Domina nel quadro lo spirito della malattia. L'attenzione si focalizza sulla testa delle due donne. La ragazza malata, dai capelli rossi e la carnagione chiara, poggia la testa su un cuscino bianco, che crea luminosità intorno alla sua figura, in particolare di fronte al suo viso. E' acinetica. Il tronco è eretto e fermo, appoggiato allo schienale della poltrona.
Anche le braccia e le mani sono parallele e immobili. L'unico movimento attivo della ragazza è la rotazione del capo verso sinistra. Di fronte a lei una donna che sembra più anziana, vestita di scuro, con i capelli raccolti e con il capo chino per il profondo dolore, ne stringe la mano. Le due mani che si stringono sono indistinte, forse in una sola macchia di colore. Forse la donna anziana ha nelle mani un fazzoletto bianco per asciugare le lacrime.
Non si vede il suo volto, ma la postura del corpo e la profonda flessione della testa testimoniano l'intensità della commozione e disperazione che non le consentono neanche di tentare di celare il suo stato d'animo, che non può che accrescere l'angoscia della ragazza che dovrebbe invece confortare.
la malata, assai vicino alla donna che le è accanto, con il viso girato dalla sua parte, non la guarda però. Fissa il vuoto al di là della testa china, dove domina una colonna di colori oscuri e frammentati, forse una tenda. Il viso della malata esprime un angoscia, che appare controllata, nascosta nella gelida immobilità dei muscoli facciali.
Predominano colori freddi, verdi, grigi, azzurri, bianchi, mescolati in infinite gradazioni. I capelli rossi della malata, spettinati e non curati, contrastano con il pallone cadaverico del viso. Ai margini del quadro si osservano un comodino sulla sinistra su cui è appoggiata una bottiglia d'acqua e un tavolino sulla destra con un bicchiere contenente un liquido rosa, verosimilmente una medicina. La fanciulla morente è Sophie, la sorella maggiore di Edvard, stroncata dalla tubercolosi nel 1877, all'età di 17 anni. La donna al suo fianco, per l'intensità del dolore, sembrerebbe essere la madre, ma non lo è perché quest'ultima, al tempo della malattia della ragazzina, era già morta da tempo