La sanguinosa battaglia combattuta il 24 giugno 1859 nelle campagne tra Solferino e San Martino fu senza dubbio una delle più cruente del Risorgimento italiano. Oltre 11.000 furono i morti e ancor più i riferiti, una parte dei quali furono soccorsi dai bresciani che per giorni fecero la spola tra l'entroterra gardesano, la città e la provincia, dove vennero allestiti ospedali provvisori nei luoghi più disparati.
La mobilitazione fu corale: contadini, massaie, lavandaie, borghesi e nobili si attivarono preparando bende e medicamenti, prodigandosi alla ricerca di mezzi per il trasporto dei soldati martoriati. Una vivida testimonianza di quei giorni di dolore, fatica e speranza è fornita anche nei confronti dei nemici. I bresciani non lesinarono opere di misericordia e tra innumerevoli esempi che si perdono nelle pagine della storia e nella memoria di chi visse quei drammatici giorni, vale la pena ricordare un episodio:
all'arrivo di due carri di feriti austriaci in città, le donne del quartiere del Carmine non stettero a guardare l'uniforme; fermarono la carretta del gelataio e acquistarono a proprie spese freschi dolciumi che offrirono ai feriti, sollevando loro il capo con amore materno.
P.s.
La parola "fanfara" è derivata probabilmente dall'arabo anfar, che significa trombe.