Apologia di Socrate (Paragrafo XXXIII)

Apologia di Socrate (Paragrafo XXXIII)

dovete sperare o giudici, dinanzi alla morte e credere che a colui che è buono non può accadere nulla di male e che gli dei si prenderanno cura della sua sorte

Quel che a me è avvenuto ora non è stato così per caso, poiché vedo che il morire e l'essere liberato dalle angustie del mondo era per me il meglio. Per questo non mi ha contrariato l'avvertimento divino ed io non sono affatto in collera con quelli che mi hanno votato contro e con i miei accusatori, sebbene costoro non mi avessero votato contro con questa intenzione, ma credendo invece di farmi del male. E in questo essi sono da biasimare. Tuttavia io li prego ancora di questo: quando i miei figlioli saranno grandi, castigateli, o Ateniesi, tormentateli come io ho tormentato voi se vi sembrano di avere più cura del denaro o d'altro piuttosto che della virtù; e se mostrano di essere qualche cosa senza valere nulla, svergognateli come ho fatto io con voi per ciò che non curano quello che conviene curare e credono di valere quando non valgono nulla. Se farete ciò, avremo avuto da voi ciò che era giusto avere, io e i miei figli. Ma vedo che è tempo ormai di andar via, io a morire, voi a vivere. Chi di noi avrà sorte migliore, è cosa oscura a tutti, meno che a dio. COMMENTO TEMATICO: Siamo in Atene, nel 399 a.C.; l'Areopago si è adunato per giudicare un cittadino che alcuni ritengono una delle più grandi menti dell'umanità mentre per altri è un pericoloso nemico dello stato. Egli si difende, interrogando i propri accusatori, i quali sono costretti a mostrare l'infondatezza delle proprie accuse. Si tratta del processo di Socrate. Quali furono le ragioni per le quali la democratica Atene processò Socrate? È necessario, per rispondere a questa domanda, operare una distinzione tra quelle che furono le vere motivazioni ed i pretesti giuridici che furono utilizzati allo scopo. Sembra che Socrate sostenesse la supremazia sistema politico aristocratico, concependo il governo dello stato come un compito difficile e delicato, da far svolgere da persone preparate e qualificate, in contrasto quindi con la costituzione democratica in vigore all'epoca del processo. Non solo, egli aveva strette amicizie con alcuni fautori estremi dell'aristocrazia che qualche anno prima avevano organizzato un colpo di stato. Ecco quindi perché, mentre il governo aristocratico aveva sempre concesso a Socrate piena o quasi libertà di parola e pensiero, il nuovo regime democratico lo reprime. Dal punto di vista giuridico formale le accuse per le quali Socrate è tradotto di fronte all'Areopago sono tre: empietà, corruzione dei giovani, introduzione di nuove divinità e non riconoscimento di quelle tradizionali.

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