necessariamente aver care anche le varie parti di se stesso e tanto più care quanto sono più perfette e lodevoil nel loro genere

Giacché si cerca la vita che sia completa nelle virtù dellanima e del corpo, e in questo è necessario far consistere il sommo bene, dal momento che esso deve essere tale da costituire il punto estremo di ciò che è da ricercare

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Quo cognito dubitari non potest, quin, cum ipsi homines sibi sint per se et sua sponte cari, partes quoque et corporis et animi et earum rerum, quae sunt in utriusque motu et statu, sua caritate colantur et per se ipsae appetantur

[38] Quibus expositis facilis est coniectura ea maxime esse expetenda ex nostris, quae plurimum habent dignitatis, ut optimae cuiusque partis, quae per se expetatur, virtus sit expetenda maxime

Ita fiet, ut animi virtus corporis virtuti anteponatur animique virtutes non voluntarias vincant virtutes voluntariae, quae quidem proprie virtutes appellantur multumque excellunt, propterea quod ex ratione gignuntur, qua nihil est, in homine divinius
Una volta afferrato questo concetto, non si può dubitare che, poiché gli uomini, tengono cari se stessi di per sé e di loro spontanea volontà, sian tenute care di per se stesse anche le parti del corpo e dellanima e di ciò che costituisce il movimento e latteggiamento delluno e dellaltra , e di per se stesse formino oggetto dellinclinazione naturale

[38] Data questa spiegazione, è facile congetturare che fra quel che è nostro si deve soprattutto ricercare ciò che ha massimo di dignità, in modo che si deve soprattutto ricercare la virtù di ogni parte migliore che vien ricercata di per sé

Avverrà così che la virtù dellanima è anteposta alla virtù del corpo, e le virtù volontarie sono superiori alle virtù non volontarie dellanima: son esse quelle per cui risulta appropriata la denominazione di virtù, ed hanno grande superiorità, perché hanno origine dalla ragione, di cui non esiste nelluomo nulla di più divino

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