Cicerone, De divinationes: Libro 01 - Parte 03, pag 5

Cicerone, De divinationes: Libro 01 - Parte 03

Latino: dall'autore Cicerone, opera De divinationes parte Libro 01 - Parte 03
Exspectant, veduti consul cum mittere signumvolt, omnes avidi spectant ad carceris oras, quam mox emittat pictis e faucibus currus:sic exspectabat populus atque ore timebatrebus, utri magni victoria sit data regni

Interea sol albus recessit in infera noctis

Exin candida se radiis dedit icta foras lux,et simul ex alto longe pulcherruma praepeslaeva volavit avis

Simul aureus exoritur sol,cedunt ce caelo ter quattuor corpora sanctaavium, praepetibus sese pulchrisque locis dant

Conspicit inde sibi data Romulus esse priora,auspicio regni stabilita scamna solumque
Aspettano, come quando il console sta per dare il segnale nella corsa dei carri, tutti guardano avidamente le aperture dei cancelli, attenti al momento in cui lascerà uscire dalle dipinte imboccature i carri: allo stesso modo il popolo aspettava coi volti pallidi nell'attesa degli eventi, chiedendosi a quale dei due sarebbe toccata la vittoria nella gara per il gran regno

Frattanto il sole lucente si calò nelle profondità della notte

Ed ecco, la fulgida luce riapparve raggiante, spinta fuori nel cielo; e nello stesso tempo, lontano, dall'alto, volò un uccello bellissimo, di buon augurio, da sinistra

Appena sorge l'aureo sole, scendono dal cielo dodici corpi sacri di uccelli, si posano su luoghi fausti e bene auguranti

Da ciò Romolo comprese che a lui era stata data la preferenza, che in seguito all'auspicio gli era assicurato il seggio regale e il territorio
Sed ut, unde huc digressa est, eodem redeat oratio: si nihil queam disputare quam ob rem quidque fiat, et tantum modo fieri ea quae commemoravi doceam, parumne Epicuro Carneadive respondeam

Quid si etiam ratio exstat artificiosae praesensionis facilis, divinae autem paulo obscurior

Quae enim extis, quae fulgoribus, quae portentis, quae astris praesentiuntur, haec notata sunt observatione diuturna; adfert autem vetustas omnibus in rebus longinqua observatione incredibilem scientiam; quae potest esse etiam sine motu atque impulsu deorum, cum quid ex quoque eveniat et quid quamque rem significet crebra animadversione perspectum est
Ma, per ritornare al punto da cui ha preso le mosse il mio discorso, anche se io non fossi per nulla in grado di spiegare perché avviene ciascuno di questi fatti, e dimostrassi soltanto che i fatti che ho menzionato avvengono, sarebbe debole la mia replica a Epicuro e a Carneade

Ebbene, che diremo se esiste anche la spiegazione, facile quella delle profezie ottenute mediante l'arte, alquanto più oscura, in verità, quella delle profezie derivanti da esaltazione divina

Le profezie ricavate dalle viscere, dai fulmini, dai portenti, dagli astri si basano sulla registrazione di osservazioni costanti; e in ogni campo la lunga durata, accompagnata da lunga osservazione, ci procura straordinarie conoscenze; queste si possono ottenere anche senza l'intervento e l'impulso degli dèi, quando, con frequenti esperienze, si arriva a capire che cosa accada in conseguenza di ciascun segno e quale sia il valore di premonizione di ciascun fenomeno
Altera divinatio est naturalis, ut ante dixi; quae physica disputandi subtditate reverenda est ad naturam deorum, a qua, ut doctissimis sapientissimisque placuit, haustos animos et libatos habemus; cumque omnia completa et referta sint aeterno sensu et mente divina, necesse est cognatione divinorum animorum animos humanos commoveri

Sed vigìlantes animi vitae necessitatibus serviunt diiunguntque se a societate divina vinclis corporis impediti

(Rarum est quoddam genus eorum qui se a corpore àvocent et ad divinarum rerum cognitionem cura omni studioque rapiantur)
L'altra forma di divinazione, l'ho già detto, è quella naturale; essa, con sottili ragionamenti riguardanti la scienza della natura, va riferita all'essenza degli dèi, dalla quale, secondo i pensatori più dotti e sapienti, noi abbiamo tratto le nostre anime, come se le avessimo aspirate o bevute; e poiché i;tutto è compenetrato e riempito di spirito eterno e di intelligenza divina, avviene necessariamente che le anime umane subiscano l'effetto della loro affinità con le anime divine

Ma, nello stato di veglia, le nostre anime devono occuparsi delle necessità della vita, e quindi si disgiungono dalla comunanza con la divinità, impedite come sono dai legami corporei

Soltanto poche persone sono capaci di astrarsi dal corpo e di innalzarsi, mettendo in opera tutte le loro energie, fino alla conoscenza delle cose divine

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Cicerone, De divinationes: Libro 02 - Parte 03
Cicerone, De divinationes: Libro 02 - Parte 03

Latino: dall'autore Cicerone, opera De divinationes parte Libro 02 - Parte 03

Horum sunt auguria non divini impetus, sed rationis humanae; nam et natura futura praesentiunt, ut aquarum eluviones et deflagrationem futuram aliquando caeli atque terrarum; alii autem in re publica esercitati, ut de Atheniensi Solone accepimus, orientem tyrannidem multo ante prospiciunt

Quos prudentes possumus dicere, id est providentes, divinos nullo modo possumus, non plus quam Milesium Thalem, qui, ut obiurgatores suos convinceret ostenderetque etiam philosophum, si ei commodum esset, pecuniam facere posse, omnem oleam, ante quam florere coepisset, in agro Milesio coemisse dicitur

Animadverterat fortasse quadam scientia olearum ubertatem fore

Et quidem idem primus defectionem solis, quae Astyage regnante facta est, praedixisse fertur
Le profezie di costoro non dipendono da afflato divino, ma da ragionamento umano: essi prevedono i fenomeni che avverranno per cause naturali, come le alluvioni o quella deflagrazione del cielo e della terra che un giorno avverrà; altri fra costoro, avendo pratica di cose politiche, sanno prevedere con molto anticipo il sorgere di una tirannide, come sappiamo che fece l'ateniese Solone

Questi li possiamo chiamare prudenti, cioè preveggenti, ma certamente non dotati di divinazione; lo stesso si può dire di Talete di Mileto, il quale, per mettere a tacere i suoi denigratori e per mostrar loro che anche un filosofo, se gli aggrada, può far guadagni, comprò - si racconta - tutti gli olivi del territorio di Mileto prima che incominciassero a fiorire

Si era forse accorto, per certe sue osservazioni scientifiche, che gli olivi avrebbero dato un ottimo raccolto

Fu anche Talete che, a quanto si dice, previde per primo un'eclissi di sole, che in effetti avvenne sotto il regno di Astiage
L Multa medici multa gubernatores, agricolae etiam multa praesentiunt, sed nullam eorum divinationem voco, ne illam quidem, qua ab Anaximandro physico moniti Lacedaemonii sunt, ut urbem et tecta linquerent armatique in agro excubarent, quod terrae motus instaret, tum cum et urbs tota corruit et e monte Taygeto extrema [montis] quasi puppis avolsa est

Ne Pherecydes quidem, ille Pythagorae magister, potius divinus habebitur quam physicus, quod, cum vidisset haustam aquam de iugi puteo, terrae motus dixit instare

Nec vero umquam animus hominis naturaliter divinat, nisi cum ita solutus est et vacuus, ut ei plane nihil sit cum corpore; quod aut vatibus contingit aut dormientibus
Molte previsioni giuste le fanno i medici, molte i naviganti, molte anche i contadini, ma nessuna di esse io chiamo divinazione: nemmeno quella famosa previsione con cui il filosofo della natura Anassimandro avvertì gli spartani di lasciare la città e le case e vegliare armati nei campi, poiché era imminente un terremoto: e in realtà tutta la città fu rasa al suolo e il contrafforte estremo del monte Taigeto fu divelto come la poppa di una nave

Nemmeno Ferècide, il famoso maestro di Pitagora, dovrà essere considerato come un profeta anziché come un filosofo della natura, per aver detto che erano imminenti dei terremoti dopo che ebbe esaminato dell'acqua attinta da un pozzo perenne

La divinazione naturale, l'anima umana non la compie se non quando è talmente sciolta e libera da non avere assolutamente alcun legame col corpo; ciò accade soltanto ai vaticinanti e ai dormienti

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Cicerone, De divinationes: Libro 02 - Parte 01
Cicerone, De divinationes: Libro 02 - Parte 01

Latino: dall'autore Cicerone, opera De divinationes parte Libro 02 - Parte 01

Itaque ea duo genera a Dicaearcho probantur et, ut dixi, a Cratippo nostro; si propterea quod ea proficiscuntur a natura, sint summa sane, modo ne sola; sin autem nihil esse in observatione putant, multa tollunt quibus vitae ratio continetur

Sed quoniam dant aliquid, idque non parvum [vaticinationes cum somniis], nihil est quod cum his magnopere pugnemus, praesertim cum sint, qui omnino nullam divinationem probent

Ergo et ii, quorum animi spretis corporibus evolant atque excurrunt foras, ardore aliquo infiammati atque incitati cernunt illa profecto quae vaticinantes pronuntiant, multisque rebus inflammantur tales animi, qui corporibus non inhaerent, ut ii qui sono quodam vocum et Phrygiis cantibus incitantur
Perciò questi due generi di divinazione sono ammessi da Dicearco e dal nostro Cratippo, come ho detto; s essi li ammettono perché derivano dalla natura, diciamo pure che sono i più importanti, purché non gli unici; ma se ritengono che l'osservazione dei segni profetici non valga nulla, sopprimono molti indizi utili per la condotta della vita

Ma poiché concedono qualcosa e non di poco conto [le profezie in stato di esaltazione e i sogni], non c'è alcun motivo, per noi, di discutere violentemente con essi, tanto più che vi sono quelli che non ammettono alcuna divinazione

Dunque quelli le cui anime, sprezzando il corpo, volano via e trascorrono fuori, infiammati ed eccitati da una sorta di ardore, vedono senza dubbio le cose che dicono nei loro vaticinii; anime di questo genere, capaci di non rimanere attaccate ai corpi, sono infiammate da molte cause; vi sono, per esempio, quelle che subiscono l'eccitazione di qualche voce melodiosa o dei canti frigi
Multos nemora silvaeque, multos amnes aut maria commovent, quorum furibunda mens videt ante muto quae sint futura

Quo de genere illa sunt:eheu videte

iudicavit inclitum iudicium inter deas tris aliquis,quo iudicio Lacedaemonia mulier, Furiarum una, adveniet

Eodem enim modo multa a vaticinantibus saepe praedicta sunt neque solum verbis, sed etiam versibus quos olim Fauni vatesque canebant

Similiter Marcius et Publicius vates cecinisse dicuntur; quo de genere Apollinis operta prolata sunt

Credo etiam anhelitus quosdam fuisse terrarum, quibus inflatae mentes oracla funderent

Atque haec quidem vatium ratio est, nec dissimilis sane somniorum

Nam quae vigilantibus accidunt vatibus, eadem nobis dormientibus
Molte sono esaltate dalla vista dei boschi e delle foreste, molte dai fiumi o dai mari; e la loro mente, in un accesso di follia, vede il futuro molto prima che accada

A questo tipo di divinazione si riferiscono quei famosi versi: Ahimè, guardate

Qualcuno ha giudicato un giudizio memorabile fra tre dèe; e per quel giudizio arriverà una donna spartana, una delle Furie

Allo stesso modo molte profezie sono state spesso fatte da vaticinanti, e non solo in prosa, ma anche coi versi che un tempo cantavano i Fauni e i vati

Similmente i vati Marcio e Publicio cantarono oracoli, a quanto si dice; e allo stesso modo furono profferiti gli enigmi di Apollo

Credo anche che dalle fenditure della terra uscissero esalazioni che inebriavano le menti e le inducevano a effondere oracoli

E questo è il modo di profetare dei vati, non dissimile, invero, da quello dei sogni

Ciò che accade ai vari da svegli, accade a noi quando dormiamo

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Viget enim animus in somnis liber ab sensibus omnique impeditone curarum, iacente et mortuo paene corpore

Qui quia vixit ab omni aeternitate versatusque est cum innumerabilibus animis, omnia quae in natura rerum sunt videt, si modo temperatis escis modicisque potionibus ita est adfectus, ut sopito corpore ipse vigilet

Haec somniantis est divinatio

Hic magna quaedam exoritur, neque ea naturalis, sed artificiosa somniorum [Antiphonis] interpretatio eodemque modo et oraculorum et vaticinationum: sunt enim explanatores, ut grammatici poëtarum
Nel sonno l'anima è in pieno vigore, libera dai sensi e da ogni preoccupazione che la frastorni, poiché il corpo giace come se fosse morto

E poiché l'anima esiste da sempre e ha avuto rapporti con altre innumerevoli anime, vede tutto ciò che esiste nell'universo, purché, grazie a un cibo leggero e a bevande modiche, si trovi nella condizione di essere essa desta mentre il corpo è immerso nel sonno

Questo è il genere di divinazione di chi sogna

E qui si fa valere un'importante interpretazione dei sogni [dovuta ad Antifonte], e anche degli oracoli e dei vaticinii: un'interpretazione basata non sulla natura, ma sull'arte: ché vi sono interpreti di queste profezie, come i filologi sono interpreti dei poeti
Nam ut aurum et argentum, aes, ferrum frustra natura divina genuisset, nisi eadem docuisset quem ad modum ad eorum venas perveniretur, nec fruges terrae bacasve arborum cum utilitate ulla generi bumano dedisset, nisi hearum cultus et conditiones tradidisset, materiave quicquam iuvaret, nisi confectionis eius fabricam haberemus, sic cum omni utilitate quam di hominibus dederunt ars aliqua coniuncta est per quam illa utilitas percipi possit

Item igitur somniis, vaticinationibus, oraclis, quod erant multa obscura, multa ambigua, explanationes adhibitae sunt interpretum

Quo modo autem aut vates aut somniantes ea videant, quae nusquam etiam tunc sint, magna quaestio est

Sed esplorata si sint ea quae ante quaeri debeant, sint haec quae quaerimus faciliora
Giacché, come la natura divina avrebbe creato invano l'oro e l'argento, il rame, il ferro, senza poi insegnare il modo di arrivare ai loro giacimenti, e senza alcuna utilità avrebbe dato al genere umano le messi della terra e i frutti degli alberi, se non ne avesse insegnato la coltivazione e la conservazione, e a nulla servirebbe il legname, se non sapessimo l'arte di fabbricare con esso tante cose, allo stesso modo con ogni beneficio che gli dèi hanno dato agli uomini è stata congiunta un'arte grazie alla quale quel beneficio potesse essere goduto

Dunque anche ai sogni, ai vaticinii, agli oracoli, poiché presentavano molte oscurità e ambiguità, furono fornite le spiegazioni degli interpreti

In qual modo, poi, i vati o quelli che sognano vedano le cose che ancora non esistono in alcun luogo, è oggetto di un'ardua discussione

Ma se indaghiamo ciò che dovrà essere discusso preliminarmente, la soluzione diverrà più facile

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Continet enim totam hanc quaestionem ea ratio, quae est de natura deorum, quae a te secundo libro est esplicata dilucide

Quam si obtinemus, stabit illud quod hunc locum continet de quo agimus: esse deos, et eorum providentia mundum administrari, eosdemque consulere rebus humanis, nec solum universis, verum etiam singulis

Haec si tenemus, quae mihi quidem non videntur posse convelli, profecto hominibus a dis futura significari necesse est

Sed distinguendum videtur quonam modo
Tutto questo problema, difatti, fa parte di quel più vasto argomento riguardante la natura degli dèi, che tu hai spiegato con gran chiarezza nel libro secondo della tua opera

Se ci atterremo a quei princìpi, rimarrà accertato ciò di cui fa parte la questione che stiamo indagando adesso; si trattava di questo: gli dèi esistono; il mondo è governato dalla loro provvidenza; essi si curano delle cose umane, non solo nel loro insieme, ma anche per ciò che riguarda i singoli individui

Se teniamo fermi questi punti, che a me non sembrano confutabili, senz'altro è necessario che gli dèi facciano sapere il futuro agli uomini

Ma bisogna precisare in che modo ciò avvenga

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