Agostino, Le Confessioni: Libro 06, pag 5

Agostino, Le Confessioni: Libro 06

Latino: dall'autore Agostino, opera Le Confessioni parte Libro 06

20] Cum haec dicebam et alternabant hi venti et impellebant huc atque illuc cor meum, transibant tempora, et tardabam converti ad Dominum et differebam de die in diem vivere in te et non differebam quotidie in memetipso mori; amans beatam vitam timebam illam in sede sua et ab ea fugiens quaerebam eam

Putabam enim me miserum fore nimis, si feminae privarer amplexibus, et medicinam misericordiae tuae ad eamdem infirmitatem sanandam non cogitabam, quia expertus non eram, et propriarum virium credebam esse continentiam, quarum mihi non eram conscius, cum tam stultus essem, ut nescirem, sicut scriptum est, neminem posse esse continentem, nisi tu dederis

Utique dares, si gemitu interno pulsarem aures tuas et fide solida in te iactarem curam meam

Aug

non sprevit, et Alypius ipse desideraverit coniugium

[12
20] E mi dicevo tutto questo e il mio cuore oscillava ai venti alterni, e intanto il tempo passava, e io tardavo a convertirmi al Signore e differivo di giorno in giorno la vita in te e non differivo la morte quotidiana in me stesso

L'amavo, sì, la felicità, ma mi faceva paura, là dov'era, e la cercavo fuggendola

Mi pareva che sarei stato troppo infelice senza l'amore di una donna, e non pensavo che a guarire questa debolezza c'era la medicina della tua indulgenza, perché non l'avevo provata, e credevo che la continenza la si dovesse alle proprie forze, forze che a me non risultava di avere

Perché ero tanto stupido da ignorare che, come sta scritto, nessuno può essere continente se tu non lo concedi

E certamente l'avresti concessa, se avessi bussato alle tue orecchie col mio pianto segreto, e con fede robusta lanciato contro di te la mia angoscia

L'amicizia e le donne [12
21] Prohibebat me sane Alypius ab uxore ducenda cantans nullo modo nos posse securo otio simul in amore sapientiae vivere, sicut iam diu desideraremus, si id fecissem

Erat enim ipse in ea re etiam tunc castissimus, ita ut mirum esset, quia vel experientiam concubitus ceperat in ingressu adulescentiae suae, sed non haeserat magisque doluerat et spreverat et deinde iam continentissime vivebat

Ego autem resistebam illi exemplis eorum, qui coniugati coluissent sapientiam et promeruissent Deum et habuissent fideliter ac dilexissent amicos

A quorum ego quidem granditate animi longe aberam et deligatus morbo carnis mortifera suavitate trahebam catenam meam solvi timens et quasi concusso vulnere repellens verba bene suadentis tamquam manus solventis
21] Alipio, in verità, faceva di tutto per impedirmi di prendere moglie

Sempre lo stesso ritornello: non avremmo assolutamente avuto l'agio necessario per vivere insieme nel culto della sapienza come già da tempo desideravamo fare, se io mi fossi sposato; a questo riguardo in effetti lui era castissimo, e in maniera stupefacente se si pensa che nella sua prima giovinezza aveva conosciuto l'amore di una donna

Ma non era rimasto attaccato a tutto questo, anzi caso mai ne aveva provato dolore e disgusto, e da allora in poi era vissuto in perfetta continenza; io gli resistevo opponendogli l'esempio di quelli che anche da sposati avevano coltivato la sapienza e acquistato meriti presso Dio e conservato fedeltà e affetto verso gli amici

Anche se io ero ben lontano dalla loro grandezza d'animo, ero solo prigioniero della carne e del suo male e questa mia catena era per me una mortale dolcezza: e avevo paura di esserne sciolto e respingevo i buoni consigli come la mano capace di scioglierla, simile a uno che non vuole farsi toccare una ferita
Insuper etiam per me ipsi quoque Alypio loquebatur serpens et innectebat atque spargebat per linguam meam dulces laqueos in via eius, quibus illi honesti et expediti pedes implicarentur

[12

22] Cum enim me ille miraretur, quem non parvi penderet, ita haerere visco illius voluptatis, ut me affirmarem, quotiescumque inde inter nos quaereremus, caelibem vitam nullo modo posse degere atque ita me defenderem, cum illum mirantem viderem, ut dicerem multum interesse inter illud, quod ipse raptim et furtim expertus esset, quod paene iam ne meminisset quidem atque ideo nulla molestia facile contemneret, et delectationes consuetudinis meae, ad quas si accessisset honestum nomen matrimonii, non eum mirari oportere, cur ego illam vitam nequirem spernere, coeperat et ipse desiderare coniugium nequaquam victus libidine talis voluptatis, sed curiositatis
E oltretutto chi per bocca mia parlava ad Alipio era il serpente che nelle mie parole gli insinuava lungo la strada altrettante dolci insidie di lacci in cui si sarebbero impigliati i suoi piedi leali e liberi

[12

22] Era stupito che io, per cui egli nutriva non poca stima, fossi invischiato in quel genere di piaceri al punto da affermare, ogni volta che se ne discuteva tra noi, che non avrei potuto assolutamente menare una vita da scapolo: e vedendolo stupefatto mi difendevo sostenendo che c'era una bella differenza fra l'amore che aveva conosciuto lui, tanto breve e furtivo che quasi ormai non se ne ricordava più - e allora non era un gran merito disprezzarlo, da parte sua - e i miei piaceri abituali: e se per di più a questi si fosse aggiunto l'onorato nome di matrimonio non avrebbe più avuto ragione di stupirsi, se quella vita io non riuscivo a disprezzarla; e così aveva preso anche lui a desiderare il matrimonio, e non certo perché fosse sopraffatto dalla voglia di questo piacere, ma per curiosità

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Latino: dall'autore Agostino, opera Le Confessioni parte Libro 01; 01-10

Dicebat enim scire se cupere, quidnam esset illud, sine quo vita mea, quae illi sic placebat, non mihi vita, sed poena videretur

Stupebat enim liber ab illo vinculo animus servitutem meam et stupendo ibat in experiendi cupidinem venturus in ipsam experientiam atque inde fortasse lapsurus in eam quam stupebat servitutem, quoniam sponsionem volebat facere cum morte, et qui amat periculum, incidet in illud

Neutrum enim nostrum, si quod est coniugale decus in officio regendi matrimonii et suscipiendorum liberorum, ducebat nisi tenuiter

Magna autem ex parte atque vehementer consuetudo satiandae insatiabilis concupiscentiae me captum excruciabat, illum autem admiratio capiendum trahebat

Sic eramus, donec tu, Altissime, non deserens humum nostram miseratus miseros subvenires miris et occultis modis

Puella nondum nobilis desponsata est Augustino
Voleva sapere, diceva, che cosa fosse mai quella cosa senza cui la mia vita, che a lui piaceva tanto, per me non era vita, ma castigo

La sua mente libera da quel legame restava stupefatta della mia schiavitù, e nello stupore si avventurava anche lui a precipizio in quella stessa esperienza, per un'avidità di sapere: destinato forse a cadere di lì in quella schiavitù che lo lasciava stupefatto, perché voleva stringere un patto con la morte e chi ama il pericolo ne resta vittima

Se il matrimonio acquista una sua dignità nell'impegno di governare la vita coniugale e di allevare i figli, nessuno dei due ne era attratto se non in misura minima

Io che ero già prigioniero ero soprattutto e furiosamente tormentato dalla consuetudine di saziare una sensualità insaziabile, lui che stava per diventarlo era trascinato dalla meraviglia

Così eravamo, finché tu, Altissimo, che non abbandoni la terra di cui siamo fatti non prendesti pietà della nostra miseria, venendoci in aiuto per vie mirabili e segrete

Matrimonio o vita in comune
[13

23] Et instabatur impigre, ut ducerem uxorem

Iam petebam, iam promittebatur maxime matre dante operam, quo me iam coniugatum baptismus salutaris ablueret, quo me in dies gaudebat aptari et vota sua ac promissa tua in mea fide compleri animadvertebat

Cum sane et rogatu meo et desiderio suo forti clamore cordis abs te deprecaretur quotidie, ut ei per visum ostenderes aliquid de futuro matrimonio meo, numquam voluisti

Et videbat quaedam vana et phantastica, quo cogebat impetus de hac re satagentis humani spiritus, et narrabat mihi non cum fiducia qua solebat, cum tu demonstrabas ei, sed contemnens ea

Dicebat enim discernere se nescio quo sapore, quem verbis explicare non poterat, quid interesset inter revelantem te et animam suam somniantem
[13

23] E intanto mi assillavano perché prendessi moglie

Già avevo fatto la mia domanda, e già la ragazza mi era stata promessa, soprattutto per il gran da fare che si dava mia madre in questo senso: con lo scopo di vedermi lavato con l'acqua salutare del battesimo, una volta sposato

Vedeva che me ne rendevo di giorno in giorno più degno e ne era felice, e sentiva che le sue preghiere e le tue promesse si compivano nella mia fede

Per mia richiesta e per suo desiderio ogni giorno ti rivolgeva una supplica, levando a te l'applauso alto del cuore, perché le rivelassi qualche cosa a proposito del mio futuro matrimonio: ma questo tu non volevi concederlo

Aveva delle visioni evanescenti e bizzarre, prodotte dall'impulso di uno spirito umano fortemente occupato da questo argomento: e me le raccontava, ma non con la fiducia che le era abituale quando eri tu a inviargliele, ma con una sorta di disprezzo

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Instabatur tamen, et puella petebatur, cuius aetas ferme biennio minus quam nubilis erat, et quia ea placebat, exspectabatur

Aug

eiusque amici in animo habuerunt sodalitatem constituere, quae perfecta non est

[14

24] Et multi amici agitaveramus animo et colloquentes ac detestantes turbulentas humanae vitae molestias paene iam firmaveramus remoti a turbis otiose vivere, id otium sic moliti, ut, si quid habere possemus, conferremus in medium unamque rem familiarem conflaremus ex omnibus, ut per amicitiae sinceritatem non esset aliud huius et aliud illius, sed quod ex cunctis fieret unum, et universum singulorum esset et omnia omnium, cum videremur nobis esse posse decem ferme homines in eadem societate essentque inter nos praedivites, Romanianus maxime communiceps noster, quem tunc graves aestus negotiorum suorum ad comitatum attraxerant, ab ineunte aetate mihi familiarissimus
La capiva da qualcosa come un sapore, diceva, che non era in grado di descrivere a parole, la differenza fra le tue rivelazioni e i sogni dell'anima sua

Non per questo la smettevano di assillarmi

E la ragazza fu domandata, e siccome le mancavano ancora due anni interi all'età nubile, e questo stato di cose non dispiaceva a nessuno, si aspettava

[14

24] Eravamo in molti amici a odiare le tempeste e le noie della vita umana, tanto che a forza di rimuginarla e di parlarne fra noi quasi avevamo preso la decisione di ritirarci a una vita di contemplazione, lontani dalle folle: una vita che avevamo pensato di organizzare in modo che ciascuno contribuisse per quanto poteva alla sostanza comune, così da mettere insieme fra tutti un patrimonio
Qui maxime instabat huic rei et magnam in suadendo habebat auctoritatem, quod ampla res eius multum ceteris anteibat

Et placuerat nobis, ut bini annui tamquam magistratus omnia necessaria curarent ceteris quietis

Sed posteaquam coepit cogitari, utrum hoc mulierculae sinerent, quas et alii nostrum iam habebant et nos habere volebamus, totum illud placitum, quod bene formabamus, dissiluit in manibus atque confractum et abiectum est

Inde ad suspiria et gemitus et gressus ad sequendas latas et tritas vias saeculi, quoniam multae cogitationes erant in corde nostro,consilium autem tuum manet in aeternum

Ex quo consilio deridebas nostra et tua praeparabas nobis daturus escam in opportunitate et aperturus manum atque impleturus animas nostras benedictione
L'autenticità dell'amicizia comportava che non si distinguesse fra il tuo e il mio, ma che fosse una sola la ricchezza di tutti e tutto fosse di ciascuno e ogni cosa di tutti

Ci pareva di poter costituire una comunità di una decina di persone e fra noi ce n'erano di veramente molto ricche: soprattutto il nostro concittadino Romaniano, che in quel momento arrivava a corte sulla gran piena dei suoi affari, e che conoscevo tanto bene fin dalla mia infanzia

Era lui soprattutto a insistere per questo progetto e il suo parere aveva grande influenza, perché il suo vasto patrimonio era di molto superiore a quelli degli altri

E avevamo anche pensato che due di noi ogni anno avrebbero a mo' di magistrati provveduto alla necessaria gestione di ogni cosa, perché gli altri potessero starsene in pace

Ma quando ci si cominciò a chiedere se le donnette che volevamo avere, e che alcuni di noi già avevano, ci avrebbero mai permesso tutto questo, il nostro bel progetto così ben architettato ci crollò fra le mani e andò a pezzi e fu gettato via

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Muliere, ex qua filium susceperat, in Africam profecta, aliam feminam Aug

procuravit

[15

25] Interea mea peccata multiplicabantur, et avulsa a latere meo tamquam impedimento coniugii cum qua cubare solitus eram, cor, ubi adhaerebat, concisum et vulneratum mihi erat et trahebat sanguinem

Et illa in Africam redierat vovens tibi alium se virum nescituram, relicto apud me naturali ex illa filio meo

At ego infelix nec feminae imitator, dilationis impatiens, tamquam post biennium accepturus eam quam petebam, quia non amator coniugii sed libidinis servus eram, procuravi aliam, non utique coniugem, quo tamquam sustentaretur et perduceretur vel integer vel auctior morbus animae meae satellitio perdurantis consuetudinis in regnum uxorium
E tornammo ai sospiri e ai pianti e alle larghe battute vie del mondo, in fila, al passo: perché molti pensieri ci affollavano il cuore, ma il tuo disegno permane in eterno

Un disegno dall'alto del quale tu ridevi dei nostri progetti e preparavi i tuoi, pronto a darci il cibo al momento opportuno e ad aprire la mano e a riempirci l'anima della tua benedizione

Un'altra donna [15

25] Intanto i miei peccati si moltiplicavano

E quando mi fu strappata dal fianco la donna con la quale ero solito andare a letto, dovettero tagliarmi via il pezzo di cuore che le era attaccato: e la ferita sanguinò molto

Se ne tornò in Africa, facendo voto a te di non conoscere mai altro uomo, e lasciando con me il figlio naturale che da lei avevo avuto
Nec sanabatur vulnus illud meum, quod prioris praecisione factum erat, sed post fervorem doloremque acerrimum putrescebat et quasi frigidius, sed desperatius dolebat

Disputatio cum Alypio et Nebridio de finibus bonorum et malorum

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26] Tibi laus, tibi gloria, fons misericordiarum

Ego fiebam miserior et tu propinquior

Aderat iam iamque dextera tua raptura me de caeno et ablatura, et ignorabam

Nec me revocabat a profundiore voluptatum carnalium gurgite nisi metus mortis et futuri iudicii tui, qui per varias quidem opiniones, numquam tamen recessit de pectore meo

Et disputabam cum amicis meis Alypio et Nebridio de finibus bonorum et malorum
Ma io sventurato, incapace perfino di imitare una femmina, non ebbi la pazienza di aspettare ancora due anni per prendermi in casa quella che avevo domandato in moglie: e siccome non ero tanto desideroso di nozze quanto servo delle voglie, me ne procurai un'altra: e non certo come sposa, ma per alimentare e prolungare, sotto la scorta di una ininterrotta consuetudine, fino al regno di una moglie legittima, quella malattia della mia anima

Ma non guariva la ferita di quell'amputazione: solo, dopo il furore e il dolore acutissimo, andava in cancrena e faceva un male come più freddo: ma più disperato

[16

26] Lode a te, gloria a te, fonte di misericordie

Io mi facevo più infelice, e tu più vicino

Era già quasi su di me la tua destra pronta a rapirmi e ripulirmi dal fango, e io non lo sapevo

A trattenermi dallo sprofondare ancora nel vortice dei piaceri sensuali non era se non la paura della morte e del tuo futuro giudizio, che per quanto mutassero le mie opinioni non aveva mai lasciato il mio cuore

E discutevo coi miei amici Alipio e Nebridio Sul massimo dei beni e dei mali

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Epicurum accepturum fuisse palmam in animo meo, nisi ego credidissem post mortem restare animae vitam et tractus meritorum, quod Epicurus credere noluit

Et quaerebam, si essemus immortales et in perpetua corporis voluptate sine ullo amissionis terrore viveremus, cur non essemus beati aut quid aliud quaereremus, nesciens id ipsum ad magnam miseriam pertinere, quod ita demersus et caecus cogitare non possem lumen honestatis et gratis amplectendae pulchritudinis, quam non videt oculus carnis, et videtur ex intimo

Nec considerabam miser, ex qua vena mihi manaret, quod ista ipsa foeda tamen cum amicis dulciter conferebam nec esse sine amicis poteram beatus etiam secundum sensum, quem tunc habebam in quantalibet affluentia carnalium voluptatum

Quos utique amicos gratis diligebam vicissimque ab eis me diligi gratis sentiebam
In cuor mio avrei dato la preferenza a Epicuro, se non avessi creduto alla vita che resta all'anima dopo la morte, e alla retribuzione delle sue azioni, cosa che Epicuro si rifiutò di credere

E mi domandavo: se fossimo immortali e vivessimo in un perpetuo stato di piacere fisico senza il minimo terrore di perderlo, perché mai non dovremmo essere felici o che altro dovremmo cercare

E non sapevo che era di per sé un segno di grande infelicità quel mio essere tanto affogato e cieco da non poter concepire la luce di quella nobiltà e bellezza per se stesse amabili, che l'occhio della carne non vede, ma è visibile dall'intimo di sé

Infelice

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